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Pubblicato il 11 Gennaio 2025
Acclamazioni e ovazioni a Ferrara per l'opera della piccola farfalla giapponese di Giacomo Puccini
Una Butterfly come dev'essere
intervento di Athos Tromboni
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FERRARA - «Abbiamo voluto fare una Madama Butterfly nel rispetto della realtà giapponese dell'epoca, una realtà di usi e costumi ben diversa dall'immaginario occidentale... così abbiamo tolto nel nostro allestimento e nelle scelte registiche tutte quelle "giapponeserie esotiche" immaginate tra fine Ottocento e inizio Novecento in Europa. Ed io - ci tengo a dirlo - non ho fatto la regia di quest'opera, ma ho fatto la sua messa in scena...» Così si è espresso Leo Nucci, il grande baritono passato alla regia dopo una straordinaria carriera di cantante, durante la presentazione dell'opera di Giacomo Puccini nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado". Questa scelta di Nucci è veramente coraggiosa, coraggiosissima, proprio perché si discosta dalle dominanti regie "moderne" che di moderno hanno il più delle volte solo l'obiettivo della provocazione fine a sé stessa ammantato da una patina di conformismo che sfocia spesso nel deja-vu... un già visto che sa di stantìo.
L'ambientazione della Madama Butterfly che ha aperto la stagione lirica 2025 del Teatro Abbado è anticipata di qualche anno rispetto al 1904, anno in cui con un fiasco memorabile l'opera di Puccini andò in scena al Teatro alla Scala di Milano: nell'allestimento visto a Ferrara siamo comunque all'inizio del Novecento, e mentre il primo atto è inscenato in un mese generico, il secondo e terzo atto sono ambientati nel mese di aprile, quando si celebra la festa dei ciliegi, ancora oggi molto sentita in Giappone. «Abbiamo pensato di mettere sul palcoscenico - ha scritto Leo Nucci nelle note di regia - riferimenti simbolici anche legati alla filosofia zen: ad esempio un elemento è il Cerchio Zen che significa illuminazione, forza, universo. Altro elemento è il Torii (meglio conosciuto in occidente con il termine di "Porta Rossa", ndr): il Torii rappresenta la separazione tra la vita reale e quella spirituale, una credenza popolare: il primo passaggio sotto l'arco di Torii significa la prima forma di purificazione. Entrambi i simboli significano fortuna e prosperità. Abbiamo inoltre lavorato alla ricerca di costumi assolutamente originali.» Le parole di Leo Nucci richiamano in noi il ricordo dei contenuti di alcune conversazioni fatte con Franco Zeffirelli e - dopo la sua scomparsa - la forza convincente dei messaggi lanciati negli incontri e nelle conferenze musicali fatte insieme con i rappresentanti della Fondazione Zeffirelli di Firenze. Solenne l'harakiri finale di Cio Cio San, schiena rivolta al pubblico, perché non c'è nulla da spettacolarizzare per un suicidio d'onore...
