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Al Macerata Opera Festival in scena gli allestimenti dei due capolavori di Donizetti e Verdi

Lucia e Traviata belle e antitetiche

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 14 Agosto 2023

20230814_Mc_00_LuciaDiLammermoor-LaTraviataMACERATA - Tornare allo Sferisterio per il Macerata Opera Festival  dopo alcuni anni di assenza è stato un vero piacere. Ho potuto assistere a due delle tre produzioni della stagione estiva 2023 del M.O.F. Entrambe estremamente accattivanti anche se realizzate dai rispettivi registi in due modi completamente antitetici nel concepire il dramma in musica. Ecco cronaca e critica per entrambi gli spettacoli.

20230814_Mc_01_LuciaDiLammermoor_RuthIniesta_phMarilenaImbresciaLucia di Lammermoor (recita del 12 agosto 2023)
Un debutto atteso quello di Lucia di Lammermoor; il capolavoro donizettiano, assente da due decenni allo Sferisterio, trascina il pubblico maceratese nelle atmosfere gotiche ricostruite attraverso affascinanti effetti video creati con la tecnica del videomapping che sfrutta ottimamente il grande spazio scenico del teatro.
Lo spettacolo, in coproduzione con le Chorégies d’Orange, cittadina francese famosa per il maestoso teatro romano sede di un importantissimo festival internazionale, porta la firma registica di Jean-Lous Grinda – direttore artistico del festival francese – che si avvale di ottimi collaboratori. Le proiezioni sono ideate da Etienne Guiol e realizzate da Malo Lacroix; quasi tutti gli elementi della vicenda vengono così rappresentati in maniera virtuale, ma estremamente realistica.
Il mare, citato nella genesi del dramma lascia il posto alla sala degli Asthon per poi “proiettarci” nel dramma finale con la torre diroccata alla cui base si trova il cimitero della famiglia di Edgardo di Ravenswood. Nella maestosa visione virtuale si inseriscono pochi oggetti scenici nel secondo atto ideati da Rudy Sabounghi; completano la mise en scène i magnifici costumi di Jorge Jara ed un intelligente impianto luci curato da Laurent Castaingt.

20230814_Mc_02_LuciaDiLammermoor_RuthIniestaDmitryKorchak_phMarilenaImbrescia20230814_Mc_03_LuciaDiLammermoor_RuthIniesta_phMarilenaImbrescia20230814_Mc_04_LuciaDiLammermoor_DavideLuciano_phMarilenaImbrescia

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Interessante come il regista vede la figura della protagonista: «... in questo universo alla Scott, pienamente romantico, le ho voluto dare un carattere un po' mascolino. Il modello è George Sand, appunto una grande eroina della generazione romantica: una donna libera, coraggiosa, emancipata, che indossa i pantaloni per cavalcare e che ha il coraggio di andare a un appuntamento segreto con l'uomo che ama. Per carità, non immaginatevi una Lucia "maschile", non c'è alcun accenno a una sua eventuale omosessualità, che sarebbe del tutto assurdo. Ma, esattamente come per Sand, per Lucia mettersi abiti maschili, indossare i pantaloni è una rivendicazione di libertà. Quella libertà che il fratello Enrico le toglie obbligandola per ragioni politiche a sposare un uomo che lei non ama. Ovviamente, alle sue nozze Lucia comparirà vestita da donna, anzi con un abito da sposa che in questo caso diventa davvero la "divisa" della donna sottomessa ai voleri maschili della società borghese dell'Ottocento. In questo caso, il costume racconta l'evoluzione, o meglio l'involuzione, della storia di Lucia, la sua sottomissione alla volontà dell'uomo
Altro elemento interessante della visione registica di Grinda è il rapporto tra Lucia ed Enrico che viene così spiegato: «... è riduttivo fare di Enrico un puro modello di violenza maschile. Per me, Enrico e Lucia sono fratelli gemelli, molto simili anche nel carattere forte. Si intenderebbero in realtà benissimo, ma è sul denaro, sulla politica, sulla posizione sociale che scatta la violenza di lui su di lei. Non ci sono un fratello maggiore e una sorella minore. È quando viene messo in gioco lo status sociale della famiglia, dunque di entrambi, che Enrico forza Lucia con i risultati che sappiamo. E infatti nel finale manifesta un rimorso certo tardivo ma sincero.»

