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Il secondo titolo di Macerata Opera Festival 2018 applaudito dal pubblico letteralmente in delirio

Fresco e tonico Elisir d'amore

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 22 Luglio 2018

180722_Mc_00_ElisirDAmore_DamianoMichielettoMACERATA - Se la prima serata del Macerata Opera Festival ha visto il "sacrifizio" della Musica a pro della regia, con L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti del 21 luglio 2018 si è invece celebrata musicalmente l'assoluta fedeltà alla filologia e alla riscoperta di pagine ormai cadute nell'oblio dei tagli di tradizione; è così che sotto le mani dell’eclettico M° Francesco Lanzillotta - direttore musicale del MOF - abbiamo potuto ascoltare l'edizione integrale del melodramma giocoso del compositore bergamasco con le parole di Felice Romani sul libretto per Le Philtre di Daniel-Francois-Esprit Auber.
Edizione integrale che si è innestata sul progetto registico di Damiano Michieletto - coadiuvato per l’occasione da Eleonora Gravagnola - in cui le scene di Paolo Fantin, i costumi di Silvia Aymonio e le luci di Alessandro Carletti si sono ben innestati ed amalgamati in una rappresentazione che non esito a definire quasi perfetta, amabilmente incorniciata dal lungo palcoscenico dello Sferisterio.
Non siamo in una fattoria e l'ambiente non è assolutamente bucolico: la trasposizione registica ci porta in altri lochi e in altri tempi che si possono leggere - anche ritornando al mio scritto riferito alla sera precedente - come attualizzazioni e avvicinamenti del linguaggio del melodramma ad un pubblico che cerca un approccio più immediato e forse più semplice all'Opera; ma qui non si stravolge niente, anzi lo si esalta trasformando i personaggi in uomini del nostro tempo e in luoghi che abitualmente frequentiamo senza tralasciare il lancio di un messaggio che, rispetto alla sera precedente dove l'abbondanza e la confusione hanno fatto da padroni, è stato fantasticamente immediato ed attuale.
Siamo su di una spiaggia dove domina il Bar di Adina e dove Nemorino non è altro che il bagnino sfigato della situazione; Belcore è un marinaio che con fare da bullo un tantino "sborroncello" vuole conquistare il cuore di Adina, mentre l'imbonitore Dulcamara non è altro che un venditore dell'Elisir qui rappresentato da una bevanda energetica o forse droga visto l’apparire sul finire dell’opera di poliziotti ed un magnifico cane labrador; per completare, la giovane Giannetta è la ragazza del bar. Come dicevo tutto può essere visto come il quadro tipico di un normale momento di relax in una domenica di sole romagnola, versiliese e comunque in pieno stile italico, ma alcuni aspetti, che vanno oltre il non detto, hanno colpito la mia attenzione: sono quei particolari di cui parlavo prima che rappresentano se vogliamo, quel “messaggio sociale” che vuole suscitare riflessione avvicinando lo spettatore più neofita alla Musica.
E' delineata molto bene la figura di Nemorino visto come il tonto di turno e quindi preda facile del bullo Belcore; tutto sembra scorrere nella normalità dei rapporti umani, dove le liti per la conquista di una ragazza sono nella natura della avventure estive, ma proprio sul finale del primo atto ecco che viene calcata molto la mano sulla debolezza del giovane bagnino sopraffatta dall'arroganza del marinaio; la scena è forte ed è tale e tanta la partecipazione dei protagonisti che non nego mi sia venuto un groppo in gola; bravo è stato il “giovine” innamorato a interpretare la parte dell’adolescente bullizzato, mentre dal lato dei “vili” sia Belcore che Adina hanno saputo ben calcare le parti degli infami sotto le note potenti e dense di pathos di Donizetti: il tutto si è concretizzato in un momento di grande Teatro degno di essere ricordato. Il proseguo è stato liscio, fresco, ma al contempo frizzante e giocoso e l’epilogo, come da copione, vede in campo tutti i protagonisti in un tripudio di allegria e di colore.
In questo idilliaco contesto la Musica e le voci hanno trovato la loro esaltazione potendo distinguersi in maniera sublime per innestarsi su un progetto registico che le ha evidenziate e valorizzate.