Dunque, non la provocazione o "la estensione" dei significati oltre il loro significante, ma il recupero del rapporto significato/significante nella sua interezza e nella sua incontestabile logica storicizzata. Perché la creatività può certamente allocarsi nell'invenzione tout-court anche quando non pertinente, ma risiede meglio e più realisticamente nella documentazione di fatti dove la pertinenza sia la linea-guida della creazione. Le scelte di Nucci sono state premiate, a Ferrara, da un applauso interminabile del pubblico (quasi 10 minuti) al suo apparire sul proscenio a fine recita. Applausi corredati con acclamazioni all'indirizzo del baritono-regista. Ma i "segnali" di un clima orientale e specificamente giapponese voluti dalla regia si sono colti anche nella concertazione del maestro Matteo Beltrami sul podio di una bravissima Orchestra dell'Emilia-Romagna "Arturo Toscanini" quando, nei momenti musicali dove la scala pentatonica usata da Puccini richiama le atmosfere di quel lontano Paese, il direttore ha scelto tempi rallentati, in sintonia ai rallenties propri di una danza kabuki o di commento a scene del più nobile Teatro del Nð. L'orchestra ha seguito le sollecitazioni del direttore, e i cantanti altrettanto, pur nella fatica di adeguarsi a tempi dove la difficoltà espressiva è maggiore rispetto a ritmi anch'essi lenti ma tuttavia più sostenuti. Il maestro Beltrami ha guidato l'orchestra senza mai abbandonare l'occhio sui cantanti e sul coro, e l'effetto visivo e auditivo era di un ottimale rapporto fra buca e palcoscenico. Sul cast: grande interpretazione del soprano Claudia Pavone nel ruolo di Cio Cio San; ha dimostrato carattere, personalità, sicurezza dei propri mezzi, colore vocale molto bello, intonazione sempre sotto controllo, acuto svettante e ben timbrato, gesto scenico eccellente. Una vera Butterfly come deve essere. Non a caso gli applausi a scena aperta e le ovazioni a fine recita l'hanno premiata meritoriamente, anche se non ha concesso il bis di "Un bel dì vedremo" come richiesto insistentemente dal pubblico. E qui un inciso: se il pubblico chiede insistentemente un bis, significa che l'artista - celebre o semisconosciuto che sia - ha "bucato" la platea (dove il temine "bucato" è qui metonimico, mutuato dal linguaggio afferente il piccolo schermo televisivo...) Bravo anche il tenore Angelo Villari nel ruolo di Franklin Benjamin Pinkerton, voce chiara ma salda nella zona acuta, affrontata con canto di petto senza imbarazzi. Molto bello il suo fraseggio che ci ha ricordato l'eleganza e la chiarezza di emissione di un Bergonzi. Lo attendiamo con una certa curiosità ma anche con (nostre) pretenziose aspettative in prove più eroiche e meno patetiche di quel personaggio che è il Pinkerton delineato da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa nel libretto dell'opera. Ottima la Suzuki di Irene Savignano, voce di un brunito dalla pregevole qualità all'ascolto, timbro più da contralto che da mezzosoprano, gesto scenico convincente e molto naturale, non teatrale ma spontaneo, nel ruolo della sommessa e fedelissima serva di Cio Cio San. Corretto il Sharpless del baritono Alessandro Luongo che comunque, quando spingeva nell'acuto tenuto, ha manifestato un lieve vibrato non a tutti gradito. Ottimo scenicamente e vocalmente il Goro di Manuel Pieratelli e da lodare anche tutti i comprimari: Eva Corbetta (Kate Pinkerton), Giacomo Leone (il principe Yamadori), Gaetano Triscari (lo Zio Bonzo), Eugenio Maria Degiacomi (Yakusidè), Fabrizio Brancaccio (il Commissario Imperiale), Lorenzo Sivelli (L'ufficiale del Registro), Betty Makharinsky (la Madre di Cio Cio San), Zhuo Zhixin (la Zia), Yaoo Hayoung (la Cugina), Viktor Pastori (il bravissimo bambino che ha interpretato Dolore). Completavano il cast i mimi Paolo Cignatta e Francesco Tomasi.
Il coro, adeguatamente preparato, era istruito dal maestro Corrado Casati. Essenziali ma molto suggestive le scene di Carlo Centolavigna. Bellissimi i costumi di Artemio Cabassi. Appropriate le luci di Michele Cremona. L'allestimento è una coproduzione del Teatro Comunale di Ferrara "Claudio Abbado" e del Teatro Municipale di Piacenza. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 10 gennaio 2025)
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara Nella miniatura in alto: il soprano Claudia Pavone (Cio Cio San) Sotto, in sequenza: Angelo Villari (Franklin Benjamin Pinkerton) con Claudia Pavone; ancora la Pavone con Irene Savignano (Suzuki); panoramica sul bravo coro femminile del Teatro di Piacenza Al centro: panoramica su scene e costumi della Madama Butterfly disegnata dal Leo Nucci; ancora la Pavone con il piccolo Viktor Pastori (Dolore) e nella scena finale prima dell'harakiri In fondo, in sequenza: altre panoramiche sull'allestimento visto a Ferrara
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Pubblicato il 21 Dicembre 2024
In scena a Rovigo una nuova produzione del lavoro in un atto di Cocteau/Poulenc
Il telefono, la tua voce...
