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Nel Teatro Comunale Claudio Abbado bella iniziativa dell'Associazione Ferrara Musica |
Progetto Lauter per i giovani |
servizio di Edoardo Farina |
Pubblicato il 13 Maggio 2022 |
FERRARA - Ultimo appuntamento della Stagione concertistica 2021-2022 di “Ferrara Musica” nel Teatro Comunale “Claudio Abbado”: dopo lo strepitoso concerto tenuto dall’Orchestre de Paris sotto la direzione di Esa-Pekka Salonen dodici giorni prima, il 10 maggio 2022 è tornato sul palcoscenico il “Progetto Lauter”, fortunata formazione cameristica ideata e diretta da Nicola Bruzzo. Nato nel 1989, talentuoso violinista ferrarese dalla carriera internazionale e artefice a suo tempo di un’idea inserita fin dal suo esordio, si è posto già a suo tempo il difficile intento di avvicinare i ragazzi delle scuole superiori alla storia della musica proponendo esecuzioni e guide all’ascolto grazie a una formula semplice quanto efficace coinvolgendoli attivamente nell’organizzazione creandoli consapevoli e partecipi, stimolando tra di essi curiosità e attenzione nei confronti di un mondo considerato a loro desueto e molto spesso distante. Dal nome che propriamente non rimanda alla tipologia musicale assai introspettiva della serata, “Lauter” in tedesco significa “più forte”, espressione che intende descrivere l’intenzione di renderne un genere gestito da un gruppo di artisti, giuristi, esperti di comunicazione e musicologi provenienti da tutto il mondo. «Crediamo che la classica sia una delle radici culturali dell’Europa moderna: essa fa parte della nostra identità al pari del patrimonio artistico e architettonico. Fondamentale è riaccenderne l’interesse e la passione attivando un dialogo su tre diversi livelli: Musicale, Culturale e Sociale in grado di costituire il nostro proposito. Pensiamo alle circostanze preposte come cantieri aperti, in cui la collaborazione e il contributo di tutti sono fondamentali - sostiene Bruzzo - sviluppando direzioni diverse ma mantenendo alcuni tratti caratteristici che costituiscono l’anima del progetto creando oggi il pubblico di domani.» La divulgazione del repertorio dei secoli passati, attraverso un lavoro cominciato a fianco dei vari adolescenti e l’idea di fare dialogare la musica con altre forme di espressione interattiva, sono l’essenza vera dello “spirito Lauter”. Obiettivo primario di tutte le loro attività è assumersi responsabilità per i musicisti, per i loro interlocutori, mettendosi in gioco in prima persona contribuendo alla realizzazione di una iniziativa comune. Inserito fin dal suo esordio nei cartelloni principali delle varie associazioni concertistiche, il contesto nasce come stimolo per tutte le componenti "dell’ingranaggio" coinvolgendo i presenti e ottenendo un risultato finale assai sorprendente. Unendo interpreti di primissimo livello, l’alchimia che si è sempre creata a teatro di fronte al folto pubblico formato sia da appassionati che da tantissimi studenti è stata davvero speciale, come di consueto la residenza cameristica, accompagnata da una forma di educazione didattica musicale che ancora una volta ha coinvolto le scuole superiori della città estense nell’ambito del Liceo Classico “Ariosto” – Istituto “Bachelet” – Liceo Scientifico “Roiti”.