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Il cast vocale ha visto nel ruolo di Lucia una mirabile Ruth Iniesta la cui voce duttile si ammanta di densità conferendo al personaggio un affascinante pathos. Il carattere delineato dal regista riesce ad emergere appieno e alla soave incoscienza del primo atto fanno da contraltare i determinati duetti del secondo, per poi planare nella grande scena finale con intenzioni vocali di spessore. Qui la voce diventa pura, il fraseggio perfettamente scolpito senza perdere in morbidezza e nitidezza in cui acuti e sovracuti trovano sempre il giusto equilibrio e un nitore invidiabile.
Dmitry Korchak, nei panni di Edgardo, mette in luce una vocalità molto sonora e omogenea in tutti i registri. Il suo difetto maggiore è stato quello di voler “strafare” per stupire e, soprattutto nella scena finale, ciò è andato a discapito di una prova maiuscola, con qualche incertezza di intonazione ed un solfeggio non proprio corretto.
Sembra scritta per la voce di Davide Luciano la parte di Enrico Ashton; ha saputo trasmettere le intenzioni dell'autore ottocentesco e del regista odierno in maniera ineccepibile; il suo canto, ben timbrato nella zona centrale e luminoso in quella acuta, si libra nell’aria quasi magicamente grazie ad una emissione sonora e squillante. Il baritono napoletano non teme azzardi nelle puntature e conclude l'aria di sortita - "Cruda funesta smania" - con una veemenza quasi sfacciata, tanto l’esecuzione risulta perfetta.
Non era nel pieno della sua forma il basso Mirco Palazzi nelle vesti di Raimondo; la sua voce è apparsa piuttosto stanca e poco sonora, con evidente fatica nel raggiungere le zone più impervie del rigo musicale e nel superare il muro orchestrale.
Ottima prestazione quella di Paolo Antognetti (Arturo) che con voce sonora e argentina domina con sicumera il sestetto del secondo atto. Inconsistente ai limiti dell'inesistenza il Normanno di Gianluca Sorrentino, ottima l'Alisa di Natalia Gavrilan che ha saputo mettere in campo, nel seppur breve ruolo, un timbro molto interessante e di buona fattura.
Maiuscola prova con grandi qualità vocali in tutte le sezioni, quella del Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini", ben preparato dal M° Martino Faggiani.
Il M° Jordi Bernacer alla guida della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana fornisce una lettura interessante del dramma donizettiano; ha tentato - a mio avviso riuscendoci - la strada di una certa smarcatura rispetto ad esecuzioni piuttosto tradizionali, dando vita ad un approccio meno romantico e più incentrato sulla necessità di rendere con il suono orchestrale gli ambienti e le emozioni del dramma.
Egli stesso dice: «... in Lucia di Lammermoor avvertiamo un'idea molto precisa del suono orchestrale, un nuovo sapore, pieno di mistero e malinconia. La Scozia come simbolo romantico è qui rappresentata con un impiego diverso di alcuni strumenti a fiato, soprattutto i corni come sezione e anche in relazione ad altri strumenti come i fagotti o i clarinetti. I corni, prima considerati il simbolo della musica da caccia, fanno ora da protagonisti in un mondo nuovo, nebbioso, cupo. Anche ľuso della glassarmonica nella scena della pazzia ha la capacità di trasportarci nel mondo irreale, nella desolazione segnata dall'alterazione mentale della protagonista. È vero che l'uso di questo strumento era di moda in quegli anni, tanto che lo stesso Donizetti ľ'aveva già utilizzato nel Castello di Kenilworth e un altro compositore nel balletto che aveva debuttato al Teatro di San Carlo di Napoli poco prima di Lucia di Lammermoor. Ma in "Ardon gl'incensi" il suono etereo, ondeggiante della glassarmonica sembra creato apposta per questa scena.»
Proprio in merito alla glassarmonica è doveroso fare un grandissimo plauso a Sasha Reckert che ha reso merito allo strumento conferendo a questo momento drammatico un'emozionante dimensione di irrealtà.
Sferisterio quasi esaurito in ogni ordine e gradimento unanime del pubblico per tutti i protagonosti, coro e orchestra compresi.