intervento di Athos Tromboni
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ROVIGO - La voix humaine. Testo intrigante, regia deludente. Pubblico sparuto in sala e nei palchi del Teatro Sociale; comunque plaudente, quindi soddisfatto. Grazie a Julia Cherrier Hoffmann, l'interprete. Si potrebbe liquidare così, la recensione: con un twett... ah... oggi non c'è più twitter, c'è X... allora come si dice? Si potrebbe liquidare così, la recensione: con una X. Però il pronunciamento del cronista deluso va spiegato, non si può liquidare con una X. Dunque, cominciamo dal principio, partendo dalla fonte: Jean Cocteau ha scritto per il teatro di prosa La voix humaine nel 1930, poi Francis Poulenc ci ha messo la musica nel 1958. E il vero protagonista della pièce è il telefono. Il telefono a filo. Quello che non ti consente spostamenti oltre la lunghezza del cavo che collega la presa a muro all'apparecchio. Fosse anche (come hanno fatto alcuni registi in anni passati) un filo lunghissimo. Ma un filo. E una cornetta. Che poesia si cela tuttora nella sagoma a barchetta della cornetta, rimasta immutata dai tempi di Cocteau e quelli di Poulenc e su su fino a che il filo non è stato sostituito dall'etere e i pali piantati lungo strade e fossi sostituiti dai satelliti orbitanti intorno a madre Terra. Allora qual è l'idea scontata per una mise en éspace dei tempi nostri? Ovvio, il telefonino cellulare! Che poi sostituire nella mise en éspace il telefono con il telefonino è già di per sé diminutivo non solo dei volumi, ma anche dei contenuti. Rispetto a Cocteau, s'intende. Che invece, lui, in quel dialogo tra lo stralunato, il mendace e il disperato della protagonista al telefono, di contenuti ne ha messi, annodati a un filo e a delle interferenze sulla linea che originano l'angoscia della protagonista e alimentano i suoi disperati appelli alla centralinista che lasci libera la linea e non la faccia cadere. Altri tempi. Oggi no, quel testo è persino banale e svuotato di contenuti se lo si attualizza. E mantiene tutti i contenuti, invece, se lo si storicizza. Perché quel testo è testimone non del fatto, ma del tempo. "Il telefono, la tua voce" era lo slogan pubblicitario di quando la Tim si chiamava Sip, un segno del tempo appunto. Poi la scelta registica è stata quella di ambientare la telefonata della protagonista non in una casa o in un appartamento, ma in una saletta d'ospedale (l'idea non è nuova: rimarrà nei ricordi belli quella regia di Robert Carsen di anni fa a Bologna, quando La voix humaine fu interpretata da una stratosferica Anna Caterina Antonacci...) ci può anche stare; quel che convince di meno (nella mise en éspace del Teatro Sociale di Rovigo) è che la telefonata non è fatta a un uomo vivo, ma a un uomo morto: dunque immaginaria, non reale, allucinata e allampanata. Anche in questa regia rodigina c'è un filo: è quello della fleboclisi applicata al polso della protagonista, filo che viene più volte strappato e altrettante volte riapplicato da una solerte e silente infermiera in camice verde; ma questo filo è il tramite di una cura fisiologica, non il tormentato oggetto d'una situazione psicologica, come fu (è) il filo del telefono con la cornetta fatta a barchetta.
