Pubblicato il 20 Maggio 2025
Impegnativo concerto della corale ferrarese per celebrare i settant'anni di attivitā ininterrotta
La Veneziani e la Messa K.427 servizio di Athos Tromboni

20250520_Fe_00_70.mo_CoraleVittoreVeneziani_PaoloPaganelliFERRARA - Il settantesimo anniversario dell'Accademia Corale "Vittore Veneziani" si è celebrato in queste settimane con diverse iniziative che hanno coinvolto la corale stessa e, naturalmente, la città. E in tutte le circostanze la città (artisti locali, istituzioni e pubblico) ha manifestato la propria simpatia verso "la Veneziani" come viene chiamata sbrigativamente (e affettuosamente) da queste parti.
Ma l'appuntamento clou è stato sicuramente quello di lunedì 19 maggio 2025 dove la Veneziani guidata dalla direttrice Teresa Auletta e dal maestro collaboratore Francesco Bighi ha eseguito la Grande Messa in Do minore K.427 di Wolfgang Amadeus Mozart. In pedana era l'Orchestra del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" (primo violino Francesca Biondi) sotto la bacchetta del direttore Rocco Cianciotta, solisti i soprani Bryony Lang e Maria Clara Maiztegui, il tenore Raffaele Giordani e il basso Niccolò Roda.
Ferrara Musica e Teatro Comunale "Claudio Abbado" hanno accolto la proposta della corale e del Conservatorio Frescobaldi per la realizzazione di questo concerto celebrativo.
Il teatro era gremito di spettatori, senza comunque registrare l'esaurito, e calorosi applausi hanno accolto l'apparire sul proscenio del presidente Paolo Paganelli (anche corista nelle file dei bassi), che ha sinteticamente tracciato il profilo storico della corale. 

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A sua volta l'assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, ha portato il saluto del sindaco e dell'amministrazione locale, dicendosi personalmente onorato di poter commentare de vivo la celebrazione del settantesimo d'una realtà artistica ormai vista in sede locale come un'istituzione.
Dunque Mozart, la Grande Messa K.427 di cui musicologicamente si sa tutto ma non si sa un "tutto totale". Cosa significa? Semplice: Mozart ha scritto di proprio pugno alcune parti che risultano dalla partitura autografa, ma non l'ha completata. Proprio come successe per il Requiem K.626, però in circostanze meno tragiche.
È interessante narrare che (forse) il compositore, già nel 1782, aveva in animo di scrivere questa Messa come ex-voto e ringraziamento a Dio qualora papà Leopold avesse perdonato a Wolfgang Amadeus di essersi sposato a Vienna con Costanze Weber, divenuta così la non gradita nuora del serioso genitore sempre devoto (e al soldo) dell'arcivescovo di Salisburgo, Hyeronimus Colloredo.

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È noto che Wolfgang Amadeus compose le parti solistiche per soprano colorandole del sapore teatrale, allontanandosi clamorosamente dall'austerità del componimento sacro in auge all'epoca; ma lo fece proprio per la voce della sua adorata Costanze che le interpretò nell'unica esecuzione pubblica di Mozart vivente, avvenuta il 26 ottobre 1783.
È acclarato che per quell'esecuzione pubblica la composizione era incompleta (il Credo interrotto all' Incarnatus Est mentre mancava, e manca tuttora, l' Agnus Dei) e probabilmente le parti incomplete o mancanti furono sostituite prelevandole dalla precedente Messa solenne in Do maggiore K.337.
È poi certo che la Messa K.427 non fu mai completata da Mozart, per cui oggi le parti a stampa più accreditate del lavoro completo e orchestrato sono quelle del revisore Helmut Eder, musicista e musicologo salisburghese, che si attengono strettamente alle indicazioni musicali di Mozart, senza imprestiti da altre Messe o da altri brani sacri.
E poi conclamato, infine, che fu proprio Mozart a utilizzare suoi imprestiti presi dalla Messa K.427 per inserirli nella cantata Davidde penitente K.469 per la quale scrisse solo due arie nuove, mentre le altre parti del Davidde provengono dal Kyrie e dal Gloria della K.427, anche se variate.
Dunque, detto delle novità della partitura autografa (le parti di soprano molto "teatrali" dal punto di vista della musica e del canto), quali sono le altre parti impegnative del lavoro?Presto detto: quelle riservate, appunto al coro.
Un compito di assoluto protagonista e predominante quello del coro, che nel concerto del 19 maggio a Ferrara ha visto la Veneziani eseguire con ottimo risultato ed effetto le parti assegnate. Si sentiva non solo all'orecchio affinato dell'intenditore, ma anche a quello meno sofisticato del semplice uditore, l'esito di un grande lavoro della Auletta e del collaboratore Bighi, comunque sorretti da una  puntuale e bella concertazione del direttore Cianciotta. Eccellente poi la prestazione di Bryony Lang (primo soprano) le cui agilità e messa di voce hanno tessuto un canto sempre intonato e morbido come il velluto. Brava anche la Maria Clara Maiztegui e un plauso pure al tenore Raffaele Giordani e al basso Niccolò Roda.
Il pubblico si è dimostrato molto caloroso al termine, con applausi prolungati e richiesta di bis, prontamente concesso. 

