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Grande affluenza di pubblico per il concerto che ha chiuso la stagione di Ferrara Musica |
Pappano e la Eberle con dovizia |
servizio di Athos Tromboni |
Pubblicato il 20 Maggio 2018 |
FERRARA - E così, per riascoltare nel Teatro Comunale Claudio Abbado la violinista georgiana Lisa Batiashvili bisognerà aspettare un’altra stagione di Ferrara Musica: non la prossima, ma ci auguriamo una delle successive, perché è una promessa che va mantenuta. I ferraresi se l’aspettano. E lo meritano. Sì, perché questa artista, oltre ad essere una grande virtuosa, ha anche quel piglio e quel carattere che piace a chi nella figura di un artista cerca non solo l’abilità ma anche il tratto indomabile, il profilo umano, le convinzioni profonde, le scelte avventate. Antonio Pappano, direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma, se l’era scelta come violinista residente un anno fa; e nella capitale la Batiashvili ha confermato la felice intuizione del direttore italo-inglese. Una personalità forte, non solo perché fece il gesto clamoroso di suonare un bis (il Requiem per l’Ucraina) durante un concerto diretto dal maestro russo Velery Gergiev (amico personale di Putin) cogliendo tutti, direttore compreso, di sorpresa. Ma anche perché sotto la scorza della professionista c’è la sensibilità della donna solidale e umana: «Noi dobbiamo usare il nostro talento e il nostro potere nella musica per cercare di sanare conflitti, o per mettere insieme la gente che vive in guerra» ha dichiarato in una recente intervista. Ma ha dovuto dare forfait per una improvvisa indisposizione. Niente tour con la Chamber Orchestra of Europe e Pappano, dunque, né a Ferrara, né in altre città. È stata sostituita dalla tedesca Veronika Eberle, di dieci anni più giovane, virtuosa del violino pure lei, ma con curriculum (e incisioni discografiche) un po’ più “spolpo” (anche se c’è tempo per “rimpolpare” perché la tedesca ha solo 28 anni). La sostituzione era stata annunciata per tempo, nessuna sorpresa dunque per il pubblico all’ingresso in sala; un pubblico che ha gremito in ogni ordine di posti il Teatro Abbado. Confermato il programma, sempre la Chamber Orchestra of Europe in pedana, Antonio Pappano sul podio, impaginato che prevedeva musiche di György Ligeti (Concert Romànesc, anno 1951), e Johannes Brahms (Concerto in Re maggiore per violino e orchestra op.77; e la bella ma rara Serenata n.1 per orchestra op.11). Proprio quello di Ligeti è stato il brano più originale e diremmo anche il più bello della serata: non solo per il proprio sapore novecentesco, ma perché ha mostrato due verità, una consequenziale all’altra: che la Chamber Orchestra of Europe è formazione eccellente perché eccellenti sono i musicisti che la compongono (e vogliamo citare su tutti - ce ne scuserà il primo violino Mr. Steven Copes - il bravo cornista Steve Stirling che ha dominato i timbri del suo strumento proprio in Ligeti e ha dominato la ben più nutrita sezione dei corni in Brahms); e la seconda verità è che Pappano si conferma degno erede di Claudio Abbado nel ricercare ed isolare colloqui strumentali, timbri cristallini, rubati orchestrali, quindi nel vivisezionare la partitura alla ricerca di sonorità che siano inconfondibilmente attuali e non ottocentesche, cercando il colore, la “voce” della partitura al di là del fascino suggestivo cha suscita la melodia, oltre il cantabile, oltre la possanza, dentro la sincronia perfetta. E tutto questo distanziandosi da quel Claudio Abbado che i ferraresi ben conoscono, perché Pappano ottiene con l’irruenza ciò che l’altro otteneva con il gesto misurato e nanometrico; e sempre Pappano scalda l’orchestra con una gestualità perentoria, soprattutto del braccio sinistro e della bacchetta mossa come un fioretto; mentre l’altro faceva ragionare l’orchestra, con il ditino indice della mano sinistra o il palmo della stessa mano a imprimere crescendi e diminuendi, passaggi dei temi da sezione a sezione, fortissimi e smorzamenti possenti e morbidi; e la bacchetta sempre verticale, alta, magicamente protesa al cielo. La magnificenza è che, partendo da due stili in un certo senso opposti, il risultato è lo stesso: una lettura analitica e trasparente che racconta la partitura anziché limitarsi ad eseguirla. Pappano