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Nostra intervista ai due tenori che interpreteranno il ruolo pucciniano al Regio di Parma |
Ventre e Simoncini i due Calaf |
intervista di Simone Tomei e Angela Bosetto |
Pubblicato il 10 Gennaio 2020 |
PARMA - Venerdì 10 gennaio 2020, il Teatro Regio di Parma inaugurerà la Stagione lirica con Turandot, l’ultimo capolavoro di Giacomo Puccini, diretto da Valerio Galli e proposto nell’allestimento del Teatro Comunale di Modena, firmato da Giuseppe Frigeni (regia, coreografia, scene e luci) con costumi di Amélie Haas. Ne abbiamo approfittato per fare una chiacchierata con i due Calaf che, sino al 19 gennaio, si alterneranno sul palco del Regio: Carlo Ventre, veterano della parte del principe ignoto, e Samuele Simoncini, per la prima volta nei panni dello “scioglitore degli enigmi”.
Se vi diciamo «Turandot», qual è la primissima cosa a cui pensate? Carlo Ventre – Penso alla volta in cui, diversi anni fa, incontrai per prima volta la Signora Giovanna Casolla, in occasione di Turandot alle Terme di Caracalla. Durante la prova scenica, lei cantò (magnificamente, come sempre) «In questa reggia», poi subentrai io con la frase «No! No! Gli enigmi sono tre, una è la vita!» e quindi eseguimmo insieme la frase che portava entrambi al Do acuto, al che la Signora fermò la prova e mi lanciò uno sguardo di quelli che gelano. Subito dopo, però, sorrise a me e ai direttori del teatro che stavano assistendo alla prova, dicendo: “Bravi, finalmente un tenore che sa cantare e con la voce adatta per questo ruolo!” È stato un momento meraviglioso e non l’ho mai dimenticato! Samuele Simoncini – Turandot è stata in assoluto la prima opera che ho visto dal vivo e grazie alla quale è sbocciato il mio amore per la lirica. Ero solo un bambino quando i miei mi portarono all’Arena di Verona: nel cast c’erano Ghena Dimitrova, Cecilia Gasdia e Nicola Martinucci. Nutro un profondo amore per questa Principessa e avere l’opportunità di “sciogliere i suoi enigmi” significa realizzare il sogno più grande del bimbo che è ancora in me.
Carlo, quest’opera segna il tuo rientro a Parma dopo l’Otello che ha inaugurato il Festival Verdi 2015. Cosa provi nel tornare al Regio con una parte che ti accompagna da tanti anni? Tornare a Parma è un privilegio e un onore come artista. Al Regio ho debuttato grazie all’Inno delle Nazioni di Verdi (con il meraviglioso M° Romano Gandolfi) e, oltre all’Otello diretto dal bravissimo M° Daniele Callegari, ho cantato Zamoro in Alzira sotto la guida del fantastico M° Bruno Bartoletti. Turandot (opera che amo molto) sarà il mio primo titolo pucciniano in questo teatro e, come provo a fare in occasione di ogni spettacolo, spero di lasciare nel pubblico un’emozione. Samuele, per te cosa significa, invece, debuttare nel ruolo di Calaf su un palco così prestigioso? Il fatto che tu, a Parma, abbia già cantato in parti minori ha aiutato? Non c’è nulla che possa aiutare nell’affrontare un ruolo così. Non nascondo che sia il più difficile che abbia cantato finora: non sarei sereno neanche se avessi la voce di Corelli... L’unica alleata è una sana dose di incoscienza, senza la quale non avrei accettato di cimentarmi nelle varie sfide che mi si sono presentate l’anno scorso. Debuttare in un ruolo di questo calibro su un palcoscenico come il Regio è una gioia incredibile: ogni giorno varco la soglia del teatro con il rispetto che si deve ad un tempio sacro e dico a me stesso: “Domine, non sum dignus, sed accipio”. Se sono qui, ci deve essere sicuramente un motivo e questo mi dà la forza.
