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Applausi per lo Singspiel di Mozart messo in scena dal regista Stefanutti e diretto dalla Venezi |
Ratto un po' in tedesco un po' in italiano |
servizio di Rossana Poletti |
Pubblicato il 19 Gennaio 2025 |
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci sono innumerevoli questioni storiche ne Il Ratto del Serraglio (Die Entführung aus dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena al Teatro Verdi di Trieste. C’è la questione del Turco. Soggetto di moda al tempo, perché la paura che fino a qualche tempo prima le invasioni ottomane avevano ingenerato - si ricordi che erano arrivate fino a Vienna, superando gli avamposti di serbi e croati, servi fedeli dell’impero, incapaci di contenerli - sono ormai scomparse. Per il Pascià Selim ci si aspetterebbe un personaggio crudele e vendicativo, invece Mozart ne fa un emblema di onestà e correttezza, un monito agli europei che l’hanno maltrattato, ai quali risponde con garbo. Per accontentare poi l’idea che ancora aleggiava dell’orientale selvaggio e brutale, ecco allora in scena Osmin, il burbero guardiano dell’harem che minaccia ad ogni passo di impalare, infilzare, sterminare qualunque cristiano si avvicini: il truculento che si fa comunque rabbonire da una giovinetta inglese e ubriacare dai due protagonisti della vicenda, Belmonte e Pedrillo. Non manca una suffragetta in anticipo sui tempi. La giovane Bionda accampa le sue origini inglesi, che le conferiscono dignità di libertà e indipendenza, e siamo appena a fine Settecento. La famiglia di Mozart si è trasferita nella casa di Makartplatz, dove vissero dal 1773 al 1787, trasformata in museo; la cosiddetta Casa del maestro di ballo, chiamata così perché a partire dal 1711 Lorenz Spöckner impartiva lezioni di ballo ai nobili, per prepararli alla vita di corte. La casa natale di Getreidegasse era diventata troppo piccola per i ricevimenti di società dopo il terzo viaggio di Mozart a Vienna. Nel 1781 Mozart vive però prevalentemente nella capitale austriaca, che gli permette di incontrare artisti e gli offre molte risorse. Gottlieb Stephanie ha appena scritto un libretto, a sua volta ripreso da un lavoro di Christoph Friederich Bretzner, che si incentra sulla storia del Turco generoso.


Quando pochi mesi dopo il conte Franz Xaver Wolf Rosemberg-Orsini, direttore degli spettacoli di corte, chiede a Mozart di realizzare un'opera in lingua tedesca, il compositore pretende da Stephanie una profonda revisione del lavoro, per ottenere un'opera che abbia una drammaturgia meno “leggera” dell'originale. Dopo circa un anno libretto e opera musicale trovavano la conclusione, venendo rappresentata al Burgtheater di Vienna il 16 luglio 1782. Fu un successo di pubblico e di repliche. È la prima operetta probabilmente della storia, uno Singspiel da cui quasi un secolo dopo originarono i lavori di Offenbach, Suppè e Strauss. La musica è condita da molti passaggi recitati, la storia è piena di intrighi, rapimenti, sotterfugi, innamoramenti con lieto fine garantito: due coppie di soprani e tenori, la nobile più romantica, la popolana più vivace e vera; un basso feroce e a parole sanguinario, che finirà per essere l’unico sconfitto nell’intreccio amoroso. Belmonte ama Costanza e il suo servitore Pedrillo la servetta Bionda. Selim ha come guardiano dell’harem il burbero Osmin. Le due giovani vengono rapite dai pirati e condotte dal Pascià che si innamora perdutamente di Costanza, mentre affida Bionda al suo guardiano. Pedrillo e Belmonte vanno alla ricerca delle due amate, il primo finalmente le trova nella casa al mare di Selim, riesce a introdursi e successivamente fa accettare anche il suo padrone, facendolo passare per un valente architetto. Il piano strategico di fuga in nave fallisce, ma alla fine Selim concederà loro la libertà lasciando a bocca asciutta il povero Osmin. Ben eseguito e brioso il finale di commiato con un vaudeville dei quattro amanti che si congedano grati. Lo Singspiel Il Ratto del Serraglio in scena al Teatro Verdi di Trieste è cantato in tedesco e recitato in italiano, ha molti punti di forza, tra questi le scene e i costumi bellissimi. Tutto molto colorato brillante, i toni del blu, le sfumature del mare che si riflettono nei lussuosi abiti di Costanza, il bianco sfolgorante del coro, i turbanti, i mantelli del Pascià cesellati d’oro e pietre. Le scene mostrano prima l’ingresso presidiato della sontuosa casa del turco, poi l’interno riccamente drappeggiato, ricordano le favole delle mille e una notte. Regia, scene e costumi sono firmati dal regista Ivan Stefanutti, mentre le luci sono di Emanuele Agliati.


Gli artisti impegnati sono perfetti, cantano con maestria, si muovono e recitano con appropriatezza, se si esclude qualche accento straniero, difficilmente eliminabile. Briosa la sfacciata interpretazione di Maria Sardaryan nel ruolo di Blonde, piccola e impertinente anche nella voce. La presenza fisica imponente di Andrea Silvestrelli, affianco alla voce poderosa e una recitazione impeccabile, hanno reso il personaggio di Osmin una delle figure migliori in scena. Senza nulla togliere a Ruzil Gatin (Belmonte) e Anna Aglatova (Costanza) che hanno con belle voci e buona tecnica interpretato i difficili ruoli mozartiani. Marcello Nardis palesa una verve perfetta per il ruolo del servo Pedrillo; Giulio Cancelli rende il personaggio di Selim molto credibile, i suoi toni autoritari sembrano sempre far credere in un finale terribile che invece si scioglierà in amabile condiscendenza e cortesia. La direzione dell’Orchestra del Verdi è affidata alla star del momento, la giovane Beatrice Venezi, su cui per qualche giorno si sono concentrati gli strali di appassionati della lirica, rea di aver abbandonato la prova generale per dirigere al Politeama Rossetti un concerto di musical. Probabilmente ci sono stati accordi precisi su questo, ma i melomani non hanno gradito. Bionda e leggiadra ha diretto con leggerezza i tre atti dell’opera, ricevendo alla fine, come tutti, gli applausi del pubblico. Due sono le presenze del Coro, previste dalla partitura per Il Ratto del Serraglio, entra ed esce nel primo e terzo atto, ben diretto da Paolo Longo. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 17 gennaio 2025)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Beatrice Venezi Sotto, in sequenza: belle istantantanee di Parenzan su Il Ratto dal serraglio andato in scena a Trieste
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