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La prima regina del compositore bergamasco nel regno del Cigno di Busseto |
Il trionfo di Anna Bolena |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 24 Gennaio 2017 |
PARMA - Siamo nel 1830 quando Gaetano Donizetti finì di comporre Anna Bolena; fu il coronamento di anni dove le fatiche molto spesso venivano accolte da instabili successi. Fu la prima opera che in breve fece il giro di tutte le capitali europee, fruttandogli fama nazionale ed internazionale, con la precisazione che certamente la Bolena lo portò all'attenzione del mondo musicale europeo, ma non fu certo la sua prima opera ad essere rappresentata fuori d'Italia, e non fu un'improvvisa rivelazione della sua bravura. Fu piuttosto il culmine di un lungo processo di maturazione e di paziente apprendistato confermato dalla lunga lista di opere, fra le quali peraltro figurano già lavori seri quali Il paria, L'esule di Roma, Il castello di Kenilwoorth e Imelda de' Lambertazzi. Un elemento vincente in questa circostanza fu la presenza di Felice Romani che gli fornì un testo veramente di prima qualità, in quanto possiamo sicuramente affermare che il Romani era senza dubbio il più capace librettista del suo tempo. Studioso educato sui classici, poeta di autentica sensibilità e drammaturgo con un forte senso della teatralità, avrebbe in seguito fornito a Donizetti i testi per L'elisir d'amore e Lucrezia Borgia, dimostrando notevole versatilità non solo nella tragedia ma anche nella commedia e nel melodramma romantico. La stagione del Teatro Regio di Parma è stata inaugurata proprio con questo capolavoro donizettiano e in questa recensione vi darò conto del mio ascolto nella città di Giuseppe Verdi, della recita di domenica 22 gennaio 2017. Una produzione che porta la firma dell’aspetto visuale di Alfonso Antoniozzi come regista, Monica Manganelli per le scenografie, Gianluca Falaschi per i costumi, Luciano Novelli curatore delle luci e Sergio Paladino per i movimenti coreografici. Squadra che vince non si cambia come dice un vecchio adagio; andando indietro a quasi un anno fa, questi artisti furono i fautori dell’allestimento genovese del Roberto Devereux - altro titolo donizettiano che assieme a Maria Stuarda completa il ciclo delle Regine Tudor - di cui potere leggere le mie recensioni qui e qui . Anche in questa produzione possiamo sicuramente scorgere l’impronta e l’idea del team; un praticabile su cui si snodano le vicende dei personaggi allestito da pannelli di legno che si muovono al bisogno per creare gli ambienti scenici; un fondale in questo caso che cambia a seconda delle necessità e prende vita con delle proiezioni atte a configurare gli ambienti richiesti dalla drammaturgia; sul palcoscenico vero e proprio, vi è uno spazio nel quale si muovono principalmente gli artisti del coro e poche volte i protagonisti.

Se da un lato l’occhio avvezzo al primo Devereux ha trovato familiarità scenica in questo nuovo allestimento, qualche dubbio mi è sorto in relazione all’idea registica; nulla di trascendentale e nulla di così strano, ma ho avuto la sensazione che tutti gli intrecci e tutte le relazione tra i personaggi non abbiano trovato alla fine una loro perfetta esplicitazione e una loro logica evoluzione; tanti abbracci, tutti pressoché uguali, sia che fossero di compassione, sia che fossero d’amore o di empatia; poco spazio ai sentimenti di passione - tra Seymour ed Enrico VIII - e di amore come quello tra Anna e Percy e soprattutto poca differenziazione tra essi; le otto figure mimiche in scena - quattro donne vestite di bianco e quarto uomini con la testa a becco di rapace - sono state poco rappresentative e per trovarne in significato ho dovuto ricorrere alle ilari note di regia sul libretto di sala, trovandoci una spiegazione del tutto diversa dall’idea che mi ero fatto. In sostanza un trompe-l’œil di sicuro fascino e direi anche molto bello, ma di difficile interpretazione. Non hanno salvato le sorti della comprensione nemmeno i costumi in stile anni quaranta del XX secolo poco attinenti al libretto e ai personaggi con delle incursioni a dir poco grottesche: la vestaglia da camera color viola del Re - che somigliava più ad un prelato nel venerdì santo durante la Via Crucis - come pure il suo cappotto di pelo lungo fino ai piedi che lo avvicinava più al condottiero Attila che non a colui che regna sul soglio regale inglese; per non parlare poi del costume di Seymour che si poteva tranquillamente scambiare con l’addetta al servizio lavanderia. Un lavoro nel complesso sicuramente di grande impegno interpretativo e di grande “fantasia” che - pur non facendomi rimpiangere l’idea di aver voluto trascorrere una domenica a teatro - non mi ha soddisfatto appieno come fu per l’esperienza genovese; voglio comunque gettare una pietra a favore di questa squadra ricordando, che Anna Bolena, rispetto al Roberto Devereux, è più deficitaria di azione e di movimento e quindi è forse più difficile cogliere e trasfondere in scena condizioni psicologiche e rapporti umani così particolari e così complicati come quelli dei quest’opera; come pure sono convinto che rivendendo una seconda volta questo allestimento - e spero di averne l'occasione - possano chiarirsi nella mia mente alcuni elementi rimasti più in oblio.


