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Le apprensioni, le difficoltā, ma anche le critiche e i suggerimenti per uscire dalla crisi pandemica

Lirica: Parliamone davvero...

intervento a pių voci curato da Simone Tomei

Pubblicato il 28 Luglio 2020

200728_00_Parliamone_CulDeSacLUCCA - Il 2020 sarà ricordato dai più (se non da tutti) come “annus horribilis”. Nessuno, alla mezzanotte del 31 dicembre scorso, mentre brindava e provava a imbastire i buoni propositi per il futuro, avrebbe mai pensato di trovarsi a vivere in una situazione così difficile e caotica. Tanti settori dell’economia sono stati travolti dalla pandemia Covid-19 e, fra innumerevoli notizie e molteplici previsioni (spesso l’una contundente con l’altra) le prospettive non sembrano molto rosee. Dove starà la verità? Al momento, penso che non sia dato a nessuno saperlo, mentre sentimenti di sfiducia e di negatività pervadono quasi tutti gli animi.
In questo contesto, mi occupo di lirica e di tutto quello che ruota intorno al mondo del Teatro d’opera e, più in generale, della cultura. Ho avuto modo di confrontarmi con molti Artisti e in questo periodo le acque non sembrano né chiare, né calme. I motivi sono tanti: l’incertezza del futuro, una serie di fatti attualmente al vaglio degli inquirenti (le presunte irregolarità in alcune Fondazioni lirico-sinfoniche), la mancanza di riconoscimento della professionalità artistica da parte di chi dovrebbe farne un punto di partenza per la propria programmazione e, non in ultimo, un senso di abbandono da parte delle istituzioni per un settore così strategico ed importante come quello della cultura.
«Non temete i momenti difficili - diceva Rita Levi-Montalcini - il meglio viene da lì.»
Senza dubbio la crisi è servita ad affinare sempre più i rapporti personali e professionali di molto Artisti, fino a consolidarli in suggelli di amistà paragonabili al legame tra Don Carlo e Rodrigo nella famosa opera verdiana. A questo punto, parlare, confrontarsi ed esternare un rigoroso disappunto per quanto sta succedendo nel mondo dell’Opera, è diventata un’impellente necessità.
Ecco dunque che, su questa testata di musica, daremo vita a una serie di servizi (questo è il primo della serie) in modo che ogni Artista che lo volesse, si possa esprimere sulle difficoltà e le contraddizioni del momento; con il giusto rigore (ma con l’eleganza e l’educazione imposta da una parte dalla propria moralità e dall’altra dall’etica non solo giornalistica) su alcuni temi piuttosto caldi, anzi bollenti, che animano un mondo in continuo mutamento (resta solo da capire se sia evoluzione o involuzione). Ognuno potrà esprimere un personale pensiero che non è solo analisi critica dei fatti, ma vuole anche essere un modo per proporre una situazione più forte di tutela per una categoria di professionisti molto numerosi.
In questo primo servizio, verrà trattato il tema del rapporto tra gli Agenti lirici e le Direzioni dei Teatri (nelle figure del Sovrintendente, Direttore artistico o Segretario artistico): un aspetto in taluni casi che può apparire piuttosto torbido, almeno da quello che ci sta raccontando la cronaca attuale.
L’intento, però, è quello di non partire dal particolare per andare al generale, ma di tracciare il percorso diametralmente opposto, senza celarsi dietro alle ipocrisie, alle paure o ai silenzi spesso imposti dalle convenienze, bensì esprimendo in libertà ciò che un tempo era, quello che oggi è, quello che non vorremmo ulteriormente diventasse e quello in cui speriamo la situazione possa evolversi.
Tale percorso è possibile proprio perché ognuno degli Artisti coinvolti in questo progetto gode di una presenza sul palcoscenico di lunga data e, grazie all’esperienza, può quindi esternare con cognizione di causa il progressivo incancrenirsi di specifiche situazioni a discapito della qualità, della professionalità, della moralità e del rispetto degli addetti.

