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Riallestito lo spettacolo ideato da Jonathan Miller nel 2001 per il Maggio Musicale Fiorentino

Quel Don Pasquale sempre fresco

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 25 Marzo 2024

20240325_Fi_00_DonPasquale_MarcoFilippoRomano_phMichele MonastaFIRENZE - Quello che è stato ritorna dicevano sempre i nostri vecchi. Ed è proprio così: in un momento non facile per il Teatro del Maggio, l’idea di rispolverare una vecchia produzione di Don Pasquale di Gaetano Donizetti si è rivelata una scelta molto azzeccata che ha riportato indietro nel tempo i più veterani melomani. La riproposizione dello spettacolo di Jonathan Miller del 2001, con regia ripresa da Stefania Grazioli, scene e costumi di Isabella Bywater ne ha confermato la freschezza e piacevolezza della visione. La meravigliosa casa di bambole su tre piani appaga il senso della vista in maniera sublime. Uno spaccato verticale in cui al pian terreno vive la servitù del vecchio balordo, al primo piano gli appartamenti “reali” e ancor più su lo “scannatoio” del giovane Ernesto, già alle prese con Norina durante la sortita di Don Pasquale. Uno scorcio che rappresenta, se vogliamo, anche una parcellizzazione in caste dove i ruoli sociali sono ben definiti anche dai costumi di scena. Di gran pregio anche le luci di Van Morandi realizzate da Emanuele Agliati.
Don Pasquale è la terza opera comica di grande spicco del compositore bergamasco in cui riesce a cogliere con sottigliezza quello che potrebbe esser definito il "clima ambientale”. È opera salottiera (quanto L'elisir d'amore è opera agreste), in cui ha ricreato una perfetta atmosfera borghese e cittadina, giacché "l'azione si svolge a Roma", come avverte il libretto.
Il Don Pasquale fu composto in undici giorni e rappresentato al Theatre Italien di Parigi il 3 gennaio 1843 su un dramma che prendeva spunto da un libretto di Angelo Anelli, musicato da Stefano Pavesi nel 1810 come Ser Marcantonio.

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Il testo fu rielaborato per Donizetti da Giovanni Ruffini, esule a Parigi perché mazziniano, ma proprio perché letterato di alto linguaggio si rifiutò di far figurare il proprio nome nel libretto nel quale invece, appare l'indicazione "Dramma buffo in tre atti di M. A.”
Le sigle M. A. rispondono al nome ed al cognome di Michele Accursi, un altro esule mazziniano amico sia di Donizetti sia di Ruffini.
Il libretto del Don Pasquale può non essere un saggio di alta letteratura, ma ritmo serrato e teatralità lo rendono, operisticamente parlando, eccellente.
Tornando alla serata fiorentina, l’apertura della casa di bambole con le due grandi ante che si spalancano verso il palcoscenico, è solo l’inizio di un viaggio in cui lo spettatore si sente avvolto ed abbracciato dalla vicenda; sembra quasi di essere ospiti anche noi di quella casa, ma la musica così finemente accattivante ci riporta alla realtà e godiamo delle melodie e delle voci per quasi due ore.

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Il M° Daniele Gatti alla guida dei complessi musicali del Teatro del Maggio imprime un carattere molto fiero e nitido sin dalla sinfonia. A sipario chiuso le frenesie degli “allegro” si mescolano con i languori dei temi dei personaggi in un caleidoscopio di colori. Piani e pianissimi ben dosati si sono succeduti a momenti di fragore eseguiti con timbrica risoluta, ma mai sguaiata e i momenti più meditativi e languidi si sono concretizzati in sonorità a regola d’arte rendendo pieno merito alle intenzioni dell’autore. Un particolare encomio lo dedico alle parti solistiche fra le quali emerge senza dubbio la prima Tromba suonata dal M° Claudio Quintavalla che ci ha deliziato dell’introitus all’aria in cui il giovane innamorato manifesta la sua disperazione.
Ho avuto piacere di assistere alla serata dove hanno mostrato la loro arte i giovani artisti dell’Accademia del Maggio. La squadra di giovani era però capitanata dal veterano Marco Filippo Romano nel title rôle; è impossibile trovare un difetto a questo artista che considero un punto di riferimento nel repertorio buffo: vitalità scenica, smorfie irresistibili, freschezza vocale, suono tornito, dizione perfetta, sillabato impeccabile e chi più ne ha più ne metta.
La sua bravura ha prestato la spalla a Matteo Mancini (Dottor Malatesta) la cui vocalità è apparsa subito ben a fuoco, nitida e particolarmente attenta alla parola scenica; ottime doti attoriali hanno reso il suo personaggio molto credibile e l’aria Bella siccome un angelo è stata imperlata di naturale spontaneità.
Lorenzo Martelli (Ernesto) ha saputo tradurre col canto e con un’elegante presenza la figura del giovane nipote di Don Pasquale; fresco vocalmente non si è risparmiato in eleganti chiaro-scuri, affrontando con sicurezza gli acuti, uniti ad un fraseggio elegante e sempre curato.
La Norina di Nicoletta Hertsak ha rapito subito la scena dalla sua entrata in cui ha scolpito ogni singola parola con accenti talora ficcanti, talora ruffiani giocando con l’ugola in maniera sublime; l’ottimo timbro vocale ha fatto il resto incorniciando una prova davvero eccelsa.
Un inciso sul duetto finale Tornami a dir che m’ami: i due giovani (Lorenzo e Nicoletta) hanno saputo fondere intenzioni ed emozioni in maniera sublime con equilibrio dinamico appropriato trasmettendo le sensazioni che l’amore può far provare.
Simpaticamente goffo, ma preciso vocalmente Oronzo D’Urso nei panni di Un notaro.
A conclusione la superba prova del Coro preparato e diretto dal M° Lorenzo Fratini: gli artisti oltre a prestare la voce nei momenti propri, si sono resi parte essenziale dell’opera.
Non abbiamo sentito solo belle voci, ma abbiamo visto anche ottimi mimi; di alcuni di loro, inoltre, abbiamo apprezzato il canto nei piccoli interventi previsti in partitura: Valeria MatrosovaMassimiliano EspositoCarlo Cigni.
Una platea degnamente affollata ha reso omaggio a tutti con scroscianti applausi.
(la recensione si riferisce alla recita di sabato 23 marzo 2024)

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Due note di cronaca
Il Teatro del Maggio per voce del responsabile dell’Ufficio Stampa Paolo Antonio Klun ha riportato il volere dell’Ente e di tutti gli artisti impegnati in scena, di dedicare la recita della serata al M° Maurizio Pollini che ha lasciato questa terra proprio il 23 marzo 2024.
Ha annunciato, inoltre, che il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano aveva firmato poche ore prima il decreto di nomina di Carlo Fuortes a nuovo Sovrintendente della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Crediti fotografici: Michele Monasta per il Maggio Musicale Fiorentino - Teatro dell'Opera di Firenze
Nella miniatura in alto: il basso Marco Filippo Romano (Don Pasquale)
Sotto, in sequenza: Matteo Mancini (Dottor Malatesta) e Nicoletta Hertsak (Norina);  panoramica su scene e costumi
Al centro: ancora Nicoletta Hertsak; Lorenzo Martelli (Ernesto); ancora Marco Filippo Romano; i quattro protagonisti principali
In fondo: il coro femminile del Maggio Fiorentino






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