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Nel Teatro Comunale 'Claudio Abbado' è andato in scena un felice lavoro di Haydn

L'Isola disabitata del Conservatorio Frescobaldi

servizio di Edoardo Farina

Pubblicato il 24 Maggio 2024

20240524_Fe_00_LIsolaDisabitata_FranzJosephHaydnFERRARA - Dopo Ecce cor meum, spettacolare omaggio in versione orchestrale all’immortale musica dei Beatles, prosegue la ricca programmazione del Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara nell’ambito della Stagione Opera/Balletto 2023-24 con in scena il penultimo appuntamento dei dodici previsti, L’isola disabitata di Franz Joseph Haydn (1732–1809) ove giovedì 16 maggio 2024 Marcello Corvino, direttore Artistico della Fondazione ne ha moderato l’introduzione all’evento con “Prima della Prima” nel consueto incontro aperto alla cittadinanza presso la sala Stemma del Ridotto. Alla presenza del M° Marco Titotto, direttore de l’Orchestra del Conservatorio “Girolamo Frescobaldi”, della prof.ssa Annamaria Maggese, direttrice del medesimo istituto e il prof. Paolo Bucchi, docente di Storia della Musica, esponendone le origini, vicissitudini e aneddoti della rappresentazione dell’epoca, hanno voluto sottolineare e sugellare la riuscita collaborazione tra le due più importanti istituzioni musicali ferraresi.
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La produzione operistica in un analogo contesto dell’anno precedente avendo presentato Il Campanello di Gaetano Donizetti, ha visto nuovamente la partecipazione di un cast di ottimo livello, costituito in un’azione teatrale in due parti in grado di raccogliere il tentativo del compositore viennese di avvicinarsi allo stile dell’opera seria: dall’ampio ricorso alla cantabilità perfetta agli spunti programmatici della splendida Ouverture; dalla compenetrazione tra aspetti musicali e drammaturgici all’imponente numero d’assieme che chiude il sipario, suggellato dallo splendido quartetto concertante conclusivo, violino, violoncello, flauto, fagotto.
Composta nel 1779, narra le vicende di Costanza e Silvia, abbandonate su un’isola deserta. Il marito di Costanza, Gernando, è stato rapito dai pirati durante un viaggio nelle Indie occidentali e solo tre anni più tardi riesce a raggiungere la moglie, distrutta dal dolore e la sorella minore di lei. Sbarca sull’isola insieme all’amico Enrico (Ernesto in alcune fonti), del quale si innamora la giovane Silvia. Nonostante le molteplici traversie e un’avvincente serie di equivoci, l’amore tra le due coppie trionfa, in un lieto fine com’era d’altronde in comune prassi d’uso nelle commediografie del tempo.
L’ambientazione bucolica de L’isola disabitata ben si adatta al contesto in cui la presente azione teatrale vide la luce nel felice ritiro di Esterházy, magnifica residenza sita nella città di Eisenstadt nel Burgenland austriaco confinante con l’Ungheria, concepita su modello di Versailles dal Principe Nikolaus Esterházy e inaugurata nel 1766, quando Haydn diviene primo maestro di cappella. In tale veste egli si dedica alla scrittura e alla direzione, ne sovrintende all’organizzazione dei concerti, agli approntamenti scenografici di tutte le attività connesse alla vita di una realtà in cui la proposta artistica rappresenta il fiore all’occhiello nelle cerimonie ufficiali, gradita consuetudine della quotidianità.
Decima sua opera, debutta il 6 dicembre 1779 negli anni di maggior splendore della vita musicale a corte e precisamente in occasione dell’onomastico dello stesso Principe, nel piccolo teatro delle marionette del nobile palazzo essendo quello in loco inagibile per un incendio occorso tre settimane prima. Il libretto originale è di Pietro Metastasio (1752) tratto dalla fonte letteraria L'infedeltà fedele di Giambattista Lorenzi e rispetto all’originale Haydn ne impiega una versione ridotta, già musicata da Luigi Bologna nel 1777.

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Dal punto di vista strutturale e compositivo, accoglie le istanze riformatrici dell’opera rivista da Gluck, nello specifico di Orfeo ed Euridice, andata in scena sempre a Esterházy nel 1776: i recitativi accompagnati sostituiscono il recitativo secco, le arie si integrano con l’azione, senza interromperla con la cristallizzata sublimazione di un affetto ma ponendosi al contrario in loro continuità, così che discorso musicale ed esposizione procedano di pari passo. Le melodie cantabili e lineari delle arie sono depurate da eccessive ornamentazioni, rendendo più intelligibile il testo. Nell’economia dell’opera, merita un particolare interesse la sinfonia introduttiva, suddivisa in quattro sezioni contrastanti dal carattere schematico, che precorre lo stile Sturm und Drang, (inteso tra i più importanti movimenti culturali tedeschi collocato convenzionalmente tra il 1765 e il 1785), delle sinfonie della maturità. Con il dolente Largo, il dinamico Vivace Assai, l’Allegretto danzante e spensierato e l’energico Vivace, Haydn anticipa e compendia tutti gli stati d’animo alla base dello sviluppo drammatico della stesura … - secondo l’esaustiva esposizione di Bucchi.
«Portare in teatro il risultato finale di un anno accademico, è l’obbiettivo in grado di essere felicemente intrapreso e raggiunto dal nostro Conservatorio, nonostante abbia all’attivo solo due classi di canto lirico e una di canto rinascimentale-barocco – conclude Maggese – attraverso un allestimento da programmarsi sempre in funzione delle presenze in base alle varie attività didattiche sfruttando tempi spesso molto ristretti per selezionare le voci idonee, tenendo comunque conto che a volte le disponibilità del “Frescobaldi” sono un po’ esili ma comunque in grado di garantire le concertazioni previste. Il lavoro preposto, costituisce un momento di riflessione per come molti nostri ragazzi provenienti da diversi Paesi asiatici o dall’Est europeo vengano a studiare pagine spesso impensabili e sconosciute rappresentando una grande sfida linguistica, ingaggiati in parti dalla dizione difficile; nello specifico, e riguardo l’opera prescelta, abbiamo infatti solamente due presenze italiane…»
Prima assoluta in epoca moderna nella città estense, pur non essendo in possesso di un archivio dettagliato riguardo la cronologia operistica svoltasi negli ultimi decenni, la performance dal debutto di sabato 18 maggio 2024, dalla durata complessiva di un’ora senza intervallo, ha visto il quasi tutto esaurito nonostante l’infelice serata in coincidenza con la sfilata del Palio, da temerne la disertazione data la nota tradizione dell’atteso storico evento.