20230814_Mc_08_LaTraviata_NinoMachaidze_phMarilenaImbresciaLa traviata (recita del 13 agosto 2023)
Il mio soggiorno maceratese prosegue assaporando le bellezze artistiche della città marchigiana e godendo di quanto la cultura culinaria può offrire ai suoi ospiti, in attesa dell'appuntamento con La traviata, in scena la sera di domenica 13 agosto nell’arena dello Sferisterio.
Il Festival ci offre quest’anno l'iconica produzione nata nel 1992 di questo capolavoro verdiano, nota ai più come La traviata degli specchi... uno spettacolo immortale che non sente il passare del tempo, anzi con esso trova nuovi motivi per rinnovarsi diventando sempre più godibile e affascinante.
Il regista Henning Brockhaus fa nell’impianto scenico di Josef Svoboda un lavoro sempre più accurato e completo. Rispetto alla visione andata in scena nel 2018 quest’anno troviamo i tappeti, rinfrescati nelle fantasie riportandoci ai sapori ed ai colori della belle époque. Ottime idee inoltre la sostituzione dei mimi con i ballerini che, sulle coreografie di Valentina Escobar, allietano la festa a casa di Flora Bervoix e, altrettanto impattante, l’incursione carnascialesca nella ormai camera di morte di Violetta, conferendo un tocco di colore alla cupezza del terzo atto. Scarni rimangono gli arredi scenografici, ma in essi possiamo notare un ottimo gusto ed un elegante legame con gli arazzi colorati. Uno spettacolo insomma che non conosce tramonto e, come il vino con il passare del tempo, diventa sempre migliore.

20230814_Mc_09_LaTraviata_NinoMachaidzeAntonyCiaramitaro_phMarilenaImbrescia20230814_Mc_10_LaTraviata_NinoMachaidzeRobertoDeCandia_phMarilenaImbrescia20230814_Mc_11_LaTraviata_NinoMachaidzeAntonyCiaramitaro_phMarilenaImbrescia

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A guidare l’Orchestra Filarmonica Marchigiana è quest'oggi il M° Domenico Longo che sa trovare la giusta empatia con il palcoscenico; la ricchezza di colori e un'agogica molto curata, fanno della sua lettura un ascolto da ricordare piacevolmente.
Sul versante canoro Nino Machaidze interpreta una Violetta pomposa e roboante grazie ad un timbro elegante, morbido, cesellato, tornito e ricco di dinamiche in tutti i registri. Scenicamente sa imprimere al personaggio le sfaccettature dei “tre soprano” che sono necessari in quest’opera, quello più frivolo, quello sentimentale e quello drammatico.
Antony Ciaramitaro è un Alfredo Germont che mette in evidenza una vocalità molto ampia, con un colore adamantino e bello che si attaglia perfettamente al ruolo dell’innamorato. Il suo è infatti un giovane fresco, focoso, appassionato e convincente scenicamente grazie ad una recitazione partecipata e schietta.
Il Giorgio Germont di Roberto de Candia imprime al personaggio una dignità autorevole senza dover mettere in campo autorità sfacciata; il canto è morbido a completo servizio della parola scenica e ogni frase è calibrata dal giusto peso vocale; mai rinunciatario, non perde l’occasione di mostrare un’emissione egregiamente legata e sempre ben proiettata.
Di gran fascino vocale e scenico è la Flora di Mariangela Marini.
Plauso per tutti gli altri membri del cast che sanno interagire e mescolarsi a dovere con le melodie verdiane: l’Annina di Silvia Giannetti, il Gastone di Carmine Riccio, il Barone Douphol di Alberto Petricca, il marchese DObigny di Stefano Marchisio, il dottor Grenvil di Gaetano Triscari, il Giuseppe di Alessandro Pucci, il Domestico di Flora Giovanni Paci ed infine il Commissionario Gianluca Ercoli.
Intensa e convincente prova quella del Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini" egregiamente ben preparato dal M° Martino Faggiani.