200728_01_Parliamone_OrfeoEdEuridice_facebook

Su molte testate si sono succedute intere pagine che tendono a mettere in risalto certe anomalie del sistema (attualmente al centro di un percorso istruttorio da parte della magistratura, con numerosi interrogatori cui sono state sottoposte molte persone “informate dei fatti”) e non sono mancati toni duri e accusatori. Tuttavia, viene quasi da pensare alle parole di Don Magnifico nella Cenerentola rossiniana: «Più se ne cava, più ne resta a cavar.»
Sia quindi questo spazio un momento di esposizione, ma al contempo un punto di partenza propositivo, affinché il domani non sia cupo e mellifluo (come appare adesso agli occhi dei più), ma diventi, come un tempo, un luogo in cui alberghino rispetto, riconoscimento e merito, come fra Don Carlo e Rodrigo. Ecco - dunque - chi pensa e dice cosa:

Marco Berti (tenore)
Ormai sono diversi anni che riscontriamo un confine sempre più flebile tra direzioni dei teatri e agenzie.
Ricordo che all’inizio della mia carriera, erano le agenzie stesse - almeno le più quotate - ad avere voce in capitolo sulle nomine dei segretari artistici, ma non so dire da chi dipendesse questa possibilità.
Ho sempre riscontrato da parte di talune grosse agenzie, una facilità nel lavorare con determinate Fondazioni, chi era forte da una parte chi era forte dall’altra, un gioco che si ripete da tanti anni, ora con diverse modalità.
Già allora si vociferava di strane commissioni e se ne sentivano di tutti i colori -  senza peraltro averne prove -, in merito a rapporti troppo espliciti con le varie direzioni.
Gli anni sono passati, sono cambiate le modalità e sono cambiate le agenzie; i forti di allora non ci sono più, finiti, annientati da altri - in qualche modo determinati, almeno a parole -, a voler cambiare le cose, ma che alla fine si sono rivelati peggiori dei primi.
Si parla di tempi di “vacche grasse” dove l’aspetto economico nel nostro settore non era un problema, anzi: si producevano allestimenti faraonici, con costi che ancor oggi farebbero venire i brividi.
200728_02_Parliamone_MarcoBerti
La mangiatoia era più ricca per tutti e con un’attenzione molto forte per la qualità del prodotto artistico. Sulla piazza c’erano grandi musicisti ed essendo il fine comune proprio un alto spessore qualitativo, noi, allora giovani, eravamo sempre a contatto con solidi punti di riferimento ed ognuno aveva il suo palcoscenico per mettersi in gioco.
Oggi, dopo tanti anni in cui la mia generazione avrebbe dovuto raccogliere i frutti di tanti sacrifici, ci ritroviamo in una situazione paradossale: sembriamo appena usciti da una guerra, dove tutto è incerto e il domani stesso è diventato un miraggio.
Ecco che il gioco strano tra direzioni teatrali e agenzie diventa un fattore predominante che non esita a scivolare in comportamenti scorretti ed il denigrare artisti che non appartengono alla propria scuderia, diventa per alcuni prassi comune.
Questo modus operandi non è mai stato cosi marcato come negli ultimi anni quale ultima viscida mossa per eliminare la naturale concorrenza insita in un libero mercato. Le notizie di questi ultimi giorni ci riportano anche a “strani” intrecci fra talune testate giornalistiche e le stesse agenzie (anche se di questo parleremo ampiamente più avanti) volti a “favorire” i propri artisti a discapito di altri.
Questo quadro poco idilliaco desta la mia preoccupazione e rende sfocata la visione del futuro: cosa troveranno le generazioni che ci seguono? Spero vivamente non debbano soccombere a questo sistema. Il lavoro è un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione e quindi parte fondamentale del nostro ordinamento.
Mi auspico che dopo queste vicende giudiziarie - dalle quali mi aspetto pulizia ed esemplari condanne ove ce ne siano le motivazioni - che vedono coinvolte alcune tra le principali agenzie e diverse direzioni di teatri italiani, si possa tornare a parlare di Arte - con la "a" maiuscola -, per poter dare al pubblico la grande cultura che ci ha sempre visti protagonisti nel mondo.
Sento spesso parlare ultimamente di Sovrintendenti o Direzioni Artistiche che dicono di contattare direttamente il cantante: in trent’anni di onorata carriera sono stato contattato solo alcune volte dalle direzioni di teatri stranieri. Mai e poi mai da un teatro Italiano.
Infine, e concludo, credo che la cultura, essendo bene comune, dovrebbe tornare ad essere gestita dallo Stato e non lasciata in mano ai privati, tanto meno ai partiti e sicuramente non agli agenti che in fin dei conti non mostrano nemmeno la faccia.