La protagonista si muove in scena trascinandosi il trespolo, così il suo gesticolare quale sottolineatura delle emozioni è deprivato del movimento delle mani, l'una impegnata a trascinare il trespolo, l'altra impegnata a reggere il telefonino. Le mani non raccontano, dunque, la tensione delle situazioni (come in altre rappresentazioni viste e apprezzate) ma l'impedimento fisico; e dunque non partecipano al conflitto psicologico. L'allestimento rodigino non prevedeva l'orchestra, ma il pianoforte. Ai fini espressivi cambia quasi nulla: perché la musica di Poulenc è avara di note e ricca di accenti e accenni percussivi.
Ottimo il pianista Davide Cavalli, attento e pulito nell'accompagnamento della Julia Cherrier Hoffman. E lei, la Cherrier Hoffmann, è perfetta interprete d'una donna affetta da disturbo bipolare: brava, brava, brava. Il colpo di teatro extratestuale è, però, riservato all'ultima scena, là dove il regista Gianmaria Aliverta (curatore anche di scene e costumi) sottolinea nelle note di sala che «... solo alla fine, il pubblico potrà intuire il peso della separazione che l'ha spinta sull'orlo dell'abisso, un abisso che si svelerà con un ultimo, tragico respiro»: che succede? Semplice: discostandosi da Cocteau la protagonista non precipita nel mal d'amore che sa impietosire mandando in crisi le anime sensibili; né poteva farlo perché il suo uomo è voluto morto in questa mise en éspace; così lei si spara un colpo alla tempia. Una forzatura che nulla aggiunge alla drammatizzazione ben più struggente dell'abbandono. Perché vivere nel dolore ci vuole tanto coraggio, mentre spararsi un colpo è un arrendersi alla codardia. Confortevole la reazione del pubblico. Tanti applausi, come s'è già detto. Replica domenica 22 dicembre ore 16,00. (la recensione si riferisce alla recita di venerdì 20 dicembre 2024)
Crediti fotografici: Nicola Boschetti per il Teatro Sociale di Rovigo Nella miniatura in alto, al centro e sotto: Julia Cherrier Hoffmann In alto a destra: il pianista Davide Cavalli In fondo: i saluti del cast a fine recita
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Pubblicato il 07 Dicembre 2024
Il Teatro Comunale 'Claudio Abbado' di Ferrara ha aperto molto bene la stagione lirica
Un Flauto davvero magico
intervento di Athos Tromboni
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FERRARA - Ci vuole coraggio per aprire una stagione lirica di buon prestigio quale quella del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un capolavoro come Die Zauberflöte (Il flauto magico) di Mozart affidando i ruoli principali a giovani cantanti, allievi del corso di perfezionamento tenuto dal maestro Leone Magiera proprio a Ferrara: vero è che si tratta di promettenti artisti, selezionati a suo tempo dopo un vasto giro di audizioni, e inseriti in un’attività triennale che è stata sia di formazione che di produzione; il risultato lo si è visto venerdì sera, 6 dicembre 2024: un risultato che ha confermato una notevole crescita professionale di questi giovani. La testimonianza più probatoria del risultato è data dagli applausi a scena aperta e dalle ovazioni finali che tutti si sono meritati; un'accoglienza calorosissima del pubblico che gremiva il Teatro Abbado fino all'esaurito (sold out, si dice oggi con un inglesismo entrato nella prassi). Il che significa che il coraggio può essere addotto quando la sostanza ha fondamento dentro delle potenzialità fondamentali. Così, siccome l'onore - in questo caso - va al merito, citiamo tutto il cast come prima notizia di questa recensione: erano in scena Yulia Merkudinova (Pamina), Claudia Urru (Astrifiammante, regina della notte), Younggi Do (Tamino), Dmitrii Grigorev (Sarastro), Gianluca Failla (Papageno), Alessandra Adorno (Papagena), Gianluca Convertino (Oratore), Giulio Riccò (Primo sacerdote), Carlo Enrico Confalonieri (Secondo sacerdote), Gesua Gallifoco, Silvia Caliò e Janessa Shae O'Hearn (le Tre Dame), Khloe Kurti, Lorenzo Pigozzo e Giovanni Maria Zanini (i Tre Fanciulli - "prestati alla produzione dall'Accademia A.Li.Ve), oltre ai figuranti Francesco Ferri, Nicola Franz, Lorenzo Neri, Davide Craglietto, Michele Greco e il mimo (la mima?) Elisabetta Galli.
