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Pubblicato il 30 Dicembre 2025
Il capolavoro di Giuseppe Verdi andato in scena con rinnovato successo nella cittā californiana
Rigoletto felice ritorno all'Opera House
servizio di Ramón Jacques
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SAN FRANCISCO (California, USA) - War Memorial Opera House. Con Rigoletto, opera in tre atti con musica di Giuseppe e libretto in italiano di Francesco Maria Piave (1810-1876), è iniziata una nuova stagione dell'Opera di San Francisco, la numero 103 della sua storia. Sebbene l'opera sia entrata formalmente nel repertorio di questo importante teatro statunitense l'8 ottobre 1923, dove è stata messa in scena in 34 stagioni ed è diventata un titolo apprezzato dal pubblico locale, è documentato che la prima volta che le note di quest'opera furono ascoltate a San Francisco avvenne solo sette mesi dopo la prima assoluta dell'opera al Gran Teatro La Fenice di Venezia (l'11 marzo 1851), quando il 23 ottobre 1851 il soprano italiano Giovanna Branchi e suo marito, il tenore Eugenio Branchi, interpretarono il duetto "Signor ne príncipe" in un gala operistico al Maguire Opera House, antico teatro lirico della città, dove venivano rappresentate opere in spagnolo a causa della grande popolazione di origine messicana che ancora viveva nella regione in quegli anni. Infine, l'opera fu messa in scena nella sua versione in quattro atti (non nella tradizionale versione in tre atti) nel 1860, in quella che i resoconti della stampa descrivono come una rappresentazione accidentata in cui furono omessi diversi interventi del Duca di Mantova, così come il duetto finale tra Rigoletto e Gilda. Esistono quindi una quantità inesauribile di aneddoti e vicissitudini che si sono verificati ogni volta che l'opera è stata messa in scena in questo teatro, senza dimenticare il numero di interpreti illustri e celebri che hanno calcato questo palcoscenico dando vita ai personaggi principali dell'opera.

Personalmente, conservo un ricordo piacevole, poiché Rigoletto è stato il primo titolo a cui ho assistito in questo teatro, nel 1991, con un cast che includeva i baritoni Alain Fondary e Juan Pons nel ruolo di Rigoletto, il soprano Ruth Ann Swenson, che stava iniziando a farsi notare, nel ruolo di Gilda; e il tenore Richard Leech nel ruolo del Duca di Mantova, nella produzione scenica di Jean Pierre Ponnelle sotto la direzione musicale di John Fiore. Passando al 2025, alla rappresentazione oggetto di questa recensione, il pubblico ha assistito alla ripresa della messa in scena inaugurata nel 1997, ideata dallo scenografo statunitense Michael Yeargan, che per la sua creazione si è ispirato ai dipinti di ambienti cupi, oscuri e nitidi appartenenti al movimento artistico noto come scuola metafisica, fondato dall'artista italiano Giorgio de Chirico (1888-1978), le cui opere più note contengono archi romane, ombre estese, prospettive illogiche, creando immagini surreali. La storia si svolge nella strada buia di una piazza, con edifici e archi di dimensioni sproporzionate, situati su entrambi i lati del palcoscenico. L'intensa illuminazione dai colori brillanti rosso, blu e giallo, opera di Chris Maravich, ha conferito quel costante effetto di angoscia e drammaticità che traspare dal libretto. I costumi variopinti, con il loro tocco di esagerazione, sono stati realizzati da Constance Hoffman e si sono rivelati funzionali alla cornice descritta. È apprezzabile che qui Rigoletto appaia come il buffone vestito da arlecchino, come indicato dal libretto. Per quanto riguarda la regia di questa ripresa, il lavoro della regista argentina José María Condemi è stato diretto e fedele alla storia, senza movimenti scenici inutili o superflui. La produzione appare un po' rigida, è indubbio che il tempo sia passato e incida sulla fluidità dei cambi di scena. Ci si aspetterebbe che dopo cinque riprese solo su questo palcoscenico (ricordo di aver visto questa stessa produzione nel teatro di Los Angeles), il teatro possa offrire un'idea innovativa. Sono convinto che attualmente non esista nessun altro cantante che domini in modo così convincente i ruoli adatti alla sua voce e al suo repertorio, in particolare quello di Rigoletto, come Amartuvshin Enkhbat. Dal suo debutto locale esattamente un anno fa come Renato in Un Ballo in maschera, il suo ritorno era molto atteso sin da quando era stato annunciato. La sua apparizione nell'opera lirica è stata un vero e proprio tsunami, anche se colpisce un po' il fatto che non sia considerato una figura mediatica, in relazione alla notevole performance che offre in ogni spettacolo. Le sue qualità sono molteplici e in questa occasione ha interpretato un personaggio credibile, ironico, beffardo, energico e persino commovente, cantando con una espressività calda, robusta, omogenea, con piacevoli sfumature baritonali, emissione e fraseggio. Basterebbe usare la parola "ammirevole" per descrivere questo straordinario interprete.

