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Pubblicato il 01 Luglio 2025
Buona esecuzione del capolavoro di Mozart sotto la direzione del maestro Eun Sun Kim
Idomeneo a San Francisco
servizio di Ramón Jacques
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SAN FRANCISCO (USA) War Memorial Opera House - Sebbene Idomeneo, l’opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791), abbia avuto la sua prima americana il 4 agosto 1947 al Berkshire Music Festival di Tanglewood, nel Massachusetts (ora sede estiva della Boston Symphony Orchestra), fu la San Francisco Opera a catapultare quest’opera nel repertorio dei principali palcoscenici del paese. L’opera fu rappresentata, ad esempio, nei teatri di Chicago, New York, Los Angeles e Houston. La compagnia di San Francisco è legata a Idomeneo fin dalla sua prima messa in scena qui il 10 settembre 1977. La produzione, ancora in corso oggi, fu diretta dal regista e scenografo francese Jean Pierre Ponelle, con la direzione musicale del maestro inglese Sir John Pritchard. Pritchard, primo direttore musicale dell’orchestra del teatro (prima del 1986 non esisteva questa posizione nel teatro), fu un fervente difensore non solo di Idomeneo, ma anche di altre opere del compositore austriaco. Il cast di quella prima nella City by the Bay comprendeva il tenore svizzero Éric Tappy nel ruolo del titolo (che, curiosamente, è scomparso l’11 giugno dello scorso anno, quasi in coincidenza con questa prima), il mezzosoprano Maria Ewing nel ruolo di Idamante, il soprano francese Christiane Edda Pierre in quello di Ilia e il soprano Carol Neblett che cantò il ruolo di Elettra. Nella stagione 1989, Pritchard riprese Idomeneo, questa volta con la revisione di Mozart, in cui il ruolo di Idamante sarebbe stato cantato da un tenore (interpretato dal tenore tedesco Hans Peter Blochwitz). Come aneddoto e curiosa coincidenza in merito a quelle rappresentazioni, poche ore prima della recita del 17 ottobre, un violento terremoto si verificò nell’area della baia (noto come Loma Prieta, dal suo epicentro), causando danni a diverse strutture cittadine. La rappresentazione fu annullata e, giorni dopo, una versione semi-scenica fu eseguita al Masonic Auditorium. Subito dopo l’ultima recita di Idomeneo, al War Memorial Opera House (che aveva subito alcuni danni al soffitto della sala), il Maestro Pritchard morì improvvisamente nella sua casa nel quartiere di Daly City a San Francisco; pertanto, nell’ultima produzione della stagione (Die Frau ohne Schatten), l’orchestra eseguì la “Marcia dei Sacerdoti” da Idomeneo in suo onore. Infine, è doveroso menzionare il cast della produzione del 1999 in questo teatro, ricordata ancora oggi (la compagnia ha utilizzato estratti registrati in quelle rappresentazioni per promuovere lo spettacolo): il tenore svedese Gösta Winbergh interpretava Idomeneo, Vesselina Kasarova Idamante, Barbara Bonneye Anna Netrebko si alternavano nel ruolo di Ilia e Carol Vaness quello di Elettra, sotto la direzione musicale di Donald Runnicles. La trama dell’opera ha inizio durante una terribile tempesta, nella quale Idomeneo promette al dio Nettuno di sacrificare la prima persona che incontrerà se lui e il suo equipaggio sopravviveranno alle acque tempestose. Una volta giunto sulla riva, il suo sollievo si trasforma in orrore nel ritrovare il proprio figlio, Idamante, prima persona da lui incontrata. Idomeneo è angosciato dalle avversità che deve affrontare, mentre Idamante corteggia la principessa Ilia, e al contempo è perseguitato dalla gelosa e volubile Elettra. La trama enfatizza quindi la tensione tra i personaggi e il loro ambiente, in particolare con le forze della natura, che diventano sempre più insostenibili man mano che Idomeneo si arrende alla sua promessa.