Anna Maria Chiuri (mezzosoprano)
L’artista è solo ed è indipendente. Questo dovrebbe essere il ruolo dell’arte stessa: essere libera, parlare, vomitare lo sporco, il vile ed il triste. Ma in questo che è forse uno dei periodi più tristi della storia dell’umanità - proprio perché è l’umanità che stiamo perdendo - l’arte, la musica e nel nostro caso il teatro, è stata rapita dal marketing.
200728_03_Parliamone_AnnaMariaChiuri.JPGL’arte ed il commercio sono state legate da sempre: essere bravi negli affari è la forma d’arte più elettrizzante. Fare soldi è un’arte. Ma qualcosa è cambiato.
Ciò che abbiamo perso è la sacralità, quella sorta di rispetto per l’artista, per le sue capacità intellettuali e tecniche, che gli permettevano la libertà dell’esecuzione. Prima era il sistema che si adattava alle scelte dell’arte, adesso è l’arte che si adatta alle scelte del sistema.
Nel mondo paradossale del marketing dell’arte il valore di noi musicisti dipende dal suo prezzo e non il contrario. Si prende un cantante, si monetizza, si pubblicizza per farne crescere il valore e più questo sarà alto più sarà appetibile alle orecchie del pubblico e del mercato. Il concetto è quindi che più una cosa costa più vale, non solo nella cultura ma anche nel quotidiano. Come si fa a rimanere indipendenti da queste logiche? Il sistema alletta con il falso mito del successo facile, del denaro, del grande boom, del grande talento scoperto.
La solitudine di noi artisti è diventata un isolamento da tutti con l’unico scopo finale del successo e del denaro. Non ci confrontiamo più fra di noi, non parliamo più di tecnica (se non per parlare male l’uno dell’altro), non approfondiamo i personaggi ai quali pretendiamo di dare vita. Non siamo più amici o almeno onesti l’uno nei confronti dell’altro. Da tutto questo nascono ad uno ad uno tutti gli altri problemi che ci stritolano e spengono il fuoco che arde e che dovrebbe scaldare gli animi del pubblico.
Questo è il momento di un nuovo umanesimo e di nuova una rinascita dell’artista, del cantante, dell’attore, dello strumentista di colui che in sostanza agisce direttamente e crea l’arte.
Il nostro compito oggi è quello di riprendere il nostro posto originario, con la volontà di ricostruire tutti insieme il nostro mondo e per rinnovare le modalità di comunicazione con un pubblico che è sempre più insensibile e apatico; solo in questo modo potremo affrontare le problematiche specifiche che incrostano gli ingranaggi del meccanismo del teatro lirico.
Leopold Fechtner scriveva che «l’opera lirica è un posto dove un uomo viene pugnalato e, invece di morire, canta.»
Ci hanno pugnalati e noi abbiamo continuato a cantare. Ora basta.

