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Una grande prestazione delle masse musicali del Maggio Fiorentino per la Pétite Messe di Rossini |
... e il Coro fa 90! |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 23 Dicembre 2023 |
FIRENZE - Siamo a Passy e correva l’anno 1863: dopo aver finito di comporre il suo ultimo "péchés de veillesse" La Pétite Messe Solennelle, così il Gioachino Rossini infiorettava lo spartito musicale: «Bon Dieu - La voilà terminée cette pauvre petite Messe. Est-ce bien de la musique Sacrée que je viens de faire ou bien de la Sacrée Musique? J’etais né pour l’Opera Buffa, tu le sais bien! Peu de science, un peu de coeur tout est là. Sois donc beni, et accorde moi le Paradis» («Buon Dio, eccola terminata questa povera Messa. Ho fatto della musica sacra o della musica maledetta? Io ero nato per l'opera buffa, lo sai bene! Poca scienza, un po' di cuore, tutto qui. Sia Tu dunque benedetto e concedimi il Paradiso»). Già dal titolo, si capisce la predilezione del compositore per il paradosso anche se la parola “solennelle” può essere inteso in senso liturgico quale termine indicante le parti fisse della messa. La parola “pétite” si riferisce invece all’esiguo organico vocale e strumentale che controbilancia così l’ambizione dell’Autore. Il lavoro è in effetti di ampie proporzioni e presenta un’architettura formale estremamente chiara. La Messa è simmetricamente strutturata in 14 numeri e in 2 parti la prima delle quali termina con la fine del Gloria mentre la seconda inizia con il Credo. Non solo riso e gioia di vivere sono usciti dalla sua creatività, ma l’interesse per la musica sacra è sempre stato tale e tanto che non si è fatto mancare nemmeno un’interessante corrispondenza con il Pontefice Pio IX. Un passo indietro: siamo ancora a Passy e correva l’anno 1829 allorché si consumava il ritiro dal Teatro alla “tenera” età di 37 anni e da quel momento in poi le uniche opere di grande respiro che Rossini fece uscire dal suo “genio creator” furono sostanzialmente due grandi composizioni religiose: lo Stabat Mater scritto fra il 1831 e il 1842 e la “Pétite" del 1863; l’estrema composizione è una Messa Solenne che mette in musica tutte le parti ordinarie della liturgia, ma è anche una Messa “piccola”, poiché Rossini la destina per la prima esecuzione a «Dodici cantori dei tre sessi, uomini, donne e castrati: otto per il coro, quattro per soli, totale dodici Cherubini», con l’accompagnamento di due pianoforti e di un harmonium: dunque, piccola e solenne al tempo stesso, non senza un sorriso del vecchio Maestro che non rinuncia a ironizzare bonariamente sul suo lavoro. L’organico strumentale pensato da Rossini corrisponde alla destinazione del lavoro che vede la sua esecuzione in forma del tutto privata: la Messa fu eseguita infatti solo due volte (il 13 e il 14 marzo 1863) a Palazzo Pillet-Will, alla presenza del bel mondo parigino (c'erano tra i pochi banchieri, nobili e finanzieri musicisti del calibro di Meyerbeer, Auber, Thomas) e ripresa due anni dopo, nella stessa sede. La composizione sacra, numero dopo numero, ci emoziona sempre più per chiudere con il canto mite e struggente del contralto e del coro su Dona nobis pacem, senza alcun tono trionfalistico quasi a voler abbandonare questo mondo in silenzio, come in punta di piedi, con la consapevolezza di lasciare un profondo testamento morale e spirituale.
 Sono passati molti anni - siamo al 22 dicembre 2023 - e da Passy a Firenze il passo non è breve, ma nella sala dedicata a Zubin Mehta all’interno del Teatro del Maggio, si è “consumato” l’ascolto di questo capolavoro rossiniano. L’occasione è ghiotta, ma direi anche “sacra” in quanto vengono spente le novanta candeline del Coro del Maggio Musicale Fiorentino che nasce nel 1933, lo stesso anno in cui Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano e il grande Vittorio Gui istituirono il Festival omonimo. A partire dai primi passi, mossi sotto la guida di Andrea Morosini, il Coro si qualifica presto come uno dei più prestigiosi complessi vocali italiani sia nell’ambito dell’attività lirica che di quella sinfonica; oltre a questo, l’attività del Coro si è sviluppata anche nel settore della vocalità da camera e della musica contemporanea, con importanti prime esecuzioni di compositori del nostro tempo quali Krzysztof Penderecki, Luciano Berio, Luigi Dallapiccola, Goffredo Petrassi, Luigi Nono e Sylvano Bussotti. Innumerevoli le collaborazioni con quelli che sono stati i direttori stabili, da Vittorio Gui a Daniele Gatti: Mario Rossi, Bruno Bartoletti, Riccardo Muti, Zubin Mehta e Fabio Luisi, alle quali si aggiungono le collaborazioni con i più grandi nomi della direzione del XX secolo come Carlos Kleiber, Herbert von Karajan, Claudio Abbado, Carlo Maria Giulini, Gianandrea Gavazzeni, Georges Prêtre, Myung-Whun Chung, Seiji Ozawa, Semyon Bychkov, Giuseppe Sinopoli e Lorin Maazel.