A livello personale, cosa avete in comune con Calaf e in cosa, invece, il principe ignoto non vi somiglia per nulla? Ventre – Al personaggio di Calaf penso mi accomuni la grande forza di volontà nell’affrontare sfide molto difficili, quasi impossibili, rimanendo però saldo nella consapevolezza di chi sono, nonché mantenendo quel distacco e quella freddezza necessari per riuscire a portare avanti progetti, pensieri e sogni che sembrano irrealizzabili. Infatti, da quando, in Uruguay, vendevo giocattoli in strada per vivere ad adesso, dopo tanti anni di carriera, credo di non aver sbagliato quasi niente nel mio percorso. Inoltre, come il principe ignoto decide quando è il momento giusto per mostrarsi, credo che ognuno abbia una diversa crescita personale e artistica: c’è chi è già maturo all’inizio, chi a metà carriera e chi, come me, raggiunge il meglio di sé dopo anni di studio e lavoro, così da poter scoprire e donare al pubblico il proprio miglior Calaf. Simoncini – Con Calaf condivido la spregiudicatezza nel voler raggiungere un obiettivo a ogni costo. Sicuramente non imporrei i miei sentimenti a qualcuno che non mi ricambia, ma questa è una favola.

Vi siete confrontati sulla parte oppure preferite lavorare ciascuno in autonomia? Ventre – Ovviamente, durante le prove, ci confrontiamo sul personaggio, sui movimenti in scena e su come affrontare certe frasi. Simoncini – Con Carlos ci siamo conosciuti lo scorso anno in Giappone, dove abbiamo condiviso alcune recite di Tosca. Da subito è nato un bellissimo rapporto professionale e di amicizia: lo stimo davvero tanto, sia come cantante, sia come persona, motivo per cui non mi astengo da chiedergli spesso consigli sulla voce, soprattutto su come risolvere il registro acuto.
A vostro giudizio, quale tenore ha incarnato il Calaf perfetto? Ventre – Ce ne sono tanti, ma per completezza, aderenza vocale e bellezza fisica forse il Calaf definitivo è stato Franco Corelli. Simoncini – Amo tantissimo il Calaf di Gianfranco Cecchele, ma il mio idolo assoluto è Giuseppe Giacomini.
In un certo senso, la vostra staffetta in Turandot è stata anticipata la scorsa estate in Arena, dove Carlo ha interpretato Radamès per il dodicesimo anno consecutivo e Samuele ha debuttato proprio grazie ad Aida. Ventre – Cantare in Arena è sempre una emozione enorme perché ogni volta è come se fosse la prima! Sono onorato e felice di essere uno dei tenori che hanno cantato di più in questo tempio: sedici anni, se non erro. Il mio orgoglio è poter dire di essere riuscito a rappresentare il gusto artistico e professionale dei vari direttori che si sono susseguiti alla guida del Festival Lirico. Non è una cosa semplice e dimostra che lo studio e la professionalità pagano sempre. Simoncini – Sono arrivato a cantare Aida in Arena grazie alla concatenazione di una serie di fortunate circostanze. Mi sono ritrovato catapultato in una dimensione onirica, della quale ricordo soltanto la mia presenza sul carro del trionfo, che è stato in assoluto il momento più bello di tutta la mia vita. Giuro di non ricordare nient’altro di tutta la serata.