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Crediti fotografici: Ufficio stampa di Ferrara Musica - Teatro Comunale "Claudio Abbado"
Nella miniatura in alto: il presidente della Corale Veneziani, Paolo Paganelli.
Al centro: il saluto dell'assessore Marco Gulinelli in rappresentanza dell'Amministrazione locale
Sotto: momenti salienti dell'esecuzione della Messa in Do minore K.427





Pubblicato il 31 Marzo 2025
Una pagina molto bella e praticamente sconosciuta di Vivaldi riproposta da Federico Maria Sardelli
Serenata d'amore torna a cantare servizio di Athos Tromboni

20250331_Fe_00_SerenataDAmore-FedericoMariaSardelli_phMarcoCaselliNirmalFERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è stato (come in precedenti edizioni delle stagioni musicali del Comunale Abbado) il maestro Federico Maria Sardelli, inesauribile ricercatore delle pagine vivaldiane e suo maggiore promotore e interprete oggi in attività.
Scrive la musicologa Annalisa Lo Piccolo nel documentato saggio sul programma di sala: «... della Serenata RV 690 non si conoscono con certezza l'anno di composizione, la committenza, il contesto rappresentativo; unica fonte superstite è la partitura autografa di Vivaldi conservata alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino che, con la musica, ci restituisce anche il testo di autore ignoto.»
E comunque, essendo la dedica scritta sulla partitura intitolata a "Monsieur Le Mar(quis) du Tureil" di cui si conosce la presenza a Venezia tra il 1715 e il 1726 dove sposa nel 1718 la "tosa" veneziana Marina Berti, può essere incerto l'anno di composizione, ma il periodo sembra certo.
Si tratta della Serenata destinata a impreziosire musicalmente uno sposalizio, quindi commissionata certamente per l'occasione. La trama è tratta dalla mitologia: la ninfa Eurilia s'innamora del pastorello Alcindo il quale rimane indifferente, dichiarando che lui ama tutte le ninfe; Eurilia chiede conforto e suggerimenti alla sua confidente e ancella Nice e insite tanto nel corteggiamento che alla fine Alcindo s'innamora veramente di lei. Ma proprio a quel punto Eurilia cambia le carte in tavola e respinge l'amore di Alcindo, come ritorsione per il primigenio peccato di presunzione del pastorello.
La durata della Serenata è di poco più di sessanta minuti, diventati - a Ferrara - novanta minuti senza intervallo per l'aggiunta di due Sinfonie vivaldiane quali preludi alla prima e alla seconda parte dello spettacolo.
Alla prova dei fatti bisogna ammettere che l'Orchestra Barocca Mondo Antiquo (primo violino concertante Federico Guglielmo) sotto la bacchetta di Sardelli è un ensemble che il mondo ci può (a ragione) invidiare: una pulizia e una cura dell'espressione (accelerandi, pianissimi alternati a medio-forti e fortissimi, sfumature, stop-and-go fra pause istantanee e riprese repentine, eccetera, ovviamente nel diapason proprio delle orchestre preottocentesche) possibili solo grazie alla maestria e professionalità degli esecutori.

