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Nel Teatro Comunale Claudio Abbado bella iniziativa dell'Associazione Ferrara Musica

Progetto Lauter per i giovani

servizio di Edoardo Farina

Pubblicato il 13 Maggio 2022

20220513_Fe_00_ProgettoLauter_NicolaBruzzoFERRARA - Ultimo appuntamento della Stagione concertistica 2021-2022 di “Ferrara Musica” nel Teatro Comunale “Claudio Abbado”: dopo lo strepitoso concerto tenuto dall’Orchestre de Paris sotto la direzione di Esa-Pekka Salonen dodici giorni prima, il 10 maggio 2022 è tornato sul palcoscenico il “Progetto Lauter”, fortunata formazione cameristica ideata e diretta da Nicola Bruzzo. Nato nel 1989, talentuoso violinista ferrarese dalla carriera internazionale e artefice a suo tempo di un’idea inserita fin dal suo esordio, si è posto già a suo tempo il difficile intento di avvicinare i ragazzi delle scuole superiori alla storia della musica proponendo esecuzioni e guide all’ascolto grazie a una formula semplice quanto efficace coinvolgendoli attivamente nell’organizzazione creandoli consapevoli e partecipi,  stimolando  tra di essi  curiosità e attenzione nei confronti di un mondo considerato a loro desueto e molto spesso distante.
Dal nome che propriamente non rimanda alla tipologia musicale assai introspettiva della serata, “Lauter” in tedesco significa “più forte”, espressione che intende descrivere l’intenzione di renderne un genere gestito da un gruppo di artisti, giuristi, esperti di comunicazione e musicologi provenienti da tutto il mondo. «Crediamo che la classica sia una delle radici culturali dell’Europa moderna: essa fa parte della nostra identità al pari del patrimonio artistico e architettonico.  Fondamentale è riaccenderne l’interesse e la passione attivando un dialogo su tre diversi livelli: Musicale, Culturale e Sociale in grado di costituire il nostro proposito. Pensiamo alle circostanze preposte come cantieri aperti, in cui la collaborazione e il contributo di tutti sono fondamentali - sostiene Bruzzo - sviluppando direzioni diverse ma mantenendo alcuni tratti caratteristici che costituiscono l’anima del progetto creando oggi il pubblico di domani.»
La divulgazione del repertorio dei secoli passati, attraverso un lavoro cominciato a fianco dei vari adolescenti e l’idea di fare dialogare la musica con altre forme di espressione interattiva, sono l’essenza vera dello “spirito Lauter”. Obiettivo primario di tutte le loro attività è assumersi responsabilità per i musicisti, per i loro interlocutori, mettendosi in gioco in prima persona contribuendo alla realizzazione di una iniziativa comune. Inserito fin dal suo esordio nei cartelloni principali delle varie associazioni concertistiche, il contesto nasce come stimolo per tutte le componenti "dell’ingranaggio" coinvolgendo i presenti e ottenendo un risultato finale assai sorprendente.
Unendo interpreti di primissimo livello, l’alchimia che si è sempre creata a teatro di fronte al folto pubblico formato sia da appassionati che da tantissimi studenti è stata davvero speciale, come di consueto la residenza cameristica, accompagnata da una forma di educazione didattica musicale che ancora una volta ha coinvolto le scuole superiori della città estense nell’ambito del Liceo Classico “Ariosto” – Istituto “Bachelet” – Liceo Scientifico “Roiti”.