Alla guida del Coro, dopo Morosini subentrano Adolfo Fanfani, Roberto Gabbiani, Vittorio Sicuri, Marco Balderi, José Luis Basso, Piero Monti e, dal 2013, Lorenzo Fratini. Negli ultimi anni il Coro amplia il proprio repertorio alle maggiori composizioni sinfonico-corali classiche e moderne e partecipa a numerose tournée internazionali sia come complesso autonomo che con l’Orchestra del Maggio. La disponibilità e la capacità di interpretare lavori di epoche e stili diversi in lingua originale sono caratteristiche che hanno reso il Coro del Maggio fra le compagini più duttili e apprezzate dai direttori d’orchestra e dalla critica nel panorama internazionale, e fra i protagonisti anche di particolari ed importanti ricorrenze artistiche e civili. La versione della Pétite messe solennelle eseguita a Firenze è la seconda versione - quella con orchestra - in merito alla quale il compositore fu pressato dalle molte istanze; è molto significativa, in merito a questa decisione, una lettera a Liszt del 1865 nella quale accenna a queste richieste: «... Si vorrebbe ch’io la strumentassi per eseguirla poscia in qualche grande Basilica Parigina: io ho ripugnanza ad intraprendere tal lavoro, avendo posto in questa composizione tutto il mio piccolo sapere musicale e lavorato con vero amore di religione. Esiste (per quanto mi si assicura) una fatale Bolla di un Pontefice passato che proibisce la promiscuità dei due sessi nelle Chiese. Potrei io mai acconsentire di sentir cantare le mie note da ragazzetti stuonatori di prima classe, piuttostoché da femmine che educate ad hoc per la musica sacra rappresenterebbero (musicalmente parlando) colle loro intonate voci bianche gli angeli celesti???.» Fatto è che intorno all’inizio del 1867 Rossini termina la versione per orchestra. Si tratta di un’orchestrazione compatta, dal timbro pastoso, mirata ad aggiungere al canto una severa cornice di solennità il cui vero colore e tono sono dati dalla parte d’organo con pedali che accompagna tutta la partitura Tra le due versioni l’organo diventa quindi il punto di raccordo dove la prima propugnava un suo arcaismo col timbro pianistico di ascendenza clavicembalistica, mentre quella orchestrale lo rinviene in una veste e in un timbro che si può far risalire all’organo, alla cui organizzazione sonora e ai cui impasti Rossini sembra far continuamente riferimento, soprattutto nell’uso dei fiati. Ecco quindi in scena una compagine artistica che ha fatto vibrare la sala fiorentina di emozioni quasi paradisiache. Partirei parlando proprio dal Coro che si è distinto in maniera superlativa per un canto perfettamente attagliato alla partitura rossianiana; momenti mistici curati nel minimo dettaglio con pianissimi penetranti e affondi solenni sempre ben misurati e corposi; nitore nella dizione ed un’amalgama di suono che ha saputo esaltare appieno ogni sfumatura delle complesse dinamiche rossiniane. L’orchestra del Maggio Fiorentino sotto l’esperta bacchetta del M° Lorenzo Fratini (direttore attuale del Coro) ha saputo assecondare il gesto e le intenzioni del concertatore che ha saputo trarre dalle note rossiniane tutte quelle particolarità che non è facile ascoltare, evidenziando, tra l’altro, alcune frasi violoncellistiche nel qui tollis che hanno infuso ancor più religiosità ed elegia al momento. Le pagine più roboanti non hanno virato verso suoni esorbitanti o sguaiati, ma nella loro misurata sontuosità hanno restituito appieno la sacralità che gli è propria. Posso dire, senza se e senza ma, come già avevo esplicitato “a caldo” in altri lochi che questa è la più emozionate e bella “Pétite” - nella sua versione orchestrale - mai ascoltata nel mio lungo peregrinare. Un grande plauso va inoltre ai quattro talenti dell’Accademia del Maggio. Il soprano Olha Smokolina, ha un emissione morbida e misurata che vanta un fraseggio molto curato; non essendo quella della “Pètite” una tessitura particolarmente impervia, ci potrebbe essere stato il rischio di perdere alcuni suoni, ma l’omogeneità in tutta l’estensione ha fatto sì che anche il Crucifixus - quasi in zona mezzosopranile - non abbia perso di consistenza, anzi, è stato eseguito in maniera impeccabile. Ottima anche l’intesa vocale del Qui tollis, con il mezzo Danbi Lee che ha concluso magistralmente la composizione con l’Agnus dei eseguito a regola d’arte in perfetta amalgama con coro ed orchestra. Lorenzo Martelli, giovane tenore di Avezzano (AQ) si è distinto per nitore nell’emissione e timbro cristallino che ben ha valorizzato il difficile momento del Domine Deus per poi incastonarsi bene nei brani concertati. Infine il basso Lodovico Filippo Ravizza, oltre ad un colore vocale di tutto rispetto non si è fatto fagocitare dalla complessità del Quoniam riuscendone a snocciolare ogni nota con precisa dizione e perfetta intonazione. Di ciascuno ho potuto constatare inoltre la coerente vis interpretativa propria del repertorio sacro; si denota un lavoro certosino che ha dipinto un quadro di rara bellezza.