La storia e la parte scenica di questa sublime opera mozartiana, ricca di intensità e vivide caratterizzazioni, sono state pensate all’interno di un nuovo concept scenico dalla regista australiana Lindy Hume, che ha ambientato la storia e la scena nella Tasmania odierna, Australia, dove risiede. Le scenografie di Michael Yeargan, presentate per la prima volta all’Australian Opera di Melbourne nel 2023 e replicate a Sydney nel 2024, si caratterizzavano per una semplicità austera, incorniciando il palcoscenico, un’ampia sala con pareti bianche e suggestive porte in stile dorico sul fondo e sui lati. Le pareti, in realtà schermi, proiettavano immagini delle torbide acque marine, della fauna, della vegetazione e delle coste rocciose, dei litorali e delle spiagge dell’isola australiana. A queste si alternavano intense notti stellate a tinte blu e rosse, brillanti e soffocanti, che accentuavano la tensione drammatica della storia, rappresentando la furia della natura e creando al contempo scene di calma e quiete. La realizzazione tecnica è stata curata da David Bergman e dalla direttrice della fotografia Catherine Pettman, fondatrice della casa di produzione australiana Sheoak Films. Le luci, essenziali in questo caso, sono state progettate da Verity Hampson. I costumi moderni di Anna Cordingley, perfetti per l’occasione, presentavano alcuni elementi ispirati ai Pelawa Pakana, i primi coloni e custodi di Lutruwita, in Tasmania (dove sono state realizzate le registrazioni viste qui). Si notava, ad esempio, il piumaggio sulle spalle del cappotto nero indossato da Idomeneo, che poi lo applicava su Idamante, in segno dimaestà e grandezza. Degni di nota anche i costumi scuri del coro i quali contenevano anche piume che alludevano a quegli abitanti, che nella scena finale regge rami di eucalipto.


Il lavoro della Hume è stata interessante e, con commovente eloquenza, scavava a fondo nell’anima di ogni personaggio, esplorando le loro gioie e i loro dolori. La costante era la musica quasi celestiale della brillante partitura di Mozart. L’unico svantaggio scenico, che rovinava un po’ l’opera della Hume, era l’incessante uso delle proiezioni, che diventava una distrazione e un inconveniente per la visione e la concentrazione dello spettatore. Inoltre, la scena era inutilmente appesantita dall’inspiegabile aggiunta di sedie, che per una parte dell’esecuzione venivano risistemate dal coro ai lati del palco o al centro, come in un auditorium, su un palcoscenico che ruotava costantemente con un movimento circolare. Questi dettagli apparentemente superflui contrastavano con la storia, servivano a ben poco in relazione all’attento lavoro registico. Il cast vocale, buono in generale, ha mostrato alti e bassi e interpretazioni discontinue. Il tenore Matthew Polenzani, che ha interpretato innumerevoli volte il ruolo di Idomeneo su palcoscenici importanti e per il quale possiede la voce e la profondità necessarie, ha dimostrato un’innegabile presenza e padronanza del ruolo. Tuttavia, nel corso dell’esecuzione, è emersa una certa perdita di elasticità e colore, soprattutto nel registro acuto. La sua importante aria “Fuor del mar”, nella sua versione più lunga e integrale, suonava strozzata e poco raffinata. Polenzani è un cantante notevole, apparentemente alle prese con un ruolo che potrebbe essere oggi al di là delle sue capacità. Il mezzosoprano Daniela Mack, nonostante una indisposizione annunciata dal teatro, ha interpretato il ruolo di Idamante con intensità, elasticità e colori gradevoli con il suo strumento brunito, sebbene la sua proiezione vocale sia stata penalizzata. Il tenore Alek Shrader ha incarnato un Arbace credibile, con l’aspetto di un filosofo piuttosto che di un confidente. Il suo timbro era chiaro ed elegante ma gli acuti non sono parsi sempre a fuoco, soprattutto nell’aria “Se il tuo duol”, solitamente omessa ma inclusa in questa versione. Al suo debutto locale, il soprano cinese Ying Fang ha recitato e cantato in modo sorprendente il ruolo di Ilia. Commovente, passionale e accattivante sul palco, ha conferito al ruolo la qualità amorevole e delicata che gli è propria. Vocalmente, si è distinta per la dolcezza e la musicalità che ha apportato al suo canto, con la sua colorazione timbrica leggera ma raffinata, oltre alla sua dizione e alla sua espressione. Il soprano sudafricana Elza van der Heever ha interpretato un’Elettra intensa, penetrante e perspicace, ma anche convincente. Ha infuso al suo canto la necessaria drammaticità, emozione e forza con la sua voce omogenea, luminosa e accattivante. Il cast era completato da cantanti provenienti dall’accademia del teatro (conosciuta come Adler San Francisco Adler Fellowship) come il basso-baritono Jongwon Han, imponente nel ruolo dell’ Oracolo; i soprani Georgiana Adams e Mary Hoskins in quelli delle Donne cretesi; il tenore lirico Samuel White nei ruoli del Sommo Sacerdote, Nettuno e di Un Troiano; e il baritono Olivier Zerouali, Un altro Troiano. Il Coro del teatro, diretto dal Maestro John Keene, è stato molto attivo e partecipe, dimostrandosi un ensemble coeso, professionale e competente nei suoi significativi interventi. L’orchestra ha suonato bene sotto la direzione del suo direttrice principale, Eun Sun Kim, ed è riuscita a trovare coesione con gli strumentisti, evidenziando la musicalità tipicamente mozartiana, con pause, sicurezza, libertà e leggerezza. Il continuo al clavicembalo è stato radioso. Nonostante l’eliminazione di quasi tutti i recitativi e la musica per balletto, la maratona è durata oltre tre ore e mezza, ma il pubblico ha accolto l’esecuzione e i suoi interpreti con entusiasmo.