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Dopo la presentazione e i consueti ringraziamenti enunciati dallo stesso Bruzzo, la scelta è stata incentrata interamente su compositori attivi tra la fine del secolo romantico e il Novecento in una formazione rinnovata riguardo il quintetto composto dai violinisti Nicola Bruzzo in primis poi Maia Cabeza, la violista Karolina Errera, il violoncellista Paolo Bonomini e il pianista Gabriele Carcano che ha aperto il sipario con il  Menuet antique, Op. 7 in Fa diesis minore per pianoforte, del compositore francese Maurice Ravel (1875 – 1937) scritto nel 1895 a vent’anni e sua prima opera a essere pubblicata, poi da lui stesso orchestrato nel 1929. Ravel non è quel tipo di rivoluzionario della musica desideroso di dare un taglio netto alla tradizione, ma intimamente convinto che il necessario rinnovamento del linguaggio musicale debba partire da un dialogo continuo con le esperienze del passato. E un importante ponte con le origini lo costruisce sul ritmo e la forma del Minuetto, entrando stabilmente nella musica strumentale dal Seicento fino all’inizio dell’Ottocento, prima nella Suite, poi nella Sonata e nella Sinfonia. Reinventa più volte la celebre danza di corte francese nella sua opera pianistica, conservando del modello la sovrapposizione tra esposizione e gesto coreografico, il ritmo ternario, il tempo moderato e talvolta anche la divisione tripartita, il tutto costruito secondo un principio di simmetria che agisce su diversi piani della forma musicale: la struttura, la melodia, la tessitura.
Il tema del Menuet antique del 1895, è costituito da quattro elementi motivici di differente lunghezza che possono essere liberamente associati agli analoghi passi di base del medesimo. Il primo, con armonia sempre diversa simula la riverenza e l’inchino, ma costituisce anche l’elemento strutturale più importante del brano in quanto ne stabilisce il ritmo e il colore armonico, organizza l’andamento sintattico del pezzo in ogni sezione, tranne il Trio, trasportandoci in una delle solite regioni incantate tanto care a Ravel, dove il tempo e lo spazio si confondono. La Francia dell’ultimo quarto d’Ottocento è un Paese che, come il nostro, conosce un solo genere veramente popular, capace di raccogliere un consenso di pubblico trasversale alle classi sociali: quello operistico. Rispetto ciò, la musica da camera, più prossima al gusto dell’élite borghese soffre di una minore visibilità, nonché di una certa subalternità di fronte all’omologo di sponda tedesca, che è il riferimento obbligato sul palcoscenico internazionale. I musicisti francesi guardando dunque inevitabilmente alle novità che arrivano al di là del Reno, rivendicando tuttavia il compito di promuovere uno stile strumentale a pieno titolo nazionale.
Continuazione di programma ancora al piano solo con gli otto Valses nobles et sentimentales nei tempi Modéré - très franc, Assez lent - avec une expression intense, Modéré, Assez animé, Presque lent - dans un sentiment intime, Vif, Moins vif, Épilogue, Lent (o prestato), elaborati nel 1911 in omaggio alle raccolte di Valses sentimentales e Valses nobles di Franz Schubert rispettivamente del 1823 e 1827 o più in generale come riferimento all’idea dello stile viennese di solito formato da una serie di danze legate tra loro. Insieme al minuetto, la più rappresentata nella produzione raveliana è il Valzer, come l’epigrafe sullo spartito recita: «il piacere delizioso e sempre nuovo di un’inutile attività», dandoci subito l’idea di una lettura insieme ironica ed estetizzante, accompagnata dall’intenzione di mostrarne la decadenza della civiltà austriaca, del resto la prima guerra mondiale è ormai prossima. Tuttavia è anche molto forte in queste pagine il tipico rapporto di Ravel con il passato ricostituito da una memoria nostalgica e melanconica, seguendo il suo tipico approccio intellettualistico alla musica, sorretto da una tecnica straordinaria, isola alcuni gesti caratteristici del Valzer e li trasfigura. A conferma, nel primo pezzo, un tipico slancio ritmico viene decomposto con l’uso di forti dissonanze contrapposte a improvvise cadenze tonali. Inoltre, mentre tradizionalmente esso si apre con un elegante gesto in levare, tutti i brani a eccezione del quinto, cominciano sul tempo forte, quasi come se la musica fosse già iniziata. Il terzo ha l’andamento di uno stilema ancora precedente allo stesso Valzer introducendo un altro elemento su cui lavora: la contrapposizione tra ritmo binario della melodia e ritmo ternario dell’accompagnamento, ambiguità ritmica tipica ma resa in modo quasi straniata. La quarta danza è infatti tutta costruita con la mano destra che suona in tre e quella sinistra in due, dando una prospettiva particolarmente deformata e quasi cubista. Il quinto movimento è lento dal tono intimo e delicato, come una parentesi nostalgica sospesa nel tempo all’interno del ciclo, mentre il sesto, in cui il medesimo contesto continua ma a mani invertite, finisce con le stesse tre note con cui inizia il settimo Valzer, il suo preferito, quello che più trasmette il profumo insieme luminoso e melanconico contenendo un tema che ritroveremo in La Valse. L’ultima pagina funge da epilogo, e su un tessuto sospeso di solenni accordi e rintocchi fa emergere a tratti frammenti lontani dei Valzer precedenti – (come riporta Roberto Russi dall’archivio di “Ferrara Musica”, contenuto diversificato tratto in parte dal saggio per il concerto di Aleksandar Madzar, 10 dicembre 2019, stagione 2019/2020).

