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Pubblicato il 19 Gennaio 2025
Applausi per lo Singspiel di Mozart messo in scena dal regista Stefanutti e diretto dalla Venezi
Ratto un po' in tedesco un po' in italiano
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci sono innumerevoli questioni storiche ne Il Ratto del Serraglio (Die Entführung aus dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena al Teatro Verdi di Trieste. C’è la questione del Turco. Soggetto di moda al tempo, perché la paura che fino a qualche tempo prima le invasioni ottomane avevano ingenerato - si ricordi che erano arrivate fino a Vienna, superando gli avamposti di serbi e croati, servi fedeli dell’impero, incapaci di contenerli - sono ormai scomparse. Per il Pascià Selim ci si aspetterebbe un personaggio crudele e vendicativo, invece Mozart ne fa un emblema di onestà e correttezza, un monito agli europei che l’hanno maltrattato, ai quali risponde con garbo. Per accontentare poi l’idea che ancora aleggiava dell’orientale selvaggio e brutale, ecco allora in scena Osmin, il burbero guardiano dell’harem che minaccia ad ogni passo di impalare, infilzare, sterminare qualunque cristiano si avvicini: il truculento che si fa comunque rabbonire da una giovinetta inglese e ubriacare dai due protagonisti della vicenda, Belmonte e Pedrillo. Non manca una suffragetta in anticipo sui tempi. La giovane Bionda accampa le sue origini inglesi, che le conferiscono dignità di libertà e indipendenza, e siamo appena a fine Settecento. La famiglia di Mozart si è trasferita nella casa di Makartplatz, dove vissero dal 1773 al 1787, trasformata in museo; la cosiddetta Casa del maestro di ballo, chiamata così perché a partire dal 1711 Lorenz Spöckner impartiva lezioni di ballo ai nobili, per prepararli alla vita di corte. La casa natale di Getreidegasse era diventata troppo piccola per i ricevimenti di società dopo il terzo viaggio di Mozart a Vienna. Nel 1781 Mozart vive però prevalentemente nella capitale austriaca, che gli permette di incontrare artisti e gli offre molte risorse. Gottlieb Stephanie ha appena scritto un libretto, a sua volta ripreso da un lavoro di Christoph Friederich Bretzner, che si incentra sulla storia del Turco generoso.


Quando pochi mesi dopo il conte Franz Xaver Wolf Rosemberg-Orsini, direttore degli spettacoli di corte, chiede a Mozart di realizzare un'opera in lingua tedesca, il compositore pretende da Stephanie una profonda revisione del lavoro, per ottenere un'opera che abbia una drammaturgia meno “leggera” dell'originale. Dopo circa un anno libretto e opera musicale trovavano la conclusione, venendo rappresentata al Burgtheater di Vienna il 16 luglio 1782. Fu un successo di pubblico e di repliche. È la prima operetta probabilmente della storia, uno Singspiel da cui quasi un secolo dopo originarono i lavori di Offenbach, Suppè e Strauss. La musica è condita da molti passaggi recitati, la storia è piena di intrighi, rapimenti, sotterfugi, innamoramenti con lieto fine garantito: due coppie di soprani e tenori, la nobile più romantica, la popolana più vivace e vera; un basso feroce e a parole sanguinario, che finirà per essere l’unico sconfitto nell’intreccio amoroso. Belmonte ama Costanza e il suo servitore Pedrillo la servetta Bionda. Selim ha come guardiano dell’harem il burbero Osmin. Le due giovani vengono rapite dai pirati e condotte dal Pascià che si innamora perdutamente di Costanza, mentre affida Bionda al suo guardiano. Pedrillo e Belmonte vanno alla ricerca delle due amate, il primo finalmente le trova nella casa al mare di Selim, riesce a introdursi e successivamente fa accettare anche il suo padrone, facendolo passare per un valente architetto. Il piano strategico di fuga in nave fallisce, ma alla fine Selim concederà loro la libertà lasciando a bocca asciutta il povero Osmin. Ben eseguito e brioso il finale di commiato con un vaudeville dei quattro amanti che si congedano grati. Lo Singspiel Il Ratto del Serraglio in scena al Teatro Verdi di Trieste è cantato in tedesco e recitato in italiano, ha molti punti di forza, tra questi le scene e i costumi bellissimi. Tutto molto colorato brillante, i toni del blu, le sfumature del mare che si riflettono nei lussuosi abiti di Costanza, il bianco sfolgorante del coro, i turbanti, i mantelli del Pascià cesellati d’oro e pietre. Le scene mostrano prima l’ingresso presidiato della sontuosa casa del turco, poi l’interno riccamente drappeggiato, ricordano le favole delle mille e una notte. Regia, scene e costumi sono firmati dal regista Ivan Stefanutti, mentre le luci sono di Emanuele Agliati.