Dopo una pausa, la San Francisco Opera riprenderà le sue attività a settembre prossimo con una nuova stagione che prevede la ripresa, a 25 anni dalla sua prima mondiale su questo palcoscenico, dell’opera Dead Man Walking di Jake Heggie e Terrence McNally, del Parsifal di Wagner e la prima mondiale dell’opera The Monkey King del compositore cinese Huang Ruo. (la recensione si riferisce alla recita di sabato 14 giugno 2025)
Crediti forografici: Cory Weaver / San Francisco Opera Nella miniatura in alto: il tenore Matthew Polenzani (Idomeneo) Sotto, in sequenza; ancora Polenzani con Ying Fang (Ilia) e Alek Shrader (Idamante); con Ying Fang; Elza van der Heever (Elettra); ancora Polenzani con Ying Fang e Alek Shrader Al centro e sotto, in sequenza: panoramiche di Cory Weaver su luci e scene dell'allestimento
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Pubblicato il 12 Giugno 2025
L'ultima opera di Claudio Monteverdi messa in scena con successo dal regista Pedro Salazar
L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques
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BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella nella Basilica di San Marco a Venezia), strumentista ad arco e, soprattutto, come compositore prolifico di musica profana e sacra (con i suoi libri di madrigali, le sue opere religiose di grande portata come il Vespro della Beata Vergine, oltre a tre opere liriche), lo rende una figura di spicco nella transizione dal Rinascimento al Barocco nella storia della musica. In particolare, si distingue per il suo contributo allo sviluppo della forma e della melodia attraverso l’uso della tecnica del basso continuo, caratteristica dell’esecuzione della musica barocca. L’opera L’Orfeo (1607) è considerata la più antica del genere e viene ancora rappresentata nei teatri, sebbene non con la frequenza che meriterebbe. Fu durante il suo soggiorno veneziano che compose L’Incoronazione di Poppea, dramma musicale in un prologo e tre atti su libretto italiano del poeta veneziano del XVII secolo Giovanni Francesco Busenello (1598–1659); Busenello era noto sulla scena operistica veneziana perché, oltre a collaborare con Monteverdi, scrisse libretti anche per altri noti compositori, tra cui Francesco Cavalli (1602–1676). L’Incoronazione di Poppea debuttò a Venezia nel 1643 al Teatro Santi Giovanni e Paolo. In occasione del quindicesimo anniversario del Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo, inaugurato il 26 maggio 2010, e con un ampio programma di eventi musicali, di danza e teatrali in programma per l’occasione, questo titolo monteverdiano è stato presentato per la prima volta in Colombia. L’opera non viene messa in scena con la stessa frequenza di L’Orfeo e, almeno negli ultimi dieci anni, è stata rappresentata più spesso nei teatri italiani (in particolare, il ciclo operistico di Monteverdi messo in scena da Robert Wilson al Teatro alla Scala di Milano), ma soprattutto in vari teatri francesi. Non sorprende quindi che questa produzione sia stata una collaborazione tra Francia e Colombia, che ha coinvolto l’ensemble francese di strumenti antichi Le Poème Harmonique, diretto da Vincent Dumestre, e il gruppo teatrale colombiano La Compañía Estable, diretto dal suo fondatore Pedro Salazar, che, oltre a realizzare diverse produzioni teatrali, ora è impegnato anche nell’opera, soprattutto in questo teatro.