Bruno de Simone (baritono)
Nel corso degli anni, ahimè dei decenni - la mia longevità artistica è generosa, ma implacabile -, i cambiamenti peggiorativi nei rapporti tra agenti e apici teatrali sono tremendamente evidenti.
C'era una tempo in cui in Italia vi erano tre grandi agenzie di artisti d'opera. Ognuno dei loro responsabili era un vero e proprio “talent scout” che, forte della sua competenza e responsabilità professionale, dopo aver individuato il giovane promettente, lo veicolava dai maestri idonei - e una volta ve n’erano tanti - per farlo crescere, pagando spesso di sua tasca le lezioni, per poi introdurlo nel mondo del teatro seguendolo pedissequamente nella lievitazione delle sue qualità. Dopo questa salutare generazione di rappresentanti si è passati ad una fase opposta in cui le agenzie sono nate come funghi e talvolta i loro responsabili provenivano dai campi più disparati di lavoro senza una specifica conoscenza almeno del pentagramma.
200728_04_Parliamone_BrunoDeSimone
Era data ampia possibilità alle direzioni artistiche di contattare direttamente l'artista che poi liberamente potesse decidere di proseguire personalmente la trattativa o di demandarla ad altri, assicurando così una salutare trasparenza e serenità di scelte.     
Ecco che dall'inizio degli anni 2000 si è passati traumaticamente da un rapporto diretto tra artista lirico e datore di lavoro direttore artistico -  in coerenza con la nostra configurazione di lavoratori autonomi -, alla mediazione costante della discussa figura di rappresentante divenuto ben presto unico ed esclusivo interlocutore delle direzioni artistiche, oggi sovrintendenze.
Ad evidente danno dei giovani artisti e non solo, si è perso quel pour parler che c'era tra chi volesse affidare un ruolo e la figura del professionista; era quello il momento ed il luogo in cui ci si accertava che la congruità delle proposte fosse consona all'età vocale anagrafica ed anche fisica del cantante, riuscendo talvolta a far mutare d'idea il responsabile del cast con un notevole vantaggio per tutti: l’artista da una parte evitava di esporsi anzitempo in un ruolo che probabilmente non avrebbe mai fatto, il dirigente del teatro all'altra non si faceva artefice di scelta azzardata.
Ciò era reso possibile da una notevole competenza dei responsabili delle scelte artistiche che avevano “pedigree” adeguati e preparazione tale che consentiva loro di essere dotati di giusta umiltà che consentiva di ritornare sui propri passi (ma di questo aspetto parleremo in un intervento futuro). Tutt'altra cosa da certa arroganza decisionale che si riscontra spesso oggi.
D'altronde con la trasformazione degli Enti Lirico-sinfonici in Fondazioni di diritto privato, avvenuta nel 1997, siamo passati dai vari ruoli apicali a quello di sovrintendente che da statuto avrebbe avocato a sé quello di direttore artistico. Prevedendone le competenze specifiche limitate, gli è stato poi consentito di demandare ad un coordinatore e, come se non bastasse, anche ad un casting director, figura in voga da un decennio circa. Così facendo sono triplicati i costi e si sono diluite le competenze affidate talvolta a personaggi avulsi dal pentagramma, recuperati da lavori lontani anni luce dal mondo dell'Opera.
La marcata crisi del 2008 ha prodotto unioni, disunioni e rafforzamenti in diverse agenzie che hanno notevolmente aumentato il loro peso nell'ambito decisionale delle Fondazioni che pur godendo di cospicuo sovvenzionamento pubblico restano tuttora di diritto privato e nel loro ambito il controllo pubblico è insufficiente; ecco che da un libero mercato si è passati ad un mercato dotato di regole levantine e fragili.

 