Gli artisti impegnati sono perfetti, cantano con maestria, si muovono e recitano con appropriatezza, se si esclude qualche accento straniero, difficilmente eliminabile. Briosa la sfacciata interpretazione di Maria Sardaryan nel ruolo di Blonde, piccola e impertinente anche nella voce. La presenza fisica imponente di Andrea Silvestrelli, affianco alla voce poderosa e una recitazione impeccabile, hanno reso il personaggio di Osmin una delle figure migliori in scena. Senza nulla togliere a Ruzil Gatin (Belmonte) e Anna Aglatova (Costanza) che hanno con belle voci e buona tecnica interpretato i difficili ruoli mozartiani. Marcello Nardis palesa una verve perfetta per il ruolo del servo Pedrillo; Giulio Cancelli rende il personaggio di Selim molto credibile, i suoi toni autoritari sembrano sempre far credere in un finale terribile che invece si scioglierà in amabile condiscendenza e cortesia. La direzione dell’Orchestra del Verdi è affidata alla star del momento, la giovane Beatrice Venezi, su cui per qualche giorno si sono concentrati gli strali di appassionati della lirica, rea di aver abbandonato la prova generale per dirigere al Politeama Rossetti un concerto di musical. Probabilmente ci sono stati accordi precisi su questo, ma i melomani non hanno gradito. Bionda e leggiadra ha diretto con leggerezza i tre atti dell’opera, ricevendo alla fine, come tutti, gli applausi del pubblico. Due sono le presenze del Coro, previste dalla partitura per Il Ratto del Serraglio, entra ed esce nel primo e terzo atto, ben diretto da Paolo Longo. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 17 gennaio 2025)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Beatrice Venezi Sotto, in sequenza: belle istantantanee di Parenzan su Il Ratto dal serraglio andato in scena a Trieste
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Pubblicato il 18 Novembre 2024
Il Verdi di Trieste inaugura la stagione lirica con una regia provocatoria di Arnaud Bernard
La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui, è sempre una donna riprovevole nell’etica del tempo. E allora gli uomini possono permettersi di starle sopra in scena davanti a tutti, e sinceramente non possiamo credere che questa sia stata la realtà all’epoca di Giuseppe Verdi. Nell'idea di Bernard, le feste sono piene di gente non alticcia, bensì ubriaca fuori misura, ma la regia tocca il suo culmine nel secondo atto durante la festa, nella quale Alfredo umilierà Violetta con la fatidica “Questa donna pagata io l’ho”, facendo entrare una banda di uomini, travestiti da donne seminude e provocanti, guepiere, reggicalze, piume e tanto altro. Una sguaiatezza che ci chiediamo a cosa possa servire se non a rincorrere alcune mode del momento, a cui si aggiunge un cattivo gusto nel mostrare Violetta che sputa in un catino la sua malattia, catino che compare troppo spesso per non destare almeno fastidio. Del resto la scelta dei costumi di Carla Ricotti è invece piuttosto rigorosa ed elegante; le donne grigio perla per il primo atto, con Violetta in rosa chiaro brillantissimo, neri i vestiti della festa nel secondo atto.



Le scene di Alessandro Camera sono essenziali: un ambiente di muri e porte alte fino al tetto circondano il palco; la differenza la fanno le attrezzature di scena, un tavolo grande nel primo atto, un manto di petali rossi per le scene d’amore tra Alfredo e Violetta lontano da Parigi, sedie e tavoli rovesciati, tappeti arrotolati, una casa che sta chiudendo i battenti per il finale di morte. La direzione musicale dell’Orchestra del Verdi di Enrico Calesso è ineccepibile, attento a seguire i cantanti, a non sovrastare le loro voci, a evidenziare il languido e il tragico della trama. Il coro diretto da Paolo Longo è chiamato ad una presenza impegnativa: il regista carica di fermi immagine piuttosto efficaci i vari momenti dello spettacolo, che il coro esegue con attenzione e evidenti capacità, anche quando deve muoversi attraverso tutto il palco nelle scene del ballo e delle ubriacature. I tre personaggi principali Violetta, Alfredo e Germont padre sono impeccabili. Roberto Frontali non recita, è Giorgio Germont, le sfumature dei sentimenti sono naturalissime. Alla fine il pubblico gli tributa un lunghissimo meritato applauso. Anche i due giovani innamorati superano la prova: Antonio Poli riesce a trasmettere tutta l’ingenuità del personaggio, nell’innamoramento e nell’ira. Maria Grazia Schiavo conclude l’esistenza in vita di Violetta con una commovente “Gran Dio! morir si giovane”, con la quale chiude un’esecuzione molto apprezzabile, che supera con proprietà anche recitativa gli ostacoli insidiosi della regia.