L’aspetto musicale nel complesso è stato di gran livello dovendo dare atto che la prova di Yolanda Auyanet nel ruolo eponimo è stata quella osannata a furor di popolo da tutto il pubblico astante; un canto solido, una vocalità pienamente a fuoco e salda in tutta la gamma dei suoni della sua corda, sono riuscite a far emergere il personaggio in tutta la propria drammaticità; un ruolo impegnativo che non lascia spazio a cedimenti o incertezze; un ruolo esaltante una Regina che lo sarà fino alla fine nonostante la pazzia; un ruolo che proprio nelle pagine estreme dello spartito richiede il massimo impegno e sforzo. Tutto questo è stata la Auyanet; una Regina sempre, una donna innamorata, sì, ma con la consapevolezza del ruolo che impersona e proprio questa sua “condizione sociale” le dà come unica via d’uscita il rifugio nella pazzia; e quando si arriva a questa grande scena finale il suo canto si fa ancora più partecipe ed il pubblico si trova di fronte ad una rappresentazione che, dalla prima all'ultima nota, convince sia come virtuosismo che come vis drammatica molto partecipata, ma sempre ponderata dove i suoni in acuto esplodono veementi, sapendo trovare, come necessario, anche quei delicati filati e quelle meravigliose mezze voci che inebriano il pubblico in una richiesta quasi smodata di bis dopo l’aria Al dolce guidami. Riccardo Zanellato accorso in sostituzione dell’indisposto Marco Spotti, dopo aver eseguito la recita precedente a “bordo campo” con il titolare in scena a recitare senza cantare, questa volta ha vestito i panni di Enrico VIII; tonante, sicuro e mai sopra le righe, ha delineato un personaggio torbido e cinico come si conviene, con un’emissione perentoria, ma costantemente curata nel fraseggio, nell’intonazione e nelle intenzioni, trovando una buona amalgama con il resto del cast e con il coro nei meravigliosi momenti di assieme. In merito al personaggio di Giovanna Seymour appannaggio del mezzosoprano Sonia Ganassi, per la sua indisposizione annunciata nell’intervallo tra i due atti, preferisco esimermi da qualsiasi commento. Interessante voce quella del tenore Giulio Pelligra nei panni di Lord Riccardo Piercy; anche lui è subentrato in soccorso del tenore Maxim Mironov che ha dovuto abbandonare il palcoscenico proprio la sera delle “generale”. Ha affrontato il ruolo in maniera molto convincente e preparata, dimostrando di possedere un ottimo squillo in acuto ed un’elegante capacita di fraseggio di gestione delle dinamiche di suono che - a mio giudizio - lo renderebbe e lo renderà probabilmente un ottimo cantante del repertorio rossiniano; in questa veste non ha assolutamente sfigurato, anzi, onore alla sua preparazione e alla sua interpretazione, ma credo che nel contesto sopraddetto potrebbe trovare delle grandissime soddisfazioni e annoverarsi come una vera personalità del futuro. Encomio senza se e senza ma per la giovane Martina Belli nei panni un po’ androgini di Smeton; se è stata poco convincente per la mise scenica con cui si è presentata al pubblico, sicuramente si è riscattata per il suo canto, che vanta una voce pastosa, sonora e ben salda anche in acuto, curata nel fraseggio e attenta alle intenzioni, cui ha unito una bella presenza scenica ed un’ottima capacità attoriale. Anche il basso Paolo Battaglia nei panni di Lord Rochefort non è stato da meno, con voce tonante e perentoria è riuscito ad emergere nonostante il ruolo di fianco. Buona la prova di Alessandro Viola nei panni dell’ufficiale Hervey.

