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Aperto con un successo di pubblico incontestabile il 99° Festival Arena di Verona |
Carmen torna accolta dal tripudio |
servizio di Athos Tromboni |
Pubblicato il 18 Giugno 2022 |
VERONA – Doveva essere kolossal per celebrare il regista Franco Zeffirelli, e kolossal lo è stata questa Carmen inaugurale dell’Arena Festival 2022 perché al di là degli esiti ricercati da puristi e “intenditori”, o da filologi e “integralisti”, per la Fondazione veronese ciò che più conta (attenzione: diciamo ciò che più conta, non ciò che solo conta) è l’esito presso il pubblico; e non v’è dubbio che l’accoglienza del kolossal da parte di un pubblico che gremiva l’anfiteatro è stata addirittura trionfale. Un tripudio vero e proprio. Niente di nuovo rispetto a una messa in scena “zeffirelliana” con decine e decine di comparse a infoltire il già pingue coro areniano, poi cavalli più volte in scena, al piccolo trotto, o in dressing guidato dai loro cavalieri, o trainanti carretti, poi muli in transito e due dozzine di ballerini ai lati, quando non al centro della scena, per coreografie dove il flamenco l’ha fatta da padrone scatenando applausi entusiatici. Eccetera. Conclusione: è uno spettacolo da vedere, criticare magari, sbertucciarlo anche, ma da vedere. La protagonista, Clémentine Margaine, era al debutto; e debuttava pure Luca Micheletti nel ruolo di Escamillo; in serata di grazia s’aggiungevano il tenore Brian Jagde (Don José) e una splendida Karen Gardeazabal nelle vesti di Micaela; poi, per completare il cast, uno stuolo di giovani interpreti dove si metteva in evidenza il baritono Gabriele Sagona (Zuniga) ma ben figuravano anche Daniela Cappiello (Frasquita), Sofia Koberidze (Mercedes), Nicolò Ceriani (Dancairo) e i veterani Carlo Bosi (Remendado) e Biagio Pizzuti (Morales). Sul podio il maestro Marco Armiliato, direttore musicale del Festival. L’allestimento ha combinato per la prima volta in scena le migliori intuizioni di Zeffirelli di allestimenti che vanno dal 1995 al 2009, integrandoli con nuovi elementi scenografici mai realizzati, ricuperati dai bozzetti originali. Costumi belli e sgargianti di Anna Anni. Alle masse Orchestra, Coro (maestro del coro Ulisse Trabaccin) e Tecnici della Fondazione Arena, si sono aggiunte le voci bianche di A.Li.Ve. preparate da Paolo Facincani; e sempre in scena o quasi, il Ballo con le coreografie originali di El Camborio riprese da Lucia Real e la Compagnia di Ballo spagnolo “Antonio Gades” (coordinatore del Ballo, Gaetano Petrosino). Perfette come sempre le luci di Paolo Mazzon. L’aria festosa della serata (non solo sul palcoscenico durante le scene d’assieme del torero toreador o della habanera, ma anche in platea e sulle gradinate) ha avuto un momento di raccoglimento quando un annuncio particolare, comunicato direttamente dal palcoscenico prima dell’avvio dell’opera dalla sovrintendente soprano Cecilia Gasdia (accolta da un lungo e affettuoso applauso) ha suscitato un silenzio rispettoso : «Ricorre quest’anno il centenario della nascita di due grandissimi artisti – ha detto la Gasdia – più volte protagonisti su questo palcoscenico; il soprano Renata Tebaldi e il baritono Ettore Bastianini.» Applausi del pubblico prima e dopo la riproduzione audio delle due “voci” nelle rispettive incisioni d’epoca di “Numi pietà” (Aida, per la Tebaldi) e di “Ah! l’amor, l’amore ond’ardo” (Il trovatore, per Bastianini).

Poi la bacchetta precisa e attenta di Marco Armiliato ha dato l’avvio, con la trascinante Ouverture di Carmen, all’avvenimento inaugurale del 99° Festival Arena di Verona. Dobbiamo segnalare, a titolo di cronaca, che tutto il primo atto è stato cantato senza i sovratitoli elettronici per un presumibile guasto all’impianto. Poi nel secondo e terzo/quarto atto (questi ultimi due fatti di seguito senza intervallo, solo una breve pausa per il cambio scena) i sovratitoli sono ricomparsi… “zoppicando” perché il maxivideo sulla sinistra del pubblico oscuravano qualche sillaba sia del testo italiano, sia del testo inglese, mentre quello sulla destra del pubblico funzionava a meraviglia ed essendo montato anche più in basso dell’altro (o comunque meno lontano dal palcoscenico e dalla platea) la leggibilità era eccellente. Che dire dell’esecuzione? Coro molto ben preparato, orchestra attentissima alle indicazioni del podio, mai prevaricante il canto. Bravi gli intepreti, sufficienza piena, con un doppio più per la Gardeazabal (Micaela) e un meno meno per la debuttante nel ruolo (Margaine). Ottimo anche il tenore Jagde e in pieno phisique-du-role il debuttante Micheletti (Escamillo). Marco Armiliato, come detto, ha diretto con scrupolo e capacità, diventando addirittura sublime nella concertazione del quintetto del secondo atto “Nous avons en tête une affaire”. Le repliche di questa Carmen sono in calendario per il 24 e 30 giugno; 14, 21, 31 luglio; 11,14 e 27 agosto. Le altre “prime” del Festival 2022 sono: Aida (18 giugno), Nabucco (25 giugno), La traviata (2 luglio), Roberto Bolle and Friends (25 luglio), Turandot (4 agosto), Carmina Burana (12 agosto) e Placido Domingo in “Verdi Opera Night” (25 agosto) con arie e duetti da Macbeth, Don Carlo, Aida.
  


(La recensione si riferisce alla recita di venerdì 17 giugno 2022)
Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona Nella miniatura in alto: Clémentine Margaine nel ruolo di Carmen Sotto: sempre la Margaine nel primo atto dell’opera, con Gabriele Sagona (Zuniga) Al centro in sequenza: Cecilia Gasdia sul palco durante la comunicazione della dedica dello spettacolo ai centenari di Renata Tebaldi e di Ettore Bastianini; Brian Jagde (Don José); Luca Micheletti (Escamillo) Sotto: la bravissima Karen Gardeazabal in Micaela In fondo: bella panoramica di Ennevi Foto sull’allestimento kolossal 2022 di Carmen
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