Ottima la prova di tutti, dall’Annina di Veronica Prando alla Flora di Eleonora Vacchi, e poi ancora Francesco Verna, Andrea Pellegrini, Francesco Auriemma, Saverio Fiore, Gianluca Sorrentino, Giuseppe Oliveri e Damiano Locatelli. Una menzione speciale va alle luci di Emanuele Agliati, tagli laterali e primi piani suppliscono alla pochezza della scena, sottolineando i diversi momenti e i punti salienti che li dominano. (La recensione si riferisce alla recita di domenica 10 novembre 2024)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Enrico Calesso Al centro, in sequenza: Maria Grazia Schiavo (Violetta); Maria Grazia Schiavo con Veronica Prando (Annina); Roberto Frontali (Giorgio Germont); Antonio Poli (Alfredo) con Roberto Frontali Sotto: altri scatti istantanei di Parenzan sulla Traviata in scena a Trieste
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Pubblicato il 03 Settembre 2024
Aida, Tosca, Il barbiere di Siviglia, Carmina Burana, a conclusione dell'Arena Festival 2024
Quattro serata in Arena
servizio di Simone Tomei
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VERONA - Ho partecipato al Festival areniano 2024 a Verona sul concludersi della stagione e qui vi racconto le mie quattro serate trascorse nell’anfiteatro scaligero: nella prima serata ho assistito all'intramontabile Aida di Giuseppe Verdi; la seconda serata mi ha coinvolto nella Tosca di Giacomo Puccini; poi Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini; e infine i Carmina Burana di Carl Orff,
AIDA - giovedì 29 agosto 2024 L’allestimento di Aida firmato da Gianfranco de Bosio all'Arena di Verona è un classico intramontabile del repertorio areniano, uno spettacolo che, dal suo debutto nel 1982, ha saputo conquistare il pubblico con la sua grandiosità e attenzione al dettaglio storico. Ispirato alla storica messa in scena di Ettore Fagiuoli del 1913, quest'opera è divenuta un simbolo della tradizione veronese, affermandosi nel corso delle stagioni come uno degli spettacoli più rappresentativi e longevi dell'Arena e anche di tutto il repertorio di Giuseppe Verdi divenuto patrimonio storico degli allestimenti areniani. L’approccio di De Bosio, celebre per la sua fedeltà alla dimensione storica e scenografica dell'antico Egitto, trasforma l’opera di Giuseppe Verdi in un’esperienza visiva imponente. Le scenografie monumentali, con i loro obelischi e templi, sfruttano al massimo le potenzialità del vasto spazio areniano, creando un palcoscenico che rievoca il fasto della civiltà egizia.


Questo senso di maestosità, supportato da un grande numero di comparse e figuranti, rendono l'allestimento un vero e proprio trionfo visivo. Riesce a bilanciare il maestoso con l'intimo, offrendo momenti di intensa drammaticità nelle vicende personali dei protagonisti, senza mai perdere di vista il respiro epico dell’opera. Un altro elemento distintivo è il magistrale uso delle luci che, grazie a giochi di chiaroscuri, adattano le scenografie in base ai diversi toni emotivi. Questo sapiente uso dell'illuminazione permette di sottolineare il pathos delle scene più drammatiche e il trionfo di quelle corali, contribuendo a creare un'atmosfera unica e suggestiva. E sulle note del breve preludio la mano sicura e decisa del M° Daniel Oren imprime il suo sigillo sulla partitura di Verdi. Ha saputo cogliere le intenzioni e le molte sfumature del compositore, esaltando le peculiarità di ogni strumento senza mai perdere il filo conduttore. Così, l'introduzione dell'aria del soprano nel terzo atto si fonde perfettamente con la voce dell'interprete, mentre l'accompagnamento dei violini nel duetto finale crea quel delicato e struggente letto di morte su cui si adagiano i due amanti. Il trionfo diventa una grande espressione corale, dove tutti partecipano con spirito combattivo ed esaltano ogni armonia infusa in questo topico momento. Non sono mancati nei grandi momenti di assieme i fasti e le maestosità della partitura verdiana in tutto il loro imponente splendore. Il Coro della Fondazione Arena, guidato dal M° Roberto Gabbiani, è stato all'altezza delle più grandi rappresentazioni dimostrando una compattezza musicale invidiabile, conferendo ad ogni pagina uno stile inconfondibile che solo questo spazio riesce a rendere unico. Passiamo ora al cast. Seguendo l’ordine del libretto, troviamo il basso Riccardo Fassi nel ruolo de Il Re che ha centrato l’obiettivo di una performance di alto livello, regalando un’interpretazione vocale piena di armonici, potenza ed eleganza. Ekaterina Semenchuk ha restituito un’Amneris di pregio