La messa in scena di Marco Bellussi ha percorso anche stavolta il credo artistico di questo regista che ormai da più stagioni viene incaricato di "disegnare" un'opera a Ferrara: le sue qualità sono la precisione dei movimenti scenici (solisti e coro), la pretesa della recitazione dei cantanti, l'essenzialità degli arredi e delle attrezzerie, la raffinatezza dei costumi, e un certo fare complessivo che ricorda l'eleganza poetica delle belle cose di pessimo gusto: ma belle appunto. Così il disegno del "suo" Flauto magico diventa proprio una favola immaginifica, una sorta di copula parachimica (cioè, secondo i manuali scolastici, la parte di un "composto" capace di mischiarsi con altri atomi o gruppi per dare sostanze diverse e nuove) che combina insieme le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e le meraviglie di Harry Potter nel paese dei babbani. Per Bellussi la scena si svolge in una grande biblioteca (e dove se no?) perché è nei libri - fin dai primi incunaboli del libro dei libri, la Bibbia - che si cela la conoscenza ed è attraverso i libri che si disvela la sapienza; sapienza e conoscenza che dovranno essere scoperte dal principe Tamino nel suo viaggio attraverso i pericoli e le privazioni per assurgere al mondo degli eletti e meritarsi l'amore di Pamina. La grande biblioteca è formata da tre scaffali montati su un disco rotante che fa cambiare prospettiva alle scene a seconda che si voglia mostrare o nascondere quel che succede fra gli scaffali, davanti agli scaffali, dietro gli scaffali, sopra gli scaffali; l'effetto cercato è di rivelare comunque quel che c'è in luce e quel che c'è in ombra, il materico e l'esoterico (la scenografia è realizzata da Matteo Paoletti Franzato). Poi ci sono le videoproiezioni sugli scaffali e sui fondali del palcoscenico (curate da Fabio Massimo Iaquone) che conferiscono una sorprendente tridimensionalità alla scena, a volte inquietante, a volte rasserenante. Infine i costumi (belli, di Elisa Corbello) che imitano epoca e abbigliamento del "viandante" di Caspar David Friedrich, la sua osservazione dell'infinito e dell'immanente, che tanta poesia romantica ha ispirato per i Lieder di Schubert, Schumann, Wolf e altri. Stupende, poi, le luci di Marco Cazzola che contribuiscono a rendere suggestiva la narrazione.
Sotto il profilo musicale, il direttore Massimo Raccanelli ha confermato la sua preparazione mozartiana già da noi elogiata nella scorsa stagione per la sua conduzione di Nozze di Figaro (anche quell'opera fu messa in scena sotto la direzione musicale di Leone Magiera): ma mentre le Nozze erano su libretto in lingua italiana di Lorenzo Da Ponte, cantate prevalentemente da giovani interpreti italiani, questo Flauto magico è in tedesco, affidato a cantanti prevalentemente italiani e comunque non di madrelingua. E allora che cosa si è udito nel canto soprattutto delle parti a più voci (duetti, terzetti, concertati)? Si è udito un canto sillabico che ha sicuramente facilitato lo spelling melodizzandolo, mentre il ricorso al legato si è avuto solo nelle arie solistiche soprattutto di Pamina e Tamino. Novità (ma non novità assoluta, perché ogni tanto nei teatri, soprattutto di provincia, viene adottata): il