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Così la Serenata ha offerto le sue morbidezze e le sue agilità, non solo vocali, per un risultato di tutto rilievo. Probabilmente sarà molto presto disponibile una registrazione in audio e in video dell'esecuzione, visto il dispiegamento di microfoni e telecamere.
Eccellente la performance del cast vocale: Valeria La Grotta era Eurilia, Giuseppina Bridelli era Nice e Valentino Buzza era Alcindo.
Convincente per empatia con il personaggio di Eurilia la prestazione della brava Valeria La Grotta.
Bel timbro e belle rotondità vocali di Giuseppina Bridelli della quale si conosce la vocazione per il repertorio barocco e classico.
Ed in particolare si sono apprezzate le agilità tornite del tenore Valentino Buzza, agilità che hanno fornito colore e spirito al personaggio di Alcindo inserendolo dentro una dimensione idealizzata - cara alla musica cantata settecentesca - ma poi nel cantabile Alcindo ha assunto una dimensione veramente "terrestre" al di là del mito: voce chiara, quella di Buzza, e bella dizione nella parola non spezzata da gorgheggi e virtuosismi: eccellente il suo recitativo, sorretto dal bravo Lorenzo Feder al clavicembalo e da Bettina Hoffmann (violoncello) e Daniele Rosi (contrabbasso).
Eccellenti anche i fiati dell'ensemble, e suadente la viola di Alessandro Lanaro.

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La Serenata si dota di un concertato finale dove le tre voci, a mo' di coro, insieme al tutti orchestrale confezionano il loro monito solenne e altisonante, una sorta di "morale", molto frequente nelle conclusioni a più voci delle opere barocche e classiche. Concertato finale che è stato ripetuto come bis per l'insistenza del numeroso pubblico nel chiedere, appunto, il bis.
(La recensione si riferisce al concerto di domenica 30 marzo 2025)

Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara
Nella miniatura in alto: il direttore Federico Maria Sardelli
Al centro in sequenza: ancora il maestro Sardelli, Valeria La Grotta (Eurilia), Giuseppina Bridelli (Nice); Valentino Buzza (Alcindo); il primo violino Federico Guglielmo e il clavicembalista Lorenzo Feder
Sotto: il concertato finale della Serenata RV 690 di Vivaldi e i saluti del cast





Pubblicato il 11 Marzo 2025
Suggestivo matinée a Genova con la lirica da camera tra Ottocento e Novecento
Chansons e Canzonette un viaggio raffinato servizio di Simone Tomei

20250311_Ge_00_ChansonECanzonette_PaolaGardina_phMarcelloOrselliGENOVA - La domenica mattina può trasformarsi in un’oasi di rigenerazione, un momento in cui ricaricare le energie prima di affrontare una nuova settimana. Così è stato domenica 9 marzo 2025, quando il Primo Foyer del Teatro Carlo Felice di Genova ha accolto il pubblico per un raffinato appuntamento di musica da camera dal titolo Chansons e Canzonette.
All’interno del ciclo "Novecenti", dedicato alla musica vocale da camera del XX secolo, il concerto ha proposto un affascinante viaggio tra Francia e Italia, attraverso le liriche di Claude Debussy, Ottorino Respighi e Gian Francesco Malipiero. Un repertorio scelto con cura, capace di unire la raffinatezza simbolista della scuola francese con la ricchezza melodica e la tradizione della canzone italiana, creando un dialogo musicale di grande suggestione.
Il programma ha spaziato tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, con le raccolte tes galantes, Trois chansons de Bilitis e Trois ballades de François Villon di Claude Debussy, le Sei liriche di Ottorino Respighi e le Sette canzonette veneziane di Gianfrancesco Malipiero.
È stata in’occasione preziosa per riscoprire pagine di rara bellezza e lasciarsi avvolgere dalle sonorità raffinate della lirica da camera, in un repertorio che non è solo una testimonianza dell’evoluzione della scrittura musicale per voce e pianoforte, ma anche un riflesso delle principali correnti artistiche e letterarie dell’epoca.