Da parte sua, con la sua performance attoriale e vocale, il soprano rumeno Adela Zaharia nel ruolo di Gilda (il cui debutto americano è avvenuto alcuni anni fa al teatro di Los Angeles nello stesso ruolo e nella stessa produzione), ha conquistato il pubblico con la sua gestione virtuosa, nitida, agile e comunicativa della voce. La cristallina chiarezza della sua voce ha commosso, così come la convinzione con la quale ha caratterizzato una fragile e affabile figlia di Rigoletto. Il ruolo del Duca di Mantova è stato affidato al tenore cinese Yongzhao Yu che, al suo debutto locale (sostituendo il tenore italiano Giovanni Sala, originariamente annunciato), ha dimostrato buone qualità in termini di timbro, calore e plasticità, anche se la sua voce a tratti è risultata un po' leggera, giovanile e con una certa mancanza di sicurezza e di esperienza in alcuni passaggi. Il basso Peixin Chen ha dato un carattere aggressivo e litigioso al personaggio di Sparafucile, con una voce potente e profonda. Da parte sua, il mezzosoprano J'Nai Bridges ha svolto bene la sua parte, infondendo al personaggio di Maddalena sensualità, malizia e una qualità cupa, oscura ma piacevole nella sua espressione. Una menzione va al resto dei cantanti, come il basso Aleksey Bogdanov nel ruolo di Monterone, il baritono Olivier Zerouali nel ruolo di Marullo, il tenore Samuel White nel ruolo di Matteo Borsa, il basso-baritono Jongwon Han nel ruolo del Conte Ceprano, il soprano Caroline Corrales nel ruolo della Contessa e il soprano Elisa Sunshine nel ruolo del Paggio, alcuni dei quali sono membri attuali o ex allievi dello Studio Merola del teatro. Da non dimenticare il mezzosoprano Stella Hannock, membro del coro del teatro, per la sua adeguata interpretazione di Giovanna. Molto partecipe e corretto è stato il Coro diretto dal maestro John Keene.

L'orchestra dell'Opera di San Francisco, la cui solida presenza costituisce un punto di forza del teatro, è stata diretta dal suo direttore titolare, la maestra Eun Sun Kim, nel suo doppio compito di alternare un'opera di Verdi e una di Wagner da diverse stagioni. Ha diretto con slancio, stile e dinamismo adeguato, imprimendo una certa leggerezza alla musica che proveniva dalla buca, dalla palpitante orchestrazione che solo Giuseppe Verdi poteva creare. (la recensione si riferisce alla recita di sabato 20 settembre 2025)
Crediti fotografici: Cory Weaver per San Francisco Opera Nella miniatura in alto: il baritono Amartuvshin Enkhbat (Rigoletto) Sotto: Amartuvshin Enkhbat con Adela Zaharia (Gilda) Al centro: ancora Adela Zaharia; Amartuvshin Enkhbat in una scena del primo atto In fondo: panoramica su allestimento e luci dello spettacolo prodotto dalla San Francisco Opera
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Pubblicato il 10 Settembre 2025
La regia di Pedro Salazar per il capolavoro di Giuseppe Verdi rende Violetta pių vicina a noi nel tempo
Una Traviata trasposta nel Novecento
servizio di Ramón Jacques
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BOGOTÀ (Colombia) - 24 agosto 2025, Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo. In occasione della quindicesima stagione del Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo, attualmente il palcoscenico più importante della Colombia, si è tenuta una nuova rappresentazione di La traviata. L’opera, in tre atti, è stata composta da Giuseppe Verdi (1813-1901) su libretto di Francesco Maria Piave (1810-1876), collaboratore e amico del compositore. Si tratta della ripresa della messa in scena originale, presentata per la prima volta nel luglio 2024 e riproposta in occasione del quindicesimo anniversario del teatro, a seguito del successo riscosso tra il pubblico. La produzione ha visto la partecipazione degli stessi solisti del 2024 e, prima delle due rappresentazioni a Bogotá, ha fatto tappa al Teatro Municipal di Lima in Perù, dove è stata rappresentata in tre occasioni. La traviata è un’opera emblematica e popolare del repertorio operistico, la cui trama, incentrata sulla tragica vita e la fine della cortigiana Violetta Valery, è ormai nota a tutti gli appassionati. La popolarità dell’opera risiede nella sua atemporalità, che la rende attuale e le permette di affrontare temi sempre presenti, come l’amore, il sacrificio e la ricerca del riscatto. È proprio in questa atemporalità che Pedro Salazar, direttore della compagnia teatrale colombiana La Compañía Estable, regista di questo spettacolo e ideatore del concept, ha deciso di ambientare la storia e la trama in un’epoca intorno agli anni Venti o Trenta del secolo scorso. L’approccio di Salazar è stato quello di evidenziare e approfondire la psiche di ogni personaggio, isolandolo a tratti dal resto della scena.