ha dimostrato tutto quello che abbiamo raccontato di lui in questa cronaca non solo nel Concert Romànesc di Ligeti (bella forza! si dirà, è musica del Novecento che privilegia i timbri rispetto alla melodia), ma anche nella Serenata n.1 di Brahms dove la pregnanza stilistica del direttore ha cesellato, come fossero delle commozioni, un Trio: poco più moto e un Adagio non troppo (i movimenti lenti centrali sella composizione) veramente da manuale. E ha infiorato di frizzante energia la sinfonia della Scala di seta di Gioachino Rossini concessa come bis al termine del concerto, giusto per non smentire la personale predisposizione a combinare ottimamente splendidi timbri anche dove questi non abbiano la prevalenza espressiva rispetto al mèlos. Resta da dire di Veronika Eberle: ha affrontato il Concerto in Re maggiore di Brahms con molta sicurezza ed altrettanta dovizia: esuberante, precisa, umorale, ha dimostrato grande personalità. E il suo violino settecentesco (uno Stradivari Dragonetti del 1700) non le ha impedito di far rivaleggiare il suono “pensato” per l’età barocca e classica con l’imponenza del suono tardo romantico. Una bella fusione fra orchestra e strumento solista, complice Pappano che ha lasciato il polso dell’esecuzione alla Eberle accompagnando la solista con la precisione necessaria a fare da guida per gli attacchi e i responsori della violinista nel confronto con l’orchestra. Citiamo anche per questo Concerto op.77 uno strumentista, il primo oboe Kai Frömbgen, perché è stato eccellente nell’incipit melodioso dell’Adagio dove il suo strumento detta il tema d’amore al violino e non viceversa.
La Eberle sembra possedere umori mediterranei, più che tedeschi: ha veemenza calorosa nei fortissimi, passione trascinante anziché fredda padronanza dei temi, senza nulla togliere né alla precisione, né alla pulizia di suono. Ci è piaciuto molto anche quel suo modo di fare, che denota un coinvolgimento… mediterraneo nell’approccio all’interpretazione: quando deve fare una cavata potente e imperiosa, batte a terra il tacco del piede destro, un “clop” istantaneo e a tempo che esalta la partenza, il lancio del fortissimo; quando invece muove l’arco sulle note nere, velocissime, ritmate, il ritmo le entra nella punta del piede sinistro che istintivamente è portato a sfiorare il pavimento con un tocco, quasi un fremito, veloce e delicato. Ha eseguito molto bene il pezzo brahmsiano e ha incantato tutto il pubblico dentro un silenzio attento e assorto eseguendo la cadenza del primo movimento (che è stata scritta non da Brahms, ma da Joachim, il violinista intestatario del Concerto op.77) benissimo. Tripudio di applausi anche per lei, e concessione del bis non annuciato: a beneficio dei nostri lettori precisiamo che si è trattato di un breve estratto dal secondo movimento della Sonata per violino di Sergej Prokofiev. (Ferrara, 17 maggio 2018)
Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica.Net Nella miniatura in alto: il direttore Antonio Pappano Al centro: la violinista Veronika Eberle
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Commenti
Commento di Athos del 21 Maggio 2018 |
Sė Gianluca, hai ragione: la Eberle debuttō a Ferrara nel febbraio 2012; Lisa Batiashvili un anno dopo, nel maggio 2013, con la Chamber Orchestra of Europe in pedana e Semyon Bychkov sul podio. E il Concert Romānesc di Ligeti venne eseguito nel 2014 la sera dell'inaugurazione della stagione concertistica, con la Mahler Chamber Orchestra in pedana e Joshua Weilerstein sul podio, ospite la violinista Vilde Frang. Purtroppo né il sito internet di Ferrara Musica, né quello del Teatro Comunale tengono un loro archivio delle stagioni, limitandosi a essere siti commerciali e un po' istituzionali (nel menų "chi siamo" per esempio) e la memoria di noi umani se non soccorsa da dati d'archivio facilmente reperibili, puō farci dimenticare... Grazie comunque della tua precisazione
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Commento di Gianluca del 20 Maggio 2018 |
La Bathiashvili č giā venuta a Ferrara Musica. Anche la Eberle ed eseguí scolasticamente una Sonata a Kreutzer da dimenticare. Anche il Concerto romanesc di Ligeti fu eseguito qui nella serata con Vilde Frang, si vede che piace. A me no.
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