Tra le tre opere sopravvissute della carriera operistica di Claudio Monteverdi, L’Incoronazione di Poppea è quella che ha suscitato maggiore sorpresa, poiché la trama (ispirata all’antichità) si discosta da temi puramente mitologici per incorporare personaggi umani. L’opera affronta anche temi di forte attualità, come l’autorità e i suoi abusi, l’ego e il tradimento, visti attraverso la conquista del potere da parte dell’amante di Nerone, Poppea, che non esita a commettere crimini per raggiungere i propri obiettivi. La storia è efficace anche dal punto di vista teatrale e drammatico, così come nelle scene comiche intervallate nella partitura, senza dimenticare la sontuosa musica di Monteverdi. Nella sua concezione scenica, Pedro Salazar ha cercato di esplorare l’esistenza, come la definisce lui, dei “Nerone”, che, dal suo punto di vista, non hanno mai cessato di esistere e sono sempre stati presenti, come lo sono oggi, soprattutto in America Latina. La proposta mirava a trasmettere un messaggio politico e una denuncia dei vizi, degli eccessi e della corruzione che caratterizzano questi personaggi. In termini di recitazione, i personaggi erano umani e vicini alla realtà familiare al pubblico, e la produzione, pur essendo contemporanea, presentava alcuni riferimenti al passato. La scenografia, di Julián Hoyos, si è avvalsa di pochi elementi scenici, costituiti da figure geometriche, cubi, statue e colonne che entravano e uscivano a ogni cambio di scena. Sul fondale, creando un effetto visivamente interessante, un sipario riproduceva la cupola interna del Pantheon di Agrippa a Roma, con l’oculus rivolto verso il cielo. Occasionalmente, il fondale si apriva per rivelare personaggi come Amore, oltre a sipari con disegni geometrici o manifesti di propaganda politica. Le luci, curate da Humberto Hernández, sono state eccellenti. I costumi, realizzati da Sandra Diaz, erano affascinanti e vistosi: abiti variopinti e tuniche di seta, una combinazione che mescolava elementi del passato con il presente; in particolare, l’abito e il minaccioso berretto militare del personaggio di Nerone lo facevano apparire come un dittatore. Il cast vocale univa l'esperienza alla gioventù e sono stati scelti solo cantanti provenienti dai paesi del Cono Sud, aggiunti e selezionati dallo stesso Vincent Dumestre per l'occasione. Il mezzosoprano svedese-cileno Luciana Mancini si è distinto per la sua interpretazione di Nerone. Cantante di grande esperienza nel repertorio di musica antica, ha mostrato sicurezza, aderenza allo stile, tonalità brillanti e buon gusto in fioriture e ornamenti. Sul palco si è presentata come un imperatore superbo e altezzoso.

Ottima anche la performance del mezzosoprano colombiano Andrea Niño, artista di grande esperienza che ha mostrato chiarezza e nitidezza nel canto, conferendo al personaggio di Poppea quel mix di stravaganza, vanità, pretenziosità e fragilità. Il giovane controtenore uruguaiano Agustín Pennino, già noto per il suo lavoro in importanti produzioni di musica antica e con una carriera in crescita, ha dato vita all’esasperato e vendicativo Ottone con un timbro cupo e una voce morbida.

Il mezzosoprano colombiano Yeraldin León si è distinto per la sua interpretazione, conferendo personalità ai ruoli di Ottavia e Virtù. Notevole anche il talento vocale del soprano brasiliano Luanda Siqueira nei ruoli di Fortuna e Drusilla, così come quello del soprano locale Lina Marcela López, che si è distinta nel ruolo di Amore (ha interpretato anche Valleto). Da segnalare anche il basso venezuelano Álvaro Carrillo nel ruolo del solido Seneca. Il cast è stato completato da artisti che hanno svolto un lavoro degno di nota: il controtenore venezuelano Fernando Escalona nel ruolo di Arnalta e il tenore colombiano Luis Hernández Luque in quello di Nutrice (entrambi interpretando i rispettivi personaggi en travesti), oltre ad altri tre cantanti locali: Camilo Delgado nei ruoli di Lucano, Soldato I e Familiare I, il tenore Andrés Silva nei ruoli di Liberto e Soldato II, e il baritono Jacobo Ochoa che ha impersonato i personaggi di Mercurio, Littore, Consoli e Familiare II. In buca, Vincent Dumestre ha guidato il piccolo gruppo di strumentisti de Le Poème Harmonique con sicurezza, competenza e vigore, estraend un suono compatto, commovente ma al tempo stesso abbagliante e luminoso, dando priorità al testo, alle dinamiche e ai silenzi drammatici. Sebbene la partitura sia estesa e le versioni più note siano quelle realizzate per Venezia e Napoli, quanto ascoltato qui si basava su un’edizione parigina del XVII secolo con il duetto Partiam, che contiene la melodia di Pur ti miro, uno dei passaggi più noti dell’opera. Sebbene non ascoltato in scena, è stato cantato come bis a fine serata, dopo gli applausi. Inoltre, nella parte lirica la stagione di celebrazioni del teatro prevede la messa in scena di La Traviata e Nabucco di Giuseppe Verdi. Un altro evento importante della stagione in corso sarà la presenza di Les Arts Florissants, che, sotto la direzione di William Christie, offrirà una versione scenica della semi-opera di Henry Purcell (1691-1695) in un prologo e cinque atti, The Fairy Queen, z. 629 (1691). (La recensione si riferisce alla recita di sabato 24 maggio 2025)