Dopo la presentazione e i consueti ringraziamenti enunciati dallo stesso Bruzzo, la scelta è stata incentrata interamente su compositori attivi tra la fine del secolo romantico e il Novecento in una formazione rinnovata riguardo il quintetto composto dai violinisti Nicola Bruzzo in primis poi Maia Cabeza, la violista Karolina Errera, il violoncellista Paolo Bonomini e il pianista Gabriele Carcano che ha aperto il sipario con il Menuet antique, Op. 7 in Fa diesis minore per pianoforte, del compositore francese Maurice Ravel (1875 – 1937) scritto nel 1895 a vent’anni e sua prima opera a essere pubblicata, poi da lui stesso orchestrato nel 1929. Ravel non è quel tipo di rivoluzionario della musica desideroso di dare un taglio netto alla tradizione, ma intimamente convinto che il necessario rinnovamento del linguaggio musicale debba partire da un dialogo continuo con le esperienze del passato. E un importante ponte con le origini lo costruisce sul ritmo e la forma del Minuetto, entrando stabilmente nella musica strumentale dal Seicento fino all’inizio dell’Ottocento, prima nella Suite, poi nella Sonata e nella Sinfonia. Reinventa più volte la celebre danza di corte francese nella sua opera pianistica, conservando del modello la sovrapposizione tra esposizione e gesto coreografico, il ritmo ternario, il tempo moderato e talvolta anche la divisione tripartita, il tutto costruito secondo un principio di simmetria che agisce su diversi piani della forma musicale: la struttura, la melodia, la tessitura. Il tema del Menuet antique del 1895, è costituito da quattro elementi motivici di differente lunghezza che possono essere liberamente associati agli analoghi passi di base del medesimo. Il primo, con armonia sempre diversa simula la riverenza e l’inchino, ma costituisce anche l’elemento strutturale più importante del brano in quanto ne stabilisce il ritmo e il colore armonico, organizza l’andamento sintattico del pezzo in ogni sezione, tranne il Trio, trasportandoci in una delle solite regioni incantate tanto care a Ravel, dove il tempo e lo spazio si confondono. La Francia dell’ultimo quarto d’Ottocento è un Paese che, come il nostro, conosce un solo genere veramente popular, capace di raccogliere un consenso di pubblico trasversale alle classi sociali: quello operistico. Rispetto ciò, la musica da camera, più prossima al gusto dell’élite borghese soffre di una minore visibilità, nonché di una certa subalternità di fronte all’omologo di sponda tedesca, che è il riferimento obbligato sul palcoscenico internazionale. I musicisti francesi guardando dunque inevitabilmente alle novità che arrivano al di là del Reno, rivendicando tuttavia il compito di promuovere uno stile strumentale a pieno titolo nazionale. Continuazione di programma ancora al piano solo con gli otto Valses nobles et sentimentales nei tempi Modéré - très franc, Assez lent - avec une expression intense, Modéré, Assez animé, Presque lent - dans un sentiment intime, Vif, Moins vif, Épilogue, Lent (o prestato), elaborati nel 1911 in omaggio alle raccolte di Valses sentimentales e Valses nobles di Franz Schubert rispettivamente del 1823 e 1827 o più in generale come riferimento all’idea dello stile viennese di solito formato da una serie di danze legate tra loro. Insieme al minuetto, la più rappresentata nella produzione raveliana è il Valzer, come l’epigrafe sullo spartito recita: «il piacere delizioso e sempre nuovo di un’inutile attività», dandoci subito l’idea di una lettura insieme ironica ed estetizzante, accompagnata dall’intenzione di mostrarne la decadenza della civiltà austriaca, del resto la prima guerra mondiale è ormai prossima. Tuttavia è anche molto forte in queste pagine il tipico rapporto di Ravel con il passato ricostituito da una memoria nostalgica e melanconica, seguendo il suo tipico approccio intellettualistico alla musica, sorretto da una tecnica straordinaria, isola alcuni gesti caratteristici del Valzer e li trasfigura. A conferma, nel primo pezzo, un tipico slancio ritmico viene decomposto con l’uso di forti dissonanze contrapposte a improvvise cadenze tonali. Inoltre, mentre tradizionalmente esso si apre con un elegante gesto in levare, tutti i brani a eccezione del quinto, cominciano sul tempo forte, quasi come se la musica fosse già iniziata. Il terzo ha l’andamento di uno stilema ancora precedente allo stesso Valzer introducendo un altro elemento su cui lavora: la contrapposizione tra ritmo binario della melodia e ritmo ternario dell’accompagnamento, ambiguità ritmica tipica ma resa in modo quasi straniata. La quarta danza è infatti tutta costruita con la mano destra che suona in tre e quella sinistra in due, dando una prospettiva particolarmente deformata e quasi cubista. Il quinto movimento è lento dal tono intimo e delicato, come una parentesi nostalgica sospesa nel tempo all’interno del ciclo, mentre il sesto, in cui il medesimo contesto continua ma a mani invertite, finisce con le stesse tre note con cui inizia il settimo Valzer, il suo preferito, quello che più trasmette il profumo insieme luminoso e melanconico contenendo un tema che ritroveremo in La Valse. L’ultima pagina funge da epilogo, e su un tessuto sospeso di solenni accordi e rintocchi fa emergere a tratti frammenti lontani dei Valzer precedenti – (come riporta Roberto Russi dall’archivio di “Ferrara Musica”, contenuto diversificato tratto in parte dal saggio per il concerto di Aleksandar Madzar, 10 dicembre 2019, stagione 2019/2020).