  
Come è nata e si è sviluppata la vostra vocazione tenorile? Ventre – Ho sempre cantato sin da bambino e il passaggio da voce bianca a tenore è avvenuto a dodici anni. Cantavo in chiesa e nella congregazione c’era una signora del Coro del Sodre, la quale, quando mi ascoltò per la prima volta, disse: “Tu devi studiare canto per fare il cantante lirico”. Avevo quattordici anni e da lì è partito quel sogno che coltivo tuttora e che mi spinge a continuare a crescere e perfezionarmi, per tentare di dare sempre il meglio di me. Simoncini – Devo ammettere di essermi innamorato della “Voce del Tenore” dopo un concerto assieme ad Andrea Bocelli nel 1992 a Siena al Teatro dei Rinnovati. Lui (non ancora fenomeno globale) cantava alcune arie d’opera, mentre io eseguivo dei brani pop. Ricordo di aver detto a me stesso: “Un giorno canterò proprio come lui!” E così, a 18 anni, ho iniziato seriamente lo studio del canto lirico. Inizialmente ho affrontato il repertorio lirico leggero, debuttando nel 2001 con La scala di seta di Gioachino Rossini. Successivamente sono arrivati Il barbiere di Siviglia, Cenerentola e Il viaggio a Reims, fino ad arrivare a trenta recite quasi consecutive di Don Pasquale. Solo dopo l’incontro con Laura Brioli ho trovato la chiave tecnica per cantare nel mio registro naturale, giusto per affrontare l’attuale repertorio.
«Vien con me, sarò tua guida» dice Liù a Timur. Invece la vostra guida (a livello umano e/o musicale) chi è stata? Ventre – Ho avuto la fortuna di avere maestri meravigliosi, come Gino Bechi, Magda Olivero, Carlo Cossutta, Vittorio Terranova, Boiayan a New York! Oltre a queste guide, non ho mai dimenticato da dove sono uscito, cosa ero, cosa facevo, e questo indubbiamente mi da tantissima forza per non perdere la giusta via in ogni ambito della mia vita, principalmente in quella lavorativa che mi ha consentito di essere chi sono oggi. Simoncini – Le mie guide sono i miei genitori, a cui devo tutto: senza di loro non sarei quello che sono oggi. Vocalmente mi sono invece affidato a Laura Brioli, la mia attuale insegnante.
Carlo, calchi da anni i palcoscenici di tutto il mondo. Al di là della grande esperienza acquisita, cosa pensi di dover ancor imparare in relazione al canto ed alla tecnica vocale? Tento ogni giorno di affinare sempre di più la tecnica canora e vocale, per poter trasmettere quel sentimento che sento fortemente dentro di me e farlo arrivare senza barriere al pubblico. Per creare un ponte solido che faciliti questo percorso, bisogna studiare tantissimo e trovare la propria via non è semplice, occorre una ricerca quasi ossessiva. Per questo, anche se “la macchina vocale” va benissimo, mi fermo ogni giorno per fare un “controllo tecnico”!
Samuele, nel 2017, durante il Festival Pucciniano di Torre del Lago, hai dato voce all’ultimo grido del Principe di Persia: «Turandot!». Da allora la tua carriera di solista ha fatto un bel salto in avanti… Vado altamente fiero di aver incarnato il Principe di Persia per diverse recite: considerando l’impegno vocale (una singola parola), è il ruolo per cui mi hanno pagato di più in assoluto. All’epoca ero appena rientrato in una Fondazione, dopo anni trascorsi in giro per il mondo, a portare uno spettacolo lirico nei teatri delle grandi navi da crociera. Ammetto di non aver accettato a cuor leggero perché, insomma, cantare solo una parola in tutta l’opera non è molto gratificante, specie se si ha la consapevolezza di poter dare molto di più. Ho mantenuto comunque un profilo basso e da lì è stato tutto un crescendo di occasioni. Mi sono indirizzato verso un repertorio più spinto e, grazie ad Alberto Paloscia, ho avuto accesso all’Opera Studio di Livorno dove ho debuttato in Iris di Pietro Mascagni come Osaka, ruolo che canterò anche a Berlino il prossimo febbraio. Quindi ho conosciuto il mio attuale agente e, dopo diversi anni di assenza, sono rientrato nel giro che conta grazie a lui.
  
Qual è vostro maggior pregio e quale il peggior difetto? Ventre – Il mio maggior pregio è la grande voglia di continuare a studiare, crescere, imparare, capire e sentire: quella “fame” di impormi come tenore che ho dai quattordici anni e che, da quando ho conosciuto le meraviglie della lirica, non ho mai ho perso. Il peggior difetto (che però forse è anche un pregio, dato che mi mantiene sempre sull’attenti) è che non sono mai soddisfatto al 100%: trovo sempre qualcosa da correggere, un dettaglio da rivedere o un limite da superare. Anche dopo tanti trionfi, sono sempre alla ricerca di quello che posso rendere migliore. Simoncini – I miei pregi maggiori sono l’umiltà e la semplicità. D’altro canto, sono molto disordinato in qualunque ambito della mia vita.