Lo spettacolo si apre infatti con il sipario che si alza su una Violetta seduta su una poltrona accanto al camino, mentre sullo sfondo una tenda bianca trasparente e sottile la separa dai festeggiamenti che si svolgono nella sua villa. Similmente, la scena finale la vede sola nel suo letto, con la stessa tenda che la separa dal mondo esterno, oppure Alfredo in un giardino, non all’interno del salone come è consuetudine nella maggior parte delle produzioni, che riflette sul perché ha perso Violetta. La scena finale, con un raggio di luce bianca splendente su un palcoscenico completamente buio, vede Alfredo portare il corpo di Violetta, senza alcuna esclamazione o recitazione esagerata, creando una scena estetica e drammaticamente attraente. Il merito di Salazar è che la sua esperienza teatrale gli ha permesso di realizzare un buon lavoro di recitazione, conferendo ai personaggi un tocco di umanità, e di amalgamare canto e musica senza ostacolarli o intralciarli. Spostare l’azione all’inizio del secolo scorso non è un’idea inedita per La traviata (ricordo quella che fece qualche anno fa Marta Domingo con Anna Netrebko all'Opera di Los Angeles, riproposta a San Francisco), ma in questo caso ha funzionato grazie alla sua originalità e alle scenografie ideate da Julián Hoyos, che evocavano l’atmosfera di una fiaba, composta da immagini e scene che si susseguivano come in una sequenza di quadri. L’uso delle proiezioni sullo sfondo del palcoscenico, con immagini di quadri opulenti e di una foresta pluviale, ha contribuito a creare un’atmosfera suggestiva.


Nella scena del terzo atto, i colori rossi e viola, insieme alle luci di Jheison Castillo, hanno evocato l’ambiente di un cabaret o bordello, esaltato dalle coreografie esotiche e audaci delle zingare e dei toreri. I costumi d’epoca, ideati da Sandra Diaz, erano particolarmente curati: eleganti gli abiti maschili e raffinati, in seta e tonalità pastello chiaro, quelli di Violetta. Il punto di forza di questa rappresentazione di La traviata è stato indubbiamente il lavoro di casting, che ha permesso di individuare voci adeguate a rendere giustizia a ogni personaggio. Nel ruolo di Violetta, il soprano russo Julia Muzychenko ha mostrato una voce ferma, consistente, corposa e ben proiettata, che ha saputo gestire con intelligenza, sensibilità e ammirevole duttilità, soprattutto nell’emissione di acuti piacevoli, penetranti e musicali. Scenicamente, ha mostrato personalità, sicurezza e presenza. Fabián Veloz, nel ruolo di Giorgio Germont, si è distinto per la sua performance vocale: la sua voce da baritono, robusta, ferma, vigorosa e musicale, si è rivelata particolarmente adatta a questo repertorio. Nonostante io non avessi mai avuto modo di ascoltarlo dal vivo, poterlo ascoltare ora, il baritono argentino mi ha confermato le recensioni che lo descrivono come un cantante di ottimo livello, con una brillante carriera internazionale in ascesa. Il ruolo di Alfredo Germont è stato ben interpretato e cantato dal tenore italiano Paolo Fanale, che ha cantato con un timbro chiaro, brillante, e virile ed elegante nel fraseggio. Sebbene in alcuni passaggi, soprattutto nell’ultimo atto, abbia mostrato qualche difficoltà nella proiezione e nella tenuta, ciò non ne ha compromesso la competenza e la capacità di tenore. Il mezzosoprano venezuolano Ana Mora ha interpretato Flora Bervoix con una voce ricca e brunita; il baritono messicano Tomás Castellanos ha offerto un’eccellente interpretazione del Barone Dauphol, entrambi catturando l'attenzione del pubblico verso personaggi che generalmente passano inosservati.. Il resto del cast, composto da artisti colombiani, ha contribuito alla riuscita della serata con interpretazioni convincenti e ottime doti vocali: il tenore Hans