Amarilli Nizza (soprano)
Nella storia la figura dell’agente lirico è ritenuta ambigua e controversa. Spesso al centro di polemiche e per lungo tempo priva di regolamentazioni e legittimità. Quando ho iniziato la mia carriera artistica - ormai sono passati quasi trent’anni -, la figura dell’agente era più assimilabile ad un Pigmalione scopritore di talenti che proponeva ai direttori artistici le nuove leve. Nel caso dei big era una sorta di via di mezzo tra un assistente personale del “divo” e un creatore di eventi ritagliati su di esso. In ogni caso era una figura di riferimento per le esigenze personali e pubbliche dell’artista. Negli ultimi quindici anni qualcosa ha cominciato a mutare. Gli agenti lentamente hanno spostato l’asse dall’artista alla dirigenza del teatro e tutta la loro attenzione si è prioritariamente spostata verso le direzioni - da non urtare mai e da assecondare in tutte le richieste, anche le più ingiuste per gli artisti -.
200728_09_Parliamone_AmarilliNizzaLo scenario ha trasformato la figura dell’agente da un pater familia custode dell’artista, ad una figura quasi politica. Probabilmente affannato per entrare nel “giro giusto” per poter avere favori da questo o quel gruppo di riferimento al fine di ottenere la più grande quantità possibile di contratti? Siamo arrivati quindi ad avere agenzie con numeri di artisti spesso eccessivi per i quali è impossibile avere le dovute attenzioni: ci troviamo di fronte a situazioni in cui cantanti molto validi sono inseriti nel rooster con l’unico scopo di toglierli dal mercato. 
Inevitabile conseguenza di questo cambiamento si esplicita nel fatto che le agenzie sono diventate molto spesso delle “multinazionali” in cui il prodotto non conta più, un artista vale l’altro. Non più personalizzazioni, ma logiche di mercato, non più esaltazione di un carisma specifico, ma individui da spremere come limoni che quando non hanno più succo si buttano via e si comincia a spremerne uno nuovo.
Questo ovviamente ha fatto sì che gli artisti diventassero via via sottomessi a queste logiche per poter lavorare, perdendo completamente di vista il loro vero valore e convincendosi di valere poco e di necessitare unicamente dei giusti appoggi e di mettersi nei giusti “giri” per poter auspicare una qualsiasi prospettiva di lavoro. Non avendo più importanza il reale talento, diventa importante solo esserci ed essere sostenuto ed esaltato dai gruppi di potere. Tutto perde significato e valenza ed ecco che l’arte passa in secondo piano e il sistema si insedia e si sostituisce ai valori. Lo specchio del paese direbbero alcuni, il micro come il macro; ma l’artista è più colpevole del normale cittadino che spesso non coglie le logiche del sistema.
L’artista vede, l’artista sa, l’artista trova che tutto questo sia normale e allora è automaticamente colluso con il sistema che lo avvinghia e lo strozza come una piovra. Aggiungiamoci che le logiche competitive del neo liberismo hanno portato ad una rivalità sempre più esagerata tra gli artisti che non riescono a mettere da parte il proprio ego in favore della categoria cui appartengono e che la prospettiva dei facili guadagni li hanno resi spesso egoisti ed avidi. Chi “gestisce” l’artista sa che dividi et impera è il motto ideale per mantenere il controllo della situazione e per evitare che il gruppo possa diventare forte e risvegliarsi a rivendicare diritti ormai dimenticati; così si arriva a una categoria priva di un efficace Contratto nazionale, sottomessa ed impaurita, incapace di qualsiasi reazione per il terrore di perdere il proprio posto al sole. Ed ecco come siamo arrivati alla trasformazione totale del rapporto agente - direzione dei teatri.
Per abbattere un albero tagliare le radici: per togliere la libertà distruggere l’identità.

200728_06_Parliamone_MassimoGiordanoMassimo Giordano (tenore)
Credo che il “sistema” agenzia/direzione artistica, in Italia si imperni prevalentemente su rapporti personali rispetto all’estero, mentre i cantanti sono messi in “vetrina” quasi come fossero agnelli sacrificali. Senza tutela alcuna.
Purtroppo le direzioni artistiche si basano molto, forse troppo, sulle parole spese dagli agenti. Questo accade perché molti direttori artistici (in qualche caso pur essendo musicisti) non hanno competenze atte a sopperire ai bisogni di un teatro che è in cerca di una nuova identità.

 