recitato è in italiano, mentre tutto il resto, sorretto o intonato comunque da musica d'accompagnamento (recitativo, arie, parti d'assieme) rimane in tedesco con sopratitoli perfettamente sincronizzati. La parte recitata in italiano si è mostrata comunque sufficiente per dare un significato inequivocabile alla "trama" dell'opera e per favorire l'ascolto attento da parte del pubblico. Sulla concertazione di Raccanelli non ci dilunghiamo se non per dire che ci è piaciuta moltissimo. E questo marca la nostra differenza con altri colleghi critici musicali che hanno invece espresso durante l'intervallo giudizio negativo (lo scriveranno anche nelle loro corrispondenze?) sul direttore d'orchestra. Sulle voci: ottime le prestazioni di Yulia Merkudinova (Pamina), Claudia Urru (Astrifiammante) e Gianluca Failla (Papageno, il più applaudito a fine recita) e comunque pregevoli tutti, segno di una preparazione meticolosa e di un'applicazione indefessa che dimostrano come il canto lirico possa essere il nerbo, la spina dorsale, insomma l'esempio più probatorio della musica della voce. Brava l'Orchestra città di Ferrara sotto la direzione di Raccanelli. Ottimo il Coro del Teatro Comunale di Ferrara preparato da Teresa Auletta. Sorprendente il canto in lingua tedesca dei Tre Geni dell'Accademia A.Li.Ve di Verona. Soddisfatto il pubblico. Replica domenica 8 dicembre ore 16,00. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 6 dicembre 2024)
Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara Nella miniatura in alto: il direttore Massimo Raccanelli Sotto, in sequenza: Dmitrii Grigorev (Sarastro); Yulia Merkudinova (Pamina) e Gianluca Failla (Papageno); Janessa Shae O'Hearn, Gesua Gallifoco e Silvia Calio (le Tre Dame); una pittoresca istantanea del Teatro Abbado; i costumi del Coro e i tre scaffali della biblioteca dove s'immagina l'azione dei protagonisti Al centro: Younggi Do (Tamino) e Yulia Merkudinova fra i due Sacerdoti Carlo Enrico Confalonieri e Giulio Riccò: panoramica su scene, costumi e proiezioni Sotto: altra bella panoramica del Teatro Comunale ferrarese
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Una Butterfly come dev'essere
intervento di Athos Tromboni FREE
FERRARA - «Abbiamo voluto fare una Madama Butterfly nel rispetto della realtà giapponese dell'epoca, una realtà di usi e costumi ben diversa dall'immaginario occidentale... così abbiamo tolto nel nostro allestimento e nelle scelte registiche tutte quelle "giapponeserie esotiche" immaginate tra fine Ottocento e inizio Novecento in Europa. Ed io - ci tengo a dirlo - non ho fatto la regia di quest'opera, ma ho fatto la sua messa in scena...» Così si è espresso Leo Nucci, il grande baritono passato alla regia dopo una straordinaria carriera di cantante, durante la presentazione dell'opera di Giacomo Puccini nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado". Questa scelta di Nucci è veramente coraggiosa, coraggiosissima, proprio perché si discosta dalle dominanti regie "moderne" che di moderno hanno il più delle volte solo l'obiettivo della provocazione fine a sé stessa ammantato da una patina di conformismo che sfocia spesso nel deja-vu... un già visto che sa di stantìo.