Preziosa la prestazione del Coro del Teatro Regio di Parma diretto dal M° Martino Faggiani; molto presente e centrato negli ensemble che in Anna Bolena sono di ottima qualità, così come nelle grandi pagine elegiache del secondo atto, cantate dalle dame di corte e dai cortigiani per sottolineare le varie fasi del declino della Regina. Sul podio, alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, uno dei massimi esperti e dei massimi conoscitori del repertorio belcantista e non solo; il M° Fabrizio Maria Carminati si è distinto in questa prova per la grande capacità di trovare il giusto equilibrio tra buca e palco; Anna Bolena non possiede grandi pagine sinfoniche dove l’orchestra possa emergere come protagonista assoluta, ma il difficile compito affidato alla bacchetta è quello di riuscire a mantenere gli equilibri spesso molto delicati tra le voci; ho notato sempre un gesto attento, preciso e “amico” per il cantante che non si è mai trovato privo di guida e che grazie al sostengo di un suono sempre incline con il momento, ha potuto esprimersi al meglio regalando delle pagine di puro godimento. Anche il pubblico ha apprezzato molto questo allestimento effettuato in coproduzione con il Teatro Carlo Felice di Genova, coronandolo con quasi dieci minuti di applausi scroscianti per tutti gli interpreti.
Crediti fotografici: Roberto Ricci per il Teatro Regio di Parma Nella miniatura in alto: il direttore Fabrizio Maria Carminati Al centro in sequenza: Giulio Pelligra (Piercy) e Yolanda Auyanet (Anna Bolena); Sonia Ganassi (Giovanna Seymour) e Riccardo Zanellato (Enrico VIII) Sotto in sequenza: tre istantanee di Roberto Ricci sull'allestimento parmigiano
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Il matto Nanof e l'altro
intervento di Athos Tromboni FREE
SPOLETO - Morbus sine materia. È una forma letterale medica per definire quelle patologie che non manifestano degenerazioni organiche di una parte del corpo colpito dalla malattia. La pazzia, per esempio, è un morbo senza materia: non ci sono riversamenti di sangue, gonfiori, purulenze, catarri, eccetera. Il corpo rimane intonso; la mente no, va per conto proprio "deviando" il comportamento da quello stato che viene definito "normale" verso momenti e anche movimenti a volte inconsueti; e può indurre il corpo a gesti e posture che modellano il "disagio" al punto che esso si ripercuote visivamente negli atteggiamenti. Proprio di questo è stata specchio l'opera in un atto Nanof, l'altro con la quale il Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" ha inaugurato, venerdì 8 agosto la propria settantanovesima stagione lirica nel Teatro Caio Melisso di Piazza del Duomo: musica di Antonio Agostini, libretto di Chiara Serani con la collaborazione di Davide Toschi. Si è trattato di una prima esecuzione assoluta e l'opera è stata presentata alla stampa
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Cantami o Diva gli intrighi...
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Massimo Crispi è un tenore particolare, ribelle per molte cose e dal repertorio quanto mai vario. Vive una parte dell'anno a Palermo e l'altra parte dell'anno a Firenze. Vario - si diceva - il suo repertorio, ma varia è anche la sua maniera di essere artista. Da sempre ha infatti coltivato la scrittura, in ogni campo, e, oggi, non frequentando più
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FERRARA - Marina De Liso, mezzosoprano e docente di musica antica nel Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" nonché coordinatrice del "Concentus Musicus Fe' Antica" ha presentato ieri nella bella e confortevole sala pubblica di Palazzo Schifanoia il primo concerto della stagione 2025/26 di Ferrara Musica: quest'anno l'associazione concertistica
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LIVORNO – In un Mascagni Festival sempre più attento al dialogo fra memoria storica e ricerca espressiva, la serata del dittico Ode a Leopardi di Pietro Mascagni e The Medium di Gian Carlo Menotti, presentata agli Hangar Creativi, ha offerto un accostamento insolito ma fecondo tra due poetiche distanti eppure unite dalla tensione verso il mistero
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ROF bilancio 2025 e programma 2026
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PESARO - A Pesaro si dichiarano soddisfatti per i risultati non solo artistici del Rossini Opera Festival 2025. Ecco qui sotto, in sintesi, la valutazioni che illustrano sommariamente gli obiettivi raggiunti e anche le anticipazioni per l'edizione 2026.