Franco Vassallo (baritono)
L’arte e il mercato hanno, dall’inizio dell’evo contemporaneo, cioè da almeno un paio di secoli, legami molto stretti di reciprocità.
Osservando più in profondità, però, c’è il rischio di scoprire che i due mondi - quello dell’arte e quello del mercato - parlino in realtà linguaggi antitetici e siano mossi da finalità opposte. Fin dalle primordiali incisioni rupestri, l’arte è la manifestazione umana che più avvicina l’individuo all’immanente; e l’immanenza parla nell’individuo col linguaggio dell’arte.
Il prodotto della vera e grande arte è la quintessenza risultante dall’amoroso incontro del microcosmo individuale con il misterioso macrocosmo da cui il primo proviene e verso cui anela incessantemente. 
Questo sacro mistero, imperniato sul valore profondo dell’essere umano in relazione estatica con l'universo, ha davvero ben poco a che spartire col concetto di merce.  Il mercato - soprattutto un mercato sempre più deregolamentato come quello attuale -, è un mostro insaziabile che divora ogni cosa ed ogni manifestazione umana mercificandola. L’essere umano stesso, ognuno di noi, è sempre più considerato esso stesso quale una merce. Non stupisce quindi rilevare le attuali problematiche nel mondo del teatro d’opera, con gli artisti - e il prodotto artistico stesso - in una posizione di sempre maggiore sudditanza nei confronti delle logiche di mercato e di coloro che le gestiscono.
Già a fine Ottocento il filosofo Friedrich Nietzsche lamentava questa deriva mercatistica quando affermava: «Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore.»
E, nelle parole di  Nietzsche, possiamo osservare chiaramente espressa l’antitesi arte-mercato. L’arte è intrinsecamente legata al valore (nella sua accezione più ampia), al significato della vita umana ed alla libertà. Il mercato è legato al prezzo, alla mancanza di significato della vita umana ed alla schiavitù. Da queste dinamiche di mercato, presenti e operanti appunto già da almeno due secoli, non possiamo e non dobbiamo attenderci finalità diverse da quelle ad esse connaturate.
200728_08_Parliamone_FrancoVassallo
Il mercato svolge una funzione utile solo quando è controllato e posto al servizio dell’umanità, perché la sua tendenza naturale è quella di renderla schiava. E, come in tutti gli altri ambiti umani, anche e soprattutto in quello artistico, la figura del mercante è utile quando si pone al servizio dell'arte, deleteria quando ne diventa l’incontrastato arbitro. Ma perché ciò non avvenga è essenziale che ci siano forti e sapienti figure di controllo preposte, dotate di preparazione, discernimento e volontà, che sappiano anteporre le finalità dell’arte a quelle del mercato; finalità, queste ultime, che di per sé, non hanno né possono avere alcun rispetto e alcuna considerazione dei tempi e dei modi necessari alla manifestazione artistica di qualità. Per lungo tempo queste logiche di mercato non hanno - come purtroppo sta avvenendo oggi - potuto danneggiare, tra i vari ambiti umani e artistici anche quello del teatro d’Opera, soltanto perché agivano da contraltare leggi non scritte e precetti tramandati per secoli da chi nel nostro ambiente ci ha preceduto e che un tempo nessuno si sarebbe mai sognato di non rispettare. 
Ve ne sono molti di questi precetti e leggi non scritte; volendo fare un esempio, un tempo - e non intendo un secolo fa, ma solo pochi lustri or sono - un giovane artista lirico iniziava con una sana e lunga gavetta nei teatri di provincia, con ruoli non troppo pesanti e adatti alle sue peculiarità vocali, per crescere ed irrobustirsi gradualmente. Se c’erano le qualità naturali, lo studio serio e venivano fatti i passi giusti con gradualità, l’artista approdava alla grande carriera e veniva consacrato intorno ai quarant’anni. 
Oggi vanno di moda le “novità”, giovani cantanti scoperti e buttati immediatamente nell’agone dei grandi teatri con ruoli troppo pesanti cantati troppo presto - se va bene - o totalmente inadatti alle loro possibilità - se va peggio -.
Solitamente in pochi anni vengono tritati dal sistema, ma nuova carne fresca è sempre pronta. Per contro artisti validi, professionali, preparati e ben rodati vengono lasciati a casa perché magari hanno superato i quarant’anni - proprio l’età in cui prima si partiva per davvero - e non rappresentano più una “novità”, non sono più “di moda”. Mode che sono quelle create a tavolino da uno star-system le cui priorità ed interessi non riguardano più il livello artistico ma, appunto, soltanto le leggi del mercato; siamo arrivati su una pericolosa china, ancora un passo e queste prassi e precetti non scritti rischiano di scomparire per sempre con danno incalcolabile. 
Sono un ottimista e, in questo fosco panorama, auspico che nasca presto l’alba di un nuovo umanesimo e conseguente rinascimento, ed intendo impegnarmi personalmente a tal fine.