Mogollón nel ruolo di Gastón, il baritono Juan David González nel ruolo del Marchese di Obigny, il soprano Alejandra Prada, intensa e coinvolgente nel ruolo di Annina, il basso Hyalmar Mitrotti, apprezzato per la profondità della voce e la caratterizzazione umana del Dottor Grenvil, e per i suoi brevi ma significativi interventi; il tenore Luis Carlos Danilo Jiménez nella breve parte di Giuseppe, servitore di Violetta, il basso-baritono Carlos Durán Rincón e il baritono Julián Usamá Figueroa, questi ultimi tre fanno parte del coro. Il Coro Nazionale della Colombia, diretto da Diana Carolina Cifuentes, si è distinto per la partecipazione e l’impegno scenico, offrendo un canto professionale e omogeneo. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Colombia ha eseguito la partitura con maestria dall’inizio alla fine, regalando momenti emozionanti e una combinazione di precisione e raffinatezza, come nei Preludi del primo e del terzo atto, caratteristiche di orchestre abituate al repertorio sinfonico. La direzione è stata affidata al giovane ma già esperto direttore locale Johann-Sebastián Guzman, che ha offerto una lettura attenta a ogni dettaglio orchestrale e alla simbiosi con le voci, elegante e pacato nei movimenti e sicuro in questo impegno.

Nella versione del 2024 l'orchestra era stata diretta da Andrés Orozco-Estrada, il direttore colombiano, attualmente titolare dell'Orchestra della Rai di Torino, che non era disponibile in questa occasione. (la recensione si riferisce alla recita di domenica 24 agosto 2025 )
Crediti fotografici: Juan Diego Castillo / Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo Nella miniatura in alto: il soprano Julia Muzychenko (Violetta Valery) Sotto: panoramica sulla festa del primo atto in casa di Flora Al centro, in sequenza: Momenti del terzo atto con Julia Muzychenko e Paolo Fanale (Alfredo Germont) In fondo: belle panoramiche di Juan Diego Castillo sulle scene finali della Traviata
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Pubblicato il 01 Luglio 2025
Buona esecuzione del capolavoro di Mozart sotto la direzione del maestro Eun Sun Kim
Idomeneo a San Francisco
servizio di Ramón Jacques
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SAN FRANCISCO (USA) War Memorial Opera House - Sebbene Idomeneo, l’opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791), abbia avuto la sua prima americana il 4 agosto 1947 al Berkshire Music Festival di Tanglewood, nel Massachusetts (ora sede estiva della Boston Symphony Orchestra), fu la San Francisco Opera a catapultare quest’opera nel repertorio dei principali palcoscenici del paese. L’opera fu rappresentata, ad esempio, nei teatri di Chicago, New York, Los Angeles e Houston. La compagnia di San Francisco è legata a Idomeneo fin dalla sua prima messa in scena qui il 10 settembre 1977. La produzione, ancora in corso oggi, fu diretta dal regista e scenografo francese Jean Pierre Ponelle, con la direzione musicale del maestro inglese Sir John Pritchard. Pritchard, primo direttore musicale dell’orchestra del teatro (prima del 1986 non esisteva questa posizione nel teatro), fu un fervente difensore non solo di Idomeneo, ma anche di altre opere del compositore austriaco. Il cast di quella prima nella City by the Bay comprendeva il tenore svizzero Éric Tappy nel ruolo del titolo (che, curiosamente, è scomparso l’11 giugno dello scorso anno, quasi in coincidenza con questa prima), il mezzosoprano Maria Ewing nel ruolo di Idamante, il soprano francese Christiane Edda Pierre in quello di Ilia e il soprano Carol Neblett che cantò il ruolo di Elettra. Nella stagione 1989, Pritchard riprese Idomeneo, questa volta con la revisione di Mozart, in cui il ruolo di Idamante sarebbe stato cantato da un tenore (interpretato dal tenore