Come accogliete le critiche (positive e negative)? Ventre – Per gli artisti le critiche (tanto positive quanto negative) sono importanti solo se fatte con il giusto commento tecnico/vocale che consente di poter crescere e migliorare. Simoncini – Oggi, fra chi scrive d’opera, sono poche le persone con le competenze necessarie per valutare le voci e le esecuzioni canore, per cui prendo veramente in considerazione solo le recensioni firmate da critici di cui conosco la formazione. In ogni caso, non ho la presunzione di piacere a tutti e, ovviamente, ben vengano le critiche costruttive.
Siccome il vostro nome lo conosciamo, rivelateci qualcosa di voi che nessuno sa… finora. Ventre – La prima volta che arrivai in Italia lo feci via terra passando col treno dalla Spagna alla Francia, fino alla frontiera di Ventimiglia. Lì mi fermarono due Carabinieri e, alla domanda “Cosa fa nella vita?”, risposi “Sono un tenore”. Al che loro dissero: “Se lei è un tenore, ci faccia sentire la sua voce”. Così cantai «Che gelida manina» alla dogana. Fu la mia prima audizione e penso sia andata bene perché, dopo la frase «chi son? chi son!... e che faccio...», non solo mi fecero passare, ma mi aiutarono a salire sul treno per Firenze. Simoncini – Negli ultimi anni ho scoperto di avere un disturbo nell’apprendimento: mi hanno certificato una dislessia (DSA) nella lettura musicale. Questo ha penalizzato le prime fasi della formazione in conservatorio, però ho comunque adottato dei metodi compensativi che mi hanno permesso una totale autonomia nello studio. Pare ne soffrissero anche Mozart ed Einstein: purtroppo non ho ancora sviluppato il loro genio, ma sono fiducioso...
Facciamo il gioco della torre su Turandot. Allestimento fiabesco o realistico? Ventre – L’allestimento può essere concepito in qualunque modo e per me va benissimo. L’unica cosa fondamentale è che il messaggio del Maestro Puccini rimanga invariato. Simoncini – Allestimento fiabesco, ma anche un po’ splatter.
  
«Non piangere, Liù» o «Nessun dorma»? Ventre – «Non piangere Liù» assolutamente. Certo come romanza è meno d’effetto rispetto a «Nessun Dorma» (che tutti conoscono), ma è più complessa nei colori e nelle dinamiche. Simoncini – «Nessun Dorma»! È l’aria tenorile per antonomasia.
Turandot o Liù? Ventre – Liù tutta la vita. Simoncini – Butto dalla torre Liù. Crollasse il mondo, voglio Turandot!
Team Arturo Toscanini («Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto») o Team Ettore Panizza (Turandot e il pubblico hanno diritto a un finale). Quale preferite? Ventre – Ho avuto la fortuna di fare Turandot in entrambe le versioni e devo dire che, a livello personale, l’incompiuta mi lascia un’emozione enorme, perché evoca immediatamente il Maestro Puccini e i suoi ultimi momenti su questa Terra. Quando la folla sospira «Liù, bontà, perdona!» (poco prima che inizino gli accordi che portano al duetto «Principessa di morte»), sento il cuore e lo spirito allinearsi in modo incredibile. Simoncini – Il pubblico ha diritto a un finale per completare il senso del libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni.
Finale raro di Luciano Berio o canonico di Franco Alfano? Ventre – Ho solo sentito una volta il finale di Berio e, anche se mi è piaciuto molto, per il momento continuo a reputare stupendo quello di Alfano. Simoncini – Per me, invece, il finale di Berio è inascoltabile. Inoltre, ho scoperto di recente che Alfano ha aggiunto davvero poche battute agli appunti originali di Puccini, quindi il cambiamento è minimo.
