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Don Juan prima assoluta dello svedese Johan Inger nel Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara |
Aterballetto stavolta ha fatto centro |
servizio di Athos Tromboni |
Pubblicato il 10 Ottobre 2020 |
FERRARA - Aterballetto con Don Juan stavolta ha fatto centro. Questa lunga opera in danza, inventata dal coreografo ed ex ballerino Johan Inger sulla figura letteraria di Tirso de Molina, di Molière, di Bertold Brecht e dell’opera teatrale di Suzanne Lilar, è molto piaciuta al pubblico ferrarese e non c'è dubbio che essa rappresenta una coreografia che entrerà nel repertorio di tutte le compagnie in grado di allestirla: il sottotiolo è "creazione a serata intera per 16 danzatori" e dunque molta parte dello spettacolo è dedicata alla danza collettiva, con i principali interpreti in primo piano; e i duetti o i terzetti danzati fanno come da trait-d'union fra le varie parti dove esplode la fantastica abilità di tutti i danzatori di andare assieme, in una magica e coinvolgente sincronia: il che sarebbe normale per la danza classica, ma per questo Don Juan che è danza contemporanea (mischia i generi ma avendo alla base gli stili classici), non è affatto scontato. Non è scontato perché le figurazioni e il dinamismo di Johan Inger sono in gran parte nuove, del suo bagaglio ideale certo, ma nuove; e dunque di difficile combinazione sincronica. Servono degli eccellenti danzatori e danzatrici. Grazie alla rinnovata compagnia di Aterballetto, l'allestimento del Don Juan ha mostrato - oltre alla suggestione della gestualità sincrona - anche la meraviglia per la gestualità innovativa. Un buon contributo al successo complessivo dello spettacolo lo dà certamente la musica di Marc Álvarez (minimalismo intelligente, concentrato su violino, violoncello, chitarra elettrica e percussioni, ma con ampie citazioni anche da musiche settecentesche di Gluck, reinterpretate e fuse col minimalismo) che scandisce quella mutevole gestualità, a volte spigolosa, a volte ironica e irridente, a volte drammatica, a volte sensuale, di cui sono portatori i personaggi principali e anche tutta la compagnia di Aterballetto. Hanno danzato i solisti Saul Daniele Ardillo (Don Juan), Philippe Kratz (Leo o Leporello, se si preferisce), Ina Lesnakowski (Madre di Don Juan), Estelle Bovay (Donna Elvira), Giulio Pighini (Masetto), Serena Vinzio (Zerlina), Ivana Mastroviti (Donna Anna), Adrien Delépine (Don Ottavio), Martina Forioso (Tisbea) e Arianna Kob (Inés). Meritano però citazione anche gli altri sei danzatori che assumevano la funzione del "coro", tutti bravissimi, e sono: Clément Haenen, Sandra Salietti Aguilera, Roberto Tedesco, Hélias Tur-Dorvault, Minouche van de Ven e Thomas van de Ven. Detto del merito dello spettacolo e della danza, è necessario a questo punto riepilogare, desumendo dai programmi di sala dal librettone dello spettacolo consegnato alla stampa, i contenuti oggettivi di questa originale produzione, firmata come si è detto dal coreografo svedese Johan Inger: per Don Juan, infatti, lo stesso Inger e il drammaturgo Gregor Acuña-Pohl hanno consultato venticinque diversi testi ispirati al personaggio, oltre ai citati Tirso de Molina, Molière, Bertold Brecht e Suzanne Lilar. Le intenzioni erano che in questo Don Juan la danza diventasse la lente d’ingrandimento dei singoli caratteri, e svelasse in modo sottile – ma evidente – il mondo interiore degli uomini e delle donne in scena: obiettivo perfettamente centrato ("Aterballetto stavolta ha fatto centro").


«Ancor più importante è la connessione con la contemporaneità. Il personaggio - si legge nella pubblicistica dello spettacolo - attraversa il percorso della propria solitudine senza sfuggire alla superficialità, la stessa che sembra caratterizzare anche i nostri giorni. Sullo sfondo s’illuminano temi rilevanti, tra i quali la complessità del dialogo tra generi.» Attraverso una lettura innovativa psicanalitica, viene riscritta la relazione del Don Juan con la figura del Commendatore, quest’ultima sostituita dall’introduzione della “Madre”. E Don Juan diviene un essere umano che probabilmente ha subìto il grande trauma dell’abbandono materno. Quella la figura che incombe sul protagonista. In ogni incontro con l’altro, il seduttore seriale cerca la madre, per questo non può impegnarsi in nessuna relazione o situazione. Sulla partitura originale di Marc Álvarez, creata come già detto per l’occasione, i sedici danzatori di Aterballetto raccontano il Don Juan in un atto unico, immersi in uno spazio scenico, curato da Curt Allen Wilmer, senza connotazioni definite dal punto di vista geografico o storico: un labirinto di strutture mosse a vista dai danzatori. I bei costumi che sono invece molto connotati, grazie all'invenzione visiva di Bregje van Balen. Lo spettacolo, dopo il debutto assoluto di Ferrara – che ha avuto un’anteprima il 6 ottobre scorso a Reggio Emilia – si sposterà a Parigi, al Théâtre de Chaillot dal 14 al 18 ottobre. E poi in altre località italiane e straniere che sarebbe lungo citare.
Crediti fotografici: Nadir Bonazzi per l'Ufficio stampa del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara Nella miniatura in alto: il coreografo svedese Johan Inger Sotto: scene dal Don Juan allestito da Aterballetto
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