tedesco Hans Peter Blochwitz). Come aneddoto e curiosa coincidenza in merito a quelle rappresentazioni, poche ore prima della recita del 17 ottobre, un violento terremoto si verificò nell’area della baia (noto come Loma Prieta, dal suo epicentro), causando danni a diverse strutture cittadine. La rappresentazione fu annullata e, giorni dopo, una versione semi-scenica fu eseguita al Masonic Auditorium. Subito dopo l’ultima recita di Idomeneo, al War Memorial Opera House (che aveva subito alcuni danni al soffitto della sala), il Maestro Pritchard morì improvvisamente nella sua casa nel quartiere di Daly City a San Francisco; pertanto, nell’ultima produzione della stagione (Die Frau ohne Schatten), l’orchestra eseguì la “Marcia dei Sacerdoti” da Idomeneo in suo onore. Infine, è doveroso menzionare il cast della produzione del 1999 in questo teatro, ricordata ancora oggi (la compagnia ha utilizzato estratti registrati in quelle rappresentazioni per promuovere lo spettacolo): il tenore svedese Gösta Winbergh interpretava Idomeneo, Vesselina Kasarova Idamante, Barbara Bonneye Anna Netrebko si alternavano nel ruolo di Ilia e Carol Vaness quello di Elettra, sotto la direzione musicale di Donald Runnicles. La trama dell’opera ha inizio durante una terribile tempesta, nella quale Idomeneo promette al dio Nettuno di sacrificare la prima persona che incontrerà se lui e il suo equipaggio sopravviveranno alle acque tempestose. Una volta giunto sulla riva, il suo sollievo si trasforma in orrore nel ritrovare il proprio figlio, Idamante, prima persona da lui incontrata. Idomeneo è angosciato dalle avversità che deve affrontare, mentre Idamante corteggia la principessa Ilia, e al contempo è perseguitato dalla gelosa e volubile Elettra. La trama enfatizza quindi la tensione tra i personaggi e il loro ambiente, in particolare con le forze della natura, che diventano sempre più insostenibili man mano che Idomeneo si arrende alla sua promessa.


La storia e la parte scenica di questa sublime opera mozartiana, ricca di intensità e vivide caratterizzazioni, sono state pensate all’interno di un nuovo concept scenico dalla regista australiana Lindy Hume, che ha ambientato la storia e la scena nella Tasmania odierna, Australia, dove risiede. Le scenografie di Michael Yeargan, presentate per la prima volta all’Australian Opera di Melbourne nel 2023 e replicate a Sydney nel 2024, si caratterizzavano per una semplicità austera, incorniciando il palcoscenico, un’ampia sala con pareti bianche e suggestive porte in stile dorico sul fondo e sui lati. Le pareti, in realtà schermi, proiettavano immagini delle torbide acque marine, della fauna, della vegetazione e delle coste rocciose, dei litorali e delle spiagge dell’isola australiana. A queste si alternavano intense notti stellate a tinte blu e rosse, brillanti e soffocanti, che accentuavano la tensione drammatica della storia, rappresentando la furia della natura e creando al contempo scene di calma e quiete. La realizzazione tecnica è stata curata da David Bergman e dalla direttrice della fotografia Catherine Pettman, fondatrice della casa di produzione australiana Sheoak Films. Le luci, essenziali in questo caso, sono state progettate da Verity Hampson. I costumi moderni di Anna Cordingley, perfetti per l’occasione, presentavano alcuni elementi ispirati ai Pelawa Pakana, i primi coloni e custodi di Lutruwita, in Tasmania (dove sono state realizzate le registrazioni viste qui). Si notava, ad esempio, il piumaggio sulle spalle del cappotto nero indossato da Idomeneo, che poi lo applicava su Idamante, in segno dimaestà e grandezza. Degni di nota anche i costumi scuri del coro i quali contenevano anche piume che alludevano a quegli abitanti, che nella scena finale regge rami di eucalipto.