Dopo questa Turandot, cosa vi porterà il 2020? Ventre – Mi aspettano la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi a Monte Carlo, Aida a Shanghai, Turandot a Rimini e a Xi’An, Cavalleria rusticana, Pagliacci e Aida in Arena, Manon Lescaut a Palermo e la tournée di Aida in Giappone con il Teatro Petruzzelli. Simoncini – Canterò Iris a Berlino e avrò una lunga permanenza a Verona, dove sarò impegnato al Teatro Filarmonico prima con Amleto di Franco Faccio e poi con il dittico pucciniano composto da Le Villi e Il tabarro. Per quanto riguarda l’estate... chissà che non ci si riveda in Arena!

«Crollasse il mondo, voglio Turandot!» E voi cosa vorreste, a tutti costi, per il futuro? Ventre – Tanta salute: cosa fondamentale per la vocalità tenorile e per poter continuare a esprimere col canto quello che più sento interiormente. Non avendo una voce “piccolina”, ho bisogno di avere la salute in ordine per poter donare tutto me stesso. E, siccome in questo momento a Parma siamo nel bel mezzo di un inverno freddo e cangiante, faccio di tutto per arrivare nel miglior modo possibile a questa Turandot… e incrocio le dita. Simoncini – Vorrei continuare ad avere tanta salute e un po’ meno di solitudine affettiva.
In una lettera al librettista Adami (datata marzo 1924), Puccini scriveva: «Penso ora per ora, minuto per minuto a Turandot e tutta la mia musica scritta fino ad ora mi pare una burletta e non mi piace più. Sarà buon segno? Io credo di sì». Insieme ai nostri gentili artisti, speriamo in aver suscitato in voi la curiosità di voler approfondire la conoscenza di questo capolavoro, capace di proiettare il melodramma verso lidi ove molti hanno provato a navigare, ma dove ancora nessuno (a nostro avviso) è riuscito ad approdare.
Crediti fotografici: fotografie fornite dagli Artisti intervistati Nella miniatura in alto: Giacomo Puccini al tempo di Turandot Al centro: Carlo Ventre e Samuele Simoncini nei panni di Radames in due diversi allestimenti di Aida Sotto: diverse sequenza con i due tenori impegnati nelle opere del loro repertorio
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Otello l'incoerenza è di scena
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PARMA - Esiste un patto segreto, antico e nobilissimo, tra il palcoscenico e la platea. È un atto di fede: lo spettatore si affida alla visione degli artisti, promettendo in cambio sospensione dell'incredulità e apertura del cuore. Aprire il sipario sull' Otello al Teatro Regio di Parma, nel cuore del Festival Verdi 2025, avrebbe dovuto significare rinnovare questo patto, immergendosi nel gorgo della più compiuta tragedia shakespeariana in musica. E, in effetti, la partitura di Verdi ha mantenuto fede al suo compito: un fiume in piena, potente e inesorabile, che dal golfo mistico ha continuato a scorrere, travolgente e commovente. Il problema, ahimè, è sorto quando ho alzato gli occhi perché ciò che si vedeva apparteneva a un altro pianeta drammaturgico, a un universo visivo che con il fiume verdiano dialogava poco o punto. Le note di regia di Federico Tiezzi, un denso manifesto intriso di Freud, Welles, Dostoevskij e Pasolini, promettevano una discesa negli inferi della psiche.
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Giovanni claustrofobico
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Gibboni e Mariotti bella accoppiata
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Jazz Pop Rock Etno
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Ferrara in Jazz primo week-end
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Partenza con le canzoni di Guccini
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Porto in scena le parole che non scrisse
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FERRARA - Al Teatro Abbado andrà in scena lo spettacolo Concerto a due per Puccini, con Alessio Boni e Alessandro Quarta, regia di Boni stesso e Francesco Niccolini ("prima" lunedì 29 settembre, replica sabato 30 settembre 2025 ore 20,30); è uno spettacolo con parole e musica, che si incontrano per restituire la complessità di un compositore che
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Echi dal Territorio
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Ferrara in Jazz si parte!