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Classica
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Saccon Genot Slavėk una meraviglia
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e guidato dal prof. Gianluca La Villa ha ripreso l'attività concertistica dopo alcuni mesi di pausa: saranno quattro gli appuntamenti fissati per la corrente stagione, il primo dei quali si è svolto ieri, 10 gennaio, nella sede che ospiterà anche gli altri appuntamenti: era la sala nobile del Circolo dei
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Eventi
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Apre Puccini chiude Rossini
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Come anticipato nella conferenza stampa di “anteprima” dal sovrintendete Fulvio Macciardi nel luglio dello scorso anno, la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Comunale di Bologna proporrà 8 opere in scena e 2 opere in forma di concerto. Le recite si terranno anche per questa stagione al Comunale Nouveau in Piazza della Costituzione 4
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Ballo and Bello
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Lo Schiaccianoci dei rumeni
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non poteva mancare Lo Schiaccianoci nel periodo delle feste natalizie per il Teatro Comunale "Claudio Abbado". E infatti ecco mobilitato il Balletto dell'Opera Nazionale della Romania per due recite di fine anno a Ferrara (28 e 29 dicembre 2024), recite che hanno praticamente registrato il tutto esaurito. La compagnia rumena, diretta da
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Echi dal Territorio
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Ora tocca a Chiatti e Vinco
redatto da Athos Tromboni FREE
MACERATA - Scambio di auguri e presentazione del nuovo management ieri mattina, lunedì 23 dicembre, nella Gran Sala Cesanelli dello Sferisterio a Macerata: il sindaco e presidente dell'Associazione, Sandro Parcaroli, ha accolto ufficialmente la nuova sovrintendente Lucia Chiatti e il nuovo direttore artistico Marco Vinco scelti per guidare
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Opera dal Centro-Nord
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Mavra e Schicchi insolito dittico
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE – Gli appuntamenti con la lirica dell’anno 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino si chiudono con un dittico tanto inusuale quanto sorprendente che ha accostato due atti unici comici, distanti per stile, cultura e linguaggio: Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Se le disavventure dei parenti di Buoso Donati
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Opera dal Nord-Ovest
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Gustavo e il Cappello di Paglia
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - La magia si è realizzata. La macchina narrativa, precisa come un cronografo di alta classe, ha funzionato senza alcun intoppo. Il palco ha vibrato di energia, grazie a un cast affiatato che ha danzato con grazia tra battute e situazioni surreali. Il pubblico del Teatro Carlo Felice ha apprezzato ogni attimo, immergendosi nella visione e nell’ascolto
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Opera dal Centro-Nord
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Tosca sancisce l'intestazione a Puccini
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA – Il 29 novembre 2024, il Teatro del Giglio di Lucca, ora ufficialmente "Teatro del Giglio Giacomo Puccini", ha celebrato il centenario della morte del Maestro con un allestimento di Tosca. La giornata, significativa per la città, ha coinciso con la nuova intitolazione del teatro, rafforzando il legame profondo con il compositore lucchese. Il nuovo
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Personaggi
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E il Regio si prende Battistoni
redatto da Athos Tromboni FREE
TORINO - «Il Teatro Regio di Torino è lieto di annunciare la nomina di Andrea Battistoni a Direttore musicale, un momento fondamentale per il Teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale, entrerà in carica ufficialmente dal 1° gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà le prossime due Stagioni.» È la
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Echi dal Territorio
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Torna il Comitato per i Grandi Maestri
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto dal prof. Gianluca La Villa, dopo un periodo di pausa, riprenderà nel 2025 l'attività con una serie di appuntamenti musicali principalmente a Ferrara, nel salone nobile di Palazzo Roverella (Circolo dei Negozianti), ma anche a Lucca, nella Chiesa dei Servi. Si tratta di cinque concerti
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Opera dal Nord-Ovest
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Un eccellente Roberto Devereux
servizio di Simone Tomei FREE
BERGAMO - La versione napoletana del Roberto Devereux inaugura la decima edizione del Donizetti Opera Festival 2024. Il capolavoro di Gaetano Donizetti fin dalla sua prima rappresentazione al Teatro di San Carlo di Napoli nel 1837 ha riscosso grande successo. Ghiotta occasione per il festival bergamasco che la presenta nell’edizione critica
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Opera dal Nord-Ovest
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Lucia di Lammermoor impiccata a Genova