nonostante personalmente io ritenga la sua vocalità più affine ad un registro sopranile. Le note gravi scendono talvolta nel petto risultando meno a fuoco, ma complessivamente riesce in un’esecuzione sempre presente e variegata nei colori; nel quarto atto ha chiuso la scena dell'anatema con la forza e la passione di una vera leonessa. Anna Pirozzi, nel ruolo di Aida, ha regalato emozioni viepiù intense anche questa sera con un’interpretazione da manuale. Ha saputo esprimere al meglio ogni stato d’animo della protagonista, facendo prevalere la determinazione sulla rassegnazione. Gregory Kunde quale Radames è stato colto in una serata non particolarmente felice: poco incisivo nelle intenzioni ed una linea melodica non troppo equilibrata. Nonostante ciò la sua interpretazione non ha mai mancato di coinvolgimento emotivo. Ludovic Tézier, nel ruolo di Amonasro, offre un canto ben curato e una dizione impeccabile, arricchendo ogni fraseggio con grande attenzione. Il Ramfis di Alexander Vinogradov si è messo in luce per una performance convincente, con una solida vocalità al netto di una dizione poco intelligibile. Completavano il cast Riccardo Rados come Messaggero e una raffinata Francesca Maionchi come Sacerdotessa, che ha saputo dare voce a frasi delicate con una vocalità chiara e ben definita. Le coreografie di Susanna Egri sono state eseguite dal corpo di ballo e dai primi ballerini, Eleana Andreuodi, Denys Cherevychko, Gioachino Starace in una perfetta sintonia di movimenti coreografici, esaltati dalle belle luci di Paolo Mazzon. L’arena era gremita, e ogni nota della musica di Verdi ha risuonato in modo magistrale. Al termine, il pubblico ha espresso unanime consenso, salutando con entusiasmo tutti.
TOSCA - Venerdì 30 agosto 2024 L’allestimento della Tosca di Puccini firmato da Hugo de Ana all'Arena di Verona rappresenta una delle idee registiche in assoluto più riuscite ed acclamate dell’opera pucciniana.
  

Questa produzione sa catturare l'attenzione grazie ad una visione audace e innovativa, combinando elementi tradizionali con un’estetica contemporanea. La regia di De Ana si distingue per la sua capacità di trasportare gli spettatori nel drammatico mondo della Roma del Papa Re, riflettendo le tensioni politiche e personali della storia. Le scenografie, realizzate con grande cura, riproducono i luoghi chiave dell’opera, come la chiesa di Sant'Andrea della Valle e il Palazzo Farnese, ma con un tocco di modernità che rende omaggio al genio del compositore. L’uso di elementi scenici versatili permette rapidi cambi di atmosfera, creando un flusso narrativo coinvolgente. Anche i costumi sono stati concepiti per evocare l'epoca storica senza rinunciare a un tocco contemporaneo. L'illuminazione gioca un ruolo fondamentale, contribuendo a delineare i momenti di tensione e di intimità e valorizzando le performance dei cantanti sul palcoscenico. Dal punto di vista musicale, la direzione del M° Daniel Oren ha restituito eccellentemente la partitura di Puccini, con scelte di tempo sempre appropriate e un legame sincero e saldo con il palcoscenico.

Nel ruolo di Tosca, Elena Stikhina oltre ad una vocalità corretta non ha saputo imprimere quel carattere passionale e forte proprio della cantante romana così ben tratteggiata da Illica e Giacosa nel libretto e da Puccini in partitura: gli accenti sono deboli e nonostante una presenza scenica appropriata manca ancora qualcosa per arrivare alla completezza del personaggio. La serata ha ruotato attorno alla figura di Jonas Kaufmann, che ha interpretato il ruolo del pittore Cavaradossi. Tuttavia, sebbene abbia ricevuto applausi calorosi dal pubblico, la sua esibizione ha rivelato qua e là segni di affaticamento vocale. Talvolta i passaggi di registro sono apparsi meno fluidi del solito e il timbro mostrava un certo grado di impoverimento. È riuscito a compensare le mende con l’uso di mezze voci ad hoc, dolci ed efficaci, in particolare durante i duetti con l’amata Tosca. Ludovic Tézier (nel ruolo del Barone Scarpia) continua a sorprendere con il suo canto saldo e dinamico, caratterizzato da un fraseggio delicato e raffinato. Nel primo atto il suo dialogo con Tosca raggiunge una profondità straordinaria, grazie a un'interpretazione avvolgente e seducente. La sua voce si fa insinuante e melliflua, ma al contempo dolce creando un'atmosfera che oscilla tra il cerimoniale e il lussureggiante. Questa espressività si sviluppa ulteriormente nel Te Deum, dove il suo registro acuto risuona con accenti decisi e morbosi. Nel secondo atto sa mescolare macabra intensità