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Ancora del compositore della città basca di Ciboure, la Sonata per violino e violoncello op. 73 in La minore nei tempi Allegro, Très vif, Lent, Vif avec entrain, in duo formato da Cabeza e Bonomini, è considerata da egli stesso un’opera di svolta, che segna il distacco dalle suggestioni impressioniste e l’adesione a un linguaggio sempre più essenziale e concentrato. La fraseologia melodica guida in modo perentorio il senso discorsivo del pezzo, mentre l’armonia sostiene e determina l’articolazione formale, rinunciando ad aloni magici e irreali.
La Sonata, in un primo momento intitolata Duo, è una delle opere più sperimentali di Ravel, soprattutto per quanto riguarda l’esasperazione delle trasgressioni e sospensioni armoniche in grado di condurre le forze di gravità tonali a un grado estremo di tensione. Nell’ Esquisse autobiographique (Schizzi autobiografici, edito nel 1943), dice “la spoliazione è portata all’estremo” ed emergono “la rinuncia al fascino armonico e la reazione sempre più marcata nel senso della melodia”. Come in altri suoi lavori, il materiale tematico riaffiora ciclicamente in modo da presentare un ipotetico spunto unitario nelle sue più svariate prospettive e sfaccettature. Le idee sono, in sé, polivalenti, ricche, nella loro conformazione, di possibilità combinatorie, il gioco della sovrapposizione-simultaneità melodica e strutturale genera, quindi, potenzialità già intrinseche e implicite. Così avviene nello sviluppo del primo tempo che sfrutta, quasi in senso probabilistico, le varianti dei temi apparsi nell’esposizione, anziché proporre, in senso classico, la loro elaborazione da elementi germinali. I quattro motivi scelti e modellati da Ravel nell’Allegro iniziale si prestano più che mai a questa analisi-scomposizione-riscrittura. Procedimento che investe sia le microcellule costitutive, sia le loro associazioni in arcate melodiche. Composta tra il 1920 e il 1922 e dedicata alla memoria di Debussy, morto nel 1918, rappresenta un punto estremo della ricerca linguistica raveliana, ai solisti è richiesto uno sforzo estremo di suggestivo virtuosismo tecnico. La prima esecuzione avvenne nel 1922, alla “Salle Pleyel” di Parigi, con Hélène Jourdan-Morhange (1888 – 1961) al violino e Maurice Maréchal (1892 – 1964) al violoncello. Ravel eseguì puntigliosamente la loro preparazione, della quale la stessa violinista ci parla dettagliatamente nella sua biografia dedicata all’autore: «Le difficoltà del Duo per violino e violoncello non sono della medesima natura di quelle proprie alla Tzigane. Occorre soprattutto riuscire a equilibrare le due sonorità così differenti del “tenore” e del “basso”. Generalmente, Ravel non trovava mai abbastanza rilevato e distinto l’accompagnamento in forma di arabesco del violoncello: questo, seguendo naturalmente il canto, può pregiudicare l’effetto d’assieme, specie se attenua le armonie, basi principali di sostegno di tutto l’edificio. Ci fece studiare il Duo pazientemente, una pagina per volta, mentre stava ancora terminando di scriverlo: soltanto la prima parte era apparsa nella Revue Musicale in occasione del Tombeau di Claude Debussy, alla cui memoria è dedicata l’opera». A proposito delle difficoltà esecutive, dopo accurati accorgimenti su ogni movimento, aggiunge: «Opera un po’ aspra, a prima vista, il Duo nasconde veri tesori musicali, ma tratta assai duramente il violino. L’autore non gli consente la benché minima seduzione; lo lascia spietatamente nudo... La parte del violoncello, poi, è addirittura demoniaca. Ravel, grande amante delle difficoltà tecniche, ha costretto l’istrumento a inerpicarsi su scale di note acute con l’agilità di uno scoiattolino…Tutto quanto è stato detto deve però rimanere un segreto di camerino. Il lavoro, ben preparato, bisogna che appaia al pubblico scorrevole e disinvolto...». Anche il secondo, Molto vivo, ha carattere popolare mentre il primo motivo dell’Allegro si spezza nei due strumenti in pizzicato, dedicando al violino un altro tema dal sapore folcloristico. Dice ancora la celebre Hélène: «Ricordo