Ancora del compositore della città basca di Ciboure, la Sonata per violino e violoncello op. 73 in La minore nei tempi Allegro, Très vif, Lent, Vif avec entrain, in duo formato da Cabeza e Bonomini, è considerata da egli stesso un’opera di svolta, che segna il distacco dalle suggestioni impressioniste e l’adesione a un linguaggio sempre più essenziale e concentrato. La fraseologia melodica guida in modo perentorio il senso discorsivo del pezzo, mentre l’armonia sostiene e determina l’articolazione formale, rinunciando ad aloni magici e irreali. La Sonata, in un primo momento intitolata Duo, è una delle opere più sperimentali di Ravel, soprattutto per quanto riguarda l’esasperazione delle trasgressioni e sospensioni armoniche in grado di condurre le forze di gravità tonali a un grado estremo di tensione. Nell’ Esquisse autobiographique (Schizzi autobiografici, edito nel 1943), dice “la spoliazione è portata all’estremo” ed emergono “la rinuncia al fascino armonico e la reazione sempre più marcata nel senso della melodia”. Come in altri suoi lavori, il materiale tematico riaffiora ciclicamente in modo da presentare un ipotetico spunto unitario nelle sue più svariate prospettive e sfaccettature. Le idee sono, in sé, polivalenti, ricche, nella loro conformazione, di possibilità combinatorie, il gioco della sovrapposizione-simultaneità melodica e strutturale genera, quindi, potenzialità già intrinseche e implicite. Così avviene nello sviluppo del primo tempo che sfrutta, quasi in senso probabilistico, le varianti dei temi apparsi nell’esposizione, anziché proporre, in senso classico, la loro elaborazione da elementi germinali. I quattro motivi scelti e modellati da Ravel nell’Allegro iniziale si prestano più che mai a questa analisi-scomposizione-riscrittura. Procedimento che investe sia le microcellule costitutive, sia le loro associazioni in arcate melodiche. Composta tra il 1920 e il 1922 e dedicata alla memoria di Debussy, morto nel 1918, rappresenta un punto estremo della ricerca linguistica raveliana, ai solisti è richiesto uno sforzo estremo di suggestivo virtuosismo tecnico. La prima esecuzione avvenne nel 1922, alla “Salle Pleyel” di Parigi, con Hélène Jourdan-Morhange (1888 – 1961) al violino e Maurice Maréchal (1892 – 1964) al violoncello. Ravel eseguì puntigliosamente la loro preparazione, della quale la stessa violinista ci parla dettagliatamente nella sua biografia dedicata all’autore: «Le difficoltà del Duo per violino e violoncello non sono della medesima natura di quelle proprie alla Tzigane. Occorre soprattutto riuscire a equilibrare le due sonorità così differenti del “tenore” e del “basso”. Generalmente, Ravel non trovava mai abbastanza rilevato e distinto l’accompagnamento in forma di arabesco del violoncello: questo, seguendo naturalmente il canto, può pregiudicare l’effetto d’assieme, specie se attenua le armonie, basi principali di sostegno di tutto l’edificio. Ci fece studiare il Duo pazientemente, una pagina per volta, mentre stava ancora terminando di scriverlo: soltanto la prima parte era apparsa nella Revue Musicale in occasione del Tombeau di Claude Debussy, alla cui memoria è dedicata l’opera». A proposito delle difficoltà esecutive, dopo accurati accorgimenti su ogni movimento, aggiunge: «Opera un po’ aspra, a prima vista, il Duo nasconde veri tesori musicali, ma tratta assai duramente il violino. L’autore non gli consente la benché minima seduzione; lo lascia spietatamente nudo... La parte del violoncello, poi, è addirittura demoniaca. Ravel, grande amante delle difficoltà tecniche, ha costretto l’istrumento a inerpicarsi su scale di note acute con l’agilità di uno scoiattolino…Tutto quanto è stato detto deve però rimanere un segreto di camerino. Il lavoro, ben preparato, bisogna che appaia al pubblico scorrevole e disinvolto...». Anche il secondo, Molto vivo, ha carattere popolare mentre il primo motivo dell’Allegro si spezza nei due strumenti in pizzicato, dedicando al violino un altro tema dal sapore folcloristico. Dice ancora la celebre Hélène: «Ricordo la preparazione dello Scherzo