Crediti fotografici: Juan Diego Castillo / Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo Nella miniatura in alto: il regista Pedro Salazar Sotto, in sequenza: Lina Marcela López (Amore e Valleto); Andrea Niño (Poppea) e Luciana Mancini (Nerone); Panoramica su scene e costumi Al centro: L'incoronazione di Poppea da parte di Nerone In fondo: ancora Lina Marcela López brava mezzosoprano di Bogotà
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Pubblicato il 07 Giugno 2025
La quinta opera di Richard Wagner non andava in scena al Grand Opera dal 2001
Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques
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HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera di Wagner debuttò il 19 ottobre 1845 a Dresda, diretta dallo stesso compositore. Considerata una pietra miliare e un punto fermo del repertorio dei principali teatri d’opera odierni, Tannhäuser è stata rappresentata molto raramente in questo Paese dal periodo post-pandemico, ad eccezione delle produzioni della Los Angeles Opera nel 2021 e della Metropolitan Opera di New York nel 2023. Le esigenze musicali, vocali e finanziarie di un’opera di tale portata sono notevoli, pertanto l’impegno del teatro di Houston nel realizzarne una nuova produzione è encomiabile. Questa sarà l’unica rappresentazione in programma per quest’anno. L’opera non veniva rappresentata in Houston città dal 2001, quando fu proposta in una memorabile produzione teatrale del leggendario regista Werner Herzog. Come è noto, Tannhäuser trasgredisce le rigide norme sociali dei trovatori medievali e si avventura nel regno mistico di Venere, dea dell’amore eterno, che lo conduce a un’esplosione di sensualità. Invece di essere accolto con favore, Tannhäuser viene allontanato dalla sua comunità, profondamente religiosa, per essersi congiunto all’insaziabile Venere. Tuttavia, tornare in una società immobile e refrattaria al cambiamento si rivelerà arduo, sebbene alla fine Tannhäuser ottenga una miracolosa redenzione grazie al sacrificio della sua amata Elisabetta. Questa è la storia straordinariamente presentata al pubblico, grazie alla raffinata, elegante e variopinta produzione di Peter J. Davidson. I costumi sorprendenti di Constance Hoffmann, le eccellenti luci di Amith Chandrashaker e le proiezioni sul fondale di S. Katy Tucker hanno reso la foresta che i pellegrini attraversano in cammino verso Roma una delle immagini più suggestive e artistiche dell’intera rappresentazione. Le scenografie, come sempre frutto di una coproduzione tra i teatri di Houston, la Washington National Opera, la Seattle Opera e la Canadian Opera Company di Toronto, sono senza dubbio tra le migliori che abbia mai visto della regista Francesca Zambello. La regista ha ambientato l’antica leggenda germanica all’inizio del XX secolo, all’interno di una setta isolata di una comunità profondamente religiosa. La gara di canto, ad esempio, si è svolta all’interno di un tempio religioso, mentre il Venusburg, che qui rappresenta il mondo esterno, era ambientato in un salotto edonistico o bordello, all’interno di un opulento appartamento newyorkese, abitato da Venere, la dea dell’amore, e dalle sue muse. Si susseguivano feste con ballerini che hanno eseguito coreografie stravaganti ed esotiche, senza mai ricorrere a nudità, volgarità o scene fuori contesto. In questa produzione, Tannhäuser ha vissuto in un mondo seduttivo per oltre un anno, ma il senso di colpa per aver abbandonato Elisabetta, il suo primo amore virginale, è troppo pesante da sopportare, e viene immediatamente riportato nella sua comunità. È lì che sorgono i problemi derivanti dalle sue scelte. L’approccio romanzesco, molto operistico, della Zambello non nuoce all’opera di Wagner; al contrario, narra una storia semplice con personaggi più umani, affrontando le implicazioni dell’appartenenza e del confronto con una rigida entità religiosa e con i suoi valori, una situazione che sembrerebbe non lontana da ciò che viviamo oggi.