la preparazione dello Scherzo dal Duo... Gli spiccati debbono venire eseguiti con ritmo e sonorità tanto precisi da poter passare, senza stacchi bruschi, dall’uno all’altro strumento». Sofisticate rievocazioni di idee del primo movimento riaffiorano nel Lento, una Passacaglia dilatata e densa di riferimenti storici che interferiscono, in un intreccio molteplice e aperto, con gli echi tematici che percorrono tutta la Sonata rimodellandosi nel Vivo conclusivo. Alle idee cicliche ricorrenti si aggiungono nuovi motivi dal carattere marcato, che hanno spesso fatto parlare di “atonalità” come riferisce anche il filosofo Vladimir Jankélévitch a proposito di uno dei temi del tempo iniziale. La proliferazione contrappuntistica, attraverso un’estremizzata concezione selettiva-combinatoria del materiale melodico e armonico, avvolge il Finale in un’atmosfera di ermetismo straniante – (secondo Lidia Bramani dall’archivio di “Ferrara Musica”, testo variato tratto dal saggio per il concerto di Giuliano Carmignola, Mario Brunello e Andrea Lucchesini, 22 ottobre 1994, stagione autunnale 1994). Solamente la seconda parte è stata affidata interamente all’ensemble per le note di Alfred Garrievich Schnittke (Engels, 1934 – Amburgo, 1998) autore di origine ebreo-tedesca convertito al Cristianesimo. Tra i più eseguiti e registrati della musica classica del tardo ventesimo secolo e tra i più illustri musicisti sovietici, è descritto dal musicologo Ivan Moody come un "compositore che si preoccupava nella sua musica di rappresentare le lotte morali e spirituali dell'uomo contemporaneo in profondità e dettaglio", mostrando la forte influenza di Dmitrij Šostakovič nella rara lettura del Quintetto per pianoforte e archi op. 108 nei tempi Moderato, Tempo di Valse, Andante, Lento, Moderato pastoral. «Dem Andenken meiner Mutter Maria Vogel - in memoria di mia madre Maria Vogel», sono le parole che leggiamo in cima alla partitura ove la composizione fu ultimata nel 1976, quattro anni dopo la morte della propria genitrice. La sua struttura è classica e trasparente, mentre il linguaggio musicale, grazie a dissonanze estreme e a una frammentazione continua del materiale tematico, esaspera l’atmosfera di tetro disagio della partitura. Tale contrasto potrebbe essere trovato in alcune opere di Francis Bacon: proprio come nel ciclo di dipinti che ritraggono Papa Innocenzo X° sfigurato e inquietante, questo Quintetto lascia intravedere i profili, le linee strutturali su cui è impostato che ricordano autori del passato, ma le tinte sonore che Schnittke utilizza vanno ad alterare in modo macabro e irreversibile questa classicità. I cinque episodi scritti senza soluzione di continuità, ovvero senza pausa tra uno e l’altro, creano una salda unità narrativa. Ad aprire il Moderato iniziale è il pianoforte, esponendone il tema principale di tutta l’opera: cinque note a distanza di semitono, quindi vicinissime l’una all’altra, che oscillano come una sinusoide. Con l’ingresso del quartetto d’archi questa prossimità viene man mano portata al limite, limando le distanze e usando sovente piccoli intervalli, la cui conseguenza è una dissonanza sempre maggiore e più espressiva. L’andamento ritmico e l’armonizzazione ne creano un clima funesto, confermato da un lungo passaggio in cui il pianoforte ripete inesorabile un Sol diesis acuto, mimando il suono in sottofondo dell’elettrocardiogramma che il compositore ha dovuto ascoltare negli ultimi momenti di vita della madre. Il secondo, In Tempo di Valse, porta fin da subito l’ascoltatore nel passato, un passato indeterminato, un ricordo sbiadito che col passare delle battute, da misterioso diviene grottesco e furente. Il terzo e quarto sono il cuore dell’opera, un Andante e un Lento in cui l’oscurità diventa assoluta e le capacità espressive delle singole voci, attraverso particolari tecniche strumentali e compositive, toccano l’apice. Schnittke disse: «(questi movimenti) sono scaturiti da una situazione di incredibile dolore, della quale preferisco non parlare perché di natura molto personale e perché sarebbe solamente banalizzata dalle parole».