 

Prima dell’inizio dell’esecuzione della “Pétite” la proiezione di un video ci ha fatto conoscere ancor più da vicino le “gesta” del Coro del Maggio intervallato da interventi registrati di cui ho il piacere riportarne il contenuto puntale. Il commissario Onofrio Cutaia si è detto orgoglioso di poter essere presente per festeggiare questo traguardo: «... Nel lavoro quotidiano in teatro ho potuto constatare, da quando sono stato nominato Commissario, che il Coro del Maggio Musicale Fiorentino - per vastità di repertorio (dal Barocco alla musica novecentesca e contemporanea), duttilità e pertinenza stilistica, pur in presenza di linguaggi musicali assai lontani fra loro - deve essere considerato come una della compagini corali più prestigiose a livello non solo nazionale, ma anche internazionale, come testimoniato dai successi ottenuti in numerose tournées. Di questo va dato merito a Lorenzo Fratini, maestro del nostro Coro, per le grandi capacità artistiche e il costante impegno per migliorare ulteriormente il livello delle prestazioni, senza dimenticare ovviamente il maestro Daniele Gatti, il nostro direttore principale e il maestro Zubin Mehta il nostro direttore onorario a vita. Sono dunque felice e orgoglioso di festeggiare i 90 anni del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, nella certezza che il futuro riserverà sempre nuove occasioni di crescita artistica e di conferme del suo altissimo valore.» Il direttore principale Daniele Gatti ha sottolineato la sua grande gioia nel vedere da anni il Coro ai più alti livelli artistici internazionali: «... Un coro che mi ha sempre colpito per la sua estrema duttilità, abbiamo affrontato insieme diversi repertori e ho sempre notato da parte di tutti una partecipazione davvero sentita a quanto messo in scena in questi anni: oltre a cantare, deve muoversi e interagire sul palcoscenico e in questo non posso che sottolineare la grande capacità gestuale e la grande professionalità nel seguire sempre ciò che il regista richiede; insieme all’Orchestra è davvero una delle colonne portanti che fa di questo Teatro uno dei riferimenti del panorama internazionale.» Sulla stessa linea di pensiero il maestro Zubin Mehta, direttore onorario a vita del Maggio: «... La prima collaborazione con il Coro del Maggio risale ai miei primi impegni fiorentini e precisamente al luglio 1964 per La traviata. Da allora fino ad oggi, innumerevoli sono state le occasioni di lavoro comune e, negli anni, ho potuto apprezzare la costante crescita artistica del Coro del Maggio, di cui sono fiero e felice, che grazie al lavoro di Lorenzo Fratini col quale mi congratulo, è oggi ai vertici in Italia e nel mondo, come testimoniano i successi delle numerose tournées internazionali che abbiamo effettuato insieme.» «... Essere qui a festeggiare, da Direttore, i 90 anni di questo splendido Coro è davvero un grande orgoglio e una grande responsabilità...» ha invece affermato, parlando del ‘suo’ Coro, il maestro Lorenzo Fratini «... è come avere un vero e proprio ‘monumento’ fra le mani, di cui si ha l’onore e l’onere di portarne avanti il nome e la tradizione; ma lavorare - come facciamo tutti i giorni - in modo così appassionato ha fatto sì che la qualità di questa istituzione non venisse mai meno, e di questo sono davvero molto orgoglioso.» Il maestro Roberto Gabbiani, che ha guidato il Coro del Maggio dal 1974 al 1990, ha fatto eco a quanto affermato dal maestro Fratini, rimarcando la grandissima qualità artistica che lo ha sempre definito: «... Il Coro del Maggio, che ho sentito ‘mio’ per sedici anni, è sicuramente un complesso di enorme prestigio e di altissima professionalità, guidato da grandi maestri in passato che avevano sempre chiare in mente le partiture che eseguivano e il loro peso; sentivano la necessità che le voci fossero tali da poter essere degne delle musiche eseguite. Questo fu evidente anche per la bellezza delle voci coinvolte nel Coro, una bellezza che ho faticato a ritrovare successivamente nella mia carriera. Mi piace pensare che insieme abbiamo creato un ricordo di quella che è la storia della musica corale nel nostro mondo, anche lavorando su opere in lingue straniere, dal russo al francese sino al tedesco.» Molto emozionante alla fine del concerto il saluto di ex coristi presenti in sala a festeggiare quell’istituzione di cui sono stati membri ed il saluto ad un artista che l’indomani sarebbe andato in pensione ha quasi concluso la serata musicale non prima di averci regalato un rutilante bis composto da una miscellanea di musiche natalizie sapientemente armonizzate. Grande successo, entusiasmanti applausi con l’augurio di altri mille anni di successi per il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Voglio concludere con un pensiero “dedicato” che scrissi anni fa: «... Caro Gioachino, mi voglio rivolgere a te con la consapevolezza che attraverso la tua musica ho vissuto le emozioni più intense; mi hai fatto ridere, mi hai fatto piangere, mi hai fatto riflettere, ma con questo tuo ultimo peccato, come lo hai chiamato tu, mi hai toccato veramente nella parte più profonda dell'animo e mi hai donato la gioia dell’emozione in una serata veronese; ti ringrazio mio caro Cigno di Pesaro e spero che la tua musica mi possa accompagnare sempre nel mio personale percorso di crescita umana e spirituale per farmi palpare sempre più le vette dell’emozione e del bello che scaturiscono dalle tue sublimi pagine.» Ad maiora! (la recensione è riferita al concerto del 22 dicembre 2023)