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - È giunta alla 27.esima edizione la stagione del Jazz Club Ferrara, presso il Torrione San Giovanni di via Rampari di Belfiore incrocio di via Porta Mare: a partire da venerdì 3 ottobre 2025, proprio il Torrione riapre le porte di Ferrara in Jazz con il programma della prima parte di stagione (ottobre-dicembre 2025), dove sono in calendario
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Classica
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Saccon-Genot e fanno tre
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FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e presieduto da Gianluca La Villa ha organizzato un concerto cameristico a Palazzo Roverella, sede del Circolo Negozianti di Ferrara, in memoria del prof. Luigi Costato: protagonisti del concerto sono stati due musicisti già noti e molto apprezzati nella città estense, il violinista Christian Joseph
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Ballo and Bello
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Ecco le Stanze della Danza
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ROVIGO - Per due giorni, sabato 27 e domenica 28 settembre 2025, Rovigo diventa una finestra sul panorama della danza contemporanea. È stato presentato il 19 settembre scorso allo spazio Fs del Censer, in conferenza stampa, la prima edizione del festival Le stanze della Danza, un itinerario di performance che si inaugurerà alle ore 17,00 di
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Una perla i Pescatori di perle
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ROVIGO - La platea del Teatro Sociale per la prima volta si è trasferita in piazza Giuseppe Garibaldi: l’evento dal titolo Sotto il cielo di Rovigo – Cult dove il cuore rimane giovane, a cura della regista Anna Cuocolo, ha voluto essere un incontro speciale della autorità locali e del management del teatro con il pubblico, per celebrare insieme a tutta la città,
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Vocale
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Concerto degli allievi di Magiera
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FERRARA - La presentazione della Stagione di Opera & Danza 2025/2026 del Teatro Comunale "Claudio Abbado" - avvenuta nella mattinata di martedì 16 settembre - ha avuto il suo epilogo alle ore 20,00 con un concerto lirico nel Ridotto del teatro, dove si sono esibiti i giovani allievi del corso di perfezionamento tenuto dal maestro Leone Magiera
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Ferrara nuova stagione d'Opera e Danza
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FERRARA - Un "Concerto a due per Puccini" e dodici spettacoli di opera, danza, musical, sono la dote della Stagione d'Opera & Danza 2025/2026 del Teatro Comunale "Claudio Abbado" che si aprirà il prossimo 29 settembre per concludersi il 24 maggio del prossimo anno.
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L'amico Fritz fra sostenitori e detrattori
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Dopo l’esplosione dirompente del successo di Cavalleria rusticana (1890), Pietro Mascagni si trovò davanti a una sfida tutt’altro che semplice: dimostrare di non essere l’autore “di un’opera sola”, consacrato dalla fortuna di un libretto tratto da Verga. Ed è in questo clima che nacque L’amico Fritz, andato in scena per la prima volta al
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Cantami o Diva gli intrighi...