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Se la morte è esclusivamente ricordata nei primi due, nei centrali è invece vissuta e percepita in tutte le sue sfumature tragiche. La drammaturgia del brano è costruita in modo da rendere l’arrivo del finale catartico e pieno di luce: una Pastorale in ritmo ternario, che in musica ha significato circolare, dagli intervalli questa volta ampissimi. Mentre l’intero Quintetto è costruito da dissonanze fittissime e quasi asfittiche, ora l’ascoltatore è investito da una boccata d’aria purissima. Il pianoforte ripete a oltranza il tema, indipendente, quasi alienato rispetto al quartetto che ripresenta tutto il materiale preposto ora però illuminato da una luce molto diversa, chiudendo così l’opera in maniera rarefatta e quasi mistica – (spiega di nuovo Bruzzo, in modo ampiamente esaustivo in relazione alle note di sala). Ottima interpretazione ed espressione da parte di Carcano riguardo il recital pianistico prescelto, storicamente ben consolidato e quindi non facile essendo all’apice della letteratura classica, poi attacchi degli archi in perfetto sincronismo, intonazione direi ineccepibile, dinamica strumentale ottenuta da grande intesa per quanto concerne sia il duo che il quintetto. Il tutto per una platea costituita per l’appunto e in massima parte da giovanissimi inseriti nel contesto “scuola”, non sempre tutti attenti e a livello comportamentale inesperti dell’ambiente teatrale, messi alla prova da pagine dall’aspetto estremamente intimistico e introspettivo di primo acchito non facili all’ascolto e a mio avviso del tutto inidonee all’ottica preposta, creando inevitabilmente una sorta di disconnessione tra livelli culturali molto differenti in conflitto tra l’intransigenza dei coetanei sul palco e coloro non portati a tali scelte rigorosamente accademiche. Repertorio dettato forse più da un inconsapevole gusto personale del Lauter che altro, come tale probabilmente sarebbe stato più adatto e fruibile un tardo barocco vivaldiano o un solare quartetto di Mozart “da consumo”, per usare un termine un po’ azzardato. Lodevole iniziativa, comunque, costituita da un’interessante e insolita forma attraverso l’esecuzione di un concerto strutturato nella sequenza dal solista alla formazione in insieme, generando elementi professionali direi quasi inaspettati a tale livello da parte di strumentisti mediamente trentenni. Sicuramente hanno saputo creare e destare  l’attenzione soprattutto dei consueti habitué au théâtre sino al termine della performance dando prova di grandissima abilità al di là di ogni limite, nella speranza di essere il tutto di buon auspicio riguardo le generazioni a venire, come afferma l’editore musicale Filippo Michelangeli, attento e sensibile a diverse e plurime realtà sociali, di cui riporto felicemente un suo recente pensiero: «Agli adulti e agli anziani che non perdono occasione per dire "... i ragazzi di oggi non si impegnano più, sono buoni a nulla, non sanno sacrificarsi..." io rispondo semplicemente che sono tutte sciocchezze. E’ pieno di gioventù operosa, seria, studiosa, affettuosa, generosa. Ai giovani diamo il buon esempio. Ci verranno dietro e in molti casi saranno pure meglio di noi.»

Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per Ferrara Musica
Nella miniatura in alto: il violinista Nicola Bruzzo
Sotto in sequenza: primi piani e panoramiche sul concerto di "Progetto Lauter"

 






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Ferrara nuova stagione d'Opera e Danza
redatto da Athos Tromboni FREE

20250916_Fe_00_StagioneLiricaEDanza2025-2026_StefanoRanzani_phAlfredoTabocchiniFERRARA - Un "Concerto a due per Puccini" e dodici spettacoli di opera, danza, musical, sono la dote della Stagione d'Opera & Danza 2025/2026 del Teatro Comunale "Claudio Abbado" che si aprirà il prossimo 29 settembre per concludersi il 24 maggio del prossimo anno.

La conferenza-stampa
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Opera dal Centro-Nord
L'amico Fritz fra sostenitori e detrattori
servizio di Simone Tomei FREE

20250915_Li_00_LAmicoFritz_BengisuYamanKoyuncuLIVORNO - Dopo l’esplosione dirompente del successo di Cavalleria rusticana (1890), Pietro Mascagni si trovò davanti a una sfida tutt’altro che semplice: dimostrare di non essere l’autore “di un’opera sola”, consacrato dalla fortuna di un libretto tratto da Verga. Ed è in questo clima che nacque L’amico Fritz, andato in scena per la prima volta al
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Personaggi
Cantami o Diva gli intrighi...
intervista a cura di Athos Tromboni FREE

20250915_Personaggi_00_MassimoCrispi_CantamiODivaMassimo Crispi è un tenore particolare, ribelle per molte cose e dal repertorio quanto mai vario. Vive una parte dell'anno a Palermo e l'altra parte dell'anno a Firenze. Vario - si diceva - il suo repertorio, ma varia è anche la sua maniera di essere artista. Da sempre ha infatti coltivato la scrittura, in ogni campo, e, oggi, non frequentando più
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Echi dal Territorio
Frescobaldi Day a Palazzo Schifanoia
FREE

20250914_Fe_00_FrescobaldiDay_MarinaDeLisoFERRARA - Marina De Liso, mezzosoprano e docente di musica antica nel Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" nonché coordinatrice del "Concentus Musicus Fe' Antica"  ha presentato ieri nella bella e confortevole sala pubblica di Palazzo Schifanoia il primo concerto della stagione 2025/26 di Ferrara Musica: quest'anno l'associazione concertistica
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Vocale
Dalla romanza alla canzone napoletana
servizio di Simone Tomei FREE

20250913_00_PonteAMoriano_Concerto_AntonioCiprianiPONTE A MORIANO (LU) - La serata del 12 settembre 2025 al Teatro Idelfonso Nieri di Ponte a Moriano si è chiusa l’edizione di "Un Teatro Sempre Aperto", confermando ancora una volta la qualità e la coerenza di una rassegna che, pur in assenza della storica sala cittadina del Teatro del Giglio, ha saputo mantenere viva la propria presenza sul
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Opera dall Estero
Una Traviata trasposta nel Novecento
servizio di Ramón Jacques FREE

20250910_00_Bogota_LaTraviata_JuliaMuzychenko_phJuanDiegoCastilloBOGOTÀ (Colombia) - 24 agosto 2025, Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo.
In occasione della quindicesima stagione del Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo, attualmente il palcoscenico più importante della Colombia, si è tenuta una nuova rappresentazione di La traviata. L’opera,
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Opera dal Centro-Nord
Ode a Leopardi e Medium prova generale
servizio di Simone Tomei FREE