e sibillina grazia rendendo quindi la prova avvincente. Notevoli la presenza scenica e la voce robusta di Gabriele Sagona nel ruolo di Cesare Angelotti, con un timbro nitido e potente. Giulio Mastrototaro ha interpretato un Sagrestano di alto livello, con una recitazione che, seppur caricaturale, non diventava mai eccessiva e grottesca. Il resto del cast è stato ben all'altezza: Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Carlo Striuli (Un Carceriere) e Erika Zaha (Un Pastore). Il coro della Fondazione Arena, preparato dal M° Roberto Gabbiani, si è distinto nei momenti del finale del primo atto e nella cantata fuori scena, così come i ragazzi del Coro di Voci Bianche A.LI.VE, diretti dal M° Paolo Facincani. Una serata con un anfiteatro gremito che ha elargito apprezzamenti unanimi del pubblico.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA - Sabato 31 agosto 2024 La regia dell'allestimento dell'Arena porta la firma ormai "storica" di Hugo de Ana, che ha curato anche scene, costumi e luci. Il pubblico viene accolto da un giardino di siepi, prati e rose rosse, che lo immerge subito nell'atmosfera giocosa e vivace del mondo di Figaro e dei suoi compagni. Il palcoscenico si anima sin da prima che la sinfonia inizi, di comparse, ballerini e mimi che coinvolgono gli spettatori in un battito di mani contagioso, subito seguito da tutto l’anfiteatro gremito.

  

L'intera rappresentazione si dipana con eleganza sobria grazie anche alle coreografie di Leda Loiodice, mentre l'azione si snoda con leggerezza e fluidità su un palco dinamico, mai caotico, sempre pieno di energia e vitalità. Il cast della serata ha visto in grande forma Davide Luciano, nel ruolo di Figaro. Il suo talento si è manifestato non solo attraverso una voce potente e ben proiettata ma anche grazie a una presenza scenica vivace e carismatica, catturando l’essenza del personaggio e presentando un personaggio che è sia astuto che affascinante. La sua capacità di mescolare comicità e una profonda comprensione del barbiere protagonista ha reso ogni scena avvincente; inoltre la musicalità impeccabile, unita a un fraseggio preciso e aggraziato, ha reso le sue celebri arie ancora più memorabili. Altra presenza interessante si è rivelata quella del basso Alexander Vinogradov nei panni di Don Basilio che ha portato in scena una versione divertente e autorevole del personaggio con smagliante verve vocale. Carlo Lepore ha saputo mantenere alto il livello della serata nel ruolo di Don Bartolo con padronanza impeccabile sia della parte vocale che della regia, snocciolando con precisione le vorticose semicrome dell’aria "A un dottor della mia sorte". Nel ruolo di Rosina si è consumato il debutto di Ekaterina Buachidze in una performance straordinaria da parte di una artista che promette molto bene. Nonostante la sua giovane età ha dimostrato una padronanza vocale e una maturità interpretativa non indifferenti. La sua voce, luminosa e agile, ha reso giustizia alle complesse linee melodiche del personaggio evidenziando una tecnica salda, ben cimentandosi con brio e virtuosismo. Anche scenicamente è riuscita a catturare l’essenza della giovane virgulta presentandola come una donna astuta e vivace, capace di esprimere una gamma di emozioni che spaziano dalla gioia alla malinconia, passando per lo scoramento. Jack Swanson ha reso onore al personaggio del Conte d'Almaviva con una performance in costante crescita, mostrando pagina dopo pagina di possedere tutte le qualità necessarie per questo ruolo impegnativo. Marianna Mappa, nel ruolo di Berta, ha dato prova di grande versatilità artistica, spiccando sia nella sua aria "Il vecchiotto cerca moglie", sia nelle interazioni con il resto del cast. La sua interpretazione è stata vivace e convincente, mettendo in risalto una padronanza scenica completa. Nicolò Ceriani, nei doppi panni di Fiorello e Ambrogio, ha confermato la sua affidabilità con una vocalità solida e una presenza scenica sempre curata. A completare il cast Domenico Apollonio nel ruolo di un perfetto Un Ufficiale. Il Coro maschile dell'Arena, diretto dal M° Roberto Gabbiani è stato impeccabile. La direzione orchestrale di George Petrou si è rivelata sensibile e cristallina, con un appoggio giocoso e vivace ma denso di sfumature e sensuali nouances, trovando il delicato equilibrio tra orchestra e voci e accompagnando con sensibilità gli interpreti senza mai sovrastarli. Il finale, accompagnato da scintillanti fuochi d'artificio, è stato coronato dall’entusiasmo del pubblico che ha tributato lunghi applausi per tutti.