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Se Debussy rappresenta il punto più alto dell’estetica simbolista e impressionista francese, Respighi e Malipiero si distinguono per un recupero della tradizione italiana declinato con sensibilità moderna e sperimentale.
tes galantes, articolata in due libri e ispirata alle poesie di Paul Verlaine, incarna perfettamente l’estetica simbolista con le sue melodie fluttuanti e armonie sospese. Il pianoforte non si limita a un ruolo di mero accompagnamento, ma diviene parte integrante della narrazione musicale, evocando immagini sonore raffinate e sofisticate. Nel programma sono state eseguite le liriche della seconda raccolta (L.114) che esemplificano la poetica dell’indeterminatezza e della suggestione timbrica, tra malinconia e vagheggiamento amoroso: Les Ingénus, Le Faune e Colloque sentimental.
Trois chansons de Bilitis, ispirate ai testi di Pierre Louÿs, evocano un universo arcaico e mitico, reso con un linguaggio musicale che richiama la modalità antica e un pianismo etereo: qui Debussy sfrutta intervalli inusuali e armonie cangianti per creare un paesaggio sonoro dal forte potere evocativo, trasportando l’ascoltatore in un mondo sospeso tra sogno e realtà.
Di tutt’altra natura sono le Trois ballades de François Villon, ispirate alle poesie del celebre poeta medievale: rispetto alle altre raccolte vocali di Debussy, qui emerge una scrittura più diretta e incisiva, in cui il carattere rustico e intenso dei testi trova riscontro in un andamento ritmico marcato e in armonie audaci, dal forte impatto espressivo.
Ottorino Respighi, per parte sua, sempre attento al legame tra parola e musica, sviluppa nelle Sei liriche un raffinato equilibrio tra lirismo melodico e colori armonici suggestivi. I testi, tratti da D’Annunzio, Shelley e altri poeti, trovano nella scrittura musicale una profondità espressiva capace di amplificarne il contenuto poetico. La tessitura pianistica, mai relegata a mero sostegno, si fa elemento evocativo e strutturante, contribuendo a definire un’atmosfera di grande intensità emotiva. Nel programma eseguito sono stati presentati Notte, Le repos en Égypte, Noël ancien, Piccola mano bianca e Il giardino: cinque brani che esemplificano alla perfezione l’abilità di Respighi nel trasfigurare il testo in suono, con una sensibilità che si muove tra impressionismo e tardo-romanticismo.
Diversa, ma altrettanto affascinante, è la prospettiva di Malipiero, esponente di spicco della cosiddetta "Generazione dell’Ottanta", il quale si distingue per il suo interesse nella riscoperta della tradizione musicale italiana. Nelle Sette canzonette veneziane emerge con chiarezza l’influenza della musica popolare della città lagunare, con una scrittura vocale limpida ed espressiva, caratterizzata da melodie lineari e da un accompagnamento pianistico essenziale ma efficace. L’uso del dialetto veneziano dona ulteriore autenticità e freschezza a queste composizioni, dimostrando una sapiente fusione tra eredità storica e sensibilità moderna.
Queste raccolte, pur appartenendo a contesti culturali differenti, rivelano una comune ricerca di espressività e una volontà di superare i confini del puro accompagnamento pianistico, trasformando la voce e lo strumento in un unico organismo sonoro. L’esecuzione di questi brani ha offerto un’occasione preziosa per riscoprire non solo pagine di grande raffinatezza, ma anche per apprezzare la straordinaria varietà della lirica da camera tra fine Ottocento e primo Novecento; in un’epoca in cui il repertorio operistico tendeva spesso a monopolizzare l’attenzione del pubblico.
Concerti come questo rappresentano una rara e preziosa possibilità di riscoprire il fascino di un genere che, pur nella sua dimensione più intima, riesce a toccare corde profonde dell’animo umano.
Gli interpreti di questa raffinata matinée musicale sono stati il M° Claudio Marino Moretti al pianoforte e il mezzosoprano Paola Gardina, due artisti di eccezionale caratura che hanno saputo rendere giustizia a un repertorio di estrema ricercatezza.
Claudio Marino Moretti, attuale Maestro del Coro del Teatro Carlo Felice, è un musicista di solida esperienza, capace di coniugare precisione e sensibilità interpretativa. Il suo pianoforte non si è limitato a sostenere la voce, ma si è fatto protagonista di una narrazione sonora di straordinaria profondità, in cui ogni sfumatura armonica e ogni accento dinamico hanno contribuito a scolpire l’essenza poetica di ciascun brano.
Paola Gardina, interprete acclamata nei più prestigiosi teatri e festival internazionali – dalla Scala di Milano all’Opéra di Parigi, dalla Bayerische Staatsoper di Monaco al Teatro Real di Madrid – ha offerto una prova di altissimo livello, dimostrando un controllo vocale impeccabile e un’intelligenza musicale raffinata. La sua voce, duttile ed espressiva, si è adattata con estrema naturalezza alle diverse esigenze stilistiche del programma, passando dal sussurro quasi etereo richiesto per Debussy, a pienezza di suono e accenti scolpiti nelle liriche di Respighi, fino alla cantabilità ariosa e dal sapore popolare delle canzonette veneziane di Malipiero. Musica e parola si sono intrecciate in un affresco impressionista, in cui ogni nota, ogni frase, ogni pausa ha trovato il proprio posto in un equilibrio perfetto tra emozione e rigore stilistico.
La Gardina non ha semplicemente cantato: ha dato corpo e anima a ogni brano, trasformando la voce in uno strumento espressivo capace di svelare ogni sfumatura emotiva del testo e della musica.
Il momento dedicato a Debussy è stato un autentico trionfo. L’esecuzione consecutiva delle sue raccolte vocali ha trasportato il pubblico in un universo sonoro in cui il simbolismo poetico si è fuso con un linguaggio musicale di straordinaria raffinatezza. Alla fine, un applauso fragoroso ha sancito il successo della sublime interpretazione.
Non meno entusiasta è stata la reazione per le interpretazioni di Respighi e Malipiero, le cui liriche – cesellate con un’intensità timbrica e una sensualità melodica senza pari – hanno trovato nella Gardina e in Moretti due interpreti ideali.
Quella di domenica 9 marzo 2025 non è stata soltanto una matinée musicale, ma un viaggio attraverso il tempo e le sensibilità artistiche, un incontro tra poesia e suono, tra tradizione e modernità. Un incontro felice con la musica da camera che si è rivelato molto più di un semplice concerto: un’esperienza estetica e sensoriale, un’immersione nell’anima di un repertorio che, grazie alla sensibilità di due artisti straordinari, ha saputo toccare le corde più intime dell’ascoltatore.
Il pubblico ha vissuto un’esperienza musicale di rara eleganza, in cui la musica si è fatta emozione pura.
(La recensione si riferisce al concerto di Domenica 9 marzo 2025)