Alla fine, Tannhäuser rimane intrappolato in una luce celestiale davanti al corpo di Elisabetta, lasciando in sospeso il suo destino: vivrà per cantare di nuovo o tornerà nell’oscurità per ricongiungersi a Venere? Dal punto di vista vocale, il cast vantava cantanti e artisti di talento, principalmente americani.: tra questi, il tenore drammatico-spinto Russell Thomas, dotato di buone qualità vocali. Sebbene non possa essere definito un heldentenor puro, la sua incursione in questo repertorio e la sua esperienza in ruoli wagneriani, come il Tannhäuser a Los Angeles nel 2021 o Parsifal sempre a Houston nel 2024, gli hanno permesso di perfezionare e comprendere lo stile, gestendo la voce per esprimere al meglio il personaggio di Tannhäuser e le sue esigenze. La sua proiezione è stata adeguata e, sebbene non possieda una voce potente e robusta, si è distinto per il calore del timbro, l’omogeneità e la solidità tecnica nell’emettere le note acute, conferendo significato ed espressività alla sua parte. Nel ruolo di Elisabetta, il soprano Tamara Wilson, attrice diplomata all’accademia del teatro e attualmente rinomata interprete, ha primeggiato nel canto, dimostrando di possedere una voce con un’adeguata proiezione, ferma e vigorosa. Sul palco, è riuscita a tratteggiare una ragazza semplice con gioia e timidezza, con forza e convinzione, pronta a sostenere la redenzione di Tannhäuser.

Il mezzosoprano Sasha Cooke ha incarnato perfettamente il ruolo di Venere, trasmettendo un’immagine sensuale e una vocalità ricca e corposa che le ha permesso di affrontare con naturalezza questo repertorio. La sua interpretazione, caratterizzata da una tonalità scura e magnetica, ha dimostrato come il canto wagneriano possa essere apprezzato anche attraverso uno stile misurato e raffinato, piuttosto che con un’esecuzione energica e potente. Analogamente, il basso greco Alexandros Stavrakakis, nel ruolo di Landgraf Hermann, ha saputo coniugare potenza vocale e intensità espressiva, interpretando il personaggio con sfumature ed efficacia. Ottime interpretazioni sono state offerte anche dal tenore Martin Luther Clark nel ruolo di Walther von Wogelweide, dal baritono Luke Sutliff nel ruolo di Wolfram von Eschenbach, dal basso-baritono Cory McGee in quello di Biterolf, dal tenore Shawn Roth in quello di Heinrich der Schreiber, dal basso cinese Ziniu Zhao nel ruolo di Reimar von Sweter e dal mezzosoprano Ani Kushyan nel ruolo del pastore. Questi ultimi cinque cantanti, ex allievi attualmente legati all’accademia del teatro, sono destinati a interpretare ruoli di rilievo in importanti teatri. Come nel passato è successo a una sconosciuta mezzosoprano che veniva dal Kansas, chiamata Joyce di Donato, tra tanti altri. Il coro si è distinto per la sua performance, in particolare nell’esecuzione del Coro dei pellegrini, dove ha cantato con determinazione, esaltazione ed entusiasmo, mantenendo la consueta professionalità sotto la direzione di Richard Bado.

Nel suo debutto in questo teatro il direttore d’orchestra Erik Nielsen ha esordito con grande successo. Il maestro americano, che raramente dirige negli Stati Uniti, ha dimostrato la sua abilità come concertatore dalla buca d’orchestra, oltre alla competenza e all’autorevolezza derivanti dalla sua lunga carriera principalmente nella direzione di opere liriche su palcoscenici internazionale specialmente in Europa . Fin dall’iconica Ouverture, ha offerto un pregevole viaggio musicale, mettendo in risalto i suoi tre leitmotiv centrali, evidenziando inoltre una magistrale padronanza dei tempi, interpretando in modo brillante, evocativo e anche estatico. I musicisti dell’orchestra, motivati e coinvolti, hanno offerto una serata memorabile. La prossima stagione si aprirà nel mese di ottobre con un classico americano: Porgy and Bess di Gershwin, nella versione originale del compositore, che nel passato ha fatto vincere al teatro di Houston, Grammy e Tony Awards in passato con la direzione della stessa Francesca Zambello. I biglietti sono già disponibili e oggi sono quasi tutti venduti. (La recensione si riferisce alla recita di giovedì 8 maggio 2025)
Crediti fotografici: Michael Bishop / Houston Grand Opera Nella miniatura in alto: la regista Francesca Zambello Sotto, in sequenza: Tamara Wilson (Elisabetta) e Russel Thomas (Tannhäuser); ancora Russel Thomas con Sasha Cooke (Venere) Al centro e in fondo: belle panoramiche di Michael Bishop sull'allestimento
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Il matto Nanof e l'altro
intervento di Athos Tromboni FREE
SPOLETO - Morbus sine materia. È una forma letterale medica per definire quelle patologie che non manifestano degenerazioni organiche di una parte del corpo colpito dalla malattia. La pazzia, per esempio, è un morbo senza materia: non ci sono riversamenti di sangue, gonfiori, purulenze, catarri, eccetera. Il corpo rimane intonso; la mente no, va per conto proprio "deviando" il comportamento da quello stato che viene definito "normale" verso momenti e anche movimenti a volte inconsueti; e può indurre il corpo a gesti e posture che modellano il "disagio" al punto che esso si ripercuote visivamente negli atteggiamenti. Proprio di questo è stata specchio l'opera in un atto Nanof, l'altro con la quale il Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" ha inaugurato, venerdì 8 agosto la propria settantanovesima stagione lirica nel Teatro Caio Melisso di Piazza del Duomo: musica di Antonio Agostini, libretto di Chiara Serani con la collaborazione di Davide Toschi. Si è trattato di una prima esecuzione assoluta e l'opera è stata presentata alla stampa
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Ode a Leopardi e Medium prova generale
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LIVORNO – In un Mascagni Festival sempre più attento al dialogo fra memoria storica e ricerca espressiva, la serata del dittico Ode a Leopardi di Pietro Mascagni e The Medium di Gian Carlo Menotti, presentata agli Hangar Creativi, ha offerto un accostamento insolito ma fecondo tra due poetiche distanti eppure unite dalla tensione verso il mistero
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PESARO - A Pesaro si dichiarano soddisfatti per i risultati non solo artistici del Rossini Opera Festival 2025. Ecco qui sotto, in sintesi, la valutazioni che illustrano sommariamente gli obiettivi raggiunti e anche le anticipazioni per l'edizione 2026.
