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Si č infiammato il dibattito politico sull'esecuzione al Festival Puccini dell' Inno a Roma |
Fare e lasciar fare... |
intervento di Athos Tromboni |
Pubblicato il 12 Luglio 2023 |
TORRE DEL LAGO (LU) - Ma la musica è ideologica? Me lo chiedo - senza troppi tormenti - ogni volta che emergono (a sinistra come a destra) prese di posizione pubbliche pro o contro l'esecuzione di musiche: atteggiamenti a volte ispirati agli «opposti estremismi» di cui, come italiani, fummo testimoni e vittime nell'ultimo trentennio del Novecento. E questo interrogativo me lo pongo anche oggi, in quanto sono riportate su tutti i giornali nazionali e locali le prese di posizione di numerosi sindaci della provincia di Lucca perché la direttora (lei vorrebbe la si chiamasse "direttore" ma il cronista ha pure la libertà di linguaggio, nell'ambito della corretta interpretazione delle consuetudini grammaticali italiane. O no?...) Beatrice Venezi ha accettato (forse proposto di suo pugno?) di far sentire nel concerto di apertura del Festival Puccini 2023 anche il semisconosciuto Inno a Roma composto di malavoglia dal maestro lucchese nel 1919 poi divenuto - nell'Italia postfascista - inno di riferimento dei neofascisti della fiamma tricolore che arde sopra la bara evocando semiologicamente la "rinascita" di figli e figliocci del Duce eja eja alalà.
 Dice, dunque, la Venezi ribattendo alla protesta dei sindaci: «L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo. Stiamo facendo una guerra all’intenzione di Giacomo Puccini. I tedeschi allora cosa dovrebbero fare con la musica di Wagner? Mi sembra che loro abbiano fatto pace con la loro memoria storica. Puccini lo scrisse nel 1919, è un inno patriottico. Continuare a leggere queste cose sotto un profilo ideologico lo trovo vetusto e superato.» Gli esempi di "interdizione" della musica o di suoi artisti, oltre al Wagner citato dalla direttora, sono numerosi anche nell'Italia e nell'Europa degli ultimi vent'anni: potrei citare casi balzati all'onore della cronaca per Francia, Gran Bretagna, Austria, Israele... ma dico al mio lettore che una breve ricerca in rete potrebbe soddisfare ogni curiosità nel merito. E restando in casa nostra, ricordiamoci che non più indietro di 16 - 18 mesi fa sono state cancellate dai teatri e festival italiani (e non solo italiani) rappresentazioni di direttori, di orchestre, di compagnie di balletto russe dopo l'invasione putiniana dell'Ucraina. Semplicemente perché russi. E non c'entravano (non c'entrano) nulla con le sanzioni giustamente comminate dall'occidente all'aggressore. Torna la domanda: ma la musica è ideologica? Che dire allora dei Mascagni, dei Respighi, dei Pizzetti, dei Porrino e della loro musica prosperata proprio nel ventennio fascista, compositori fascisti chi più chi meno convinti, comunque tutti favoriti dalla politica del regime? Se così è, con quale criterio si discrimina l'Inno a Roma rispetto a Turandot? Perché l'uno è al servizio del regime e l'altra al servizio della cultura musicale dell'epoca? La mia opinione è che non è la musica, ma l'uso che se ne fa a dover essere discusso: quando è una testimonianza storica che viene riproposta, non farà alcun male se l'uditorio che la accoglie è temprato e vaccinato. Oggi in Italia - nell'Italia repubblicana nata dalla Resistenza - non è più completamente così. Non voglio né indagare, né denunciare le cause del perché non sia più così: l'uditorio non ha più gli anticorpi diffusi (perlomeno nella maggioranza che vota) dell'antifascismo. L'antifascismo diffuso e convinto rintonerà vincente quando la parte politica che osteggia il fascismo - o meglio: che si contrappone alla destra - si farà forte di una propria innovativa proposta di equità sociale e di funzionalità istituzionale (permanendo la democrazia nel sistema) non legata a ideologie, a schemi novecenteschi, a dogmi e censure che puzzano - queste ultime sì - proprio di fascismo. Non ha efficacia contrapporsi per esempio alla rievocazione della trasvolata atlantica di Italo Balbo con un divieto di celebrazione perché lui fu un gerarca durante il ventennio e un picchiatore, nonché un assassino (in pectore) dei capilega bracciantili prima dell'avvento del ventennio. Occorre fare, lasciar fare, e criticamente far pensare e far scegliere la cosa giusta per la democrazia. Alla luce dei fatti storici, non delle ideologie. Non ha efficacia opporsi alla intitolazione toponomastica di personaggi celebri nel ventennio e dichiaratamente fascisti, figli del loro tempo, in quanto l'opposizione anche quando ideale (se non proprio ideologica) non fa più tanto presa oggi sulle nuove generazioni quale elemento fondante delle relazioni civili e sociali. Non ha più presa sulle coscienze il vietare l'Inno a Roma: anzi queste "proibizioni" rischiano di generare l'effetto opposto. Occorre - perciò - fare, lasciar fare, e criticamente far pensare e far scegliere la cosa giusta per la democrazia. Ripropongo la domanda: ma la musica è ideologica?

Ritornando a Beatrice Venezi: personalmente ho scritto di lei recensioni che la criticano (potrei dire, con un termine oggi in disuso: "recensioni che la stroncano"...) fin dal suo debutto del 2016 al Festival Puccini di Torre del Lago. Nelle mie recensioni ho spiegato perché non mi piace la sua bacchetta. Ma dire che non piace a me (come non piace a tanti altri, colleghi e melomani di mia conoscenza) non significa che non possa esprimere il suo diritto di dirigere a suo modo quello che le è chiesto e quello che lei stessa - nella sua autonomia culturale - propone in giro per l'Italia e il mondo. Perciò... Fare, lasciar fare, e criticamente far pensare e far scegliere la cosa giusta per la democrazia.

Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm Nella miniatura in alto e sotto in sequenza: la direttora Beatrice Venezi
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Commenti
Commento di Gianluca La Villa del 14 Luglio 2023 |
Francamente sono stupito che una musicista come la Venezi si incaponisca a proporre l?Inno al Sole, una composizione pomposa, tronfia di romanitā stracciona, e che da sempre č l?inno dei giovani fascistelli e simpatizzanti. Io non sapea nemneno che fosse di Puccini, pensavo essere opera del solito compositore di regime! Venezi, si confronti con le Baruffe Chiozzotte di Sinigaglia o con le Enigma Variations di Elgar e non si invischi in queste composizioni di basso rango!
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