dal Duo... Gli spiccati debbono venire eseguiti con ritmo e sonorità tanto precisi da poter passare, senza stacchi bruschi, dall’uno all’altro strumento». Sofisticate rievocazioni di idee del primo movimento riaffiorano nel Lento, una Passacaglia dilatata e densa di riferimenti storici che interferiscono, in un intreccio molteplice e aperto, con gli echi tematici che percorrono tutta la Sonata rimodellandosi nel Vivo conclusivo. Alle idee cicliche ricorrenti si aggiungono nuovi motivi dal carattere marcato, che hanno spesso fatto parlare di “atonalità” come riferisce anche il filosofo Vladimir Jankélévitch a proposito di uno dei temi del tempo iniziale. La proliferazione contrappuntistica, attraverso un’estremizzata concezione selettiva-combinatoria del materiale melodico e armonico, avvolge il Finale in un’atmosfera di ermetismo straniante – (secondo Lidia Bramani dall’archivio di “Ferrara Musica”, testo variato tratto dal saggio per il concerto di Giuliano Carmignola, Mario Brunello e Andrea Lucchesini, 22 ottobre 1994, stagione autunnale 1994). Solamente la seconda parte è stata affidata interamente all’ensemble per le note di Alfred Garrievich Schnittke (Engels, 1934 – Amburgo, 1998) autore di origine ebreo-tedesca convertito al Cristianesimo. Tra i più eseguiti e registrati della musica classica del tardo ventesimo secolo e tra i più illustri musicisti sovietici, è descritto dal musicologo Ivan Moody come un "compositore che si preoccupava nella sua musica di rappresentare le lotte morali e spirituali dell'uomo contemporaneo in profondità e dettaglio", mostrando la forte influenza di Dmitrij Šostakovič nella rara lettura del Quintetto per pianoforte e archi op. 108 nei tempi Moderato, Tempo di Valse, Andante, Lento, Moderato pastoral. «Dem Andenken meiner Mutter Maria Vogel - in memoria di mia madre Maria Vogel», sono le parole che leggiamo in cima alla partitura ove la composizione fu ultimata nel 1976, quattro anni dopo la morte della propria genitrice. La sua struttura è classica e trasparente, mentre il linguaggio musicale, grazie a dissonanze estreme e a una frammentazione continua del materiale tematico, esaspera l’atmosfera di tetro disagio della partitura. Tale contrasto potrebbe essere trovato in alcune opere di Francis Bacon: proprio come nel ciclo di dipinti che ritraggono Papa Innocenzo X° sfigurato e inquietante, questo Quintetto lascia intravedere i profili, le linee strutturali su cui è impostato che ricordano autori del passato, ma le tinte sonore che Schnittke utilizza vanno ad alterare in modo macabro e irreversibile questa classicità. I cinque episodi scritti senza soluzione di continuità, ovvero senza pausa tra uno e l’altro, creano una salda unità narrativa. Ad aprire il Moderato iniziale è il pianoforte, esponendone il tema principale di tutta l’opera: cinque note a distanza di semitono, quindi vicinissime l’una all’altra, che oscillano come una sinusoide. Con l’ingresso del quartetto d’archi questa prossimità viene man mano portata al limite, limando le distanze e usando sovente piccoli intervalli, la cui conseguenza è una dissonanza sempre maggiore e più espressiva. L’andamento ritmico e l’armonizzazione ne creano un clima funesto, confermato da un lungo passaggio in cui il pianoforte ripete inesorabile un Sol diesis acuto, mimando il suono in sottofondo dell’elettrocardiogramma che il compositore ha dovuto ascoltare negli ultimi momenti di vita della madre. Il secondo, In Tempo di Valse, porta fin da subito l’ascoltatore nel passato, un passato indeterminato, un ricordo sbiadito che col passare delle battute, da misterioso diviene grottesco e furente. Il terzo e quarto sono il cuore dell’opera, un Andante e un Lento in cui l’oscurità diventa assoluta e le capacità espressive delle singole voci, attraverso particolari tecniche strumentali e compositive, toccano l’apice. Schnittke disse: «(questi movimenti) sono scaturiti da una situazione di incredibile dolore, della quale preferisco non parlare perché di natura molto personale e perché sarebbe solamente banalizzata dalle parole».