Il lavoro della Hume è stata interessante e, con commovente eloquenza, scavava a fondo nell’anima di ogni personaggio, esplorando le loro gioie e i loro dolori. La costante era la musica quasi celestiale della brillante partitura di Mozart. L’unico svantaggio scenico, che rovinava un po’ l’opera della Hume, era l’incessante uso delle proiezioni, che diventava una distrazione e un inconveniente per la visione e la concentrazione dello spettatore. Inoltre, la scena era inutilmente appesantita dall’inspiegabile aggiunta di sedie, che per una parte dell’esecuzione venivano risistemate dal coro ai lati del palco o al centro, come in un auditorium, su un palcoscenico che ruotava costantemente con un movimento circolare. Questi dettagli apparentemente superflui contrastavano con la storia, servivano a ben poco in relazione all’attento lavoro registico. Il cast vocale, buono in generale, ha mostrato alti e bassi e interpretazioni discontinue. Il tenore Matthew Polenzani, che ha interpretato innumerevoli volte il ruolo di Idomeneo su palcoscenici importanti e per il quale possiede la voce e la profondità necessarie, ha dimostrato un’innegabile presenza e padronanza del ruolo. Tuttavia, nel corso dell’esecuzione, è emersa una certa perdita di elasticità e colore, soprattutto nel registro acuto. La sua importante aria “Fuor del mar”, nella sua versione più lunga e integrale, suonava strozzata e poco raffinata. Polenzani è un cantante notevole, apparentemente alle prese con un ruolo che potrebbe essere oggi al di là delle sue capacità. Il mezzosoprano Daniela Mack, nonostante una indisposizione annunciata dal teatro, ha interpretato il ruolo di Idamante con intensità, elasticità e colori gradevoli con il suo strumento brunito, sebbene la sua proiezione vocale sia stata penalizzata. Il tenore Alek Shrader ha incarnato un Arbace credibile, con l’aspetto di un filosofo piuttosto che di un confidente. Il suo timbro era chiaro ed elegante ma gli acuti non sono parsi sempre a fuoco, soprattutto nell’aria “Se il tuo duol”, solitamente omessa ma inclusa in questa versione. Al suo debutto locale, il soprano cinese Ying Fang ha recitato e cantato in modo sorprendente il ruolo di Ilia. Commovente, passionale e accattivante sul palco, ha conferito al ruolo la qualità amorevole e delicata che gli è propria. Vocalmente, si è distinta per la dolcezza e la musicalità che ha apportato al suo canto, con la sua colorazione timbrica leggera ma raffinata, oltre alla sua dizione e alla sua espressione. Il soprano sudafricana Elza van der Heever ha interpretato un’Elettra intensa, penetrante e perspicace, ma anche convincente. Ha infuso al suo canto la necessaria drammaticità, emozione e forza con la sua voce omogenea, luminosa e accattivante. Il cast era completato da cantanti provenienti dall’accademia del teatro (conosciuta come Adler San Francisco Adler Fellowship) come il basso-baritono Jongwon Han, imponente nel ruolo dell’ Oracolo; i soprani Georgiana Adams e Mary Hoskins in quelli delle Donne cretesi; il tenore lirico Samuel White nei ruoli del Sommo Sacerdote, Nettuno e di Un Troiano; e il baritono Olivier Zerouali, Un altro Troiano. Il Coro del teatro, diretto dal Maestro John Keene, è stato molto attivo e partecipe, dimostrandosi un ensemble coeso, professionale e competente nei suoi significativi interventi. L’orchestra ha suonato bene sotto la direzione del suo direttrice principale, Eun Sun Kim, ed è riuscita a trovare coesione con gli strumentisti, evidenziando la musicalità tipicamente mozartiana, con pause, sicurezza, libertà e leggerezza. Il continuo al clavicembalo è stato radioso. Nonostante l’eliminazione di quasi tutti i recitativi e la musica per balletto, la maratona è durata oltre tre ore e mezza, ma il pubblico ha accolto l’esecuzione e i suoi interpreti con entusiasmo.