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Riporto a conclusione un pensiero che scrissi al tempo, e che oggi risuona, a mio avviso, ancor più attuale e adatto al mondo che viviamo: «… gli spettatori sono della parte collettiva un elemento significante ancor più in questo allestimento dove tale componente viene quasi identificata nel pubblico che assiste ed alla fine si vede riflesso nell'immenso specchio andandosi a fondere con l'intera drammaturgia fatta di morte, dolore, pregiudizio e tanta ipocrisia... Uno specchio che riflette la società odierna? Forse, ma uno specchio che ci vuole invitare a riflettere e a ripensare a tanti nostri comportamenti talvolta poco inclini all'accoglienza, alla solidarietà e all'accettazione delle altrui diversità; anche quella sera quindi ho trovato un messaggio "umano" direi quasi ad hoc per il tempo in cui viviamo, in questa "Traviata degli specchi"... eppure ha quasi trent’anni ed ancora parla e ci vuol dire qualcosa; attuale? No! Attualissima
Sala sold-out pe La traviata degli specchi ed ovazioni per tutti.

Crediti fotografici: Marilena Imbrescia per il Macerata Opera Festival
Nella miniatura in alto: il logo del M.O.F.
Nella miniatura sotto: il soprano Ruth Iniesta protagista in Lucia di Lammermoor
Sotto in sequenza: Ruth Iniesta con Dmitry Korchak (Edgardo); ancora la Iniesta nella scena della pazzia; il baritono Davide Luciano (Enrico Ashton); panoramica su scene e costumi
Al centro: altre panoramiche negli scatti di Marilena Imbrescia
Nella miniatura al centro: il soprano Nino Machaidze in Traviata
Sotto in sequenza: Nino Machaidze con Antony Ciaramitaro (Alfredo); la Machaidze con Roberto de Candia (Giorgio Germont); ancora la Machaidze con Antony Ciaramitaro nella scena finale di La traviata
Al centro in sequenza: panoramiche su allestimento e costumi
In fondo: saluti finali dei protagonisti nel tripudio degli applausi






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Sepe una delicata Butterfly
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250825_00_TorreDelLago_MadamaButterfly_AntoninoFogliani_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) – Diamo conto ai nostri lettori della replica del quarto titolo in cartellone nell’ambito del 71° Festival Puccini: Madama Butterfly. Per regia, scene e costumi rimandiamo alla recensione della prima rappresentazione che potete consultare qui .
La principale differenza rispetto al debutto riguarda il ruolo
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Eventi
Turandot e le altre
redatto da Athos Tromboni FREE

20250824_TorreDelLago_00_FestivalPuccini2026_TurandotiELeAltre_DisegnoDiEliosLippiTORRE DEL LAGO (LU) -  Questa volta si parte in largo anticipo: è ormai definitivo - infatti - il programma della 72.esima edizione del Festival Puccini di Torre del Lago (Viareggio) che si svolgerà nel Gran Teatro all’aperto sul Lago di Massaciuccoli nell’estate 2026 e che era stato anticipato nella conferenza stampa dello scorso maggio dal presidente
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Opera dal Centro-Nord
Alina Tkachuk la rivelazione
servizio di Nicola Barsanti FREE