Crediti fotografici: Michele Monasta per il Maggio Musicale Fiorentino - Teatro dell'Opera di Firenze Nella miniatura in alto: il maestro Lorenzo Fratini Sotto, in sequenza: alcuni momenti della serata dedicata al 90° del Coro del Maggio Musicale Fiorentino
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La notte degli Oscar
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Matrimonio in camera da letto
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FERRARA - L'allestimento di Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa su libretto di Giovanni Bertati ha chiuso la stagione d'opera del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un vero successo di pubblico: sia per la presenza di tanti spettatori in platea e nei palchi, sia per il calore con cui è stata salutata la recita a fine serata. La produzione era il
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Opera dal Nord-Est
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FIRENZE – Opera emblema del grande repertorio verdiano, Aida è spesso associata all’idea di spettacolarità, grandi masse corali, scene sontuose e sontuosi costumi esotici. Tuttavia, dietro la patina dell’epico e del monumentale, si cela un’anima intimista, quasi cameristica: Aida è, in fondo, una tragedia dell'amore e del potere, fatta di sguardi, silenzi,
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Tannhäuser torna a Houston
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Der junge Lord ovvero l'antitesi
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FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come
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Eventi
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Festival Puccini 2025 e... 2026
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Nel rinnovato e suggestivo giardino della Villa Puccini sulle rive del Lago di Massaciuccoli, accolti da Patrizia Mavilla, direttrice della Fondazione "Simonetta Puccini", si è tenuta la presentazione del 71° Festival Puccini che inaugurerà la stagione il 18 luglio 2025 con Tosca, per concludersi il 6 settembre con Manon Lescaut.
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Carmen delle parole e delle note
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GENOVA – Con Carmen di Georges Bizet, l’Opera Carlo Felice di Genova ha proseguito la sua Stagione Lirica 2024-2025 mandando in scena l’ottavo titolo in cartellone. Opéra-comique in quattro atti, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto dalla novella di Prosper Mérimée, Carmen è tra i titoli più celebri e popolari dell’intero repertorio
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Giulio Cesare a Berkeley
servizio di Ramón Jacques FREE
BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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Vocale
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La Veneziani e la Messa K.427
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il settantesimo anniversario dell'Accademia Corale "Vittore Veneziani" si è celebrato in queste settimane con diverse iniziative che hanno coinvolto la corale stessa e, naturalmente, la città. E in tutte le circostanze la città (artisti locali, istituzioni e pubblico) ha manifestato la propria simpatia verso "la Veneziani" come viene chiamata
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Giselle around Le Villi
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LUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente
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Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del
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Classica
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Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
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Torna miXXer
FREE
FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Eventi
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Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
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Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Echi dal Territorio
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Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
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Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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