Dopo una pausa, la San Francisco Opera riprenderà le sue attività a settembre prossimo con una nuova stagione che prevede la ripresa, a 25 anni dalla sua prima mondiale su questo palcoscenico, dell’opera Dead Man Walking di Jake Heggie e Terrence McNally, del Parsifal di Wagner e la prima mondiale dell’opera The Monkey King del compositore cinese Huang Ruo. (la recensione si riferisce alla recita di sabato 14 giugno 2025)
Crediti forografici: Cory Weaver / San Francisco Opera Nella miniatura in alto: il tenore Matthew Polenzani (Idomeneo) Sotto, in sequenza; ancora Polenzani con Ying Fang (Ilia) e Alek Shrader (Idamante); con Ying Fang; Elza van der Heever (Elettra); ancora Polenzani con Ying Fang e Alek Shrader Al centro e sotto, in sequenza: panoramiche di Cory Weaver su luci e scene dell'allestimento
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Parliamone
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Tutto il nero del Macbeth
Intervento di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Macbeth di Giuseppe Verdi, decima opera del compositore e la prima ispirata a Shakespeare, debutta proprio a Firenze il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola. Verdi tiene moltissimo a questo suo dramma musicale: scrive di considerarlo «l'opera che io stimo sopra tutte le mie altre» e, perfezionista com’è, fa provare il celebre duetto del primo atto agli interpreti per oltre 150 volte pur di ottenerne un’esecuzione impeccabile. Oggi questo capolavoro giovanile verdiano rivive al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino in un nuovo allestimento firmato dal regista Mario Martone, con scene di Mimmo Paladino (realizzate da Barbara Bessi), costumi di Ursula Patzak, luci e video di Pasquale Mari (video design di Alessandro Papa ) e coreografie di Raffaella Giordano. La visione registica di Martone, nonostante la fama di autore tradizionalista, sorprende per la scelta di uniformarsi a una tendenza attuale che spesso stravolge il libretto con scelte estreme di discutibile gusto e scarsa logica drammaturgica.
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Opera dall Estero
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Rigoletto felice ritorno all'Opera House
servizio di Ramón Jacques FREE
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ROVIGO - È stata una prima esecuzione assoluta per il Teatro Sociale, quella di L'occasione fa il ladro di Gioachino Rossini su libretto di Luigi Previdali; una prima esecuzione ben 213 anni dopo la prima mondiale del 1812 (avvenuta nel Teatro San Moisè di Venezia); e poi - nella stessa serata rodigina - anche un debutto per il vincitore del Concorso
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LUCCA - È curioso come, nel mare magnum del repertorio rossiniano, ci siano opere che più di altre resistono al tempo non perché raccontano una storia nota, ma perché custodiscono una verità che continua a parlarci. La Cenerentola appartiene a questa categoria rara: non è solo una fiaba, non è soltanto un congegno teatrale fulmineo, né
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GENOVA - Ritornare a Cavalleria rusticana al Teatro Carlo Felice significa ripercorrere una strada ormai consolidata con l’allestimento firmato dalla compagnia Teatrialchemici, Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, con scene di Federica Parolini, costumi di Agnese Rabatti e luci di Luigi Biondi. Un progetto che ho già seguito da vicino in due occasioni nel 2019
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FERRARA - Si intensifica l'attività concertistica per il prossimo inverno/primavera del Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa: ben sette concerti cameristici, dei quali 3 organizzati da Ferrara Musica nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" su indicazione proprio del Comitato per i Grandi Maestri, e 4 concerti del calendario
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Centenario di Dietrich Fischer-Dieskau
servizio di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - In occasione del centenario della nascita di Dietrich Fischer-Dieskau, prestigioso baritono e raffinato interprete della grande tradizione Liederistica e operistica internazionale, Rovigo ha dedicato una masterclass presso il conservatorio cittadino e una giornata speciale al suo lascito musicale e intellettuale, con eventi di altissimo profilo
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Eventi
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Donizetti Opera apre il sipario
redatto da Athos Tromboni FREE
BERGAMO - Quella che qui presentiamo è la prima edizione del Donizetti Opera 2025 firmata dal direttore d'orchestra Riccardo Frizza, nella doppia veste di direttore artistico e musicale. È un festival da tempo riconosciuto a livello internazionale come irrinunciabille appuntamento annuale dedicato al celebre compositore bergamasco Gaetano
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Opera dal Centro-Nord
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Macbeth ancestrale e misterico
servizio di Angela Bosetto FREE