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Antonino Siragusa
(tenore)
Più che un rapporto malato, direi un rapporto falsato e mal filtrato da alcune agenzie. Il nostro Contratto nazionale del lavoro andrebbe riscritto per tutelare gli artisti. Bisognerebbe riconoscere in ogni caso una percentuale sul compenso stabilito in caso di cancellazione delle produzioni in corso. Non credo che le altre associazioni possano rappresentare una minaccia, ma piuttosto cerchino di dare un contributo attraverso una mediazione facendo del loro meglio per tentare la risoluzione dei problemi. Molti teatri non sono regolari nei pagamenti, in alcuni casi passano addirittura degli anni per avere i compensi pattuiti, anche questo sarebbe da rivedere nel Contratto nazionale.
Per concludere direi che solo cambiando direzione, come stiamo cercando di fare, possiamo garantire agli artisti di domani che frequentano le accademie giovanili un futuro possibile.
Dobbiamo lottare ora più che mai, per avere un sindacato che ci dia finalmente voce. Abbiamo voglia di sederci ai tavoli preposti per discutere civilmente i nostri diritti. La musica nasce per unire i popoli ed è senza confini.

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Serena Farnocchia
(soprano)
Nel panorama del teatro lirico italiano, a prescindere dal momento drammatico che noi tutti stiamo vivendo in quest'anno di pandemia e lockdown, risulta abbastanza evidente la totale mancanza di tutela nei riguardi dell'artista autonomo scritturato per una produzione.
Mi riferisco prima di tutto al tipo di contratto, in cui siamo soggetti interamente passivi, senza alcuna difesa: clausole solo a favore del teatro, alla mercé dei possibili umori di altre componenti, tutte le spese di vitto e alloggio a carico, senza una vera assicurazione. A ciò si aggiunge a volte anche l'usanza di essere pagati in ritardo o peggio di dover ricorrere tristemente a vie legali solo per ottenere quello che si era pattuito e ci spetta. A questo punto della nostra storia sorge fortemente il bisogno di un cambiamento del rapporto tra i teatri e gli artisti, dove questi ultimi possano essere riconsiderati nella loro dignità di lavoratori dello spettacolo con diritti sacrosanti e contrattualizzati.

Da parte nostra e della direzione della testata, questo servizio rappresenta solo un primo focus di riflessione su una realtà che ha tutte le caratteristiche di essere - per dirlo con un linguaggio rossiniano - un “nodo avviluppato”; prossimamente un nuovo appuntamento per sviscerare e portare sempre più all'attenzione della società civile il non troppo fatato mondo del melodramma.

Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica.Net






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Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei FREE

20250519_Lu_00_GiselleAroundLeVilli_BeatriceVeneziLUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente
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Opera dal Nord-Est
Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti FREE

20250519_Ts_00_Rigoletto_AmartuvshinEnkbathTRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del
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Classica
Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250517_Fi_00_ConcertoTimurZangievFIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE

20250510_00_FerraraMusicaStagione2025-2026_MarcoGulinelliFERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
Torna miXXer
FREE

20250508_Fe_00_TornaMixxer_StefanoCardiFERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025  presso Palazzo Naselli Crispi,  Ridotto del Teatro Comunale,  giardino di Palazzo Giulio  D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e  loggiato di Palazzo dei
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Eventi
Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE

20250505_To_00_Stagione2025-2026_RossoTORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE

20250501_Li_00_Fastaff_FedericoLonghi_phAndreaTrifilettiTeamBizziLIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Echi dal Territorio
Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE

20250501_Fe_00_VivaldiEIMandolinoFERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE

20250430_Fe_00_AllieviConservatorioFrescobaldi_AlessandroPataliniFERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE

20250430_00_LosAngeles_Ainadamar_AnaMariaMartinez_phCoryWeaverLOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE

20250425_Fe_00_IntervistaALeoneMagieraFERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE

20250421_00_LosAngeles_CosiFanTutte_JamesConlonLOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE

20250420_Fe_00_ChristianJosephSacconFERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE

20250417_Ge_00_DieLiebeDerDanae_AngelaMeadeGENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE

20250408_To_00_LaDamaDiPicche_MichailPirogov_phMattiaGaidoTORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE

20250406_Fe_00_ConcertiAlRidotto_ClaudioConti_phGliAmiciDellaMusicaUncalmFERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE

20250401_Fe_00_FedericoMariaSardelli_PersonaggiÈ il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso".
Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE

20250331_Fe_00_SerenataDAmore-FedericoMariaSardelli_phMarcoCaselliNirmalFERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
Il ritorno dei Cardelli
servizio di Athos Tromboni FREE

20250330_Fe_00_MatteoCardelliGiacomoCardelli_phGliAmiciDellaMusicaNetFERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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