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La Bella Addormentata di Pyotr Ilyich Chajkovskij al Teatro Comunale di Ferrara |
Trapassi di passi non in prassi |
servizio di Edoardo Farina |
Pubblicato il 02 Gennaio 2024 |
FERRARA - Nell’ambito della programmazione invernale “Opera e Balletto” del Teatro Comunale “Claudio Abbado “di Ferrara, non poteva mancare un appuntamento dal titolo fiabesco adatto alle giornate e festività natalizie, sicuramente inserito nelle sue condizioni di pragmatica ideali. Il suggestivo incantesimo ha così preso forma sul palco in una “prima” e successiva replica rispettivamente venerdì 29 e sabato 30 dicembre 2023 con in scena La Bella Addormentata op. 66 musicata da Pyotr Ilyich Chajkovskij nell’allestimento del Russian Classical Ballet sotto direzione di Evgeniya Bespalova. Grandioso capolavoro del balletto classico, un vero e proprio salto sulle punte nella magia delle fiabe e dei sogni, in un mondo incantato di castelli, foreste e maledizioni ma comunque dal lieto fine, il tutto accompagnato dai costumi e dettagli sontuosi settecenteschi. La sua rappresentazione è sempre una grande sfida per i ballerini, specialmente nell’interpretazione del personaggio principale, la principessa Aurora, richiedendo uno stile elegante e fragile allo stesso tempo ove solo un bacio dell’amor puro ne può spezzare il sortilegio, in una delle pagine più importanti scritte dall’illustre compositore russo, supportata da melodie eterne come Rosa Adagio e Grande Valse Villageoise. La relazione tra la musica di Chajkovskij e la coreografia del ballerino francese Marius Petipa (1818-1910) è così perfetta che sarebbe difficile immaginare un'altra lettura della partitura, rendendo attraverso la simbiosi generale di questa pièce l'Opera più emblematica della danza classica presentando un incredibile set di bellezza e realismo, attraverso un ensemble di solisti e un corpo di ballo guidato di solito da star della danza sovietica. Secondo, per cronologia di composizione dei suoi tre balletti, il libretto fu scritto interamente dal principe e sovrintendente dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, Ivan Vsevolozskij, dando luogo alla prima rappresentazione il 15 gennaio 1890 presso il Teatro Mariinskij, ed ebbe successo fin da subito ricevendo riconoscimenti superiori a Il lago dei cigni da parte della critica e della stampa.


Chajkovskij fu convocato dallo zar Alessandro III alla première nel palco imperiale; questi esclamando la semplice osservazione “bellissimo” e nient’altro, sembrerebbe avesse irritato il compositore in attesa probabilmente di un responso più favorevole. Purtroppo non ebbe mai la soddisfazione di vedere il suo lavoro diventare un successo immediato nei teatri al di fuori della Russia, morendo nel 1893. Nel 1903 è stato il secondo balletto più popolare nel repertorio del Balletto Imperiale (La figlia del Faraone di Petipa/Pugni era il primo), essendo stato eseguito duecento volte in soli dieci anni mentre la produzione montata alla “Scala” di Milano nel 1896 ebbe più di ventiquattro repliche, così come quella prodotta dai Balletti Russi nel 1921 a Londra, ottenendo ampi consensi. Nel 1999 il Balletto del Mariinskij ricostruì la stesura del 1899 curata da Aleksandr Gorskij, con le rielaborazioni di scene e costumi, mentre la produzione di Kirov del 1951 di Konstantin Sergeev è oggi disponibile su Dvd/Video Vhs, seguendone la versione del 1999 "autentica" presente solo in brevi estratti a partire dal 2007. È l’opera del suo genere più lunga di Chajkovskij, della durata di quasi quattro ore contando anche gli intervalli, mentre senza pause è ridotto a quasi tre, quindi raramente eseguito nella sua interezza come avvenuto all’incirca in uguale misura nelle serate del teatro ferrarese che nonostante il suo sfarzo e coreografia dai colori pastello, accesi e fortemente pittorici un po’ da “mille e una notte” utili nella loro medesima collocazione, non sono stati sufficienti a rendere omaggio all’evento posto in cartellone essendosi trattato di una esibizione indubbiamente piuttosto amatoriale. Ballerine giovanissime che pur dimostrando tanta passione e considerevole dinamismo hanno avuto qualche difficoltà in successioni visibilmente al di sopra delle loro capacità, destando perplessità anche nei confronti del pubblico meno accorto, ove i consueti passi atti alla continua ricerca della leggerezza non ne hanno evidenziato correttamente il carattere artistico a favore di un coinvolgimento piuttosto acerbo, affidandosi più che altro a un riuscito sincronismo. Tralasciando il linguaggio coreutico interpretativo preposto, la performance è apparsa nelle sue dimensioni didascaliche in parte priva della corretta filologia e il pathos dovuto, dove l’espressività dei sentimenti storicamente richiesti da copione sono risultati piuttosto artefatti a favore delle singole sequenze soliste, intermediate dall’insieme del “tutte” sino al finale, presentate attraverso forme ripetitive una dopo l’altra… quasi come fossero persino in competizione tra loro... Per ultimo, ma non per ultimo, le musiche, importantissime, purtroppo registrate e riprodotte in modo assordante in sala e spesso distorte da un impianto audio infelicemente collaudato, hanno diffuso sonorità a volte quasi fastidiose… nel mentre insolite e incomprensibili anche le chiusure del sipario nei vari intervalli dai cambi di scena, spesso in anticipo con le danzatrici addirittura ancora in movimento. Sensazione connessa, quindi, a una sorta di spettacolo relegato più facilmente alle Hit Parade della danza russa da “consumo” e come tale da portarsi in giro per il mondo in proposta alquanto circense, esagerando, sfruttando un po’ la propria nazionalità, il nome indiscusso di Chajkovskij e il titolo che comunque sia, dal tono idilliaco e sognatore, si creda erroneamente possa sempre essere accettato di buon grado in qualsiasi contesto garantendone il successo; un po’ come pensare a un immaginario del barocco veneziano costituito solo dalle Quattro Stagioni di Vivaldi, seppur difficili, eseguite alla meno peggio rappresentanti l’Italia all’estero… oppure la cultura partenopea espressa con il popolarissimo O sole mio e nulla di più. Ma qui, siamo al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara…o molto più. (la recensione si riferisce allo spettacolo di venerdì 29 dicembre 2023)
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara Nella miniatura in alto: Evgeniya Bespalova direttrice e coreografa del Russian Classical Ballet Sotto, in sequenza: immagini d'assieme della Bella Addormentata di Pyotr Ilyich Chajkovskij nell’allestimento del Russian Classical Ballet
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