20250901_Li_00_OdeALeopardi_Mascagni Festival2025LIVORNO – In un Mascagni Festival sempre più attento al dialogo fra memoria storica e ricerca espressiva, la serata del dittico Ode a Leopardi di Pietro Mascagni e The Medium di Gian Carlo Menotti, presentata agli Hangar Creativi, ha offerto un accostamento insolito ma fecondo tra due poetiche distanti eppure unite dalla tensione verso il mistero
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Eventi
ROF bilancio 2025 e programma 2026
redatto da Athos Tromboni FREE

20250901_Ps_00_ROF-Bilancio2025Programma2026PESARO - A Pesaro si dichiarano soddisfatti per i risultati non solo artistici del Rossini Opera Festival 2025. Ecco qui sotto, in sintesi, la valutazioni che illustrano sommariamente gli obiettivi raggiunti e anche le anticipazioni per l'edizione 2026.

I numeri che contano
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Opera dal Centro-Nord
Manon Lescaut fra le sculture blu
servizio di Simone Tomei FREE

20250831_TorreDelLago_00_ManonLescaut_MariaJoseSiri_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) - Il 71° Festival Puccini si avvia alla conclusione con l’ultimo debutto operistico della stagione in una serata di fine agosto molto suggestiva: Manon Lescaut è tornata al Gran Teatro sulle sponde del Massaciuccoli nella produzione di Igor Mitoraj del 2003, ripresa con cura nella regia di Daniele De Plano, scene di Luca Pizzi
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Classica
SummerFest grande musica da camera
servizio di Ramón Jacques FREE

20250831_00_SanDiego_SummerFest2025_ReneFleming_phKenJacquesSAN DIEGO (USA) - SummerFest 2025, The Baker-Baum Concert Hall. Il festival di musica da camera SummerFest, che si tiene ogni estate a San Diego, California dal 1986 ed è organizzato dall'associazione musicale locale La Jolla Musical Society (LJMS), è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica cameristica (nel sud
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Vocale
Giovane Scuola al Mascagni Festival
servizio di Simone Tomei FREE

20250929_Li_00_ GalaVerismo_FestivalMascagni_PietroMascagniLIVORNO - Il Mascagni Festival 2025, nell’anno dell’ottantesimo della scomparsa del compositore, si conferma laboratorio vivo di idee più che semplice contenitore di eventi: una geografia del suono disseminata tra Livorno, la provincia e luoghi simbolici d’Italia e del mondo, capace di intrecciare concerti, opere, letture sceniche e creazioni originali
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Opera dal Centro-Nord
Sepe una delicata Butterfly
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250825_00_TorreDelLago_MadamaButterfly_AntoninoFogliani_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) – Diamo conto ai nostri lettori della replica del quarto titolo in cartellone nell’ambito del 71° Festival Puccini: Madama Butterfly. Per regia, scene e costumi rimandiamo alla recensione della prima rappresentazione che potete consultare qui .
La principale differenza rispetto al debutto riguarda il ruolo
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Eventi
Turandot e le altre
redatto da Athos Tromboni FREE

20250824_TorreDelLago_00_FestivalPuccini2026_TurandotiELeAltre_DisegnoDiEliosLippiTORRE DEL LAGO (LU) -  Questa volta si parte in largo anticipo: è ormai definitivo - infatti - il programma della 72.esima edizione del Festival Puccini di Torre del Lago (Viareggio) che si svolgerà nel Gran Teatro all’aperto sul Lago di Massaciuccoli nell’estate 2026 e che era stato anticipato nella conferenza stampa dello scorso maggio dal presidente
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Opera dal Centro-Nord
Alina Tkachuk la rivelazione
servizio di Nicola Barsanti FREE