202516_TorreDelLago_00_Turandot_AlinTkachukTORRE DEL LAGO (LU) - La rappresentazione di Turandot al Gran Teatro Giacomo Puccini, nell’ambito del 71° Festival Puccini, propone una lettura scenica affidata alla regia di Alfonso Signorini, la cui impronta visiva rimanda all’articolo della prima rappresentazione che potete trovare qui. L’allestimento conferma la forza visiva e simbolica dell’opera, ma
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Opera dal Nord-Est
Rigoletto, Nabucco e Aida
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250814_Vr_00_Rigoletto_phEnneviFotoVERONA - L’anfiteatro Arena, con i suoi duemila anni di storia e le gradinate che custodiscono memoria e suggestione, si conferma il più imponente palcoscenico a cielo aperto dedicato all’opera lirica. Ogni estate l’antico anfiteatro romano si trasforma in una cassa armonica naturale, dove le note dei grandi compositori si fondono con l’energia collettiva
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Opera dal Centro-Nord
Butterfly e la simbologia degli alberi
servizio di Simone Tomei FREE

20250809_TorreDelLago_00_MadamaButterfly_MariaAgresta_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) - Madama Butterfly di Giacomo Puccini è il quarto titolo a susseguirsi sul palcoscenico del Festival Puccini di quest’anno. Per la sua 71ª edizione, la rassegna ha affidato la regia a Manu Lalli, che propone una lettura capace di andare oltre la mera rappresentazione scenica, trasformando il linguaggio visivo e simbolico in un elemento
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Opera dal Centro-Nord
La bohème disegnata da Scola
servizio di Simone Tomei FREE

20250808_TorreDelLago_00_LaBoheme_CarloRaffaelli_phGiorgioAndreuccetti.JPGTORRE DEL LAGO (LU) - Tra i capolavori pucciniani La Bohème occupa un posto di privilegio per la sua capacità di fondere realismo e poesia, leggerezza giovanile e dramma struggente. Dal debutto del 1º febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la bacchetta di un giovane Arturo Toscanini, questo dramma lirico in quattro quadri - tratto dalle
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Jazz Pop Rock Etno
Ferrara Film Orchestra e la bacchetta di Ambra
servizio di Athos Tromboni FREE

20250803_00_GiardinoPerTutti_FerraraFilmOrchestra_CristinaColettiFERRARA - La prima serata della rassegna Giardino per tutti organizzata ai piedi del grattacielo dal Comune di Ferrara con la collaborazione del Teatro Comunale "Claudio Abbado", dentro il Parco Coletta, ha fatto l'en-plein. Era in pedana la Ferrara Film Orchestra capitanata dalla bacchetta di Ambra Bianchi
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Opera dal Centro-Nord
Buratto bel debutto in Tosca
servizio di Simone Tomei FREE

20250802_TorreDelLago_00_Tosca_EleonoraBuratto_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Nel terzo fine settimana del 71° Festival Puccini di Torre del Lago, la seconda recita di Tosca ha riproposto uno degli allestimenti più attesi di questa edizione. La produzione, firmata da Alfonso Signorini in veste di regista e costumista, si è presentata con una veste visiva marcatamente simbolica, ricca di richiami
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Opera dal Nord-Est
Nabucco Carmen La traviata
servizio di Angela Bosetto FREE

20250731_Vr_00_Nabucco_StefanoPodaVERONA – Anna Netrebko, Anita Rachvelishvili e Rosa Feola, ovvero Abigaille, Carmen e Violetta Valéry. Sono loro le tre grazie musicali che, dal 17 al 19 luglio 2025, hanno acceso l’Arena, rendendo ciascuna rappresentazione meritevole di grande interesse in virtù della propria peculiarità. Per il soprano russo si trattava del debutto italiano come figlia
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Jazz Pop Rock Etno
Verdi e il jazz un dialogo
servizio di Simone Tomei FREE

20250727_Fabbiano_00_ValtidoneFestival_AlessandroBertozziFABBIANO, Borgonovo Val Tidone (PC) - Nella serata di sabato 26 luglio 2025, un angolo a me ancora misconosciuto della Val Tidone, la suggestiva piazzetta di Fabbiano, frazione di Borgonovo Val Tidone, si è trasformato in un crocevia di sublime audacia musicale. Il Valtidone Festival, giunto alla sua 27ª edizione e promosso dalla
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