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TORRE DEL LAGO (LU) - Il 71° Festival Puccini si avvia alla conclusione con l’ultimo debutto operistico della stagione in una serata di fine agosto molto suggestiva: Manon Lescaut è tornata al Gran Teatro sulle sponde del Massaciuccoli nella produzione di Igor Mitoraj del 2003, ripresa con cura nella regia di Daniele De Plano, scene di Luca Pizzi
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SAN DIEGO (USA) - SummerFest 2025, The Baker-Baum Concert Hall. Il festival di musica da camera SummerFest, che si tiene ogni estate a San Diego, California dal 1986 ed è organizzato dall'associazione musicale locale La Jolla Musical Society (LJMS), è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica cameristica (nel sud
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LIVORNO - Il Mascagni Festival 2025, nell’anno dell’ottantesimo della scomparsa del compositore, si conferma laboratorio vivo di idee più che semplice contenitore di eventi: una geografia del suono disseminata tra Livorno, la provincia e luoghi simbolici d’Italia e del mondo, capace di intrecciare concerti, opere, letture sceniche e creazioni originali
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Alina Tkachuk la rivelazione
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Rigoletto, Nabucco e Aida
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VERONA - L’anfiteatro Arena, con i suoi duemila anni di storia e le gradinate che custodiscono memoria e suggestione, si conferma il più imponente palcoscenico a cielo aperto dedicato all’opera lirica. Ogni estate l’antico anfiteatro romano si trasforma in una cassa armonica naturale, dove le note dei grandi compositori si fondono con l’energia collettiva
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TORRE DEL LAGO (LU) - Madama Butterfly di Giacomo Puccini è il quarto titolo a susseguirsi sul palcoscenico del Festival Puccini di quest’anno. Per la sua 71ª edizione, la rassegna ha affidato la regia a Manu Lalli, che propone una lettura capace di andare oltre la mera rappresentazione scenica, trasformando il linguaggio visivo e simbolico in un elemento
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TORRE DEL LAGO (LU) - Tra i capolavori pucciniani La Bohème occupa un posto di privilegio per la sua capacità di fondere realismo e poesia, leggerezza giovanile e dramma struggente. Dal debutto del 1º febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la bacchetta di un giovane Arturo Toscanini, questo dramma lirico in quattro quadri - tratto dalle
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Ferrara Film Orchestra e la bacchetta di Ambra
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FERRARA - La prima serata della rassegna Giardino per tutti organizzata ai piedi del grattacielo dal Comune di Ferrara con la collaborazione del Teatro Comunale "Claudio Abbado", dentro il Parco Coletta, ha fatto l'en-plein. Era in pedana la Ferrara Film Orchestra capitanata dalla bacchetta di Ambra Bianchi
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Nabucco Carmen La traviata
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VERONA – Anna Netrebko, Anita Rachvelishvili e Rosa Feola, ovvero Abigaille, Carmen e Violetta Valéry. Sono loro le tre grazie musicali che, dal 17 al 19 luglio 2025, hanno acceso l’Arena, rendendo ciascuna rappresentazione meritevole di grande interesse in virtù della propria peculiarità. Per il soprano russo si trattava del debutto italiano come figlia
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Jazz Pop Rock Etno
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Verdi e il jazz un dialogo
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Ecco la Bohème che ti aspetti
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TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Un po' meno pubblico per La bohème rispetto alla Tosca della sera precedente, nel Gran Teatro all'aperto sul Lago di Massaciuccoli. Comunque una buona presenza (diciamo a spanne, oltre 2 mila spettatori?) per un ritorno, quello della regia "cinematografica" di Ettore Scola del 2014 ripresa da
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Un magico Elisir
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FIRENZE - L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti è un capolavoro senza tempo che, a quasi due secoli dalla sua prima rappresentazione, continua a incantare e commuovere. Definito "melodramma giocoso", fonde mirabilmente la profondità patetica con l'arguzia dell'opera buffa italiana, creando una "commedia agrodolce" capace di strappare
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79 anni di emozioni
redatto da Athos Tromboni FREE
SPOLETO (PG) - Partirà il 7 agosto 2025 per concludersi il 24 settembre la nuova Stagione lirica del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" giunta al lodevole traguardo della 79.ma edizione. Gli spettacoli, oltre che nella città spoletina, andranno in scena anche nei principali teatri dell'Umbria: «79 anni di emozioni, una stagione da vivere!» è lo slogan
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La notte degli Oscar