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SAN DIEGO (USA) - SummerFest 2025, The Baker-Baum Concert Hall. Il festival di musica da camera SummerFest, che si tiene ogni estate a San Diego, California dal 1986 ed è organizzato dall'associazione musicale locale La Jolla Musical Society (LJMS), è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica cameristica (nel sud
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LIVORNO - Il Mascagni Festival 2025, nell’anno dell’ottantesimo della scomparsa del compositore, si conferma laboratorio vivo di idee più che semplice contenitore di eventi: una geografia del suono disseminata tra Livorno, la provincia e luoghi simbolici d’Italia e del mondo, capace di intrecciare concerti, opere, letture sceniche e creazioni originali
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servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima serata della rassegna Giardino per tutti organizzata ai piedi del grattacielo dal Comune di Ferrara con la collaborazione del Teatro Comunale "Claudio Abbado", dentro il Parco Coletta, ha fatto l'en-plein. Era in pedana la Ferrara Film Orchestra capitanata dalla bacchetta di Ambra Bianchi
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Opera dal Centro-Nord
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Buratto bel debutto in Tosca
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Nel terzo fine settimana del 71° Festival Puccini di Torre del Lago, la seconda recita di Tosca ha riproposto uno degli allestimenti più attesi di questa edizione. La produzione, firmata da Alfonso Signorini in veste di regista e costumista, si è presentata con una veste visiva marcatamente simbolica, ricca di richiami
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Opera dal Nord-Est
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Nabucco Carmen La traviata
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – Anna Netrebko, Anita Rachvelishvili e Rosa Feola, ovvero Abigaille, Carmen e Violetta Valéry. Sono loro le tre grazie musicali che, dal 17 al 19 luglio 2025, hanno acceso l’Arena, rendendo ciascuna rappresentazione meritevole di grande interesse in virtù della propria peculiarità. Per il soprano russo si trattava del debutto italiano come figlia
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Jazz Pop Rock Etno
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Verdi e il jazz un dialogo
servizio di Simone Tomei FREE
FABBIANO, Borgonovo Val Tidone (PC) - Nella serata di sabato 26 luglio 2025, un angolo a me ancora misconosciuto della Val Tidone, la suggestiva piazzetta di Fabbiano, frazione di Borgonovo Val Tidone, si è trasformato in un crocevia di sublime audacia musicale. Il Valtidone Festival, giunto alla sua 27ª edizione e promosso dalla
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Opera dal Centro-Nord
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Ecco la Bohčme che ti aspetti
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Un po' meno pubblico per La bohème rispetto alla Tosca della sera precedente, nel Gran Teatro all'aperto sul Lago di Massaciuccoli. Comunque una buona presenza (diciamo a spanne, oltre 2 mila spettatori?) per un ritorno, quello della regia "cinematografica" di Ettore Scola del 2014 ripresa da
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Opera dal Centro-Nord
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Un magico Elisir
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti è un capolavoro senza tempo che, a quasi due secoli dalla sua prima rappresentazione, continua a incantare e commuovere. Definito "melodramma giocoso", fonde mirabilmente la profondità patetica con l'arguzia dell'opera buffa italiana, creando una "commedia agrodolce" capace di strappare
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Echi dal Territorio
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79 anni di emozioni
redatto da Athos Tromboni FREE
SPOLETO (PG) - Partirà il 7 agosto 2025 per concludersi il 24 settembre la nuova Stagione lirica del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" giunta al lodevole traguardo della 79.ma edizione. Gli spettacoli, oltre che nella città spoletina, andranno in scena anche nei principali teatri dell'Umbria: «79 anni di emozioni, una stagione da vivere!» è lo slogan
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Jazz Pop Rock Etno
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La notte degli Oscar
servizio di Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - La "Notte degli Oscar" del Gruppo dei 10 idea uscita dalla testa di Alessandro Mistri (così come Pallade Atena uscì dalla testa di Zeus, ci racconta il poeta greco Esiodo) ha visto una nutrita partecipazione di pubblico allo Spirito di Vigarano Mainarda. Non poteva essere altrimenti
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Jazz Pop Rock Etno
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De Silva amore che vieni amore che vai
servizio di Athos Tromboni FREE