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Il merito principale va attribuito all’attenta direzione del M° Francesco Lanzillotta che oltre ad aver dato la possibilità di ascoltare per intero un capolavoro musicale di siffatta portata ha saputo ben gestire gli insidiosi daccapo con ottima musicalità e con un’inventiva sonora di gran pregio: ogni ritornello si è colorato di tinte sonore diverse mettendo in luce anche l’eclettica capacità di elaborazione del suono da parte dell’Orchestra Regionale delle Marche le cui potenzialità sono passate totalmente inosservate la sera precedente; dirigere come ha fatto Lanzillotta vuol dire avere in pugno la partitura, vuol dire essere consci del fatto che oltre gli strumenti ci sono le voci con le loro peculiarità che devono essere assecondate per esaltarle, valorizzarle  e mai per affossarle; e così è accaduto durante L'elisir d'amore, in due ore e mezza di musica elegante, raffinata, graffiante, ruffiana, sorniona e talvolta un po’ maldestra come è d’uopo in relazione alla partitura donizettiana.
Il soprano Mariangela Sicilia ha delineato un’Adina dalle mille sfaccettature: vanesia, perfida e capricciosa come la vuole il librettista, ma anche accorata e dolce dove la linea di canto ha sempre seguito l’alternarsi degli stati d’animo; dopo averla recentemente ascoltata all’Arena di Verona nel ruolo di Micaela in Carmen di Bizet, devo dire che l’approccio più lirico sicuramente sta prendendo campo nelle sue corde ed esalta ancor di più quella capacità di delineare una linea di canto morbida e vellutata capace di attingere alla variopinta tavolozza cromatica del suo timbro.
Non da meno nel ruolo di Nemorino è stato il tenore John Osborn che ad insistenti richieste ha bissato l’aria principe del ruolo Una furtiva lacrima; nella sua emissione il canto cesella ogni parola con dovizia e si fonde nei meandri delle emozioni vissute per l’amore non ricambiato; la disinvoltura scenica è stata l’elemento di cesello nella serata del debutto nel ruolo segnando una pagina di grande successo nel pieno della sua carriera.
Un valido Belcore ha trovato voce e scena nel baritono Iurii Samoilov che nonostante qualche nota iniziale un po’ appannata nel registro più grave, ha saputo trascinare il ruolo dalla sua parte con un fraseggio molto curato senza perdere di vista certe veemenze sonore che sono proprie della sua figura; ottimo anche nell’approccio recitativo dove la disinvoltura è stata un elemento a suo favore coronando una serata da grande performance.
Anche Alex Esposito nel ruolo di Dulcamara si è ben difeso nel delineare il personaggio un po’ sopra le righe, anche se qualche volta troppo calcato, con una vocalità sonora e nitida che abbraccia tutto l’emiciclo.
Direi un’ottima sorpresa Francesca Benitez nel ruolo di Giannetta che non teme il confronto con il palco mettendo in luce una bella disinvoltura e affrontando vocalmente il ruolo con sicurezza tale da farla emergere appieno nella scena del secondo atto interagendo perfettamente con il coro femminile.

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Il Coro Lirico marchigiano “Vincenzo Bellini” guidato come sempre dal M° Martino Faggiani e coadiuvato dal M° Massimo Fiocchi Malaspina è riuscito ad evidenziarsi dando grande prova di sé con interventi precisi e puntuali e mettendo in luce ottime sonorità e fervidi colori alla stregua di un quadro dove talora è stato cornice e talora pittura in una recita veramente da spolvero.
L’allestimento del Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia e del Teatro Real di Madrid ha trovato grandi consensi nel pubblico dello Sferisterio, letteralmente in delirio in questa serata estiva.

Crediti fotografici: Alfredo Tabocchini per Macerata Opera Festival
Nella miniatura in alto: il regista Damiano Michieletto
Sotto in sequenza: John Osborne (Nemorino) con Mariangela Sicilia  (Adina); ancora Mariangela Sicilia con Iurii Samoilov (Belcore)
Al centro: istantanea di Tabocchini sul finale di L'elisir d'amore in scena a Macerata
In fondo: il "Bar Adina" sulla spiaggia dove prende vita la trama dell'opera






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