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VIGARANO MAINARDA (FE) - La "Notte degli Oscar" del Gruppo dei 10 idea uscita dalla testa di Alessandro Mistri (così come Pallade Atena uscì dalla testa di Zeus, ci racconta il poeta greco Esiodo) ha visto una nutrita partecipazione di pubblico allo Spirito di Vigarano Mainarda. Non poteva essere altrimenti
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De Silva amore che vieni amore che vai
servizio di Athos Tromboni FREE
COMACCHIO (FE) - Ha preso il via ieri sera con una nutrita partecipazione di pubblico il ciclo di sei concerti del "Gruppo dei 10" versione estiva: Tutte le direzioni in summer time 2025. Ospite per l'apertura era il Trio Malinconico formato da Diego De Silva (voce e chitarra acustica), Stefano Giuliano (sax alto) e Aldo Vigorito (contrabbasso). Prima della
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Eventi
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Opera tra tradizione e novità
redatto da Simone Tomei FREE
GENOVA - È un viaggio simbolico e culturale quello che il Teatro Carlo Felice di Genova propone per la stagione 2025-2026, presentata ufficialmente alla stampa lo scorso 2 luglio. Un viaggio che coinvolge artisti e pubblico come naviganti di una stessa rotta, guidati da una bussola che punta al repertorio lirico più amato, ma non rinuncia a
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Opera dal Nord-Est
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L'Aida di cristallo è tornata
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA - Quando l’Aida di Giuseppe Verdi risuona all’Arena di Verona non si tratta di una semplice replica, è un rito collettivo, un appuntamento simbolico che scandisce il calendario della lirica estiva. Questa nuova ripresa dell’allestimento firmato da Stefano Poda, definito “di cristallo” per le sue trasparenze e gli inediti giochi di luce, ha riaperto il sipario
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Opera dall Estero
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Idomeneo a San Francisco
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) War Memorial Opera House - Sebbene Idomeneo, l’opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791), abbia avuto la sua prima americana il 4 agosto 1947 al Berkshire Music Festival di Tanglewood, nel Massachusetts (ora sede estiva della Boston Symphony Orchestra), fu la San Francisco Opera a
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Opera dal Nord-Est
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Blue Traviata in Arena
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – “È spenta!” Quando la tonante voce di Giorgi Manoshvili risuona nell’Arena, segnando il termine della prima Traviata stagionale, si viene quasi colti da un senso di sorpresa. Per quanto chiunque frequenti il teatro lirico conosca a menadito il libretto di Francesco Maria Piave, è inevitabile chiedersi da quanto tempo non si assisteva
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Opera dal Centro-Nord
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Matrimonio in camera da letto
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - L'allestimento di Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa su libretto di Giovanni Bertati ha chiuso la stagione d'opera del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un vero successo di pubblico: sia per la presenza di tanti spettatori in platea e nei palchi, sia per il calore con cui è stata salutata la recita a fine serata. La produzione era il
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Opera dal Nord-Est
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Tosca sugli spalti di San Giusto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE – Castello di San Giusto. Non è l’Arena di Verona e men che meno Castel Sant’Angelo, ma gli spalti di San Giusto, le pietre antiche che contornano il grande piazzale delle Milizie, suscitano nella Tosca di Giacomo Puccini, in scena a Trieste, il senso di incombenza del pericolo, della morte che la musica del grande compositore regala al pubblico,
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Opera dal Centro-Nord
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Aida nella palestra
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE – Opera emblema del grande repertorio verdiano, Aida è spesso associata all’idea di spettacolarità, grandi masse corali, scene sontuose e sontuosi costumi esotici. Tuttavia, dietro la patina dell’epico e del monumentale, si cela un’anima intimista, quasi cameristica: Aida è, in fondo, una tragedia dell'amore e del potere, fatta di sguardi, silenzi,
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Echi dal Territorio
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Torna la rassegna Tutte le Direzioni Estate
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Torna l'estate e, come ogni anno, torna anche la programmazione "balneare" del Gruppo dei 10: Tutte le direzioni in summertime 2025, la canonica rassegna estiva conterà quest'anno sei appuntamenti, dal 6 luglio al 12 settembre che si svolgeranno per due concerti nella consolidata location del Bar Ragno di Comacchio in via Cavour 1
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Opera dal Nord-Est
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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