CARMINA BURANA - Domenica 1 settembre 2024 I Carmina Burana di Carl Orff evocano una molteplicità di sensazioni: benessere, piacere, fascino e passione. Questa celebre cantata scenica, composta negli anni '30 del Novecento, affonda le sue radici nei canti medievali goliardici del XIII secolo, trasformandoli in un’opera di straordinaria potenza drammatica e ritmica. Il compositore tedesco, in pieno regime nazista, ha dato nuova vita ai testi dei "clerici vagantes", i giovani studenti itineranti che cantavano inni alla fortuna, al vino, al gioco e all’amore, infondendovi una dimensione quasi magica e mitica. La forza dei Carmina Burana risiede nella loro essenza primordiale. Carl Orff rifiuta le influenze del tardo romanticismo e delle avanguardie novecentesche, preferendo una semplicità che colpisce direttamente l'ascoltatore. La sua musica è caratterizzata da ritmi incantatori, declamazioni scandite e formule melodiche ripetute ossessivamente, in un linguaggio che si rifà all'antica modalità, creando un ponte tra il mondo arcaico e una visione contemporanea. Questa «rifondazione di un linguaggio barbarico e primitivo», come definita dal musicologo Sergio Sablich, rende i Carmina Burana un’opera immediatamente comunicativa. La forza ritmica e la segmentazione continua del canto conferiscono all'opera un fascino stupefacente e, al tempo stesso, terrificante. È un capolavoro in cui la semplicità e la forza espressiva si fondono, restituendo un’esperienza musicale che, a distanza di decenni, continua a incantare e coinvolgere il pubblico di tutto il mondo. Il direttore d’orchestra Michele Spotti ha portato sul podio dei Carmina Burana la sua inconfondibile energia e sensibilità interpretativa. Con un gesto sicuro e appassionato, ha saputo dare vita a una lettura raffinata delle Cantiones profanae, evitando qualsiasi retorica o eccesso ridondante, ormai spesso di moda in molte esecuzioni contemporanee.

Spotti ha invece offerto un'interpretazione energica, festosa ma misurata, capace di fondere con sapienza la potenza travolgente delle pagine più imponenti con la delicatezza delle sezioni più intime e suggestive. Il gioco delle dinamiche e dei tempi, calibrato con gusto, ha permesso di esaltare ogni sfumatura dei 24 testi musicali, mantenendo costantemente un perfetto equilibrio tra tensione emotiva e precisione esecutiva. Straordinaria la prestazione del Coro dell’Arena di Verona preparato e diretto dal M° Roberto Gabbiani. Già dall’apertura con "O Fortuna", ha espresso una forza energica e possente, dimostrando grande personalità anche nei passaggi che richiedevano sonorità più delicate. L’apice dell’espressività è stato raggiunto nella terza parte, "Cour d’Amours", in cui le atmosfere sensuali e suggestive sono state esaltate da un’esecuzione impeccabile, accompagnata sempre da una strumentazione raffinata. Un tocco di grazia è stato infine offerto dal doppio coro delle voci bianche A.LI.VE. e A.d’A.Mus rispettivamente istruiti dai maestri Paolo Facincani e Elisabetta Zucca. I giovani coristi si sono integrati perfettamente con il resto dell’imponente ensemble strumentale, offrendo un contributo fondamentale alla resa complessiva dell’opera, nonostante la posizione ai lati dell’orchestra. Le luci, curate dai light designer dell'Arena, hanno aggiunto un ulteriore fascino grazie all'ottimo livello visivo dello spettacolo, accompagnando ciascuna delle 25 parti della composizione con colori e proiezioni sincronizzate a ritmo di musica rendendo ogni momento unico. Il trio di solisti è risultato semplicemente superlativo. Il controtenore Filippo Mineccia si è affermato come un vero esperto del ruolo, con un timbro distintivo e un’emissione morbida che si sono rivelati fondamentali per l'esecuzione. La sua interpretazione dell’assolo "Olim lacus colueram" ha messo in luce varietà del colore della voce e l’uso variegato della parola. Il soprano Gilda Fiume al suo debutto nel ruolo femminile, sa distinguersi per la lucentezza del colore e tecnica impeccabili. La sua capacità di penetrare profondamente nello stile della composizione denota una versatilità stilistica rara. Infine, il baritono coreano Youngjun Park ha completato il cast con voce ben gestita, pronuncia chiara e ottima musicalità, dimostrando una particolare abilità nell’uso della parola scenica; le sue sfumature sonore, morbide e perentorie, hanno trovato piena espressione nell'assolo "Estuans interius", mettendo in risalto una spiccata ars declamatoria unita ad eccellente musicalità. La serata si è conclusa senza gli effetti speciali cui ero abituato con un pubblico in visibilio gratificato dal bis di "O Fortuna".

Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona Nella miniatura in alto: il soprano Anna Pirozzi (Aida) Sotto in sequenza: belle panoramiche di Ennevi Foto sulla Aida 1913 storica Al centro, in sequenza scene da Tosca: Jonas Kaufmann (Cavaradossi); Elena Stikhina (Tosca); Ludovic Tézier (Scarpia); panoramiche su scene e costumi di Tosca; una bella immagine di Giulio Mastrototaro (Sagrestano) con i ragazzi del coro di voci bianche Sotto, in sequenza, scene da Il barbiere di Siviglia: Jack Swanson (Almaviva); Ekaterina Buachidze (Rosina); Carlo Lepore (Don Bartolo); Davide Luciano (Figaro); panoramiche su scene e costumi di Il barbiere di Siviglia In fondo: il direttore dei Carmina Burana, Michele Spotti; bella panoramica di Ennevi Foto su solisti, orchestra, coro e coro di voci bianche
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Di Chénier non ci si stanca mai
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ROVIGO - Arriva collaudato l' Andrea Chénier di Umberto Giordano al Teatro Sociale, proveniente da Lucca: l'allestimento è una coproduzione di Lucca e Rovigo, appunto, con anche il Teatro Verdi di Pisa, il Grande di Brescia, il Fraschini di Pavia, il Sociale di Como e il Ponchielli di Cremona. La scelta del regista Andrea Cigni e del suo staff (scene di Dario Gessati, costumi di Chicca Ruocco, luci di Fiammetta Baldiserri e Oscar Frosio, coreografia di Isa Traversi) è di mantenere la messa in scena nello spirito di un libretto perfetto quale quello approntato, per il compositore foggiano, da Luigi Illica, emiliano di Castell'Arquato: così l'ambiente scelto dal regista è quello del periodo 1789-1894, cioè l'apoteosi e morte del poeta vero, l'Andrea Chénier della Rivoluzione Francese, lui, monarchico costituzionalista iscrittosi al club dei Foglianti che contrastava l'intransigenza politica e gli atteggiamenti forcaioli dei Giacobini di Robespierre. Chi volesse un'anticipazione di come questo allestimento è stato accolto da critica e pubblico di Lucca poche settimane fa, può cliccare qui .
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Giselle comme ci comme įa
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FERRARA - Il Russian Classical Ballet diretto da Evgeniya Bespalova ha recentemente portato in Italia Giselle, uno dei capolavori più amati del repertorio romantico: le diverse città italiane toccate prima di Ferrara sono state Lecce, Catanzaro e Avezzano. Si tratta di un balletto in due atti, con musiche di Adolphe-Charles Adam (e Ludwig Minkus,
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GENOVA - Continua a riscuotere un grande successo di pubblico la stagione operistica del Teatro Carlo Felice con il quarto titolo in cartellone che rappresenta uno dei capolavori assoluti del repertorio lirico, nonché l’opera più rappresentata al mondo: La Traviata di Giuseppe Verdi. Inserire Traviata in stagione si è rivelata una
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LUCCA - Al Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" è andato in scena il capolavoro di Umberto Giordano Andrea Chénier un dramma che intreccia amore, ideali e morte. Ambientata nella Parigi rivoluzionaria tra il 1789 e gli anni del Terrore, l’opera racconta la struggente storia d’amore tra Maddalena di Coigny, una giovane aristocratica caduta in disgrazia
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BOLOGNA - Come anticipato nella conferenza stampa di “anteprima” dal sovrintendete Fulvio Macciardi nel luglio dello scorso anno, la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Comunale di Bologna proporrà 8 opere in scena e 2 opere in forma di concerto. Le recite si terranno anche per questa stagione al Comunale Nouveau in Piazza della Costituzione 4
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FERRARA - Non poteva mancare Lo Schiaccianoci nel periodo delle feste natalizie per il Teatro Comunale "Claudio Abbado". E infatti ecco mobilitato il Balletto dell'Opera Nazionale della Romania per due recite di fine anno a Ferrara (28 e 29 dicembre 2024), recite che hanno praticamente registrato il tutto esaurito. La compagnia rumena, diretta da
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Echi dal Territorio
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Ora tocca a Chiatti e Vinco
redatto da Athos Tromboni FREE
MACERATA - Scambio di auguri e presentazione del nuovo management ieri mattina, lunedì 23 dicembre, nella Gran Sala Cesanelli dello Sferisterio a Macerata: il sindaco e presidente dell'Associazione, Sandro Parcaroli, ha accolto ufficialmente la nuova sovrintendente Lucia Chiatti e il nuovo direttore artistico Marco Vinco scelti per guidare
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Opera dal Centro-Nord
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Mavra e Schicchi insolito dittico
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE – Gli appuntamenti con la lirica dell’anno 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino si chiudono con un dittico tanto inusuale quanto sorprendente che ha accostato due atti unici comici, distanti per stile, cultura e linguaggio: Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Se le disavventure dei parenti di Buoso Donati
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Opera dal Nord-Ovest
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Gustavo e il Cappello di Paglia
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - La magia si è realizzata. La macchina narrativa, precisa come un cronografo di alta classe, ha funzionato senza alcun intoppo. Il palco ha vibrato di energia, grazie a un cast affiatato che ha danzato con grazia tra battute e situazioni surreali. Il pubblico del Teatro Carlo Felice ha apprezzato ogni attimo, immergendosi nella visione e nell’ascolto
