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La Mazzavillani Muti annuncia le dimissioni durante la presentazione della manifestazione

Ravenna Festival 2020: grazie Cristina

servizio di Attilia Tartagni

Pubblicato il 16 Dicembre 2019

191216_Ra_00_RavennaFestival2020-CristinaMazzavillaniMutiRAVENNA - Cristina Mazzavillani Muti si è dimessa ufficialmente sabato 14 dicembre 2019 dal ruolo di Presidente del Ravenna Festival durante la presentazione forzatamente sottotono della 31° edizione del Ravenna Festival, presentazione sottotono perché permeata dal dolore per la scomparsa dell'avv. Mario Salvagiani, fondatore della manifestazione. La cerimonia funebre era avvenuta in forma solenne il giorno prima, venerdì 13 dicembre, nel Duomo di Ravenna, accompagnata dal Notturno di Giuseppe Martucci eseguito dall’Orchestra Giovanile Cherubini con la direzione del  M° Riccardo Muti. Salvagiani, quale ex dirigente comunale scomparso all’età di 89 anni, ha il merito di avere riportato a Ravenna il teatro in tutte le sue forme e di avere ideato il Ravenna Festival che portò nel primo decennio in questa città, nella Rocca Brancaleone adibita a teatro all’aperto, i massimi nomi della lirica e della danza internazionali costituendone quello staff direttivo di eccellenza, a capo del quale la Presidente ha ora rinunciato con le dimissioni: i motivi sembrano sostanzialmente legati alla gravosità di troppi e pressanti impegni.  «Bisogna ascoltare i segnali del corpo» ha dichiarato Cristina Mazzavillani Muti, sommersa da una marea di applausi, una sorta di abbraccio grato, affettuoso e interminabile da parte dell’intero pubblico in piedi.

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Se la programmazione del Festival è sempre stata frutto della visione dell’intero staff direttivo secondo formazione e competenze, non c’è dubbio che la signora Mazzavillani Muti vi ha avuto fin dall’origine un ruolo speciale che si è evoluto parallelamente alla sua crescita artistica. Diplomata al conservatorio di Milano in canto, ella  abbandonò la carriera artistica per dedicarsi al ruolo di madre e moglie, ma nella maturità, quando per molte donne si affaccia l’ora dei rimpianti per le occasioni perdute, Cristina ha avuto l’opportunità di mettere a frutto non soltanto le sue innegabili doti umane, ma anche e soprattutto i suoi talenti.

Il suo principio è stato: «Non è tanto importante il risultato immediato quanto la condivisione, così le iniziative possono continuare anche quando i loro ideatori non ci sono più.»
Sono eclatanti le cifre rese dal Dr. Antonio De Rosa. sovrintendente di Ravenna Manifestazioni: 65.000 spettatori e un milione duecentosessantamila euro di incasso quale risultato straordinario del 30° Festival e  sono 1500 le presenze straniere portate a Ravenna dalla Trilogia d'Autunno, con spettacoli da esportazione, considerati fra l’altro all’avanguardia quanto all’uso delle moderne tecnologie informatiche teatrali adottate da svariati anni dalla regista e dal suo staff tecnico. La signora Muti con la sua triplice creatura lirica ha tracciato una via che sarà percorsa da altri, come è già avvenuto nell’ultima trilogia con Carmen affidata al regista-baritono Luca Micheletti, con la promessa che ella continuerà a vegliare sulle sue creature come «una mamma insostituibile», così si è definita, o come un’autentica azdòra romagnola.
Queste definizioni, insieme ai frequenti riferimenti al teatro dei burattini in cui il padre di Cristina è stato maestro, hanno fatto talvolta mormorare qualcuno con sufficienza. In realtà sono il frutto di una sincerità e di una modestia propria di una generazione di donne in bilico fra l’accettazione del ruolo tradizionale e l’intraprendenza professionale che non porta necessariamente ad assumere atteggiamenti di stampo maschile bensì mantiene inalterate le proprie peculiarità umane e di genere.
Cristina, sempre gentile e accogliente, quasi materna, sapeva dare ascolto all’ultimo avventore del Teatro come al critico famoso o all’acclamato musicista. Ho visto personalmente durante le  prove della Trilogia d'Autunno quanta professionalità e inesauribile pazienza impiegasse nel suo lavoro quotidiano di regista guidando i cantanti, controllando scene, balletti, cori, equilibrando ogni contributo nell’economia dell’insieme fino a mimare le azioni al posto dei protagonisti. Ella ha valorizzato talenti vocali che oggi volano alti nell’empireo della lirica, dando così ulteriore risalto a un cartellone che negli ultimi dieci anni ha trattenuto a Ravenna un pubblico internazionale d’opera per almeno quattro giorni consecutivi in un periodo, l’autunno, poco proficuo sotto il profilo turistico.
Dalla sua relazione conclusiva o meglio dal suo abbraccio di commiato al pubblico, sono emersi solo due motivi di rammarico: la pubblicazione della sua lettera di natura privata di dimissioni alla direzione di Ravenna Festival resa pubblica della stampa locale; e la mancata realizzazione del viaggio da lei proposto delle ossa di Dante, nel settimo anniversario della morte, a Firenze e ritorno sul trenino appenninico che collega Ravenna a Firenze. Cristina Mazzavillani Muti, profondamente ravennate e, grazie al celeberrimo marito, cittadina del mondo, ha fatto tantissimo per la cultura cittadina e tutti glielo riconoscono. D’ora in poi sarà Presidentessa Onoraria del Festival, carica a vita proposta dal sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, mentre in memoria dell’Avv. Salvagiani verrà apposta una targa commemorativa nel Teatro Alighieri.