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La regia assai stilizzata ma funzionale  realizzata da Giovanni Dispenza sostenuto dai maestri collaboratori di palcoscenico, Andrea Ambrosini, Andrés Juncos più diversi addetti di nazionalità orientale, poi le luci affidate all’esperienza di Marco Cazzola ad ampi colori su sfondo neutro, un’unica scenografia costituita da una semplicissima ricostruzione dell’isola dall’unico indigeno visibile, la “cerbiatta” Mariagrazia Alati, è stata supportata dalla proiezione iniziale di dipinti assai suggestivi raffiguranti vascelli e tempeste dal tono tenebroso e inquietante, contenenti il prologo della narrazione in brevi didascalie; infine, non per ultimo, l’insolita originale grafica cartellonistica realizzata artisticamente dalla mano di Francesca Pasqual.
La direzione sotto la bacchetta del maestro Marco Titotto dotato di grande sicurezza dal consueto gesto plastico e preciso, non ha faticato a seguire Margherita Scaramuzzino nel ruolo di Costanza, Wang Weihang in Enrico, Zhang Juntian ha interpretato Gernando, mentre Natalia Piatkowska, nell’abito di Silvia è stata indubbiamente la più rilevante per via delle numerose parti soliste, esposte con voce dalla dinamica tenuta e chiara intonazione, più una convincente compostezza scenica e capacità di recitazione davvero considerevole.

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Versione apparsa, quindi, ancora una volta professionalmente bene impostata, attraverso attori giovanissimi provenienti dagli studi propedeutici, dimostrando ad ogni modo una grande maturità artistica e bravura ineccepibile; mentre, a causa di un cambiamento di programma riguardo il progetto “Scuola all’opera”, si è verificata una grave defezione da parte dei circa duecento studenti degli istituti superiori disattesi per l’anteprima della mattinata di venerdì 17, svoltasi comunque in forma di prova generale con sul palco protagonisti diversi (a parte Wang Weihang che ha mantenuto la parte di Enrico) quali Greta Cognolato (Costanza), Luis Arance Ortega (Gernando), Lao Jihui (Silvia), avendo perduto la possibilità di potersi avvicinare a un’interessante educazione dell’ascolto verso una rara scelta di repertorio di norma considerata ostica e poco comprensibile rispetto ad esempio un consueto Vivaldi o un solare quartetto di Mozart.
Le musiche gioiose, divertenti, quasi sempre in tonalità maggiore, complice un buon ritmo e tenuta di sceneggiatura dall’azione scenica senza mai praticamente annoiare, hanno sicuramente contribuito a destare un piacevole interesse anche nei confronti di una platea in parte inesperta dall’applauso assai frequente, determinando la versatilità inerente a un tipo di lavoro di ricerca che da alcuni anni viene svolto nel tentativo ben riuscito di riportare alla luce capolavori spesso desueti o caduti nell’oblio non certo per scarsa bellezza o carattere irrilevante, senza riempire ma neppure togliere i “soliti” titoli da cartellone appartenenti ai giganti della lirica ormai proposti centinaia di volte in tutta Italia.
Teatro Comunale Abbado oggi tra i primi posti nazionali per qualità e scelte vastissime tra Sinfonica e Cameristica di “Ferrara Musica”, Concerti del Ridotto della domenica mattina, Prosa, Danza con presenza degli stessi attori e/o musicisti in presentazione e presa diretta con il pubblico, più numerosi appuntamenti straordinari al di fuori del calendario di pragmatica designato, merito di un eccellente staff organizzativo direi decisamente senza precedenti.

Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara
Nella miniatura in alto: ritratto del compositore viennese Franz Joseph Haydn
Sotto a destra: il direttore Marco Titotto
Al centro: la presentazione dell'opera a "Prima della Prima" nel Ridotto del Teatro Abbado
Sotto in sequenza: Natalia Piatkowska (Silvia); Margherita Scaramuzzino (Costanza); Wang Weihang (Enrico)
In fondo: foto di scena del Quartetto e saluti finali






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