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Due stimolanti serate con Canzoni quasi d'amore che valorizzano il repertorio italiano

Quintetto Frangiorama e i cantautori

servizio di Edoardo Farina

Pubblicato il 07 Agosto 2024

20240807_Sirolo_00_QuintettoFrangiorama_FabiaBuglioniSIROLO-NUMANA (AN) - Estate, tempo di concerti all’aperto, al di fuori anche dalla realtà invernale del quotidiano e chiusi i teatri comunali per ferie, le varie associazioni concertistiche dalle sale museali, ci si sposta nei chiostri o nelle piazzette romantiche delle più belle località della riviera o dei borghi antichi della nostra Penisola. Le ampie scelte consentono di spaziare un po’ ovunque dalla classica alla folklorica per giungere assai spesso e volentieri alla canzone d’autore, quella da tutti conosciuta e che oggi fa pienamente parte della storia della musica italiana.
Passando per le Marche da (a) mare in una serata di luna piena, dopo una calda giornata di sole e spiaggia è stato piacevole ascoltare un nostalgico gruppo di musicisti non più giovanissimi ma dalla eccellente preparazione proveniente anche dal conservatorio, ove  abbandonate le rigorose partiture accademiche della musica classica, hanno inteso concedere un po’ di svago riproponendo la canzone d’autore o meglio quella dei cantautori, termine oramai desueto indicante chi scriveva e suonava le proprie composizioni, apprezzate in primis dalla platea costituita da chi superati gli …anta, vuole ricordare le bellezze delle spensieratezze e gli amori di allora… motivo per cui esserci goduti questo Canzoni quasi d’amore!
Sirolo, Piazzetta del Torrione, una delle località anconetane più rinomate ai piedi del Monte Conero, dove nella serata del 28 luglio 2024 a cura del “Circolo Culturale Sirolese” sotto la direzione artistica di Mario Maraschioni, replicatasi poi a Numana il 6 agosto nella Piazza Nuova a poche centinaia di metri, il “Quintetto Frangiorama” composto da Francesco Dorello, (presentazione, chitarra e voce), Giordano Giordani (chitarra, controcanto e fisarmonica cantone), Andrea Guerranti (chitarra ritmica e voce), Raimondo Moroni (vocalist, seconda e terza voce), Marco Buglioni (cajon a percussione e violino) e infine la partecipazione straordinaria di Fabia Buglioni (voce solista) hanno tenuto due splendide performance eseguendo musiche da Fabrizio De André a Edoardo Bennato, Pierangelo Bertoli, Gino Paoli e tanti altri, il meglio insomma tratto dalle Scuole nazionali della canzone d’autore, ovvero la Genovese, Milanese, Romana e Napoletana a partire dagli anni Sessanta del Novecento.