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Per ora non cambia nulla nello staff direttivo, il cui equilibrio potrebbe essere scosso da nuovi ingressi. Il sovrintendente Antonio De Rosa si occuperà di programmazione, insieme ai direttori Franco Masotti, più orientato verso il contemporaneo e Angelo Nicastro, decisamente classico.
Quanto al programma del 31° Ravenna Festival dal titolo dantesco “Dolce color d’oriental zaffiro” (tratto dal Purgatorio I, verso 13), il cartellone va dal 3 giugno al 17 luglio 2020 ed è zeppo di titoli di interesse multidisciplinare, dalla musica classica alla contemporanea, dal teatro alla danza.
Sul podio grandi direttori d’orchestra come Ivan Fischer e Valery Gergiev, due appuntamenti con Riccardo Muti il 3 luglio "sulle vie dell’amicizia": concerto per la Siria dedicato a Hevrin Khalaf (1984-2019) segretaria generale del partito del Futuro volto a riportare la pace fra le varie etnie siriane, a cui il futuro è stato strappato con inaudita  violenza; e l’11 luglio con il violoncellista Tamàs Varga, su pagine di Beethoven il primo, di Wagner e Dvoràk il secondo.
Sono tanto numerosi che è impossibile citarli tutti i protagonisti dei concerti, da Stefano Bollani a Vinicio Capossela ai 100 Cellos di Giovanni Sollima, reiterazione di un evento di successo che vide l’intera città come palcoscenico  dei violoncellisti giunti da ogni parte d’Italia; poi una primizia, il pianista russo Nikolay Khozyainov, classe 1992 ma già affermatissimo a livello internazionale; e ancora la Fura dels Baus in Carmina Burana, con la macchina del Festival itinerante tra Ravenna, Forlì, Russi, Cervia, Lugo e Piangipane. Ognuno può trovare in cartellone ciò che gli corrisponde più intimamente avendo presente che il festival ravennate è multidisciplinare e si propone come conferma di percorsi consolidati, ma anche come scoperta di nuove letture ed esperienze dal mondo.
Per finire, la Trilogia d’Autunno 2020, ovvero: Progetto Dante: il divino, l’umano e il diabolico, dal 6 al 15 novembre, propone Sergei Polunin (il divino), singolare figura di danzatore e attore delle strepitose performance polivalenti, della cui bravura è stato offerto un assaggio tramite video, e le opere Don Giovanni di Mozart (l’umano) e il Faust di Gounod (il diabolico).
Così, come ogni anno, mentre l’inverno annuncia i suoi rigori, tutti noi presenti sabato 14 dicembre 2019 al Palazzo dei Congressi, durante la presentazione del Festival 2020, solleticati anche dai molti video proposti, sentivamo già il profumo dell’estate con l’eco dei suoni festivalieri, il prestigio delle presenze internazionali e gli eventi eterogenei che rendono l’estate ravennate un’esperienza che accresce esperienza e sensibilità per la musica e l’arte in genere.. Perché se è vero che la musica non può cambiare il mondo, è certo che essa cambia il nostro modo di percepire il mondo, gli altri e noi stessi.

 

Crediti fotografici: Ufficio stampa Ravenna Festival - Teatro Alighieri di Ravenna
Nella miniatura in alto: Cristina Mazzavillani Muti
Sotto in sequenza, tre direttori ospiti del Festiva: Ivan Fischer
, Valery Gergiev, Riccardo Muti
Al centro: il pianista classico Nikolay Khozyainov
Sotto: il pianista jazz e showman Stefano Bollani
In fondo: una scena dai Carmina burana secondo la regia della Fura dels Baus






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