Crediti fotografici: Marcello Orselli per il Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: la protagonista Paola Gardina
Sotto, in sequenza: alcuni momenti del concerto e i saluti finali dei due artisti






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Flatlandia del fatto percettivo
intervento di Athos Tromboni FREE

20250512_Ro_00_Flatlandia_StefanoCeleghin_phNicolaBoschettiROVIGO - Una favola in musica. Anzi una fantafavola quella messa in scena dal Teatro Sociale di Rovigo in prima esecuzione assoluta, venerdì 9 maggio (per il Teatro Ragazzi) e domenica 11 maggio 2025 (per gli abbonati alla stagione d'opera): Flatlandia è un'opera multimediale in 1 atto - recita il sommarietto - liberamente ispirata al racconto fantastico a più dimensioni di Edwin A. Abbott, scrittore, teologo e pedagogista britannico vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento.
Ma proprio perché è stata realizzata come opera multimediale su libretto di Andrea Vivarelli con musiche di scena originali di nove autori viventi, lo spettacolo si presta ad alcune considerazioni relative alla storia e allo sviluppo del teatro musicale.
Dunque, in principio (verso la fine del XVI secolo) era il canto con accompagnamento di strumenti cordofoni l'elemento principale, dove la voce nel "recitar cantando" era fondamentale per una rappresentazione ligia alla teoria degli affetti. Poi venne il Settecento: e Galuppi, Alessandro Scarlatti, Händel
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE

