TORRE DEL LAGO (LU) - Durante il suo impegno torrelaghese al Festival Puccini in Turandot (nel ruolo di Pong) e nell’imminenza del debutto al Festival Mascagni di Livorno come protagonista nella quasi sconosciuta opera Silvano del compositore livornese, ho incontrato il tenore leccese Marco Miglietta per farmi raccontare qualcosa della sua vita privata e professionale. Dopo il diploma conseguito all’Istituto R. Franci di Siena, nel 2012 ha preso parte alla masterclass dell'Accademia Musicale Chigiana docente il soprano Raina Kabaivanska e nel 2013, ha frequentato l'Opera Studio dell'Accademia Santa Cecilia tenuta dal soprano Renata Scotto.
Negli ultimi anni ha studiato con Walter Fraccaro, Dano Raffanti e Piero Visconti. Dal suo debutto avvenuto nel 2013 ha iniziato una vivace carriera che lo ha visto impegnato nei più grandi teatri d’opera.
Chi era Marco prima di incontrare la musica?
Marco era un bambino molto vivace, ma anche timido con tanta curiosità e attratto da molti interessi, Ho praticato tanti e tanto sport, ho amato e amo tanto il mare fino ad arrivare ad amare immensamente la musica.
Raccontaci un po' delle tue origini
Sono nato a Lecce e cresciuto a Surbo un paese alle porte della città. Vengo da una famiglia molto umile, papà operaio e mamma casalinga; genitori che mi hanno aiutato a credere in me stesso mi hanno lasciato sempre libero di fare le scelte del mio percorso, insegnandomi a rimanere con i piedi per terra. Ho vissuto questo paese in maniera molto intensa, si viveva "la strada" con i suoi pro e contro ma che mi hanno insegnato tanto ed è una lezione che porto ancora oggi addosso.
Quando avviene il tuo incontro con la musica?
Incontro la musica alle scuole medie grazie ad insegnanti attente che mi hanno fatto scoprire quello che era il mio dono; penso che il regalo più grande di un essere umano sia quello di incontrare nel proprio percorso di vita persone che capiscano e facciano emergere i punti di forza che ognuno di noi possiede.
C'è un luogo legato alla musica che porti nel cuore e perché?
Non c'è un luogo ben preciso perché ogni posto in cui si fa musica o arte ti dà sempre forti emozioni e ti rimane comunque dentro. Forse, se proprio devo raccontarti qualcosa, ho particolare emozione nel ricordare le vecchie “case prova”. Al mio paese, da ragazzino, per provare le canzoni con i gruppi musicali di cui facevamo parte, affittavamo con cifre ridicole vecchie case quasi fatiscenti; non era tanto il luogo, quanto l'atmosfera che si creava tra noi ragazzi nutrita dalla voglia di fare musica.
Raccontaci un po' del tuo percorso musicale.
Durante le recite scolastiche in cui cantavo e recitavo ho scoperto questo dono. Facevo parte anche del coro parrocchiale in cui cantavo da solista nelle funzioni religiose; l'interesse forte arrivò all’età di 14-15 anni per la musica leggera che poi fu protagonista fino ai 20. Avevo dei gruppi musicali con i quali mi esibivo in locali o piazze provando e cantando per ore ed ore.
Ho avuto anche un breve periodo da cantautore, scrivevo canzoni con il sogno di poter arrivare a Sanremo o ad una grande etichetta discografica; il percorso però ha cambiato strada e, sempre grazie a quell’insegnante di musica delle scuole medie, presi la strada della Lirica. Fu proprio lei a spronarmi ad entrare in Conservatorio perché sentiva una bella voce da tenore. È così che ha segnato il mio avvicinamento al canto lirico… ed eccomi qui tenore.
E prima di essere… tenore?
Prima di fare il cantante lirico ho fatto altri lavori, ho lavorato per anni in una farmacia, avevo un'agenzia di organizzazione eventi e poi sono stato anche consulente alle vendite in una concessionaria di auto che nel 2012, dopo la cassa integrazione, mi ha dato la forza di licenziarmi e prendere la strada dell' artista lirico.
Come si è evoluta la tua vocalità nel tempo?
Una vocalità estesa, duttile che ha cantato - come ti ho detto prima - dalla musica leggera fino ad arrivare alla lirica con ruoli da comprimario, ma affrontando anche i ruoli principali.
Tornare a Torre del Lago che emozioni ti ha suscitato?
Tornare in un Teatro è sempre molto bello e ti carica di energia. Tornare poi in questo posto così magico è veramente una grande emozione. Ogni sera prima di entrare in scena mi fermo a guardare il lago dal palcoscenico, osservo, respiro, ringrazio Puccini per quello che ha creato. Questo è per me Torre del Lago.
Fra poco sarai il protagonista nell’opera Silvano al Mascagni Festival di Livorno 2023. Un debutto importante ed impegnativo.
Sì, tra poco sarò protagonista in questa opera di Pietro Mascagni poco conosciuta, ma per i miei gusti molto bella. Considero molto importante questo debutto per tanti motivi: primo fra tutti affrontare un ruolo così impegnativo. Sto studiando, provando e spero di non deludere nessuno, nemmeno me stesso. Per il momento, toccando ferro, mi sento molto a mio agio in questo repertorio, è una scrittura che sento per la mia voce ed è un grande piacere cantarla.
Il tuo rapporto con Livorno si sta consolidando; nel febbraio scorso hai debuttato nell’opera Le maschere sempre di Mascagni e, se non ricordo male, fu un esordio quasi improvviso.
Il rapporto con Livorno è nato proprio durante Le maschere l’inverno scorso; un debutto improvviso perché mancava il personaggio di “Brighella” e chiamandomi venti giorni prima ho messo su questo ruolo con ottime soddisfazioni. Ringrazio il Teatro Goldoni di Livorno ed il Mascagni Festival per la bella opportunità di debuttare il ruolo di Silvano in questa nuova produzione che andrà in scena sulla Terrazza Mascagni il 23 agosto prossimo.
Sei compagno e padre; quanto del Teatro porti in famiglia e quanto della famiglia porti in teatro?
Sono compagno di una donna che ammiro tantissimo, anche solo per sopportarmi; mi è sempre vicina, mi incoraggia e per questo la ringrazierò a vita.
Poi sono padre di due splendidi maschiacci che mi assorbono un po' di energie, ma che mi regalano forti emozioni; anche il semplice bacino da parte loro ti rasserena le giornate più dure.
Del teatro in famiglia porto tantissimo. I bambini mi chiedono spesso tante cose, hanno le loro curiosità; sono attratti dal papà che si trucca, dal papà che finge di morire o che sventola una spada.
Della mia famiglia, in teatro porto le emozioni che mi fanno vivere giornalmente.
Un sogno nel cassetto?
Ti rispondo… tanti; come ti ho sempre detto non smetto mai di sognare come facevo da ragazzino, ho sempre sognato e penso che i sogni siano il motore della vita.
Ed il futuro prevedibile quali impegni ti riserva?
Il futuro mi porterà al Festival Verdi di Parma per Nabucco di Giuseppe Verdi, all'Opera di Roma per l'inaugurazione della stagione con il Mefistofele di Arrigo Boito e inizio anno prossimo al Comunale di Bologna. Quindi siete tutti invitati. Ma l'invito vale anche per il Silvano a Livorno, fra pochi giorni in scena...
Raccolgo volentieri l’invito, curioso di vedere quest’opera di Pietro Mascagni ai più sconosciuta, ma della quale ho percepito, ascoltandola, interessanti scorci musicali.
Crediti fotografici: fotografie fornite dall'Artista