Se la morte è esclusivamente ricordata nei primi due, nei centrali è invece vissuta e percepita in tutte le sue sfumature tragiche. La drammaturgia del brano è costruita in modo da rendere l’arrivo del finale catartico e pieno di luce: una Pastorale in ritmo ternario, che in musica ha significato circolare, dagli intervalli questa volta ampissimi. Mentre l’intero Quintetto è costruito da dissonanze fittissime e quasi asfittiche, ora l’ascoltatore è investito da una boccata d’aria purissima. Il pianoforte ripete a oltranza il tema, indipendente, quasi alienato rispetto al quartetto che ripresenta tutto il materiale preposto ora però illuminato da una luce molto diversa, chiudendo così l’opera in maniera rarefatta e quasi mistica – (spiega di nuovo Bruzzo, in modo ampiamente esaustivo in relazione alle note di sala). Ottima interpretazione ed espressione da parte di Carcano riguardo il recital pianistico prescelto, storicamente ben consolidato e quindi non facile essendo all’apice della letteratura classica, poi attacchi degli archi in perfetto sincronismo, intonazione direi ineccepibile, dinamica strumentale ottenuta da grande intesa per quanto concerne sia il duo che il quintetto. Il tutto per una platea costituita per l’appunto e in massima parte da giovanissimi inseriti nel contesto “scuola”, non sempre tutti attenti e a livello comportamentale inesperti dell’ambiente teatrale, messi alla prova da pagine dall’aspetto estremamente intimistico e introspettivo di primo acchito non facili all’ascolto e a mio avviso del tutto inidonee all’ottica preposta, creando inevitabilmente una sorta di disconnessione tra livelli culturali molto differenti in conflitto tra l’intransigenza dei coetanei sul palco e coloro non portati a tali scelte rigorosamente accademiche. Repertorio dettato forse più da un inconsapevole gusto personale del Lauter che altro, come tale probabilmente sarebbe stato più adatto e fruibile un tardo barocco vivaldiano o un solare quartetto di Mozart “da consumo”, per usare un termine un po’ azzardato. Lodevole iniziativa, comunque, costituita da un’interessante e insolita forma attraverso l’esecuzione di un concerto strutturato nella sequenza dal solista alla formazione in insieme, generando elementi professionali direi quasi inaspettati a tale livello da parte di strumentisti mediamente trentenni. Sicuramente hanno saputo creare e destare l’attenzione soprattutto dei consueti habitué au théâtre sino al termine della performance dando prova di grandissima abilità al di là di ogni limite, nella speranza di essere il tutto di buon auspicio riguardo le generazioni a venire, come afferma l’editore musicale Filippo Michelangeli, attento e sensibile a diverse e plurime realtà sociali, di cui riporto felicemente un suo recente pensiero: «Agli adulti e agli anziani che non perdono occasione per dire "... i ragazzi di oggi non si impegnano più, sono buoni a nulla, non sanno sacrificarsi..." io rispondo semplicemente che sono tutte sciocchezze. E’ pieno di gioventù operosa, seria, studiosa, affettuosa, generosa. Ai giovani diamo il buon esempio. Ci verranno dietro e in molti casi saranno pure meglio di noi.»
Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per Ferrara Musica Nella miniatura in alto: il violinista Nicola Bruzzo Sotto in sequenza: primi piani e panoramiche sul concerto di "Progetto Lauter"
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Abbiamo la Turandot dei prossimi 20 anni
intervento di Athos Tromboni FREE
SPOLETO – Il Teatro Lirico Sperimentale “A.Belli” ha messo in scena la Turandot di Giacomo Puccini come ultima opera della sua stagione lirica. Due le note salienti da mettere in rilievo: la prima, che l’allestimento ha scelto il finale di Luciano Berio rispetto a quello tradizionale di Franco Alfano; e la seconda, che nel ruolo della Principessa di Ghiaccio - la sera del 15 settembre al Teatro Nuovo - ha cantato la giovane Suada Gjergji e con essa il mondo del melodramma ha trovato la Turandot dei prossimi 15 – 20 anni, poi diremo perché. Ma partiamo dalla prima nota saliente: il finale di Berio. È talmente bello musicalmente che meriterebbe di essere “espunto” dall’opera per costituire un brano a sé, di Puccini-Berio se proprio lo si dovesse cointestare. Fior di musicologi hanno spiegato e scritto perché Berio abbia rispettato più di Alfano gli appunti lasciati da Puccini morto prima di concludere l’opera.
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Opera dal Nord-Est
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Pigmalione cattura l'attenzione
servizio di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - Il 16 ottobre 1714 il poeta e librettista veneto Francesco Passarini (da non confondere con l'omonimo compositore bolognese vissuto nel secolo precedente) scrisse una dedica al Podestà di Rovigo: «... Eccellenza, è un debito indispensabile del mio reverendissimo ossequio il consacrare alla grandezza di Vostra Eccellenza questo mio
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Opera dal Centro-Nord
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Le guerre di Ulisse raccontano
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" era gremito sabato 2 dicembre 2023, per l'opera contemporanea Le guerre di Ulisse, musica di Marco Somadossi, libretto di Patrizio Bianchi, ex rettore dell'Università di Ferrara ed ex Ministro della Pubblica Istruzione, oggi professore emerito di Economia Applicata, presso il "suo" ateneo.
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Opera dal Centro-Nord
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Eccola di nuovo: La bohème
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino torna La bohème nella classica e tradizionale regia firmata da Bruno Ravella (già vista e recensita nel 2017 che potete leggere qui), in quest’occasione ripresa da Stefania Grazioli con ottima cura, e come allora si apprezzano le luci di D. M. Wood, qua riprese da Emanuele Agliati.
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Opera dal Centro-Nord
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La Turandot viene dall'oriente
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La nuova Stagione d’Opera e Balletto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" si è inaugurata con la messa in scena della Turandot di Giacomo Puccini, coproduzione tra la coreana Daegu Opera House e la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. Tutto esaurito, sia per la "prima" che nella replica della domenica
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Opera dall Estero
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La donna senz'ombra
servizio di Ramón Jacques FREE
LYON (Francia) - 25 ottobre 2023 Opera de Lyon. Nel 1911, otto anni prima della première dell’opera, Hugo von Hofmannsthal mostrò a Richard Strauss i primi schizzi di quello che sarebbe stato il libretto della sua nuova opera. Il lavoro creativo svolto tra il librettista e il compositore, iniziato alla fine del 1913 e conclusosi nell'agosto del 1916
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Opera dal Nord-Est
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Des Grieux non dà l'acqua a Manon
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Verdi. La Manon Lescaut di Giacomo Puccini, in scena in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste, avrebbe potuto essere rappresentata come concerto sinfonico, togliendo cantanti, coro, comparse e tenendo solo la musica. A ragione si afferma da parte degli autorevoli critici musicali che questa è un’opera “sinfonica”
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Vocale
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Bella Betulia Liberata