202516_TorreDelLago_00_Turandot_AlinTkachukTORRE DEL LAGO (LU) - La rappresentazione di Turandot al Gran Teatro Giacomo Puccini, nell’ambito del 71° Festival Puccini, propone una lettura scenica affidata alla regia di Alfonso Signorini, la cui impronta visiva rimanda all’articolo della prima rappresentazione che potete trovare qui. L’allestimento conferma la forza visiva e simbolica dell’opera, ma
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Opera dal Nord-Est
Rigoletto, Nabucco e Aida
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250814_Vr_00_Rigoletto_phEnneviFotoVERONA - L’anfiteatro Arena, con i suoi duemila anni di storia e le gradinate che custodiscono memoria e suggestione, si conferma il più imponente palcoscenico a cielo aperto dedicato all’opera lirica. Ogni estate l’antico anfiteatro romano si trasforma in una cassa armonica naturale, dove le note dei grandi compositori si fondono con l’energia collettiva
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Opera dal Centro-Nord
Butterfly e la simbologia degli alberi
servizio di Simone Tomei FREE

20250809_TorreDelLago_00_MadamaButterfly_MariaAgresta_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) - Madama Butterfly di Giacomo Puccini è il quarto titolo a susseguirsi sul palcoscenico del Festival Puccini di quest’anno. Per la sua 71ª edizione, la rassegna ha affidato la regia a Manu Lalli, che propone una lettura capace di andare oltre la mera rappresentazione scenica, trasformando il linguaggio visivo e simbolico in un elemento
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Opera dal Centro-Nord
La bohème disegnata da Scola
servizio di Simone Tomei FREE

20250808_TorreDelLago_00_LaBoheme_CarloRaffaelli_phGiorgioAndreuccetti.JPGTORRE DEL LAGO (LU) - Tra i capolavori pucciniani La Bohème occupa un posto di privilegio per la sua capacità di fondere realismo e poesia, leggerezza giovanile e dramma struggente. Dal debutto del 1º febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la bacchetta di un giovane Arturo Toscanini, questo dramma lirico in quattro quadri - tratto dalle
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Jazz Pop Rock Etno
Ferrara Film Orchestra e la bacchetta di Ambra
servizio di Athos Tromboni FREE

20250803_00_GiardinoPerTutti_FerraraFilmOrchestra_CristinaColettiFERRARA - La prima serata della rassegna Giardino per tutti organizzata ai piedi del grattacielo dal Comune di Ferrara con la collaborazione del Teatro Comunale "Claudio Abbado", dentro il Parco Coletta, ha fatto l'en-plein. Era in pedana la Ferrara Film Orchestra capitanata dalla bacchetta di Ambra Bianchi
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Opera dal Centro-Nord
Buratto bel debutto in Tosca
servizio di Simone Tomei FREE

20250802_TorreDelLago_00_Tosca_EleonoraBuratto_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Nel terzo fine settimana del 71° Festival Puccini di Torre del Lago, la seconda recita di Tosca ha riproposto uno degli allestimenti più attesi di questa edizione. La produzione, firmata da Alfonso Signorini in veste di regista e costumista, si è presentata con una veste visiva marcatamente simbolica, ricca di richiami
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Opera dal Nord-Est
Nabucco Carmen La traviata
servizio di Angela Bosetto FREE

20250731_Vr_00_Nabucco_StefanoPodaVERONA – Anna Netrebko, Anita Rachvelishvili e Rosa Feola, ovvero Abigaille, Carmen e Violetta Valéry. Sono loro le tre grazie musicali che, dal 17 al 19 luglio 2025, hanno acceso l’Arena, rendendo ciascuna rappresentazione meritevole di grande interesse in virtù della propria peculiarità. Per il soprano russo si trattava del debutto italiano come figlia
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Jazz Pop Rock Etno
Verdi e il jazz un dialogo
servizio di Simone Tomei FREE

20250727_Fabbiano_00_ValtidoneFestival_AlessandroBertozziFABBIANO, Borgonovo Val Tidone (PC) - Nella serata di sabato 26 luglio 2025, un angolo a me ancora misconosciuto della Val Tidone, la suggestiva piazzetta di Fabbiano, frazione di Borgonovo Val Tidone, si è trasformato in un crocevia di sublime audacia musicale. Il Valtidone Festival, giunto alla sua 27ª edizione e promosso dalla
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