BUSSETO (PR) – «Penso che l’attrazione di Verdi per Shakespeare fosse legata più alla sua convinzione di poter trasformare in musica la grande letteratura che non ad affinità personali. Sicuramente aveva un istinto formidabile per l’Arte con la a maiuscola. Ma se oggi, come allora, nessuno sa nulla della vita di Shakespeare, è innegabile che Verdi
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Eventi
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Bologna va 'Verso Itaca'
redatto da Athos Tromboni FREE
ROMA - La stagione di Opera, Danza e Concerti 2006 firmata dalla nuova sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, Elisabetta Riva e dal direttore artistico Pierangelo Conte si chiama “Verso Itaca”: è un appellativo che racconta metaforicamente l’ultima tappa del viaggio della fondazione lirico-sinfonica felsinea verso il rientro
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Opera dal Nord-Ovest
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Francesca da Rimini tra forza e fragilitā
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - C’è un destino che sembra non conoscere oblio: quello di Francesca da Rimini, eroina sospesa tra colpa e innocenza, tra desiderio e condanna, che continua a esercitare il suo fascino attraverso i secoli e i linguaggi. Quando il sipario del Teatro Regio di Torino si alza sull’opera di Riccardo Zandonai, aprendo la stagione lirica 2025/2026, non
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Opera dal Nord-Est
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Cosė fan tutte di successo
servizio di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - Zeus e le sue metamorfosi alla caccia delle femmine: così lo scenografo e costumista Milo Manara (al suo debutto sulle scene dell'opera) ha illustrato Così fa tutte di Wolfgang Amadeus Mozart per l'inaugurazione della 210.ma stagione lirica del Teatro Sociale di Rovigo, venerdì 17 ottobre 2025. L'allestimento si è rivelato giocoso,
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Approfondimenti
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Cosė fan tutte commedia della menzogna
di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - In una lettera senza data, inviata prima del 17 giugno 1788, Mozart scriveva a Michael Puchberg, facoltoso commerciante di stoffe e fratello massone appartenente alla sua loggia, la seguente lettera: «Venerabile fratello, carissimo, amatissimo amico! La convinzione che lei mi sia veramente amico e che mi conosca come uomo d'onore
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Dischi in Redazione
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Disco che celebra un grande Autore
recensione di Simone Tomei FREE
Ennio Porrino I Canti dell'esilio (Songs of Exile) Angela Nisi soprano - Enrica Ruggiero pianoforte Brilliant Classics 2025 Il compositore sardo Ennio Porrino (1910-1959) appare oggi come un autore al tempo stesso elegante e complesso, il cui percorso creativo è segnato dalla tensione fra la ricerca delle radici identitarie
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Giovanni claustrofobico
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - C’è qualcosa di emblematico nel vedere il Don Giovanni di W.A. Mozart intrappolato in un labirinto di pareti rotanti; forse è il destino stesso di certe regie nate come provocazione e finite per diventare autocitazione. Al Teatro Carlo Felice di Genova, l’allestimento firmato da Damiano Michieletto (produzione della Fenice di Venezia datata
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Classica
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Gibboni e Mariotti bella accoppiata
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Brahms presentato (le sue Sinfonie), Brahms eseguito (la Sinfonia n.4): così si è aperta lunedì 6 ottobre la stagione 2025/2026 di Ferrara Musica nel Teatro Comunale "Claudio Abbado", dopo l'anteprima del 14 settembre scorso dell'Ensemble Nova Ars Cantandi presso la Pinacoteca Nazionale di Palazzo Diamanti. Per approfondire la
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Jazz Pop Rock Etno
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Ferrara in Jazz primo week-end
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il 3 ottobre scorso il Jazz Club Ferrara ha dato avvio alla prima parte dei concerti della nuova stagione "Ferrara in Jazz" che si svolgerà ogni fine settimana (il venerdì, il sabato e la domenica) fino al 21 dicembre 2025. L'appuntamento d'apertura, nel Torrione San Giovanni, ha visto in pedana il sassofonista Piero Bittolo Bon con Alessandro
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Eventi
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Partenza con le canzoni di Guccini
servizio di Francesco Franchella FREE
FERRARA - Alla volta dei primi freddi (o freschi) settembrini, il mondo si divide: chi si dà già ai pranzi autunnali vestendosi come se fosse il 1° di gennaio; chi ogni weekend, nostalgico del caldo, chiede al coniuge di fare “l’ultima” gita al mare; chi guarda in continuazione le mail, per sapere quando inizieranno le prime serate della stagione
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