20250417_Ge_00_DieLiebeDerDanae_AngelaMeadeGENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE

20250408_To_00_LaDamaDiPicche_MichailPirogov_phMattiaGaidoTORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE

20250406_Fe_00_ConcertiAlRidotto_ClaudioConti_phGliAmiciDellaMusicaUncalmFERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE

20250401_Fe_00_FedericoMariaSardelli_PersonaggiÈ il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso".
Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE

20250331_Fe_00_SerenataDAmore-FedericoMariaSardelli_phMarcoCaselliNirmalFERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
Il ritorno dei Cardelli
servizio di Athos Tromboni FREE

20250330_Fe_00_MatteoCardelliGiacomoCardelli_phGliAmiciDellaMusicaNetFERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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Nuove Musiche
Lo Specchio di Dioniso
servizio di Edoardo Farina FREE

20250325_Fe_00_LoSpecchioDiDioniso_AlbertoCaprioli_phGBortolaniFERRARA - Continua la ricca programmazione del Teatro Comunale “Claudio Abbado” luogo simbolo della tradizione culturale locale, nell’ambito della Stagione Opera & Danza 2024-2025 con in scena il decimo appuntamento dei quattordici previsti, Lo Specchio di Dioniso - Risonanze polifoniche erranti venerdì 21 marzo 2025 (replicatosi nella serata successiva)
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Opera dal Nord-Est
Elektra nella Repubblica di Weimar
servizio di Simone Tomei FREE

20250323_Vr_00_Elektra_scena_111x111_phEnneviFotoVERONA – Nei fermenti intellettuali dei primi anni del Novecento, quando le teorie di Sigmund Freud e gli studi sull'isteria e sull'inconscio scuotevano le fondamenta del pensiero occidentale, il mito degli Atridi subì una profonda umanizzazione; il letterato e poeta Hugo von Hofmannsthal, reinterpretando la leggenda mitologica in chiave
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Opera dal Centro-Nord
Norma da manuale
servizio di Simone Tomei FREE

20250318_Fi_00_Norma_JessicaPratt_phMicheleMonastaFIRENZE - Dopo oltre quarantacinque anni di assenza, Norma torna a Firenze in un allestimento che non si limita a celebrare il capolavoro di Vincenzo Bellini, ma lo reinterpreta con una chiave scenica e musicale di forte impatto. La regia di Andrea De Rosa e la direzione del M° Michele Spotti plasmano uno spettacolo che, pur rispettando la tradizione
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Vocale
Chansons e Canzonette un viaggio raffinato
servizio di Simone Tomei FREE

20250311_Ge_00_ChansonECanzonette_PaolaGardina_phMarcelloOrselliGENOVA - La domenica mattina può trasformarsi in un’oasi di rigenerazione, un momento in cui ricaricare le energie prima di affrontare una nuova settimana. Così è stato domenica 9 marzo 2025, quando il Primo Foyer del Teatro Carlo Felice di Genova ha accolto il pubblico per un raffinato appuntamento di musica da camera dal titolo
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Classica
Musiciennes pronipoti delle veneziane
servizio di Athos Tromboni FREE

20250307_Fe_00_LesMusiciensDuConcert_JordiSavall-AlfiaBakieva_phMarcoCaselliNirmalFERRARA - Se a un gruppo di ottime musiciste si unisce una straordinaria violinista, il gioco è fatto: Jordi Savall, il direttore filologo specialista nella musica antica, non lesina mai sorprese (ogni volta che l'abbiamo ascoltato a Ferrara e in altri teatri o festival d'altre città, è sempre stato... sorprendente) anche stavolta non ha mancato di stupire:
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Eventi
Bologna Festival programmi divulgativi
servizio di Athos Tromboni FREE

20250304_Bo_00_BolognaFestival-ProgettiDivulgativi_MaddalenaDaLiscaBOLOGNA - Presentato oggi nelle sale più bohèmienne che rustiche della Birreria Popolare della città felsinea il programma divulgativo di Bologna Festival, titolare anche del prestigioso calendario che va sotto il nome «Libera la musica» (i concerti di questa sezione del Festival fanno perno sulla presenza di "Grandi interpreti" che per il 2025 vedranno
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