COMACCHIO (FE) - Ha preso il via ieri sera con una nutrita partecipazione di pubblico il ciclo di sei concerti del "Gruppo dei 10" versione estiva: Tutte le direzioni in summer time 2025. Ospite per l'apertura era il Trio Malinconico formato da Diego De Silva (voce e chitarra acustica), Stefano Giuliano (sax alto) e Aldo Vigorito (contrabbasso). Prima della
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Eventi
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Opera tra tradizione e novitā
redatto da Simone Tomei FREE
GENOVA - È un viaggio simbolico e culturale quello che il Teatro Carlo Felice di Genova propone per la stagione 2025-2026, presentata ufficialmente alla stampa lo scorso 2 luglio. Un viaggio che coinvolge artisti e pubblico come naviganti di una stessa rotta, guidati da una bussola che punta al repertorio lirico più amato, ma non rinuncia a
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Opera dal Nord-Est
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L'Aida di cristallo č tornata
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA - Quando l’Aida di Giuseppe Verdi risuona all’Arena di Verona non si tratta di una semplice replica, è un rito collettivo, un appuntamento simbolico che scandisce il calendario della lirica estiva. Questa nuova ripresa dell’allestimento firmato da Stefano Poda, definito “di cristallo” per le sue trasparenze e gli inediti giochi di luce, ha riaperto il sipario
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Opera dall Estero
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Idomeneo a San Francisco
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) War Memorial Opera House - Sebbene Idomeneo, l’opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791), abbia avuto la sua prima americana il 4 agosto 1947 al Berkshire Music Festival di Tanglewood, nel Massachusetts (ora sede estiva della Boston Symphony Orchestra), fu la San Francisco Opera a
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Opera dal Nord-Est
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Blue Traviata in Arena
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – “È spenta!” Quando la tonante voce di Giorgi Manoshvili risuona nell’Arena, segnando il termine della prima Traviata stagionale, si viene quasi colti da un senso di sorpresa. Per quanto chiunque frequenti il teatro lirico conosca a menadito il libretto di Francesco Maria Piave, è inevitabile chiedersi da quanto tempo non si assisteva
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Opera dal Centro-Nord
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Matrimonio in camera da letto
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - L'allestimento di Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa su libretto di Giovanni Bertati ha chiuso la stagione d'opera del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un vero successo di pubblico: sia per la presenza di tanti spettatori in platea e nei palchi, sia per il calore con cui è stata salutata la recita a fine serata. La produzione era il
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Opera dal Nord-Est
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Tosca sugli spalti di San Giusto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE – Castello di San Giusto. Non è l’Arena di Verona e men che meno Castel Sant’Angelo, ma gli spalti di San Giusto, le pietre antiche che contornano il grande piazzale delle Milizie, suscitano nella Tosca di Giacomo Puccini, in scena a Trieste, il senso di incombenza del pericolo, della morte che la musica del grande compositore regala al pubblico,
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Opera dal Centro-Nord
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Aida nella palestra
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE – Opera emblema del grande repertorio verdiano, Aida è spesso associata all’idea di spettacolarità, grandi masse corali, scene sontuose e sontuosi costumi esotici. Tuttavia, dietro la patina dell’epico e del monumentale, si cela un’anima intimista, quasi cameristica: Aida è, in fondo, una tragedia dell'amore e del potere, fatta di sguardi, silenzi,
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Echi dal Territorio
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Torna la rassegna Tutte le Direzioni Estate
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Torna l'estate e, come ogni anno, torna anche la programmazione "balneare" del Gruppo dei 10: Tutte le direzioni in summertime 2025, la canonica rassegna estiva conterà quest'anno sei appuntamenti, dal 6 luglio al 12 settembre che si svolgeranno per due concerti nella consolidata location del Bar Ragno di Comacchio in via Cavour 1
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Opera dal Nord-Est
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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Opera dall Estero
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L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques FREE
BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Opera dall Estero
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Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques FREE
HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera
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