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La migliore formula per il successo di un concerto soprattutto se rivolto a un pubblico inesperto è fare ascoltare ciò che già gli è noto, garantendo in tale modo un indice di gradimento pressoché assicurato attraverso un bel programma iniziato con La Gatta ad opera di colui che possiamo considerare il pioniere, il caposcuola di tutto il cantautorato italiano avendo dato vita a un movimento artistico, culturale, poetico oltre che musicale, ha prodotto opere e canzoni in grado ancora oggi di lasciare il segno: Gino Paoli.
Lo stesso De André sosteneva che senza il contributo di Paoli, né lui né molti altri suoi colleghi avrebbero potuto raggiungere i risultati che hanno invece ottenuto. A seguire un altro fondamentale esponente della scuola ligure, Luigi Tenco. Mentre il brano precedente era ispirato a Ciacola, una gatta siamese che faceva compagnia al giovane Paoli nel suo appartamento a Boccadasse, antico borgo marinaro del comune di Genova, questo secondo è stato dedicato invece alla madre Teresa, in un momento difficile della sua vita, rappresentato con le note di Vedrai, vedrai.
La scuola genovese attirò nella sua orbita anche autori provenienti da varie parti del Paese come il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, persino l'Istria come nel caso di Sergio Endrigo, del quale ne è stato proposto il suo brano più celebre: Io che amo solo te.
Ma Canzoni quasi d'amore ha compreso anche testi che incontrano aspetti diversi, come la tematica della guerra, considerate comunque canzoni d'amore: amore per la pace, amore per la libertà, amore per la vita, anche dal tema antimilitarista, La guerra di Piero di Fabrizio De André ove su questo proposito piace citare uno storico della musica d'autore, Biagio Buonomo, affermando come il testo in questione, senza una nota, una parola o una virgola di troppo, intende comunicare l’orrore nella cospicua produzione dei versi di tutto il Novecento.
Massimo Bubola, cantautore veronese, ha scritto con De André una canzone che racconta infatti il conflitto, per la precisione un avvenimento durante la Prima Guerra Mondiale in Trentino affrontando altresì il tema dell'omosessualità, come tale una canzone d'amore a tutti gli effetti: Andrea.
Altro tipo di guerra è da considerarsi anche il massacro dei pellerossa da parte delle Giubbe Rosse raccontata da Bubola-De André in Fiume Sand Creek testimoniando un fatto realmente accaduto in Colorado nel 1864, nei pressi del fiume omonimo: donne, bambini e uomini disarmati, sterminati da un manipolo di soldati ubriachi capitanati dal Colonnello Chivington, nel brano promosso a generale, presumibilmente per motivi metrico-musicali. Soltanto all'inizio del XXI° secolo lo stato americano si espresse con chiarezza e riconobbe la nefandezza dell'episodio proclamando nel 2007 il luogo come parco commemorativo.
Dopo tanto sangue e lacrime un momento di serenità, spirituale e religiosa: una lirica tratta dalla Buona novella, ancora del grande Faber, (appellativo che gli diede il concittadino Paolo Villaggio) dedicato alla Vergine Maria ma, soprattutto, alla figura della donna, della madre: Ave Maria.
Non poteva mancare uno spazio per la canzone partenopea, per Napoli, città dalla lirica amorosa per antonomasia. Un romanticismo del primo Ottocento, una dedica sotto la finestra, eseguita con il calascione o colascione, una sorta di liuto esistente in più tipologie organologiche: La nova gelosia, scoperta da Roberto Murolo nell'archivio del padre Ernesto. Serenata incisa da vari interpreti quali Massimo Ranieri, Angelo Branduardi e di nuovo De André nell'album Le nuvole, dove troviamo un'altra canzone in stile e in parte dialetto napoletano, scritta con Bubola, Mauro Pagani e la collaborazione di Rocco Tanica: Don Raffaè, avente per tema la vita da detenuto del tristemente noto boss della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo, denunciando al tempo stesso lo stato di abbandono delle carceri italiane citando la dura vita di una guardia penitenziaria: “Io mi chiamo Pasquale Cafiero e son brigadiere del carcere oinè, io mi chiamo Cafiero Pasquale sto a Poggio Reale dal '53”.