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Il nuovo allestimento della Lucia di Lammermoor curato dal regista Lorenzo Mariani per la Fondazione Teatro Carlo Felice, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e l’Abao-Olbe di Bilbao, ha visto una regia carica di situazioni forti e simboliche e talvolta inopportune. Lo spettacolo si apre con un'immagine scioccante
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Vocale
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Vissi d'arte. Vissi per Maria
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non è facile evocare il mito di Maria Callas portando in scena uno spettacolo che la racconta, senza sporcare o comunque pasticciare impropriamente i contenuti di quella che fu la vita turbinosa e la virtù artistica della grande cantante. Ci hanno provato i componenti del trio Ensemble Musica Civica con Dino De Palma (violino), Luciano
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Eventi
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La stagione sinfonica 2025 dei felsinei
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Ventuno concerti costituiscono l’ampia e variegata offerta sinfonica, che caratterizza la stagione 2025 del Teatro Comunale di Bologna, in programma dal 12 gennaio all’11 dicembre 2025 all’Auditorium Manzoni, alle 20.30 nei giorni feriali e alle 17.30 la domenica. Sono ben 20 gli appuntamenti in abbonamento, che spaziano dal
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La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui,
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Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni FREE
BERGAMO - La sorpresa più lieta, arrivando a teatro per la "prima" del Don Pasquale del Festival Donizetti 2024, è stata che abbiam trovato disponibile un libretto (anzi, un libro) a stampa come succedeva nei migliori anni del secondo Novecento e come non succede quasi più in nessun teatro, specie se di provincia. Il libretto (anzi, il libro) contiene
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Opera dall Estero
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Madama Butterfly ciak si gira
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Il mese di settembre segna l'inizio di quasi tutte le stagioni dei teatri d'opera americani, e la Los Angeles Opera, uno dei teatri più importanti del Paese, che propone un'interessante offerta di titoli, ha inaugurato il proprio ciclo con la già celebrata e apprezzata Madama Butterfly di Giacomo Puccini
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Vocale
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Requiem salvato dalle voci
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Rappresenta un debutto assoluto per il Teatro Goldoni e più in generale per i teatri livornesi l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi e sentiti capolavori del Cigno di Busseto, che fino ad oggi aveva avuto un'unica esecuzione nella città labronica nel 1986 a Villa Mimbelli. È con questo concerto inaugurale
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Opera dal Centro-Nord
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Il paradigma č un cavallo
servizio di Simone Tomei FREE
PARMA - Nel 1849 Giuseppe Verdi presenta a Roma La Battaglia di Legnano, un'opera in quattro atti con libretto di Salvatore Cammarano. Ambientata nel 1176, durante la celebre battaglia in cui la Lega Lombarda sconfisse l'imperatore Federico Barbarossa, l'opera va oltre la semplice rievocazione storica, riflettendo profondamente
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Echi dal Territorio
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Miracolo al soglio di sor Giacomo
FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - È l’avvocato Fabrizio Miracolo il nuovo presidente della Fondazione Festival Pucciniano nominato dal sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, alla guida della stessa Fondazione; il neo presidente si dice «... profondamente onorato per la fiducia ricevuta dal primo cittadino. È un incarico – ha poi proseguito – che rappresenta
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Opera dal Centro-Nord
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Appunti dal Festival Verdi
servizi di Angela Bosetto e Nicola Barsanti FREE
PARMA - Era il 10 ottobre 1813 quando, alle Roncole di Busseto, Luigia Uttini diede alla luce Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, colui che, citando Gabriele D’Annunzio, avrebbe dato voce alla speranza e ai lutti, pianto e amato per tutti. Tradizione vuole dunque che, nell’ambito del Festival Verdi di Parma e Busseto, il decimo giorno del
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Opera dall Estero
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Ballo in maschera di stelle
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA), War Memorial Opera House - Ci sono alcune opere liriche che hanno un legame o un significato speciale con alcuni teatri, e una di queste è Un Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi con la San Francisco Opera, titolo scelto dalla compagnia per avviare la nuova stagione, la 102 ̊ della propria storia. Quest'opera verdiana ebbe
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Opera dal Nord-Ovest
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Giro di vite diversamente fatto
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Due teatri genovesi, il Nazionale ed il Carlo Felice, hanno avuto un’idea innovativa e affascinante per l’apertura della nuova stagione 2024-2025, proponendo un duplice spettacolo che unisce prosa e opera, presentato al Teatro Ivo Chiesa. È la prima volta in Italia che il pubblico può assistere a un dittico in cui viene messo in scena lo
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