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Un nuovo appassionante concerto per la stagione sinfonica del Teatro Carlo Felice di Genova - all’interno del ciclo “Mozart l’italiano” - ha visto l’esecuzione dell’oratorio sacro in due parti La Betulia liberata K.118 di Wolfgang Amadeus Mozart. La commissione di questo lavoro avvenne a Padova dove Mozart fece sosta dopo il successo di Mitridate
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Opera dal Centro-Nord
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Ottimo Don Carlo
servizio di Nicola Barsanti FREE
MODENA - Reduce dal grande successo riscontrato nell’esecuzione in forma di concerto (avvenuta in epoca pandemica), torna vincente sul palcoscenico del Teatro Comunale di Modena l’opera monumentale di Giuseppe Verdi: Don Carlo. Eseguita nella versione di Milano (che esclude il primo atto nella foresta di Fontainebleau), l’opera mantiene
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Personaggi
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Celebrando Corelli si lanciano i giovani
di Simone Tomei FREE
FORTE DEI MARMI (LU) – Premetto che questo scritto non è una recensione bensì il semplice resoconto di un pomeriggio musicale che si è tenuto a Forte dei Marmi nella splendida cornice del Giardino d’inverno di Villa Bertelli. L’Associazione Kreion Versilia di cui sono vice presidente ha organizzato domenica 29 ottobre 2023 - all’interno della sua
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Opera dal Centro-Nord
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Una Bohème minimalista
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - La Bohème di Giacomo Puccini, comunque la si voglia interpretare, è una storia di morte già dal primo atto. La spensieratezza dei quattro spiantati giovani parigini ha il sapore amaro della povertà, delle ristrettezze e di una vita vissuta tra donnine allegre e un po’ d’amor in cui l’instabilità delle relazioni e degli affetti diventa un elemento
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Opera dal Nord-Ovest
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Meraviglioso Sogno di una notte
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Il Teatro Carlo Felice ha inaugurato la stagione lirica 2023-2024 con il capolavoro di Benjamin Britten scritto nel 1960 con la collaborazione del librettista e suo compagno di vita Peter Pears tratto dall’omonima commedia shakesperiana: A Midsummer Night’s Dream. Non è sicuramente il primo compositore a tradurre in musica quel
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Opera dal Centro-Nord
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I Lombardi alla prima crociata
servizio di Angela Bosetto e Nicola Barsanti FREE
PARMA - Nell’ottica di uno spettatore contemporaneo, I Lombardi alla prima crociata è (insieme alla sua versione francese, Jérusalem) il titolo verdiano forse più problematico da mettere in scena, dal momento che è impossibile ignorare due dati chiave: la nostra concezione delle Crociate è radicalmente cambiata (per quanto il libretto di Temistocle
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Classica
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La Creazione dello stupore
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - La creazione del mondo attraverso la musica: ecco l’idea di Franz Joseph Haydn di mettere nero su bianco sullo spartito musicale il monumentale capolavoro Die Schöpfung (La Creazione). È così che ha preso il via la stagione sinfonica del Teatro Carlo Felice di Genova con un concerto inaugurale dal quale sono uscito mentalmente e
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Opera dal Centro-Nord
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Una Fedora di gran lusso
servizio di Simone Tomei FREE
PIACENZA - Umberto Giordano rimase folgorato sia da Victorien Sardou - drammaturgo francese - sia da Sarah Bernhardt quando nel 1889 ebbe modo di assistere al Teatro Bellini di Napoli alla rappresentazione di "Fedora". Alla richiesta di Giordano al commediografo francese di poter musicare il suo capolavoro, la risposta sembra sia stata «Si
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Echi dal Territorio
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Archos Quartet suona D'Ambrosio
nota di Gianluca La Villa FREE
TORINO - Infine giunse a Torino, nella bella sala ricca di spettatori di Palazzo Barolo, domenica 8 ottobre 2023 alle 17, il debutto torinese sia del Quartetto Archos sia della bella pagina di Alfredo D'Ambrosio per il suo Quartetto in Do minore op.42: un debutto in Italia, può dirsi, per questo Quartetto op.42 dato che la sua ultima esecuzione
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Opera dal Centro-Nord
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Lombardi coinvolgenti con bella regia
servizio di Simone Tomei FREE