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Massimo Crispi è un tenore particolare, ribelle per molte cose e dal repertorio quanto mai vario. Vive una parte dell'anno a Palermo e l'altra parte dell'anno a Firenze. Vario - si diceva - il suo repertorio, ma varia è anche la sua maniera di essere artista. Da sempre ha infatti coltivato la scrittura, in ogni campo, e, oggi, non frequentando più
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Echi dal Territorio
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Frescobaldi Day a Palazzo Schifanoia
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FERRARA - Marina De Liso, mezzosoprano e docente di musica antica nel Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" nonché coordinatrice del "Concentus Musicus Fe' Antica" ha presentato ieri nella bella e confortevole sala pubblica di Palazzo Schifanoia il primo concerto della stagione 2025/26 di Ferrara Musica: quest'anno l'associazione concertistica
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Vocale
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TORRE DEL LAGO (LU) – Diamo conto ai nostri lettori della replica del quarto titolo in cartellone nell’ambito del 71° Festival Puccini: Madama Butterfly. Per regia, scene e costumi rimandiamo alla recensione della prima rappresentazione che potete consultare qui . La principale differenza rispetto al debutto riguarda il ruolo
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TORRE DEL LAGO (LU) - La rappresentazione di Turandot al Gran Teatro Giacomo Puccini, nell’ambito del 71° Festival Puccini, propone una lettura scenica affidata alla regia di Alfonso Signorini, la cui impronta visiva rimanda all’articolo della prima rappresentazione che potete trovare qui. L’allestimento conferma la forza visiva e simbolica dell’opera, ma
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La bohème disegnata da Scola
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Tra i capolavori pucciniani La Bohème occupa un posto di privilegio per la sua capacità di fondere realismo e poesia, leggerezza giovanile e dramma struggente. Dal debutto del 1º febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la bacchetta di un giovane Arturo Toscanini, questo dramma lirico in quattro quadri - tratto dalle
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Jazz Pop Rock Etno
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Ferrara Film Orchestra e la bacchetta di Ambra
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima serata della rassegna Giardino per tutti organizzata ai piedi del grattacielo dal Comune di Ferrara con la collaborazione del Teatro Comunale "Claudio Abbado", dentro il Parco Coletta, ha fatto l'en-plein. Era in pedana la Ferrara Film Orchestra capitanata dalla bacchetta di Ambra Bianchi
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Opera dal Centro-Nord
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Buratto bel debutto in Tosca
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Nel terzo fine settimana del 71° Festival Puccini di Torre del Lago, la seconda recita di Tosca ha riproposto uno degli allestimenti più attesi di questa edizione. La produzione, firmata da Alfonso Signorini in veste di regista e costumista, si è presentata con una veste visiva marcatamente simbolica, ricca di richiami
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Opera dal Nord-Est
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Nabucco Carmen La traviata
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – Anna Netrebko, Anita Rachvelishvili e Rosa Feola, ovvero Abigaille, Carmen e Violetta Valéry. Sono loro le tre grazie musicali che, dal 17 al 19 luglio 2025, hanno acceso l’Arena, rendendo ciascuna rappresentazione meritevole di grande interesse in virtù della propria peculiarità. Per il soprano russo si trattava del debutto italiano come figlia
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Jazz Pop Rock Etno
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Verdi e il jazz un dialogo
servizio di Simone Tomei FREE
FABBIANO, Borgonovo Val Tidone (PC) - Nella serata di sabato 26 luglio 2025, un angolo a me ancora misconosciuto della Val Tidone, la suggestiva piazzetta di Fabbiano, frazione di Borgonovo Val Tidone, si è trasformato in un crocevia di sublime audacia musicale. Il Valtidone Festival, giunto alla sua 27ª edizione e promosso dalla
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Opera dal Centro-Nord
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Ecco la Bohème che ti aspetti
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Un po' meno pubblico per La bohème rispetto alla Tosca della sera precedente, nel Gran Teatro all'aperto sul Lago di Massaciuccoli. Comunque una buona presenza (diciamo a spanne, oltre 2 mila spettatori?) per un ritorno, quello della regia "cinematografica" di Ettore Scola del 2014 ripresa da
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Opera dal Centro-Nord
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Un magico Elisir
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti è un capolavoro senza tempo che, a quasi due secoli dalla sua prima rappresentazione, continua a incantare e commuovere. Definito "melodramma giocoso", fonde mirabilmente la profondità patetica con l'arguzia dell'opera buffa italiana, creando una "commedia agrodolce" capace di strappare
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Echi dal Territorio
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79 anni di emozioni
redatto da Athos Tromboni FREE
SPOLETO (PG) - Partirà il 7 agosto 2025 per concludersi il 24 settembre la nuova Stagione lirica del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" giunta al lodevole traguardo della 79.ma edizione. Gli spettacoli, oltre che nella città spoletina, andranno in scena anche nei principali teatri dell'Umbria: «79 anni di emozioni, una stagione da vivere!» è lo slogan
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