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Opera dal Centro-Nord
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Tosca sancisce l'intestazione a Puccini
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA – Il 29 novembre 2024, il Teatro del Giglio di Lucca, ora ufficialmente "Teatro del Giglio Giacomo Puccini", ha celebrato il centenario della morte del Maestro con un allestimento di Tosca. La giornata, significativa per la città, ha coinciso con la nuova intitolazione del teatro, rafforzando il legame profondo con il compositore lucchese. Il nuovo
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Personaggi
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E il Regio si prende Battistoni
redatto da Athos Tromboni FREE
TORINO - «Il Teatro Regio di Torino è lieto di annunciare la nomina di Andrea Battistoni a Direttore musicale, un momento fondamentale per il Teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale, entrerà in carica ufficialmente dal 1° gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà le prossime due Stagioni.» È la
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Echi dal Territorio
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Torna il Comitato per i Grandi Maestri
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto dal prof. Gianluca La Villa, dopo un periodo di pausa, riprenderà nel 2025 l'attività con una serie di appuntamenti musicali principalmente a Ferrara, nel salone nobile di Palazzo Roverella (Circolo dei Negozianti), ma anche a Lucca, nella Chiesa dei Servi. Si tratta di cinque concerti
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Opera dal Nord-Ovest
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Un eccellente Roberto Devereux
servizio di Simone Tomei FREE
BERGAMO - La versione napoletana del Roberto Devereux inaugura la decima edizione del Donizetti Opera Festival 2024. Il capolavoro di Gaetano Donizetti fin dalla sua prima rappresentazione al Teatro di San Carlo di Napoli nel 1837 ha riscosso grande successo. Ghiotta occasione per il festival bergamasco che la presenta nell’edizione critica
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Opera dal Nord-Ovest
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Lucia di Lammermoor impiccata a Genova
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Il nuovo allestimento della Lucia di Lammermoor curato dal regista Lorenzo Mariani per la Fondazione Teatro Carlo Felice, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e l’Abao-Olbe di Bilbao, ha visto una regia carica di situazioni forti e simboliche e talvolta inopportune. Lo spettacolo si apre con un'immagine scioccante
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Vocale
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Vissi d'arte. Vissi per Maria
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non è facile evocare il mito di Maria Callas portando in scena uno spettacolo che la racconta, senza sporcare o comunque pasticciare impropriamente i contenuti di quella che fu la vita turbinosa e la virtù artistica della grande cantante. Ci hanno provato i componenti del trio Ensemble Musica Civica con Dino De Palma (violino), Luciano
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Eventi
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La stagione sinfonica 2025 dei felsinei
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Ventuno concerti costituiscono l’ampia e variegata offerta sinfonica, che caratterizza la stagione 2025 del Teatro Comunale di Bologna, in programma dal 12 gennaio all’11 dicembre 2025 all’Auditorium Manzoni, alle 20.30 nei giorni feriali e alle 17.30 la domenica. Sono ben 20 gli appuntamenti in abbonamento, che spaziano dal
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Opera dal Nord-Est
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La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui,
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni FREE
BERGAMO - La sorpresa più lieta, arrivando a teatro per la "prima" del Don Pasquale del Festival Donizetti 2024, è stata che abbiam trovato disponibile un libretto (anzi, un libro) a stampa come succedeva nei migliori anni del secondo Novecento e come non succede quasi più in nessun teatro, specie se di provincia. Il libretto (anzi, il libro) contiene
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Opera dall Estero
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Madama Butterfly ciak si gira
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Il mese di settembre segna l'inizio di quasi tutte le stagioni dei teatri d'opera americani, e la Los Angeles Opera, uno dei teatri più importanti del Paese, che propone un'interessante offerta di titoli, ha inaugurato il proprio ciclo con la già celebrata e apprezzata Madama Butterfly di Giacomo Puccini
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Vocale
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Requiem salvato dalle voci
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Rappresenta un debutto assoluto per il Teatro Goldoni e più in generale per i teatri livornesi l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi e sentiti capolavori del Cigno di Busseto, che fino ad oggi aveva avuto un'unica esecuzione nella città labronica nel 1986 a Villa Mimbelli. È con questo concerto inaugurale
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