PARMA - Bianco e nero sono due facce della stessa medaglia e ne assumono significati antitetici: bene e male, buoni e cattivi, vincitori e vinti e così via... È in questo modo che il regista Pier Luigi Pizzi - curatore di regia, scene, costumi e video - ha inteso mettere in scena al Festival Verdi di Parma I Lombardi alla prima crociata, opera giovanile
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Vocale
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Commovente Nabucco a Fidenza
servizio di Simone Tomei FREE
FIDENZA (Pr) - Anche quest’anno il Festival Verdi esce dalle mura storiche del Teatro Regio di Parma e sposta alcune delle produzioni nei Comuni limitrofi della città nell’intento di coinvolgere altre realtà monumentali come il Teatro Magnani di Fidenza, un piccolo gioiello incastonato nella cittadina parmense che, nonostante l’esigua capienza, vanta
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Opera dal Centro-Nord
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Trovatore non al top
servizio di Nicola Barsanti FREE
PARMA - L’ennesima distorsione di uno dei massimi capolavori del Cigno di Busseto che in quest’occasione vede la prima rappresentazione di Il Trovatore nell’ambito del XXIII Festival Verdi di Parma potrebbe essere riassunta con due sentimenti: amarezza e delusione. Se l’amarezza è dovuta ad una rappresentazione
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Eventi
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Il Torrione del jazz riparte
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La 25.ma edizione della stagione del Jazz Club Ferrara si aprirà nel Torrione San Giovanni di Corso Porta Mare 112 venerdì 6 ottobre 2023 e si protrarrà fino al 30 aprile 2024. Oggi è stato reso noto dal presidente Federico D’Anneo e dal direttore artistico Francesco Bettini alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli
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Classica
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Ottime voci per il Verdi sacro
servizio di Nicola Barsanti FREE
PARMA - Terrore e dubbio: i caratteri salienti della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. La direzione di questo capolavoro sinfonico-corale è affidata al direttore ucraino Oksana Lyniv che nella prima parte, fino al terzetto Quid sum miser trasmette ad hoc l’intensità drammatica della partitura, mentre assume un carattere meno intenso e quasi
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Jazz Pop Rock Etno
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Ares Tavolazzi riceve il premio Tutte le Direzioni
redatto da Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - «Seduto in quel caffè io non pensavo a te e tutta la città…» è una parafrasi in questo caso; ma qui, questa, che è una delle più belle canzoni di Lucio Battisti e Mogol ci può stare, perché proprio il 29 settembre torna al Ristorante Spirito di Vigarano Mainarda la grande musica dal vivo: prende il via infatti la nuova stagione di
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Vocale
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Ottimo recital di Lise Davidsen
servizio di Ramón Jacques FREE
SANTA MONICA, California 17 settembre 2023 - Il giovane soprano norvegese Lise Davidsen ha debuttato a Los Angeles sul palco del Teatro Broadstage, situato nel sobborgo di Santa Monica, il cui ciclo intitolato 'Celebrity Opera Recital Series' si è consolidato negli anni come tappa imprescindibile, quasi obbligata, per la presentazione,
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Pagina Aperta
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La ricca stagione del Bonci
redatto da Edoardo Farina FREE
CESENA - Conferenza stampa del Teatro Comunale “Alessandro Bonci“ in data 7 settembre 2023: è stata definita la programmazione della stagione invernale 2023/2024 caratterizzata da un’ ampia scelta intesa come luogo di confronto, esplorazione e dialogo, ovvero filtro e racconto del nostro vivere, offrendo ancora una volta una visione
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Opera dal Nord-Est
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Tre donne tre stelle: Pirozzi, Grigorian, Stikhina
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA - Ho frequentato il Festival "Arena 100" della città scaligera solo verso il concludersi della stagione estiva 2023. Sono arrivato a Verona agli inizi di settembre ed in questo scritto vi do conto delle mie tre serate areniane.
TOSCA – Venerdì 1 settembre 2023 Il consueto allestimento del regista Hugo de Ana
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Gli Amici della Musica giornale on-line dell'Uncalm
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