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Il tema della leggenda, della cronaca, persino della fiaba è stato invece affrontato da vari autori... ricordandone Edoardo Bennato che con i suoi due album dedicati a Pinocchio e a Peter Pan, poi Alberto Camerini con la sua Cenerentola e Serenella....di Gino Paoli ne hanno proposto una lettura poetica della canzone tratta da La bella e la bestia versione Disney, sulle note di Alan Menken, dove emerge ancora una volta il tema della diversità. Una vicenda forse reale, raccontata da De André in Geordie e ancora Branduardi tramite una precedente versione di Joan Baez, quella capitata al giovane Conte George Gordon, nel XVI° secolo, in Scozia, accusato di bracconaggio e per questo reato, considerato gravissimo all'epoca, leggenda vuole che fu impiccato sì, ma con una corda d'oro, in quanto nobile! Un fatto di cronaca nera venne invece trasformato in fiaba nuovamente da Faber: una giovane e povera fanciulla, costretta dagli eventi e dalla crudeltà umana a fare il mestiere più antico del mondo, fu trovata annegata nel letto di un fiume del nord Italia. Egli ne ha voluto reinventarne la vita e addolcirne la morte, sue parole testuali e così compose La canzone di Marinella, lasciando un’impronta indelebile nella musica italiana, raccontando storie di emarginati e ribelli attraverso la sua lingua ligure e sensibilità poetica, rendendosi un’icona della canzone d’autore. Canzoni quasi d'amore, quindi, che ha dato il titolo all'intero spettacolo volendo rimanere a tema in una realtà quasi di poesia, grazie alla felice e riuscita interazione tra testo e musica in un motivo che mette in luce la difficoltà a vivere i sentimenti, le nostre contraddizioni, i nostri limiti, le inadeguatezze, confermando inoltre il cammino della vita che merita comunque di essere intrapresa, qui in una canzone esistenziale, molto gucciniana. E volendo rimanere in area emiliana ne hanno proposto un gemellaggio con la Sardegna, per la precisione Sassuolo-Sassari, con un grande impatto emotivo: Spunta la luna dal monte di Pier Angelo Bertoli e Andrea Parodi dei Tazenda, anch’egli scomparso da diversi anni. Canzoni quasi d'amore, anzi di vero amore filiale è sicuramente Raggio di sole dedicata alla nascita di Marco e Federico, figli gemelli di Francesco De Gregori, mentre tra i vari cantautori proponibili, e ce ne sono tanti, è parso inevitabile citare il Professore Roberto Vecchioni con un canto di speranza relativamente recente, incisa in coppia con l'amico Guccini, un omaggio allo sfortunato campione paraolimpico Alex Zanardi, dedicandogli una pronta guarigione e riabilitazione: Ti insegnerò a volare.
Ottimo insieme dei “Frangiorama”, avvalendosi di una strumentazione semplice ma efficace, grande affiatamento da parte di un gruppo oramai esperto nell’ambito del suddetto repertorio tanto noto quanto mai scontato per via delle difficoltà riguardo la capacità di emulare ma senza necessariamente imitare i miti degli anni più belli della nostra vita, supportato dalla voce della Buglioni ove se gli originali esposti sono stati tratti tutti da voci maschili, è riuscita e renderne con espressività e convinzione una versione cover comunque assai entusiasmante. Per ultimo ma non per ultimo le dotte e puntuali spiegazioni di Dorello hanno saputo coinvolgere fornendo delle interessanti nozioni storiche, conferme, aneddoti inerenti la musica, le canzoni, le origini delle stesse e curiosità sui cantautori.
Conclusione di serate, per un sold-out accorso numeroso, con due classici della produzione ancora deandreana molto richiesti La canzone dell'amore perduto e Amore che vieni amore che vai, lasciando di tutto questo un segno indelebile a conferma della bellezza e del suo fascino senza tramonto dalle nostalgie mai dimenticate e sempre attive provenienti essenzialmente dal cuore, a confronto senza eguali rispetto alle musicalità spesso nulle e insignificanti odierne, complici i discutibilissimi “Sanremo”, diversi Talent Show e non solo. Quelle che Ennio Morricone a suo tempo definì come conseguenza della “musica finita” che purtroppo altro non fa che riflettersi a nuova moda attraverso l’ampia diffusione dei vari rapper, trip trap metropolitani, poi “Måneskin”, Mahmood e Blanco, Achille Lauro e simili – (tranne quelle formazioni di stampo volutamente retrò che hanno abilmente mantenuto stilemi tonali melodici quali “Thegiornalisti“ di Tommaso Paradiso, “Baustelle” di Francesco Bianconi, infine il trio Fabi, Silvestri, Gazzè e pochi altri, per citarne alcuni) - riguardo crisi di valori e di “gender” rispecchianti una gioventù attuale, per fortuna non certamente tutta, a volte probabilmente in cerca di identità perdute o forse ancora inesistenti a venire. 

Crediti fotografici: Edoardo Farina
Nella miniatura in alto: la cantante Fabia Buglioni
Sotto in sequenza: belle istantanee sul Quintetto Frangiorama






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